Fonte SMIPS.ORG
Autore : Franco Nanni che ringraziamo
Si dice spesso: l’umanità ripete sempre gli stessi errori perché non ha imparato niente dalla storia. NO. La storia ci insegna esattamente quanto deve insegnarci, ossia che ripetiamo sempre gli stessi errori. E ripetiamo gli stessi errori perché non abbiamo imparato niente dalla biologia del nostro sistema nervoso. Intendo: niente che sia utile a evitare gli stessi errori.
Da quando la terra è abitata da Homo Sapiens ci troviamo sì, da un lato, immersi in quella vasta metafora che è la storia, ma dall’altro in un eterno presente costituito dal combinato di motivazioni e di strutture cognitive del cervello così come l’evoluzione lo ha modellato.
Non esistono problemi ambientali, economici, sociali, politici e bellici se non nella forma di una cattiva gestione delle motivazioni più rapaci e egoistiche tra quelle che spingono Homo ad agire. Non va nemmeno dimenticato che popoli contraddistinti da culture cooperative e in armonia con gli ecosistemi sono stati in larga parte sottomessi, se non anche spazzati via da altri popoli avidi, bellicosi e tracotanti.
Ciò che noi chiamiamo storia non è che la successione cronologica di eventi prodotti, in definitiva, dalle stesse strutture motivazionali e cognitive, quelle del cervello medio di Homo Sapiens. Assistiamo dunque alla ripetizione del (quasi) uguale: mutano contesti, tecnologie, livelli e velocità di espansione e diffusione. Grossi salti in questi ambiti causano salti qualitativi negli eventi e nelle loro dimensioni ma la partitura di base è la stessa e la musica non molto diversa se non, forse, nel volume sempre più forte.
L’umanità ha (o ha avuto) una opportunità; ammettere la propria natura animale, il repertorio istintuale grezzo di cui siamo dotati, e prendere provvedimenti radicali e universali contro il prevalere dei sistemi motivazionali più pericolosi proprio per la nostra sopravvivenza. Le intuizioni ci sono state, e tante. Una per tutte, la Hybris dei Greci. La dimensione globale e esponenziale dell’umano agire era visibile già un paio di secoli fa, e divenuta poi un elefante nella stanza con lo storico saggio del 1972 sui limiti dello sviluppo1. Ma tutto questo non è bastato.
I saggi hanno sempre saputo che tra le motivazioni umane ve ne sono alcune che individuano nel proprio simile l’avversario, l’antagonista, il nemico da distruggere, e nelle condizioni fisiche concrete del pianeta solo un limite da valicare a qualunque costo. Sono motivazioni presenti nel nostro sistema nervoso, ma che possono essere disinnescate conoscendole e riconoscendole. Bisogna volerlo fare, però.
Ma i saggi di tutte le epoche sono sempre rimasti inascoltati consiglieri del sovrano. Non so dire se si sia trattato di un errore, di una debolezza, o di una inevitabile conseguenza dell’agire umano, ma ora è chiaro che i saggi avrebbero dovuto uscire in massa dalle loro accademie, salire sui palchi da cui gli aizzatori del popolo gridavano, avrebbero dovuto sporcarsi le mani e trascinare via quei capipopolo svergognandoli. Avrebbero dovuto imbavagliare i generali di tutti gli eserciti e gridare ai soldati di disertare, e di tornarsene a casa perché stavano dando la loro vita per una causa non loro. Avrebbero dovuto fare tante cose del genere, ma non è andata così: si è creata una situazione per cui i saggi non riescono mai a salire più di qualche gradino nella scala del potere, una scala la cui fitness premia psicopatici, corrotti e narcisi patologici.
C’è tanta intelligenza e illuminazione diffusa nelle vecchie come nelle nuove generazioni, nonostante l’effetto Flynn inverso (-7 punti nel QI medio dei nati nei 30 anni che vanno dal 1962 al 19912). Non mancano affatto menti illuminate e sagge, ma la maggior parte dei loro titolari non sembra affatto interessata al potere. Al contrario, la divaricazione tra intelligenza e scalata al potere sembra accrescersi senza sosta negli ultimi anni, e le poche menti dotate che la intraprendono appaiono in prevalenza caratterizzate da profili psicopatici. L’era di Federico II sembra appartenere a galassie lontane. D’altro canto non sono mai mancati intellettuali che, valutando se sia più vantaggioso seguire scienza e coscienza nell’oscurità, o sostenere una verità di comodo e vivere a corte, hanno scelto la seconda opzione.
In ultima analisi non ci sono problemi né crisi riguardanti il mondo umano e il suo habitat, la Terra, le cui cause, nonché le soluzioni, non siano racchiuse nelle nostre scatole craniche. Più che programmi di sviluppo dell’intelligenza artificiale occorrono programmi di sviluppo dell’intelligenza umana.
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1 – Donella H. Meadows, Dennis L. Meadows; Jørgen Randers; William W. Behrens III, The Limits to Growth (PDF), 1972
2 – B. Bratsberg, & O. Rogeberg, Flynn effect and its reversal are both environmentally caused, Proc. Natl. Acad. Sci. U.S.A. 115 (26) 6674-6678, https://doi.org/10.1073/pnas.1718793115 (2018).
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