La fabbrica del futuro è alle porte – Un Dossier della Rivista Travail et Securité

Travail et securité
n ° 806 del giugno 2019

La fabbrica del futuro è alle porte. La transizione dell’industria francese verso il modello di fabbrica connesso, sulla scia del progetto “Industria 4.0”, che ha dato il via alla Germania nel 2011, è ora una realtà. E per essere portatore di speranza, non pone meno domande. In che modo le aziende stanno acquisendo questa quarta rivoluzione industriale? L’industria francese troverà nuovo slancio rispetto alla concorrenza internazionale? L’essere umano è minacciato dalla macchina? Quale posto per la prevenzione dei rischi professionali nei cambiamenti attuali?

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Il futuro della produzione in Europa. Scenario tecnologico: implicazioni occupazionali dell’automazione radicale

FONTE  EUROFOUND.EU 

Questo rapporto esamina l’impatto dell’applicazione accelerata delle tecnologie di automazione e digitalizzazione sulla struttura salariale e dei compiti dell’occupazione in Europa. Nonostante l’alto livello di incertezza di queste proiezioni, il contributo di questo rapporto è quello di estendere l’analisi oltre la semplice sostituzione tecnologicamente fattibile dei lavoratori con macchine incorporando alcune analisi economiche . Ciò include la fattibilità macroeconomica del costo dell’investimento dell’automazione, gli effetti moltiplicatori della perdita di domanda – non solo a causa della perdita di posti di lavoro iniziale, ma anche a causa del passaggio da altri redditi da lavoro – e della creazione di posti di lavoro nella catena di approvvigionamento che emana dall’aumento della domanda di attrezzature per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC). L’analisi è condotta utilizzando il modello macroeconometrico E3ME, che fornisce informazioni sugli impatti settoriali, insieme al modello di estensione del mercato del lavoro di Warwick per l’analisi occupazionale. Un’ulteriore analisi degli sviluppi occupazionali in Europa è condotta utilizzando il monitoraggio europeo per l’occupazione di Eurofound.

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EU-OSHA presents new OSH challenges of robotics at meeting of employment and social policy ministers

23/07/2018

FONTE OSHA.EU

On 19 and 20 July, the Austrian EU Presidency hosted an informal meeting of employment and social policy ministers (EPSCO), gathering several EU ministers, the European Commission and the European social partners. The second day event focused on “Robotics: impact on quantity and quality of work,” and EU-OSHA Director Dr Christa Sedlatschek contributed with a presentation on the “Impact of robotics on occupational safety and health (OSH).

Dr Sedlatschek emphasised that “a proper ethical framework for robotics and artificial intelligence will set a level playing field and guarantee health and safety standards.” She added the belief that “the EU can take the lead in this field.”

EU-OSHA continuously contributes to research on new and emerging risks, most recently with its Foresight project which looks at the potential impact on OSH of digitalisation and rapid developments in information and communication technologies, including artificial intelligence and robotics.

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Assassinio di delfini, sacchi e sacchetti e addetti alle casse… una polemica bizzarra poiché il problema è di organizzazione del lavoro.

 

In Italia infuria la polemica sul pagamento dei sacchettini bio in cui ogni giorno migliaia di consumatori infilano arance, mele , patate e cavoletti di Bruxelles . I sacchettini bio venivano già pagati anche prima, ma non è questo il problema. Il problema riguarda la motivazione per cui vengono fatti pagare questi sacchettini: l’obiettivo è la riduzione del consumo di massa di codesti involucri, il pagamento dovrebbe essere pedagogico e indurre i consumatori a smetterla di consumare tonnellate di plastica sia pure bio . Almeno questo parrebbe essere l’intento del legislatore italiano che ha recepito una direttiva europea verosimilmente senza comprenderne il senso.

Qui, da Berlino, ove vivo diversi mesi all’anno la questione dei sacchetti “biodegradabili” per frutta e verdura appare una storia bizzarra e priva di senso. La vera differenza sta nel fatto che ora verrebbero fatti pagare per unità di prodotto in modo scorporato dal costo della frutta o della verdura. Prima li pagavamo pure: il loro costo veniva “caricato” nel prezzo del prodotto, mele o cavoletti di Bruxelles … Ora si dice che si fanno pagare per ridurne il consumo, per evitare l’inquinamento dalla plastica…

Argomentazione risibile: i consumatori li pagheranno perché ne hanno bisogno. Il bisogno deriva dalle casse automatiche ove è stato eliminato il personale umano . Nei negozi di Edeka o Rewe il problema in gran parte non esiste: se io compro sei clementine le metto sfuse nel cestino o nel carrello, alla cassa è la cassiera o il cassiere che le pesa mentre fa scorrere i prodotti sul lettore di barre,   poiché le casse sono dotate di una pesatrice elettronica e così vale per altre frutte o verdure . Se compro un cavolfiore non ho bisogno di imbustarlo nel sacchetto, è l’addetto alla cassa che lo pesa e io lo infilo “nature” nella busta della spesa. Senza fare drammi, si può dire che avere spinto l’eliminazione delle persone addette alle casse , in Italia,ha indotto un maggiore consumo da parte dei clienti di sacchetti che devono pesare ed etichettare con il prezzo le sei o sette clementine o pomodori dopo averle messe in una busta. Laddove poi alcune casse sono ancora gestite da umani  che non siano i clienti, in Italia, queste non sono dotate di bilancia istantanea come le casse dei magazzini della grande distribuzione nordica.

Quindi il problema del consumo abnorme di sacchetti è stato indotto dalla eliminazione fisica delle cassiere/i e dal fatto che una parte del loro lavoro è stata scaricata sui clienti che dovranno pure sentirsi in colpa come crudeli inquinatori e assassini di delfini

Volevo aggiungere inoltre che il mantenimento del personale alle casse in Germania  non pare abbia influito in modo particolare sui prezzi dei prodotti ….

editor