A proposito del recente documento della C.E.I. contro ogni forma di eutanasia e dell’attuale raccolta di firme per un referendum popolare a favore del suicidio assistito
Francesco Domenico Capizzi *
“E’ necessario che gli Stati riconoscano l’obiezione di coscienza in campo medico e sanitario…dove questa non fosse riconosciuta si può arrivare alla situazione di dovere disobbedire alla legge per non aggiungere ingiustizia a ingiustizia…un crimine contro la vita umana…un atto intrinsecamente malvagio…un atto omicida che nessuno può legittimare… grave peccato… crimine contro la vita umana perché l’uomo sceglie di causare direttamente la morte di un altro essere umano innocente allo scopo di eliminare ogni dolore… atto intrinsecamente malvagio…gravemente ingiuste le leggi che legalizzano l’eutanasia…l’esistenza di queste leggi ferisce profondamente i rapporti umani, la giustizia e minaccia la mutua fiducia tra gli uomini… gli ordinamenti giuridici che hanno legittimato il suicidio assistito e l’eutanasia mostrano una evidente degenerazione di questo fenomeno sociale…un atto omicida che nessun fine può legittimare e che non tollera alcuna forma di complicità o collaborazione, attiva o passiva… coloro che approvano leggi sull’eutanasia e il suicidio assistito si rendono complici del grave peccato che altri eseguiranno…sono altresì colpevoli di scandalo perché tali leggi contribuiscono a deformare la coscienza, anche dei fedeli…complici non solo coloro che aiutano i malati a interrompere la propria vita, ma anche i Parlamentari che approvano leggi sull’eutanasia e il suicidio assistito…” (dalla Lettera “Samaritanus bonus” della “Congregazione per la Dottrina della Fede sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita”, Città del Vaticano 22.09.2020). Nel medesimo documento sono contenuti i rimedi: “Il Buon Samaritano che lascia il suo cammino per soccorrere l’uomo ammalato (cfr. Lc 10, 30-37) e si prende cura delle sue ferite e del suo dolore con l’olio della consolazione e il vino della speranza… egli è il medico delle anime e dei corpi e il testimone fedele (Ap 3, 14) della presenza salvifica di Dio nel mondo… l’uomo, in qualunque condizione fisica o psichica mantiene la sua dignità originaria di essere creato a immagine di Dio…può vivere e crescere nello splendore divino perché è chiamato ad essere ad immagine e gloria di Dio (1 Cor 11, 7; 2 Cor 3, 18)… la sua dignità è in questa vocazione… Dio si è fatto Uomo per salvarci, promettendoci la salvezza e destinandoci alla comunione con Lui: risiede qui il fondamento ultimo della dignità umana…l’assoluzione, l’Unzione, il Viatico potrà riceverli nel momento in cui la sua disposizione permetta al Ministro di concludere che il penitente ha modificato la sua decisione…La miseria più grande consiste, però, nella mancanza di speranza davanti alla morte. Questa è la speranza annunciata dalla testimonianza cristiana, la quale, per essere efficace, deve essere vissuta nella fede, coinvolgendo tutti… “
Questo documento e la promozione del referendum meritano alcune osservazioni:
A – La lettera è rivolta a tutti i cittadini e a tutte le Istituzioni politiche e sanitarie, ma è ben chiaro che sia ricevibile soltanto dai fedeli cattolici, a meno che la fede cristiana venga interpretata e vissuta come elemento identitario culturale, di costume e, dunque, dal significato socio-politico. Risulta interessante un sondaggio del 2007, a cura di “Observer, Science in Society”, realizzato con il sostegno della Compagnia di San Paolo, in cui il 73% degli italiani risultava favorevole all’istituzione del Biotestamento, larga parte aveva dichiarato la sua contrarietà all’eutanasia attiva, senza registrare differenze significative tra credenti e non credenti;
B – Il rifiuto, anche del Biotestamento, si basa sul principio secondo cui titolare della vita di ognuno, credente e non credente, è soltanto Dio, il quale, chiamato in causa, diviene il vero ostacolo alla condivisione e all’applicazione di una legge che regoli il fine vita;
C – La questione si pone nei termini in cui fu dibattuta la legge sul divorzio del primo dicembre 1970 n° 898 che suscitò la convocazione di un referendum epocale, divisivo anche per la cattolicità: inaccettabile l’estensione all’intera società del principio di fede secondo cui il matrimonio concordatario era comunque connesso al sacramento della indissolubilità, uno dei sette sacramenti;
D – Con un certo tasso di semplificazione si può affermare che fra i progressisti, cattolici e non, la legge n. 180 Biotestamento, varata definitivamente dal Senato giovedì 14 dicembre 2017 con 180 voti favorevoli, 71 contrari e 6 astenuti, viene giudicata uno strumento per estendere la libertà individuale di scelta e promozione del diritto all’autodeterminazione della persona contenuto nel diritto soggettivo e personalistico sancito dall’articolo 13 della Costituzione: “La libertà personale è inviolabile”. Nello schieramento opposto, cattolici e non, risulta prevalente il timore che la legge diventi l’occasione per aprire le porte all’eutanasia attiva: la legge assumerebbe le forme di un cavallo di Troia;
E – La legge regola l’eutanasia passiva volontaria intesa come non-accanimento diagnostico-terapeutico, è composta da otto articoli, dei quali il primo contiene norme sul consenso informato, il richiamo agli articoli 2, 13 e 32 della nostra Costituzione, agli articoli 1, 2 e 3 della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea e tratta del rapporto fiduciario tra medico e malato e del coinvolgimento dei familiari o di altre persone di fiducia. Nel complesso la legge conferma che nessun trattamento sanitario possa iniziare o proseguire in assenza del consenso libero e informato della persona interessata e prevede che “ogni persona maggiorenne, capace di intendere e volere, in previsione di un’eventuale futura incapacità di autodeterminarsi, può, attraverso Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT), esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari, nonché il consenso o il rifiuto rispetto a scelte diagnostiche o terapeutiche e a singoli trattamenti sanitari, comprese le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali”.
F – Al contrario, la Conferenza episcopale italiana aveva definito “azioni caritatevoli” e “supporti vitali, non terapie”, l’idratazione e la nutrizione artificiale e come tali non suscettibili di sospensione. In realtà, ogni medico sa che si tratta di terapie ad ogni effetto ed anche fra le più sofisticate, complesse e costose, prescritte soltanto da medici;
G – Resta difficile, sul piano scientifico ed etico, distinguere il limite sottile che divide il non-accanimento terapeutico da sedazione terminale ed eutanasia attiva (suicidio assistito): Soltanto la coscienza e le assunzioni di responsabilità etica e deontologica possono travalicare definizioni, normative e leggi;
I – La questione mai dovrebbe essere affrontata utilizzando fondamentalismi giuridici e religiosi e tantomeno tattiche politiche. Occorrerebbe, piuttosto, partire dalla constatazione che malati ridotti a gusci pietrificati percorrono sentieri di sofferenza in tempi e spazi desolati ed immobili. In questi casi, e solo in questi casi, la morte diviene un evento naturale, un atto caritatevole e compassionevole;
L – A molti si è presentata l’occasione di osservare condizioni estreme e confessarsi, nell’intimo della coscienza, che cosa sarebbe stato auspicabile per quella persona. Chi è riuscito a restare estraneo alla voragine di chi ha perduto ogni coscienza di sé stesso non dovrebbe disquisire astrattamente su diritti e doveri, speranze e testimonianze ed evitare accuse dal significato ideologico ed inumane;
M – La carità e la compassione, qualunque sia la loro fonte, giustificano l’operato responsabile di medici agnostici e credenti, innanzitutto ispirati a libertà di coscienza e al principio dell’autodeterminazione, accomunati dai vincoli umani di una immanente debolezza e povertà.
* Già docente di Chirurgia generale nell’Università di Bologna e direttore delle Chirurgie generali degli Ospedali Bellaria e Maggiore di Bologna