La questione TAV SI contro TAV NO ha rappresentato un enorme “rumore di fondo” che, nei fatti, ha coperto e ha distratto media, cittadini e leadership della opposizione rispetto alla manovra del governo per introdurre in Italia una radicale cancellazione dei diritti dei lavoratori.
Il 28 febbraio con il Comunicato n° 48 della Presidenza del Consiglio il Governo ha reso noto il Disegno di Legge “Deleghe al Governo in materia di semplificazione e codificazione (disegni di legge)”.
Da questo testo e in fattispecie dal paragrafo 7 si evince che il Governo, più che “semplificare”, intende azzerare una serie di capisaldi del Diritto del Lavoro. Siamo ben oltre il già negativo Jobs Act. Questa proposta è una vera e propria riforma “ungherese” del diritto del lavoro. Il riferimento principale per questa “semplificazione” del diritto del lavoro sarebbe il seguente:
” … si eliminano i livelli di regolazione superiori a quelli minimi richiesti per l’adeguamento alla normativa europea e si prevede l’obbligo per l’amministrazione di rendere facilmente conoscibili e accessibili le informazioni e i dati in materia (oltre alla relativa modulistica), assicurando al contempo l’integrazione e lo scambio di dati tra le amministrazioni dello Stato e altri soggetti pubblici e privati.”
Concordo in pieno con quanto scrive sulla newsletter de Il Mulino Valerio De Stefano nell’articolo “La “deriva ungherese” del diritto del lavoro:
” Eliminare ogni disposizione che superi il minimo imposto dal diritto Ue significherebbe infatti regredire al diritto del lavoro degli anni Cinquanta, se non prima. Il diritto del lavoro Ue si limita a fissare minimi di trattamento che poi gli Stati più avanzati spesso modificano, aumentandoli. Ad esempio, la direttiva Ue sulla protezione delle lavoratrici madri prevede un congedo di maternità minimo di 3 mesi e un congedo obbligatorio di 2 settimane. La legislazione italiana prevede che il congedo obbligatorio sia di 5 mesi. Se il governo decidesse di “pareggiare” il diritto italiano con quello Ue, le lavoratrici italiane si vedrebbero ridotte le tutele in caso di maternità in maniera drastica.”
La direzione di marcia del governo a ispirazione sovranista è chiara: ridurre ai minimi termini i diritti dei lavoratori e il loro potere contrattuale. L’obiettivo sarebbe quello di fare regredire le relazioni industriali agli anni ’50 coltivando l’illusione di essere di nuovo competitivi tramite il dumping sociale, con un diritto del lavoro da paese in via di sviluppo.
Magari pagando salari da fame in lirette svalutate. Un delirio cui è bene porre il limite della ragione e della realtà.
Naturalmente sarebbero cancellate anche tutte le norme in materia di salute e sicurezza e ridotte a qualcosa di simile ai DPR 303/56 e DPR 547/55 .
L’obiettivo del Governo, verosimilmente, è di allineare la legislazione giuslavoristica italiana ai livelli e/o in concorrenza al ribasso con quella del governo ungherese di Orban.
Oltre ad essere incostituzionale, questa cosìdetta “riforma” sarebbe distruttiva del tessuto industriale e manifatturiero. Invece di premiare le aziende che investono per incrementare innovazione e produttività legittimerebbe quelle aziende che vivono di espedienti illegali come l’evasione fiscale e il lavoro nero. Una parte di tecnici, di lavoratori competenti e specializzati, di laureati in materie scientifiche andrebbe rapidamente a cercare fortuna fuori d’Italia in mercati del lavoro più favorevoli. In parte, peraltro lo stanno già facendo e questa sarebbe la botta finale.
La delega richiesta dal Governo con questo DDL va combattuta facendola conoscere nei dettagli con le proiezioni degli scenari che si verrebbero a creare se fosse realizzata. Questo è un vero banco di prova e di misura della opposizione politica e sociale per rinnovare e ricreare una nuova rappresentanza degli interessi di coloro, uomini e donne, che vivono del proprio lavoro.
Gino Rubini (editor)
LA DOCUMENTAZIONE
1) Comunicato stampa del Consiglio dei Ministri n. 48
28 Febbraio 2018- In particolare va letto con attenzione il paragrafo 7)
2) Valerio De Stefano
La “deriva ungherese” del diritto del lavoro – Rivista IL MULINO online – articolo 8 marzo 2019
3) ILO : Convenzioni ratificate
4) Stiamo perdendo l’Ungheria
Il Parlamento ha approvato – tra proteste grandi e rare – la creazione di un sistema di tribunali parallelo e governativo, e una riforma del lavoro definita “legge sulla schiavitù”