Vivere a Berlino nell’epoca del Corona di Franco Di Giangirolamo

Berlino, 24 ottobre 2020

Foto Street in Berlin – gierre 2020

 

La vedo triste, oggi, la nostra simpatica metropoli. Il tempo è discreto ma d’autunno il vestito che si adatta alla città non è questo. Alle spalle due settimane di crescente preoccupazione per il virus, con Spahn (Ministro della Salute) in quarantena, come diversi altri esponenti politici, tutti meravigliati perché, sentendosi quasi in colpa, giurano di aver rispettato tutte le regole di prevenzione. Il discorso pubblico di Mutti ( Merkel. ndr ) ha dato la linea e la rarefatta presenza di viandanti che mi pare di rilevare forse lo testimonia. Il sindaco della città, Mueller, dice che gli appelli non bastano più, che ora si deve parlare di regole e restrizioni. Anche i politici tedeschi non sono miracolati di Lourdes e fanno ciò che possono, federalismo permettendo.
Da oggi il Senato berlinese dichiara formalmente che la strategia del tracciamento è resa impossibile dall’alto numero dei contagiati (+893 in 24 ore a Berlino) e che si scommetterà sulla responsabilità personale dei cittadini. Ergo, l’attenzione del sistema pubblico si concentrerà sul personale di assistenza, sui ricoverati negli ospedali (all’oggi 374, di cui 101 in terapia intensiva), case di cura, e sui senza tetto. I cittadini accertati come positivi si debbono mettere ilprima possibile in isolamento domestico per 14 giorni, senza contattare il Dipartimento di Salute e dovrebbero informare rapidamente le persone di contatto affinché facciano il test e si autocollochino, se positivi, in quarantena.

Verranno adottati dal sistema pubblico nuovi test rapidi (antigeni) con priorità per assistiti nelle case di cura, ospedali e senza fissa dimora. Oltre ai limiti già fissati per l’apertura degli esercizi commerciali, è esteso l’uso della mascherina nei mercatini all’aperto e in 10 grandi strade dello  shopping. Diminuito il numero dei possibili concentramenti per i più svariati motivi. Verranno impegnati 500 agenti di polizia per i controlli del weekend.
Anche in Germania è saltato il sistema di sorveglianza e non pare essere un problema di personale, come, superficialmente, pensavo E’ che le strutture organizzative non possono avere una flessibilità „logaritmica“, ovvero veloce come la diffusione dell’infezione.

Neppure le APP servono quando i contagi sono molti perchè dovrebbero processare una mole di dati e mettere in moto una mole di strutture esagerati.
Resto convinto che l’allarme dei politici sia un poco sproporzionato per quanto riguarda la tutela della salute. Con un ridimensionamento delle attività culturali e turistiche molto rilevante, un sistema di trasporto pubblico efficiente e una limitazione notevole della vita notturna, è difficile trovare una ragione specifica per l’aumento die contagi che, peraltro, con l’arrivo del freddo era previsto da molti esperti. Finora i dati mi hanno dato ragione perché a Berlino c’è stata in 8 mesi
una asimmetria rilevante tra la crisi sanitaria e quella economica, a svantaggio della seconda.
Spero che il mio sguardo sui numeri possa dimostrarsi anche nei prossimi mesi come frutto di „ragionevole ottimismo“, piuttosto che di „crassa ignoranza“.
Siccome in Italia, riproponendo un linguaggio militare molto discutibile, si usa la parola Coprifuoco (ovvero un coperchio di ghisa che serviva per non far diffondere le scintille dei focolai alla casa), preciso che le misure fino ad ora adottate a Berlino non hanno questo „valore“. Siccome i tedeschi sono precisi, usano, senza metafore, la parola „Ausgangssperre“ che vuol dire „divieto di uscire“. Qui non c’è divieto di uscire e obbligo di motivazione per andare per strada: il coprifuoco non è stato dichiarato. Sembra la stessa cosa ma non lo è e la differenza non è così piccola come sembra.
Data l’età, il lock down mi piace anche come prefigurazione di un futuro migliore: maggiore tempo per il letargo invernale, possibilità di leggere i libri che attendono di essere violati e ascoltare musica a bigolo sciolto. TV al posto della camomilla: parte lo sport e le pellicole del muto, la grande serie della Casa nella Prateria. Siccome non capisco bene la lingua, tolgo l’audio, guardo le figure e mi rilasso, inventandomi i dialoghi. Con la mamma, bella, sorridente e
amorevole, ovvero la mamma che ognuno di noi avrebbe voluto, con un papà lavoratore indefesso e capace di tutto, suonatore di violino, senza un difetto al mondo, che sembra un manuale di psicologia applicata. E le tre bimbe, tanto perfette che si rischia una noia mortale.
Niente violenze efferate, niente sgarri non recuperabili, difetti tutti emendabili, piccoli criminali giustificati da forti traumi alle spalle che si redimono in pochi giorni, un mondo che compete col paradiso celeste!!! Bastano 10 minuti per garanire un appisolamento profondo e sereno in attesa che la padrona di casa torni dal lavoro con il suo bagaglio di vicende quasi incredibili.
Come tutti coloro che lavorano nei servizi alle persone, mia moglie è, involontariamente, una miniera di problematiche umane le più diverse. Chi ne fosse capace avrebbe materiale per scrivere di tutto: da proposte per la riforma dello stato sociale ai gialli, passando per letteratura dell’orrore e dell’impossibile. Io mi limito ad ascoltard tentando di connettere l’ultimo episodio della serie con le vicende che mi narra cercando le analogie in modo da farne un racconto
unico, ma non ci riesco, e divento anche io una specie di cestino nel quale si sommergono tra loro racconti e storie di ogni tipo.
Intanto a Berlino ci si interroga anche su chi ha danneggiato le opere d’arte dei musei dellafamosa Isola, a partire dal Pergamon. Attila, il cuoco vegano, il complottista? Un branco di zuzzurelloni? Ma ciò che mi stupisce è che appena l’anno scorso avevano rubato una grande moneta d’oro del peso di 100 chili, dal Bode Museum. Ma c’è un controllino di questi musei, una
qualche videocamera?, Un cicinin di guardiania? Due settimane fa un gruppo di neonazi con la bandiera del Terzo Reich, dopo una manifestazione di scocomerati al grido di „Libertà“, spronati da una „esoterica“, hanno assaltato l’ingresso del Bundestag senza che la Polizia manco se ne accorgesse. O sti tedeschi sono una manica di sempliciotti un po’ coglionazzi, ma non credo, oppure c’è da pensare. Poi, quando si scopre che parti non piccole dell’esercito sono inquinate da gruppi neonazi, almeno tanto quanto la polizia, e che ci sono difficoltà di fare piazza pulita perché perfino il Ministro degli Interni tentenna, allora c’è da pensare. soprattutto per gli italiani, che di esperienza di rimozione delle colpe del fascismo sono piuttosto esperti.
A dispetto delle pessimistiche previsioni sul prossimo inverno, i commercianti hanno pensato bene di tirar fuori gli addobbi di Natale già da un paio di settimane e, come ogni anno, non riesco a trattenere due maledizioni al loro indirizzo!!! Gli abeti con le renne a metà ottobre dovrebbero essere vietati per legge, come la produzione di Stollen (dolce natalizio), altrimenti quando arriva Natale si ha il volta scomaco e non si vede l’ora che le feste finiscano. Lo ammetto: le feste mi terrorizzano per svariati motivi, ma quando mi assalgono prima del tempo,
le odio!!!
Per fortuna i supermarket sono semivuoti. Soldi che mancano di sicuro! Paura del futuro certamente! Forse anche un segnale per il futuro? Un bel domani con meno supermarket potrebbe anche essere auspicabile, in fin dei conti. Come l’infezione del virus, dovremmo controllare anche l’orgia della produzione di massa di cose che da inutili sono ormai diventate dannose.
Per la serie „toglietemi tutto fuorché il superfluo“, a Berlino si sospendono molte cose ma in modo mirato: Il Festival del film porno va via che è una bellezza!!!! Questa metropoli è stata sempre un „po porca“ e forse anche ai miei tempi era così, solo che non me ne sono accorto.
Non mi dispiacerebbe approfondire la conoscenza di questo „mondo“. Dicono che sia di grave nocumento per i cardiopatici ma non ci credo.Non esistono studi scientifici al riguardo. Quando le nuove produzioni cinematografiche verranno „testate“ in alcune RSA, mi atterrò ai risultati scientifici, come Conte si attiene a quelli del CTS.
Sono stanco, come mi pare stanca la città in questo autunno e chiudersi una porta alle spalle è sempre un sollievo per il pellegrino! Eppoi debbo riposarmi. Domani ci saranno le elezioni per il Referendum Costituzionale in Chile e accompagnare mia moglie all’Ambasciata sarà un piacere!!! Rivedrò alcuni compagni cileni, tra cui molti esuli dal Golpe di Pinochet, che, sebbene rassegnati a non morire in patria, almeno vorrebbero vedere seppellita la costituzione pinochettista!!!! Non ho diritto di voto, ma non è difficile capire che non posso mancare.

Franco Di Giangirolamo