Autore: Maurizio Mazzetti che ringraziamo
Fonte: ilmanifestoinrete.it
Come anticipato nell’articolo pubblicato il 09 marzo, concentriamoci ora sulla verifica dell’efficacia della formazione stessa, una volta erogata. Tale verifica dell’efficacia presenta tre aspetti: c’è una efficacia che chiamerò didattica, su quanto cioè spiegato nel corso sia stato effettivamente compreso, e una seconda che definisco organizzativo-comportamentale, cioè quanto la formazione effettuata conduca successivamente a comportamenti sicuri (NB: non solo dei singoli, ma di tutta l’organizzazione aziendale …) sul luogo di lavoro. Infine, esiste una efficacia che definisco fattuale, cioè se e quanto la formazione effettuata diminuisca (eviti?) infortuni o anche semplici incidenti. E osservo in primo luogo come la normativa sia singolarmente vaga sui primi due aspetti, e non dica nulla sul terzo.
I corsi obbligatori, una volta erogati, prevedono sempre una verifica finale, che può essere orale e più spesso somministrata attraverso test scritti, magari a risposta multipla, ripetibili (si pensi a quella on line) in caso di troppe risposte errate; e tale verifica finale è indispensabile per il rilascio degli attestati e per la certificazione d ‘assolvimento dell’obbligo da parte dei datori di lavoro. Credo che nessuno pensi seriamente che ciò possa bastare a qualcosa di più che “sistemare le carte”, tanto più che i corsi per essere efficaci dovrebbero sempre essere calati nelle specifiche realtà lavorative ed avere discenti omogenei per capacità di comprensione e settore di lavoro (il che non avviene nella misura auspicabile, ripeto che i corsi spesso consistono in pacchetti standard e i discenti provengono da realtà diverse). E specialmente nelle realtà di minori dimensioni e/o meno strutturate, di formazione non si parla più fino al successivo aggiornamento obbligatorio, che magari si fa solo trascorso il tempo previsto (cinque anni per i lavoratori …), indipendentemente da eventuali modifiche nell’organizzazione del lavoro e nuovi rischi nel frattempo emersi, come pure prescrive la normativa. E che in cinque anni tali condizioni non si realizzino si converrà che oggi, con l’attuale accelerata e continua introduzione di nuove tecnologie, è quantomeno improbabile; e chi mi legge può ben fare mente locale alla propria situazione sul luogo di lavoro.
Una verifica reale dell’efficacia “interna” non può essere quindi eseguita una volta per tutte, ma costituisce un processo che dovrebbe proseguire una volta che si riprende il lavoro. Detto processo può consistere (esemplifichiamo le metodologie più diffuse, spesso intrecciantesi tra loro), in:
- Sessioni di formazione continua per assicurarsi che le conoscenze di sicurezza dei lavoratori siano aggiornate
- Apposite checklist, da sottoporre al lavoratore, per una verifica rapida e standardizzata della comprensione dei concetti chiave
- Somministrazione ripetuta di questionari di autovalutazione, metodo che induca i lavoratori a riflettere sul proprio apprendimento e valutare autonomamente quanto abbiano effettivamente assimilato
- Esercitazioni pratiche regolari per rafforzare la comprensione delle procedure di sicurezza
- Formare gruppi di lavoro omogenei che includano rappresentanti dei lavoratori per discutere e migliorare le pratiche di sicurezza.
- Incontri specifici con lavoratori(cd. Focus group), con interazione diretta tra formatori e discenti, con attenzione e discussione su rischi concreti e casi pratici, in particolare in occasione di eventi infortunistici gravi, oppure di incidenti comunque rilevanti; il che dovrebbe consentire una valutazione più approfondita e contestualizzata sull’efficacia del percorso formativo erogato.
- Sondaggi e feedback: raccogliendo dai lavoratori impressioni, proposte e suggerimenti per identificare aree di miglioramento e adattare le strategie di formazione.
- Audit, che consiste in un’analisi strutturata e sistematica del processo di valutazione, interno all’azienda specializzato nelle attività di verifica, o esterno condotto da terze parti pure specializzate; ii sistemi di certificazione prevedono entrambi.
- Gestione delle Non conformità – Se si adottano SGSL – MOG certificati, obbligatoriamente, ma liberamente anche se non sono adottati, ogni evento infortunistico o anche quasi incidente costituisce una cosiddetta Non conformità, da registrare e analizzare formalmente, e che deve originare Azioni correttive nonché eventualmente azioni preventive di miglioramento
Ma soprattutto, e qui arriviamo all’efficacia fattuale, occorre una revisione sistematica degli indici infortunistici aziendali, sia di frequenza che di gravità, con registrazione (non generalizzata quando non episodica, invece, nella realtà) anche dei quasi incidenti – near misses – prima e dopo l’intervento formativo. Perché solo se gli eventi diminuiscono/mutano positivamente per modalità di accadimento e conseguenze, a parità di rischio ovviamente, possiamo dire che la formazione è stata efficacia, ed anche misurare il ritorno dell’investimento in formazione. Gli infortuni costano, anche se magari con costi occulti, e se non diminuiscono l’investimento è stato inutile, potremmo dire anzi che non è più tale e finisce per essere solo un costo (costo che, a rigore, potrebbe persino essere inglobato in quello complessivo degli infortuni, cfr. l’articolo del 29 ottobre 2023 https://www.ilmanifestoinrete.it/2023/10/29/i-costi-della-non-sicurezza)
Ma quanto sono diffuse le metodiche sopra descritte? Anche una semplice stima è realisticamente impossibile, come non è realizzabile un censimento vero e proprio, anche per la difficoltà intrinseche di realizzare un modello di rilevazione. E’ verosimile che tali metodiche siano presenti in quelle aziende ed organizzazioni che adottano un SGSL – Sistema di gestione Sicurezza sul Lavoro certificato – che, secondo uno studio INAIL-Accredia dell’aprile 2024, sono oltre 32.000, (cfr. https://www.inail.it/portale/it/inail-comunica/news/notizia.2024.04.sgsl-nelle-aziende-accreditate-ridotti-numero-e-gravit-degli-infortuni.html).
Per le altre possiamo rifarci ad una indagini campionaria svolta da AIFOS – Associazione Italiana Formatori Operatori della Sicurezza – tra 821 operatori della sicurezza in tutto il territorio nazionale, pubblicata sul Quaderno della sicurezza AIFOS n. 4 nel dicembre 2024; indagine campionaria che non può essere meccanicamente estesa a tutte le aziende, ma che efficacemente fotografa una situazione che potrebbe essere anche peggiore, dal momento che l’indagine ha toccato quegli addetti ai lavori pure sensibili al problema (cosa non scontata). Essendo la lettura integrale del Quaderno riservata agli abbonati, mi limito qui a rinviare ad una demo (https://bit.ly/Q4-2024-demo), e a riprodurre testualmente un estratto della sintesi che la stessa AIFOS rende disponibile:
“Dalla ricerca emerge che ben l’85% dei partecipanti alla ricerca abbia almeno analizzato in passato il tema della valutazione dell’efficacia formativa, anche se solo il 31% lo ha studiato in modo approfondito.
Dato che mostra come probabilmente ci sia ancora oggi una carenza di strumenti, metodologie, competenze, tempo e risorse dedicate a questo tipo di analisi.
Il 66% del campione dichiara, comunque, che all’interno delle realtà aziendali in cui lavora non viene per nulla attuato (27%) o viene attuato poco (39%) il controllo sull’efficacia degli interventi formativi in materia di salute e sicurezza, segno che la strada da percorrere è ancora molta.
Riguardo agli strumenti utilizzati, il controllo, laddove svolto, viene effettuato principalmente tramite questionari di autovalutazione, ……. incontri specifici …. audit … checklist ….
… In definitiva i dati della ricerca AiFOS fanno emergere che, se l’efficacia della formazione rappresenta un aspetto fondamentale per garantire un ambiente di lavoro sicuro e protetto, oggi questo strumento è ancora spesso sottovalutato e poco applicato. Le organizzazioni tendono, infatti, a concentrarsi più sull’adempimento normativo che sull’effettiva misurabilità dei risultati ottenuti, trascurando così l’opportunità di migliorare continuamente la qualità della formazione offerta. Mentre è, invece, essenziale, come sottolineato più volte dall’AIFOS, che le aziende ed i professionisti implementino precisi metodi per valutare l’efficacia dei propri programmi di formazione, attraverso strumenti di feedback, analisi dei comportamenti post-formazione e monitoraggio degli incidenti. Infatti solo attraverso un’adeguata valutazione sarà possibile ottimizzare i programmi formativi e assicurare che essi abbiano un reale impatto sulla sicurezza dei lavoratori.” Il che dà ragione, una volta di più, a chi sostiene (compreso l’umile sottoscritto) che la formazione, come peraltro tutta la gestione della sicurezza sul lavoro, è troppo spesso vissuta soprattutto come adempimento burocratico nel quale conta il processo, e relativa esenzione delle responsabilità, e non il risultato.
Esiste poi una ricerca INAIL del 2022 sugli esiti della valutazione dell’efficacia delle iniziative formative realizzate dalle aziende (80 coinvolte) che allo scopo avevano utilizzato i finanziamenti ottenuti tramite del Bando ISI 2016 (per i bandi ISI cfr. l’articolo del 14 maggio 2023 – https://www.ilmanifestoinrete.it/2023/05/14/il-lavoro-deve-essere-sicuro-12). L’indagine fa emergere, pur nella ristrettezza del campione, un generalizzato miglioramento percepito di conoscenze e competenze apprese durante la formazione con loro utilizzo sul luogo di lavoro. Ma anch’essa riconosce espressamente come “ …. è necessario che la valutazione ex post sia costruita in fase di progettazione dei percorsi formativi individuando a monte strumenti e modalità idonei alla rilevazione dell’efficacia formativa tenendo conto del contesto organizzativo di riferimento, dei bisogni formativi, degli obiettivi formativi oltre che naturalmente dei destinatari. È opportuno, pertanto, che sin dalla fase di progettazione siano individuati specifici indicatori e criteri di rilevanza e che essi siano costruiti in modo coerente rispetto agli obiettivi e ai contenuti affrontati durante il percorso formativo, affinché le variazioni in termini di conoscenze, abilità e comportamenti siano con più probabilità associabili a quanto appreso durante la formazione e non a ulteriori variabili non considerate”. Per i curiosi, la ricerca è reperibile all’indirizzo (https://www.inail.it/portale/it/inail-comunica/pubblicazioni/catalogo-generale/catalogo-generale-dettaglio.2023.11.valutazione-dell-efficacia-dei-progetti-formativi-finanziati.html)
Si tratta di indicazioni che oggi si può solo auspicare, e anzi richiedere, che siano recepite nel nuovo Accordo Stato Regioni sulla formazione, se e quando verrà alla luce; e sulla probabilità che ciò accada mi affido piuttosto all’ottimismo della volontà.
Due osservazioni finali:
- Non risultano indagini, neppure settoriali, dirette a valutare l’efficacia degli interventi formativi sull’andamento infortunistico (che ben figurerebbero in un SINP … degno di questo nome), magari anche solo ove per detta formazione siano stati erogati finanziamenti pubblici
- L’attenzione alla formazione come strumento per combattere le malattie professionali (ricordiamo, in continuo aumento) e non solo gli infortuni è pressoché nulla.
Maurizio Mazzetti, 20 marzo 2025