L’articolo del NYT descrive le gravi carenze della OSHA , l’Agenzia Federale degli USA che avrebbe dovuto emettere uno standard temporaneo di emergenza che avrebbe dovuto obbligare i datori di lavoro di diversi settori ad attuare protocolli di sicurezza e aumentare la possibilità di multare le aziende che non avessero adempiuto agli obblighi previsti dallo standard.
L’altro aspetto denunciato nell’articolo riguarda il rimpallo delle responsabilità: l’Amministrazione federale e la stessa OSHA tende a scaricare sugli Stati i compiti di gestione delle situazioni di rischio, quando gli Stati non hanno queste competenze e neppure il personale di vigilanza per intervenire. In sostanza sembra prevalere una pratica di delega al “buon cuore” delle aziende l’adozione di misure di protezione dei lavoratori, con un marcato disimpegno dell’Agenzia Federale ad intervenire nelle aziende anche con sanzioni. Infine la mancata registrazione nei registri aziendali dei contagi rende difficile un intervento di vigilanza.
Una ex avvocatessa che ha lavorato per l’Agenzia federale ha affermato che l’OSHA potrebbe fornire una guida per l’interpretazione degli standard esistenti in materia di igiene e dispositivi di protezione per l’era del coronavirus, che potrebbero effettivamente richiedere interruzioni più frequenti per il lavaggio delle mani, nonché abbastanza acqua e sapone. Ma queste indicazioni non sono divenute uno standard vincolante.
In definitiva su tutta la vicenda coronavirus sembra prevalere negli USA una politica che affida alle singole realtà aziendali le iniziative di gestione del problema della prevenzione del contagio.
Leggi l’articolo alla fonte NYT
Protecting Workers From Coronavirus: OSHA Leaves It to Employers