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Fonte: Climate&Capitalism -02.04.2025
In Against the Crisis, il socialista svedese Ståle Holgersen accompagna il lettore attraverso un percorso delle crisi economiche ed ecologiche, e dei vari modi in cui marxisti e altri [soggetti] le hanno analizzate e spiegate nel corso degli anni. Se il libro fosse solo una sinossi delle crisi passate e delle tendenze che illuminano, sarebbe un’utile aggiunta alla biblioteca di ogni socialista, ma fa molto di più. Holgerson spiega le crisi passate per aiutarci a trovarne la via d’uscita in futuro.
Le crisi sono ben lungi dall’essere delle “opportunità” per i socialisti e la sinistra: le crisi sono gli strumenti di base con cui il capitalismo si riproduce e riafferma ideologicamente la sua egemonia. I marxisti e la sinistra non devono fingere che siano opportunità, ma qualcosa da combattere e da smascherare come determinanti per il funzionamento del capitalismo.
Sebbene le crisi economiche che abbiamo vissuto anche negli ultimi decenni possano far pensare che il dominio del capitalismo sia fragile e debole – con i suoi principi fondamentali messi a nudo e contestati da miliardi di persone – la continuità del dominio del capitale non è mai stata messa seriamente in discussione. Per capire perché, Holgerson sostiene che dobbiamo guardare a “come” ogni crisi viene risolta.
In un certo senso Holgersen riprende Marx, ammirando (quasi) la capacità del capitalismo di rimanere al potere e rivoluzionare le relazioni produttive e sociali, mantenendo la sua presa egemonica. Anche se, intorno a noi, «tutto ciò che è solido si scioglie nell’aria» e la gente comune sprofonda nella povertà, nella guerra o nel caos, il capitale rimane intatto, come gli scarafaggi che potrebbero sopravvivere persino a un olocausto nucleare.
I suoi opinionisti e ammiratori, prima dichiarano che il capitalismo si basa sui principi del libero mercato, sull’assunzione di rischi da parte degli imprenditori e su uno Stato di dimensioni ridotte, poi, senza perdere tempo, chiedono salvataggi statali miliardari per le banche e le istituzioni finanziarie. Il capitalismo può passare senza soluzione di continuità – nel caos di vite rovinate e disastri ecologici a cascata – da un paradigma liberale, inclusivo, a favore dei diritti umani e dello Stato sociale, ad una struttura di governo di estrema destra, quasi fascista, a favore del genocidio e degna di The Handmaid’s Tale.[1]
Citando Marx, Holgersen sostiene che le crisi «sono sempre solo delle temporanee e violente soluzioni delle contraddizioni esistenti, violente eruzioni che ristabiliscono momentaneamente l’equilibrio turbato».[2] Le crisi sono «la soluzione ai problemi del capitale». Alcune di queste non sono una novità per i marxisti o per la sinistra in generale; è ben noto come le crisi economiche contribuiscano a ripristinare il sistema, eliminando le imprese non redditizie e le vaste scorte di macchinari e ricchezze per innescare un nuovo ciclo di accumulazione.
La “distruzione creativa” consiste nello sgombero degli ostacoli che consente l’inizio del ciclo successivo di ricerca del profitto, anche quando l’umanità riemerge dalla povertà, dalla perdita di posti di lavoro e da vite rovinate; persino le guerre e i conflitti globali fanno parte della mano invisibile che guida le ripetute crisi del capitalismo. Dalla desolazione emergono nuove tecnologie, nuove produzioni, nuove relazioni di classe, sempre basate sulla ricerca del profitto e sull’egemonia indiscussa del capitale. Crisi dopo crisi, ora locale, ora nazionale, ora globale. Ripetere e ripetere.
Questi ritmi del ciclo economico hanno prodotto enormi sofferenze e distruzioni su scala globale; hanno dato avvio all’imperialismo e alle guerre globali; tuttavia, ora incombe su di noi una nuova crisi che domina tutte le altre: la crisi ecologica e climatica. Il rapporto simbiotico del capitale con i combustibili fossili sta determinando la rottura dei limiti planetari della Terra, ed ha messo in discussione la futura abitabilità del pianeta per l’umanità.
Rifacendosi a Lewontin, Holgersen osserva che mentre in passato le pratiche agricole riguardavano la coltivazione di cibo, nel capitalismo si tratta di convertire il petrolio in cibo. «La crisi climatica è l’incontro esplosivo tra il tempo del mercato capitalista e il tempo biologico».
«Ciò che rende le crisi ecologiche eventi e shock rapidi è che la loro accelerazione non è graduale: si presentano come cambiamenti bruschi». Mentre ogni crisi economica contiene la soluzione nella propria forza distruttiva, la crisi ecologica minaccia «la fine delle nostre società come le conosciamo».
Holgersen demolisce le ipotetiche soluzioni di mercato e la speranza di molti verdi che pensano che le soluzioni possano essere trovate all’interno del dominio del capitale, e che il progresso ci porti tutti a una sorta di nirvana ambientale nordico di alti redditi, energia pulita e strade. Il capitale non sta disaccoppiando la crescita dall’uso dei combustibili fossili, e il poco tempo a disposizione per ridurre le emissioni ci dice che un passaggio totale alle energie rinnovabili all’interno del capitalismo è impossibile. Non si tratta tanto di “non abbiamo tempo per la vostra rivoluzione”, quanto di “non abbiamo tempo per le vostre riforme”.
Holgersen osserva che «le crisi ecologiche non sono state un problema per il capitale. Non importa quanto la gente ritiene che “ecologico” equivalga a “redditizio”. La lezione più importante della storia del capitalismo è che il capitale ha tratto profitto dalla creazione di danni ambientali e crisi ecologiche». Il capitale continuerà a cercare profitti dai combustibili fossili con 2 o 3 o più gradi di riscaldamento e al diavolo le conseguenze. L’ultimo capitalista potrebbe vendere benzina ai suoi ultimi clienti, o potrebbe vendere loro i kit di sopravvivenza, o entrambe le cose. «Non è la prima volta che l’omicidio di massa si dimostra una buona idea commerciale».
La chiave per uscire dall’incubo del Giorno della Marmotta è il ruolo e la capacità della classe operaia. Nonostante i cambiamenti apportati dalle crisi, ciò che rimane invariato è il potere del capitale sui lavoratori e sulla natura. Lo sfruttamento dei lavoratori, l’estrazione del plusvalore dai lavoratori rimane la chiave del funzionamento del capitale. Sono i lavoratori e i poveri a soffrire in ogni crisi, affinché il capitale possa resettarsi. Le crisi ecologiche portano questo fenomeno a livelli sconvolgenti e colpiscono i più poveri e i più vulnerabili. Le crisi economiche ed ecologiche sono causate da una classe, ma un’altra ne paga il prezzo.
Sebbene vi siano delle tensioni tra le esigenze ambientali e quelle dei lavoratori, solo la classe operaia può fermare il riscaldamento globale. «La principale sfida socialista consiste nel conciliare la lotta di classe del movimento ambientalista con la lotta di classe sul posto di lavoro. Questo è possibile solo attraverso un movimento socialista organizzato e consapevole».
La storia dei nostri fallimenti è stata lunga e dolorosa, ma in questi giorni bui è opportuno riaffermare ancora una volta la possibilità di un’alternativa della classe operaia al dominio del capitale e ricordare le parole del grande leader sindacale irlandese che molti anni fa proclamò: «I grandi si sentono grandi solo perché noi siamo in ginocchio: Alziamoci! Alziamoci!».[3]
Note
[1] «The Handmaid’s Tale, conosciuta anche come Il racconto dell’ancella, è una serie televisiva statunitense del 2017, ideata da Bruce Miller e basata sul romanzo distopico del 1985 Il racconto dell’ancella, dell’autrice canadese Margaret Atwood».
[2] Karl Marx, Il capitale, Libro III, Cap. 15., Editori Riuniti, Roma, Ristampa anastatica della IV edizione (novembre 1965), dicembre 1989, p. 302.
[3] Proverbio rivoluzionario francese, da alcuni attribuito a Vergniaud ma che pare invece sia di Loustalot, principale redattore del giornale di Louis Marie Prudhomme, LesRévolutions de Paris, e adottato come epigrafe di questa pubblicazione, il cui primo numero uscì nel luglio 1789. (Wikisource)
Owen McCormack
Traduzione a cura della Redazione di Antropocene.org
Fonte: Climate&Capitalism 02.04.2025