EU-OSHA. La salute mentale sul lavoro dopo la pandemia di COVID

Keywords:

La pandemia di COVID-19 ha avuto un forte impatto sul mondo del lavoro. La relazione presenta i risultati di un’analisi delle indagini europee in tema di salute mentale sul lavoro prima, durante e dopo la pandemia.

Le principali conclusioni riguardano il diverso impatto su determinati settori, il tipo di lavoro, i sottogruppi di lavoratori e il genere, la digitalizzazione e l’importanza che le organizzazioni attuino in modo proattivo misure in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Inoltre, la gestione dei rischi psicosociali legati al lavoro deve far parte delle misure di protezione dei lavoratori, sia ora che in caso di futuri eventi critici.

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Landini al governo: “Sulla sicurezza basta chiacchiere”

 

Fonte Collettiva.it che ringraziamo 

Il segretario generale della Cgil è appena arrivato a Firenze davanti al cantiere di Via Mariti dove venerdì 16 febbraio hanno perso la vita 5 operai

Il governo “è da luglio che non ci sta incontrando. “Adesso ci vogliono 41 morti, quanti ce ne sono stati finora a febbraio 2024, per decidere che bisogna intervenire? Siamo convocati lunedì mattina, bene, si apra una trattativa, non sia il solito film che ci tengono mezz’ora a Palazzo Chigi per poi fare quello che vogliono. Abbiamo presentato una piattaforma, fare una trattativa vuol dire che si viene via da lì non dopo un’ora, ma quando si è fatto un accordo che risolve i problemi”. Se c’è bisogno, avverte ancora, “si sta lì anche due, tre giorni come abbiamo fatto altre volte. Basta chiacchiere e anche deleghe in bianco. Di deleghe in bianco non ne diamo a nessuno, è il momento di avere risposte precise alle piattaforme che abbiamo presentato”, ha sottolineato Landini.

“Le imprese – ha detto il segretario generale della Cgil – non possono stare zitte e far finta che questo non riguardi anche loro perché fare impresa in questo modo è metterla in quel posto a chi vuole fare seriamente l’impresa, rispettando le leggi, le regole e investendo sul lavoro. Per quello che ci riguarda è il momento non del cordoglio ma di fare, di agire e intervenire dove non si è fatto, cambiando quelle leggi balorde che sono state fatte”.

“Il subappalto a cascata – spiega Landini – va cancellato, bisogna introdurre la patente a punti, bisogna estendere il diritto alla formazione e alla prevenzione, bisogna aumentare le assunzioni agli ispettori e anche dei servizi di medicina del lavoro e bisogna da questo punto di vista cancellare tutti quei sistemi che hanno portato addirittura a lavorare qui persone senza neanche il permesso di soggiorno. La maggioranza di quelli che sono morti sono migranti, in alcuni casi clandestini”.

“Bisogna cancellare anche la Bossi-Fini, perché non possono essere solo sfruttati i migranti. Bisogna cancellare anche quelle leggi balorde che li mettono in condizione di dover lavorare sotto ricatto a queste condizioni. Questo è un altro tema, altro che chiudere le frontiere: bisogna aprire gli occhi e colpire quelli che sfruttano le persone”.

Tragedia di Firenze

 

I tragici eventi di Firenze dei giorni scorsi ci portano ancora una volta a riflettere sul tema della sicurezza sul luogo di lavoro. All’interno del dialogo che si è aperto, ringraziamo ancora  il Prof. Paolo Pascucci che si contraddistingue per il suo contributo lucido e rigoroso, caratteristiche che troppo spesso passano in secondo piano nel dibattito pubblico.

Per leggere l’articolo vai alla fonte CIIP 

Registrazione del Seminario : ” Molestie e molestie sessuali nel lavoro: quali strumenti di contrasto in ottica di genere? “

 

 

 

Registrazione del Seminario che si è svolto  Venerdì 26 Gennaio 2024 ore 14.30 – 18.30
Sala della Traslazione, Piazza San Domenico 13, Bologna

 

Programma dei Lavori – La Locandina 

 

Introduce e modera Avv. Antonella Gavaudan, Foro di Bologna

Saluti iniziali

Dott. Daniela Carlà – Fondatrice e promotrice di Noiretedonne

Avv. Alberto Piccinini – Presidente di Comma2 Lavoro è Dignità

Sonia Alvisi – Consigliera regionale parità Emilia – Romagna

Relazioni

 

Prof. Stefania Scarponi – già Ordinaria di Diritto del lavoro e docente di Diritto e Genere, Università di Trento, e aderente a NRD, “Le nozioni di molestia nel diritto del lavoro nelle fonti e nell’applicazione giurisprudenziale”

Avv. Maria Virgilio – Avvocata, Presidente di Giudit – Giuriste d’Italia e aderente a NRD, Consulente della Commissione
Parlamentare di inchiesta sul femminicidio, “Le molestie e le molestie sessuali nel diritto penale: riempire un vuoto o ripensare il pieno?”

Dott. Elisabetta Tarquini – Consigliera Sez. Lav. della Corte d’Appello di Firenze, “Profili processuali e rimediali in materia di molestie nel diritto del lavoro antidiscriminatorio “

Prof. Laura Calafà – Ordinaria di Diritto del lavoro, Università di Verona, “Le regole stabilite dai contratti collettivi e dai codici etici come strumento di tutela e prevenzione”.

 

Interventi programmati

Avv. Sara Passante – Foro di Bologna e Comma2, “Il risarcimento del danno alla luce della giurisprudenza”

Avv. Lorenza Cescatti – Foro di Rovereto e Comma2, “Il ricorso all’ammonimento del Questore come strumento di contrasto alle molestie”

Avv. Elisa Favè – Foro di Verona e Comma2, “Molestie sul luogo di lavoro e art. 8 CEDU nella sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo “C. vs Romania”

Dott. Matilde Botto – Dottoranda, Università di Bologna, “Le molestie online: digitalizzazione della sessualità e nuove esigenze di tutela della sfera sessuale della persona”

Prof. Cristina De Maria – Delegata del Rettore per l’equità, l’inclusione e la diversità, “L’esperienza dello sportello universitario contro la violenza di genere dell’Università di Bologna”

Dott. Cristina Obber – Scrittrice ed esperta formatrice in tema di contrasto alle molestie, aderente a NRD, “Gli ostacoli
all’emersione delle molestie nel lavoro: esperienze sul campo”

Cinzia Spanò – Presidente di Amleta, “Le molestie nell’ambiente dello spettacolo e l’esperienza di Amleta”

Allegati 

Prof. Cristina Demaria  LO SPORTELLO UNIVERSITARIO CONTRO LA VIOLENZA DI GENERE
I primi dati

Riflettere sulla tragedia di Firenze senza l’uso di parole consumate….

 

 

E’ difficile, ancora una volta, trovare parole non consumate dalla retorica per scrivere dell’ultima tragedia sul lavoro avvenuta nel cantiere Esselunga di Firenze.
Solo il silenzio della riflessione e il rispetto per le persone che hanno perso la vita mentre stavano lavorando ci può consentire di ragionare senza ripetere luoghi comuni e slogan usurati e smentiti nella quotidianità come ” mai più morti sul lavoro ”
E’ necessaria l’umiltà di ripartire da parte di ciascun soggetto in campo, dalle imprese alle organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori, sottoponendo ad una verifica le pratiche operative di valutazione e gestione dei rischi, quelle formali impeccabili che rimangono nelle carte degli uffici e quelle reali, permeate da una informalità maligna, che sono molte volte all’origine delle tragedie come quella di Firenze. La schizofrenia dei comportamenti per cui nella stessa azienda convivono una rappresentazione formale della organizzazione del lavoro con una documentazione a prova di ispezione delle autorità preposte ed una pratica reale che non ha alcun rapporto con le misure necessarie per gestire i rischi per la sicurezza. Questo è un male diffuso e cronico in molte, troppe realtà aziendali dal comparto delle costruzioni alla logistica. Non sappiamo cosa sia successo e le cause nel caso specifico della tragedia di Firenze, saranno le indagini delle autorità competenti a individuare le concause che hanno prodotto il disastro. Sappiamo per certo che l’allungamento delle linee di decisione e governo della organizzazione del lavoro nei cantieri, la moltiplicazione dei soggetti che operano nello stesso sito, la sovrapposizione delle lavorazioni senza adeguato coordinamento sono spesso alla base del fallimento di una corretta valutazione e gestione dei rischi. Le pratiche di moltiplicazione degli appalti e subappalti a cascata sono il male oscuro alla base della fragilità gestionale del lavoro in sicurezza. I lavoratori di oggi, siamo ben lontani dagli anni delle lotte e delle conquiste, sono soggetti ricattabili, sono ragazzi venuti da lontano che spesso non sono in grado di rifiutarsi perchè, verosimilmente, come nel caso del cantiere di Firenze sono senza il permesso di soggiorno…o col permesso scaduto. Tra i determinanti di queste tragedie vi è una legislazione disinvolta che regola la disciplina degli appalti nel settore privato. L’attuale governo è orientato alla deregulation che dovrebbe essere estesa dal settore privato a quello delle opere pubbliche. Vedremo dopo i discorsi e il cordoglio delle autorità quali saranno le decisioni per fermare questa carneficina. Vedremo pure se cambieranno gli atteggiamenti discriminatori e le narrazioni verso le condizioni  di tanti ragazzi immigrati, lavoratori che pagano, a volte, un prezzo inaccettabile, con la vita, il loro desiderio di realizzare una condizione esistenziale migliore.
Vedremo se le parole di circostanza delle autorità svaniranno nel nulla dopo i funerali di questi lavoratori. Questa tragedia non riguarda solo questi ragazzi immigrati vittime di un lavoro che uccide, è anche un segnale per tutti i lavoratori: in troppe realtà aziendali è stato superato il limite di accettazione sociale tollerabile delle condizioni di lavoro pericoloso .

Gino Rubini, editor di Diario Prevenzione

Lettera aperta di Marco Bazzoni

 

Condividiamo questa Lettera aperta di Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico e Rls di Firenze. Vi invitiamo ad aderire al suo appello . Gino Rubini, editor di Diario Prevenzione 

 

Lettera aperta

Questo è un accorato appello. Per favore, non chiamatele mai più “morti bianche”. Non lo sono.
E’ un termine che offende, ed offende in particolar modo i familiari e la memoria delle vittime del lavoro.
Queste morti hanno molte cause che devono essere rimosse e portano a ignorare le norme per la sicurezza sul lavoro. Certo non si tratta di incidenti inevitabili o tragiche fatalita’.
Se pensiamo alle famiglie che non vedranno più rincasare il loro caro andato a lavorare, a guadagnare per loro, a produrre benessere per tutti noi, di bianco restano solo le pagine di una vita interrotta, di sentimenti afflitti, di una quotidianità distrutta. Per sempre.
Non sono “morti bianche”, quasi fossero candide, immacolate, innocenti. Chiamarle bianche è insensato e ipocrita, perché sono morti sporche, disoneste e ingiuste. Di bianco non c’è mai nulla. Hanno sempre e solo il colore del sangue, del raggiro e del dolore .

Per questo chiedo a tutti, a cominciare da chi ha il dovere e la responsabilità di informare, di adottare una terminologia che colori di responsabilità queste morti, purtroppo in costante aumento.
È anche partendo dal linguaggio, dal chiamare le cose con il loro nome, dal reclamare il colore delle responsabilità che si combatte una battaglia per una maggiore sicurezza sul lavoro.

Chiunque voglia aderire a questo appello, invii un’email a:

marco.bazzoni01@libero.it

con nominativo, azienda, qualifica e città.

Marco Bazzoni-Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza-Firenze

Les émulsifiants, des additifs alimentaires qui pourraient être associés à un risque de cancer

 

Per leggere l’articolo tradotto in italiano clicca l’icona blu (la quarta da sinistra in fondo alla pagina)  google translate . Per un uso professionale o di studio raccomandiamo  di fare riferimento al testo originale.

 

 

Bernard Srour, Inserm et Mathilde Touvier, Inserm

Les émulsifiants sont des additifs alimentaires très couramment présents dans les produits alimentaires en France. En 2023, des travaux basés sur la cohorte NutriNet-Santé avaient mis en évidence l’existence d’un lien entre leur consommation et le risque de maladies cardiovasculaires. Pour la première fois, de nouveaux travaux publiés dans la revue PLoS Medicine suggèrent l’existence d’un lien entre consommation d’émulsifiants et risque accru de cancer.

Mathilde Touvier, qui dirige l’équipe de recherche en épidémiologie nutritionnelle (Eren, Inserm/Inrae/CNAM/Université Sorbonne Paris Nord/Université Paris Cité), et Bernard Srour, chercheur en épidémiologie dans cette même équipe, coordonnateur du Réseau nutrition activité physique cancer recherche (Réseau NACRe), ont coordonné ces travaux, dans le cadre de l’étude NutriNet-Santé. Ils décryptent ces nouveaux résultats.


The Conversation : Pouvez-vous nous expliquer à quoi servent les émulsifiants ?

Mathilde Touvier : Les émulsifiants ont pour rôle d’obtenir certaines textures dans les aliments industriels, de rajouter de l’onctuosité, et de permettre la stabilité des mélanges obtenus dans le temps. Ainsi, la durée de conservation est allongée, et les produits peuvent rester plus longtemps en rayon sans perdre leurs propriétés.

On trouve des émulsifiants dans de nombreux produits, depuis des desserts (madeleines, gâteaux, glaces…) jusqu’à des plats préparés en passant par des barres chocolatées, des margarines, des sauces industrielles, etc. Par ailleurs, certains de ces additifs se retrouvent même dans des produits que le consommateur pourrait juger comme « sains », comme les margarines allégées, souvent perçues comme une meilleure alternative au beurre, ou certaines marques de biscottes ou de yaourts.

Il existe de nombreuses sortes d’émulsifiants : les mono- et diglycérides d’acides gras, les carraghénanes (des polysaccharides obtenus à partir d’algues rouges), des amidons modifiés, des lécithines, des phosphates, des celluloses, des gommes, des pectines…

Leur présence dans les aliments est très variable d’une marque à l’autre, y compris pour un même type de produit. Par exemple, une crème glacée à la vanille d’une certaine marque peut en contenir, tandis que celle d’une autre marque n’en contiendra pas.

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“Guida non vincolante alle migliori prassi per l’applicazione delle norme in materia di protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori nell’industria del cavallo”

 

Fonte CIIP 

Segnaliamo la pubblicazione della “Guida non vincolante alle migliori prassi per l’applicazione delle norme in materia di protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori nell’industria del cavallo” di Luigi Aversa.

All’interno troverete, oltre ad una introduzione sull’industria equestre, informazioni sulle pratiche di primo soccorso, sulla segnalazione di sicurezza e la valutazione dei rischi nonché sulla manutenzione delle strutture e sulle procedure con il cavallo.

È possibile scaricare le versione completa dal sito della CIIP

Napo in… Robots at work

 

 


Questo film fornisce un’introduzione alla sicurezza robotica sul posto di lavoro e descrive alcune delle tecnologie robotiche emergenti, i tipi di incidenti associati alla robotica, i principali rischi e come possono essere controllati.

I lavoratori della linea di produzione sono quelli maggiormente a rischio, seguiti dagli addetti alla manutenzione. Una cattiva progettazione del posto di lavoro e l’errore umano causano la maggior parte degli infortuni.

I progressi nelle tecnologie di automazione, tra cui robot fissi, robot collaborativi e mobili ed esoscheletri, hanno il potenziale per migliorare le condizioni di lavoro ma anche per introdurre rischi sul posto di lavoro nei luoghi di produzione

FONTE  NAPOFILM CHE RINGRAZIAMO 
 

Le ” tristi vittorie ” degli uomini in marcia sui trattori. Podcast di Diario Prevenzione – 14 febbraio 2024 – Puntata n° 116

 

 

 

a cura di Gino Rubini

Benvenute/i al Podcast di Diario Prevenzione, un podcast senza fronzoli. In questa puntata parliamo di

– Pesticidi: verso un migliore riconoscimento degli effetti sulla salute dei figli degli agricoltori
– Pesticidi in agricoltura: quali sono gli effetti sulla salute dell’uomo?
– Infortuni e malattie professionali dei lavoratori stranieri in Italia
– Lavorare nel metaverso: quali sono i rischi? Una rapida revisione della letteratura

Buon ascolto

 

Working in the metaverse: what are the risks? A rapid review of the literature

FONTE:  ETUI.ORG

Authors: Pierre Bérastégui che ringraziamo

Per leggere l’articolo tradotto in italiano clicca l’icona blu (la quarta da sinistra in fondo alla pagina)  google translate 

Per scaricare il file pdf  clicca qui 

Introduction

The metaverse is a three-dimensional virtual space in which users can interact with objects and other users with the help of a digital avatar. It can be accessed by means of head-mounted displays (HMDs) that either fully immerse the user in a virtual world (i.e. virtual reality, or VR) or superimpose virtual elements onto the real word (i.e. augmented reality, or AR). The idea of a virtual space mimicking the real world gained traction in late 2021, when Facebook had rebranded to become ‘Meta’ and launched its metaverse ‘Horizon World’. After a promising start, the interest in Horizon World faded, prompting Meta’s competitors to revisit their marketing strategy. The emphasis is now on hardware – with the development of increasingly sophisticated AR headsets – whose purpose is decidedly more work-oriented (Bérastégui 2024). Major developers such as Apple and Microsoft are now positioning their immersive solutions as productivity tools. Meta has followed suit with the launch of its new HMD for business and professional users. Although practical work applications remain limited today, extended reality (XR) is now framed by GAFAM as the future of remote working and, as such, the next major evolution in the way we work. In this context, the anticipation and recognition of hazards arising from immersive workplaces that could impair the health and safety of workers is of critical importance. This technical brief aims to synthetise the available evidence on occupational health and safety risks associated with the use of XR (covering both AR and VR) technologies. To this end, a rapid review of the academic and grey literature was conducted, leading to the identification of five broad categories of hazards.

Physical hazards

Multiple studies have highlighted issues related to the distance between the eyes and the screens of HMDs. The screen is only a few centimetres from the eyes and covers a large proportion of the field of vision, greatly increasing exposure to light – especially blue light – compared to a traditional screen. The discomfort it causes, long known as ‘computer vision syndrome’ (CVS), includes headaches, dry, itchy eyes and blurred vision. A recent study showed that, in order to prevent these symptoms, a session should last no longer than 55 70 minutes (Kourtesis et al. 2019). A French survey has suggested that this limit is not always observed for professional uses, as the average length of a VR or AR session was shown to be 75 minutes when deployed in public spaces, 79 minutes for health care and rehabilitation purposes, and 66 minutes in walk-in immersive 3D environments (ANSES 2021).

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How climate activists finally seized the issue of adaptation in 2023

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Environmental philosopher Andreas Malm has described Sainte-Soline as an “avant-gardist struggle”.
Yohan Bonnet/AFP

Joost de Moor, Sciences Po

The idea of adjusting our lives to face up to the reality of a changing climate was, for a long time, seen as defeatist, or even a capitulation to fossil-fuel interests, by many within the European climate movement. Such “adaptation” was viewed with deep scepticism.

But 2023 challenged such assumptions. In autumn, activists ramped up protests against ski resorts and the winter-sports industry for their seemingly endless appetite for winter sports infrastructure. Environmentalists occupied the Girose Glacier in southeastern France to denounce plans for a new cable car. Deep scepticism was also expressed over whether holding preseason sporting events following the partial destruction of the Théodule Glacier in Switzerland.

By taking a stand, these ecologists were pressing authorities to rethink planning beyond the skiing model and its dependency on “white gold”. Far from constituting adaptation, they argued that the construction of winter sports infrastructure in the remaining snow-capped mountains threatened fragile ecosystems and only postponed the inevitable shift to alternative economic models. For them and others, it constitutes “maladaptation” – actions exacerbating communities’ vulnerability to climate variability.

Even more spectacular were protests against proposed water reservoirs in Sainte-Soline, western France, in March. Up to 30,000 protesters showed their opposition to the project, arguing that the dams, intended to collect fresh water during wet seasons to provide for increasingly drier periods, were inefficient due to water evaporation, and ultimately prioritised the interests of large agribusiness over locals’ rights.

The question of adaptation was therefore thrust into the spotlight like rarely before. Such protests demonstrate how deeply political climate adaptation is. What one group may perceive as positive adaptation may look like maladaptation to another, and a political struggle determines which view prevails. The environmental philosopher Andreas Malm described Sainte-Soline as an “avant-gardist struggle”.

From idea to real life?

For many years, academics have sought to shed light on competing interests that are often hidden in technocratic processes inherent to adaptation. For example, dikes intended to guard against flooding may appear as a reasonable solution to some, but others could consider them a maladaptation due to their tendency to increase flooding downstream. To overcome such tensions, academics have attempted to imagine a model that would not merely serve the interests of the wealthy and powerful or the economic status quo. This has become known as transformational adaptation.

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Garantire il nostro futuro: riduzione dei gas serra del 90% al 2040 in Ue

Fonte Asvis  che ringraziamo 

Settimana 5-11 febbraio. La Commissione fissa gli obiettivi climatici al 2040. Il Parlamento europeo adotta risoluzioni su Omc, parità di genere, Lgbtiq, disinformazione e ingerenze della Russia nei processi democratici.

Consulta la rassegna dal 5 all’11 febbraio

Il 6 febbraio la Commissione ha adottato un importante Comunicazione quadro per gli obiettivi di decarbonizzazione al 2040 intitolata “Garantire il nostro futuro – L’obiettivo climatico europeo per il 2040 e il percorso verso la neutralità climatica entro il 2050. Costruire una società sostenibile, giusta e prospera”.

Nel quadro della legge europea per il clima che stabilisce il conseguimento della neutralità climatica entro il 2050, presentando la sua visione oltre gli obiettivi 2030 stabiliti dal pacchetto “pronti per il 55%” e integrati successivamente al rialzo con “RePowerEu”, la Commissione europea esprime fiducia nel fatto che come risultato dalla Cop 28 di Dubai anche il resto del mondo si sta rapidamente muovendo sula strada della decarbonizzazione, accogliendo anche nella dichiarazione finale il livello d’ambizione proposto dall’Ue.

Come evidenzia la Commissione gli obiettivi climatici europei perseguono finalità sociali economiche e geopolitiche molte ampie:

la visione dell’Europa alla fine del prossimo decennio è completa: dovrebbe rimanere una destinazione privilegiata per le opportunità di investimento che portano posti di lavoro stabili e di qualità a prova di futuro, con un forte ecosistema industriale. L’Europa dovrebbe essere leader nello sviluppo dei mercati delle tecnologie pulite del futuro, in cui tutti i principali Paesi e imprese cercano di sfruttare le opportunità di mercato. Diventare un continente con energia pulita, a basse emissioni di carbonio e a prezzi accessibili, nonché con alimenti e materiali sostenibili, lo renderà resiliente alle crisi future, come quelle attualmente causate da interruzioni nella fornitura di combustibili fossili. Rimanendo un leader globale e un partner fidato nell’azione per il clima, l’Europa rafforzerà contemporaneamente la sua autonomia strategica aperta e diversificherà le sue catene di valore globali sostenibili per essere padrona del suo destino in un mondo volatile.

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Regioni . Sicurezza sul lavoro: convenzione Regioni-Inail

Per prevenzione potenziamento Sistema informativo nazionale
( Fonte Regioni.it 4571 – 09/02/2024)
Sottoscritta la convenzione quadro Regioni-Inail per la sicurezza sul lavoro dal presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Massimiliano Fedriga, e dal commissario straordinario dell’Inail, Fabrizio D’Ascenzo.
Si punta a rendere più efficaci le attività di contrasto degli infortuni e delle malattie professionali attraverso una maggiore condivisione dei dati con gli enti territoriali nell’ambito del processo di implementazione del Sistema informativo nazionale per la prevenzione (Sinp).
È una convenzione quadro di durata quinquennale che disciplina, in particolare, le modalità di accesso ai servizi Flussi informativi, Registro delle esposizioni e Registro infortuni dell’Inail.
“La convenzione Regioni-Inail – dichiara Fedriga – intende migliorare le attività di prevenzione rivolte alla sicurezza sul lavoro. L’inaccettabile perdurare di morti e incidenti sul lavoro sollecita risposte dirette e una maggiore assunzione di responsabilità da parte di tutti i soggetti coinvolti. Grazie ad una ricognizione più attenta sulle condizioni di sicurezza nei territori si possono migliorare anche le capacità di scoprire e intervenire su mancate o non corrette applicazioni di norme e procedure. A questo serve la condivisione dei dati, a questo serve l’impegno Regioni-Inail per rafforzare l’attività preventiva e di tutela dei lavoratori”.
“La firma della convenzione – spiega D’Ascenzo – rappresenta un importante ulteriore passo in avanti per il rafforzamento del Sistema informativo nazionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro. Attraverso un’efficace condivisione dei dati, possiamo contribuire a rendere più incisive le azioni di prevenzione sul territorio per contrastare il drammatico fenomeno degli infortuni e delle malattie professionali e tutelare la salute dei lavoratori”.

Pesticidi in agricoltura: quali sono gli effetti sulla salute dell’uomo?

 

 

Riteniamo utile segnalare dal sito dell’Istituto Mario Negri di Milano la pagina ” Pesticidi in agricoltura: quali sono gli effetti sulla salute dell’uomo? “
In questa pagina sono contenute molte informazioni scientifiche riguardanti i benefici e i costi derivanti dall’uso dei pesticidi. I movimenti degli agricoltori che si sono mobilitati scendendo in strada con i  trattori, tra le loro rivendicazioni, hanno richiesto a gran voce e hanno ottenuto dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen il ritiro del “Sustainable use of pesticides regulation”.

Quali saranno gli effetti del ritiro del “Sustainable use of pesticides regulation” ?

Le pressioni lobbistiche delle categorie agricole hanno avuto ragione dei dati scientifici che erano alla base del progetto europeo “Sustainable use of pesticides regulation”.
Si sa da tempo che l’uso dei pesticidi a dosi a volte anche massicce hanno un impatto sulla salute delle popolazioni dell’intera filiera della produzione agricola, dai lavoratori agricoli direttamente esposti a livello professionale alle loro famiglie che vivono nei territori irrorati fino ai consumatori dei prodotti agricoli. Non sono ideologia i dati e le indicazioni contenute nel documento “Understanding the Impacts of Pesticides on Children: A discussion paper” elaborato da UNICEF già nel 2018 .
Per gli stessi lavoratori vi sono rischi rilevanti se non vi è una pratica di prevenzione accurata . Vedi l’articolo  Pesticidi: quali sono i rischi per la nostra salute e per l’ambiente?
Un percorso per il superamento graduale dell’uso dei pesticidi che era stato avviato con il “Sustainable use of pesticides regulation” viene interrotto e i dirigenti delle lobbies agricole più tradizionali hanno declamato che questa è una “vittoria”. I dati scientifici e la ricerca vengono definite da costoro “ideologia”.  Purtroppo saranno i duri dati epidemiologici nei prossimi anni, a connotare quanto sia triste questa “vittoria” degli uomini in marcia sui trattori.

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Pesticides : vers une meilleure reconnaissance des effets sur la santé des enfants d’agriculteurs

[ per leggere la traduzione in italiano dell’articolo cliccate la quarta (da sinistra ) icona blu “google translator” in fondo all’articolo ]

Giovanni Prete, Université Sorbonne Paris Nord; Elodie Haraux, Université de Picardie Jules Verne (UPJV); Jean-Noël Jouzel, Sciences Po et Sylvain Chamot, Université de Picardie Jules Verne (UPJV)

Le 1er février dernier, pour répondre à la colère des agriculteurs, Gabriel Attal, le premier ministre, a pris un certain nombre de mesures, parmi lesquelles la « mise à l’arrêt » du plan Écophyto. Pour rappel, ce plan avait pour but de réduire progressivement de 50 % l’utilisation des pesticides sur le territoire français, d’ici à 2025.

Suspension du plan Écophyto, à rebours des engagements de l’État

Cette annonce s’inscrit à rebours des engagements pris par l’État, des objectifs du plan Écophyto et des attentes de la population. « La réduction de l’usage des produits phytopharmaceutiques (c’est-à-dire les pesticides dans le langage courant, ndlr) constitue une attente citoyenne forte et une nécessité pour préserver notre santé et la biodiversité », peut-on ainsi lire sur la page dédiée du ministère de l’agriculture.

Les organisations non gouvernementales (ONG) de défense de l’environnement déplorent, de leur côté, « le signal désastreux » envoyé par la suspension du plan Écophyto

Nombre d’ONG et d’associations militent, en particulier, pour la reconnaissance des effets sanitaires liés à l’exposition aux pesticides chez les agriculteurs et au sein de leurs familles.

C’est le cas, par exemple, du Collectif de soutien aux victimes des pesticides de l’Ouest. Le 4 décembre 2023, à Rennes, l’association organisait une conférence de presse pour demander la création d’un nouveau tableau des maladies professionnelles spécifique aux tumeurs cérébrales dont le risque serait accru par l’exposition aux pesticides.

Ce tableau s’appuierait notamment sur l’expertise scientifique collective de l’Institut national de la santé et de la recherche médicale (Inserm) « Pesticides et santé, nouvelles données » rendue en 2021.

 

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Come la guerra ha distrutto i quartieri di Gaza: indagine visiva da The Guardian

Riteniamo utile socializzare questo articolo del Guardian che documenta con foto aeree l’estensione della distruzione degli edifici di Gaza. Le immagini sono molto impressionanti , non vi è necessità di commenti. L’unico auspicio è quello di un cessate il fuoco immediato per porre termine a tutto questo e per  il ritorno a casa dei cittadini israeliani ancora prigionieri di Hamas .

Per accedere all’articolo de The Guardian clicca questo link https://www.theguardian.com/world/ng-interactive/2024/jan/30/how-war-destroyed-gazas-neighbourhoods-visual-investigation

Urgentes e necessárias, políticas de adaptação climática enfrentam dilemas éticos no Brasil e no mundo

[ Per leggere l’articolo in italiano clicca l’icona Google Translate  in fondo alla pagina  ]

Marcelo de Araujo, Universidade Federal do Rio de Janeiro (UFRJ) e Pedro Fior Mota de Andrade, Universidade Federal do Rio de Janeiro (UFRJ)

A solução para se conter o aquecimento global é a mesma para todos os países: reduzir as emissões de gases de efeito estufa (GEE), especialmente o dióxido de carbono (CO2). Esta é uma medida de mitigação. Mas ainda que todos os países resolvessem implementar imediatamente políticas de mitigação radicais, a crise climática não seria resolvida de um dia para o outro. Para se lidar com as mudanças climáticas são necessárias também políticas de adaptação.

Diferentemente das políticas para mitigação, as estratégias de adaptação devem ser específicas para cada cenário regional. Isto significa que diferentes países e regiões exigirão políticas de adaptação distintas. Por exemplo, no contexto brasileiro, a escassez de água na Região Nordeste pode contrastar diretamente com o excesso de chuvas na Serra Fluminense, resultando na necessidade de ações adaptativas específicas para cada realidade.

A discussão sobre políticas para adaptação constitui um dos tópicos mais controversos na agenda internacional para negociações climáticas. Os países mais pobres, que menos contribuíram para as emissões de GEE, reivindicam dos países mais ricos recursos financeiros e suporte tecnológico para se adaptar. Esse tema foi recentemente discutido na COP28, a Conferência das Nações Unidas sobre o clima, mas o valor oferecido pelos países mais ricos foi considerado “tímido” diante das necessidades dos países mais pobres.

Da interação entre políticas de adaptação e políticas de mitigação surgem dilemas éticos que ainda não foram devidamente discutidos no Brasil. Consideremos o cenário em que países mais ricos auxiliam os mais pobres na adaptação às mudanças climáticas. Contudo, suponhamos, por outro lado, a falta de cooperação internacional de longo prazo para promover políticas de mitigação. Nesse contexto, torna-se desafiador realizar estimativas confiáveis sobre o cenário ao qual cada região do planeta deverá se adaptar.

Cenários climáticos futuros

Se políticas de mitigação radicais fossem implementadas hoje, poderíamos ter a esperança de limitar o aquecimento global a 1,5°C acima da temperatura média do planeta na era pré-industrial, tal como previsto pelo Acordo de Paris. No entanto, sem cooperação internacional contínua para limitarmos a emissão de gases de efeito estufa, o aumento da temperatura pode chegar a 3,0°C, ou mesmo ultrapassar 4°C ao final do século XXI. Essa variação de temperatura pode não parecer importante, mas como o Painel Intergovernamental sobre Mudança do Clima (IPCC) enfatiza: “Com cada aumento do aquecimento global, as mudanças regionais no clima médio e nos extremos tornam-se mais generalizadas e pronunciadas.”

O gráfico do IPCC (Imagem 1) resume centenas de estudos científicos sobre cenários climáticos futuros. Quatro diferentes cenários são apresentados no gráfico, cada um associado a um determinado aumento de temperatura. Podemos ver que os quatro cenários são bem diferentes entre si no que se refere, por exemplo, à temperatura mais elevada para cada ano, especialmente na América do Sul (linha a); ou no que se refere à umidade e viabilidade do solo para a agricultura (linha b); ou índices pluviométricos atípicos (linha c). Para qual desses cenários, então, o Brasil deve se adaptar?

Infelizmente, não é possível darmos uma resposta exata para essa pergunta, pois não é claro se haverá cooperação internacional contínua para promoção de medidas de mitigação. Sem sabermos de antemão se medidas de mitigação serão implementadas na arena internacional, os governos não têm como saber para que tipo de cenário devem guiar suas respectivas políticas de adaptação: se para um cenário em que a metas do Acordo de Paris são cumpridas, ou para um cenário de 2°C, ou de 3°C, ou mesmo de 4°C de elevação da temperatura.

Políticas brasileiras e dilemas éticos

O governo brasileiro atual tem demonstrado empenho na elaboração de um novo plano para adaptação climática, sobretudo porque o Plano Nacional de Adaptação à Mudança do Clima (PNA), criado em 2016, como o próprio governo admitiu recentemente, “ficou desatualizado”. No entanto, qualquer novo plano para adaptação climática que desconsidere a igual urgência para a implementação de medidas de mitigação corre o mesmo risco de ficar rapidamente desatualizado.

O governo brasileiro poderia talvez alegar que, neste momento, políticas de adaptação são mais urgentes do que políticas de mitigação. Proteger populações vulneráveis contra eventos climáticos extremos, cada vez mais frequentes, é uma questão de justiça social. Ótimo! Mas o risco é promover a justiça social em detrimento da justiça intergeracional. Ou seja, muitas pessoas parecem não se dar conta de que políticas para promoção da justiça social podem entrar em conflito com princípios da justiça intergeracional. É dever das gerações presentes proteger o ambiente para as futuras gerações.

Podemos imaginar um cenário em que, no horizonte dos próximos trinta anos, a adaptação climática seja levada a cabo em consonância com princípios da justiça social. As pessoas da geração atual, assim, serão protegidas. No entanto, se a adaptação climática for financiada, por exemplo, com recursos gerados pela exploração de combustíveis fósseis, e sem consideração pela promoção de políticas de mitigação, o benefício para uma geração será obtido em detrimento dos interesses das próximas gerações.

Não importa no caso anterior se os combustíveis fósseis extraídos no Brasil serão consumidos aqui ou outras partes do mundo. Os GEE podem se acumular por vários séculos na atmosfera, independentemente de fronteiras nacionais. Esse efeito cumulativo e gradual pode acabar encorajando as pessoas da geração atual – e especialmente as pessoas mais velhas dentro da geração atual – a continuar emitindo GEE, pois elas mesmas terão menos a sofrer com o fracasso das políticas de mitigação do que as gerações futuras, ou do que as pessoas mais jovens da geração atual.

Políticas para adaptação climática devem andar lado a lado às políticas para mitigação. Apenas esforços radicais e imediatos para redução e eliminação da emissão dos GEE nos permitirão planejar de modo eficaz as políticas para adaptação climática em consonância não apenas com princípios da justiça social, mas em harmonia também com princípios básicos de justiça intergeracional.The Conversation

Marcelo de Araujo, Professor de Filosofia da Universidade do Estado do Rio de Janeiro (UERJ) e Professor de Filosofia do Direito, Universidade Federal do Rio de Janeiro (UFRJ) e Pedro Fior Mota de Andrade, Pós-doutorando em Filosofia, Universidade Federal do Rio de Janeiro (UFRJ)

This article is republished from The Conversation under a Creative Commons license. Read the original article.

Infortuni e malattie professionali dei lavoratori stranieri in Italia

 

di Maurizio Mazzetti / 4 Febbraio 2024 /
Fonte : ilmanifestoinrete.it che ringraziamo 

 

In precedenti articoli si era già spiegato che il limite principale dei dati statistici INAIL che vanno a costituire, in larghissima prevalenza, il SINP – Sistema Informativo Nazionale Prevenzione – è che essi sono raccolti secondo logiche assicurative e non prevenzionali, e che sono elaborati partendo dai dati gestionali “grezzi”.

Pur con questi limiti, fino diciamo ad una quindicina di anni fa l’INAIL, non si limitava, come (purtroppo) oggi, a rendere disponibili pressoché esclusivamente dati elementari e statistici con ben pochi commenti e interpretazioni, ma conduceva analisi più approfondite attraverso soprattutto i Rapporti annuali nazionali e regionali, presentati pubblicamente ed occasioni di dibattito e confronto. Tra questi approfondimenti figuravano la situazione dei lavoratori stranieri, infortuni e malattie professionali al femminile, e qualche analisi specifica sui lavoratori allora detti da 1997 interinali, oggi somministrati. Per scelte politiche e gestionali che non possono essere trattati qui, ma che non riesco a disgiungere dal fatto che da una ventina d’anni i vertici INAIL sono stabilmente occupati da personalità legate al Centro destra, con prevalenza della Lega, se si è mantenuta un’attenzione alle differenze di genere (un Rapporto specifico viene prodotto per l’8 marzo di ogni anno) l’attenzione ai lavoratori stranieri è diminuita, presentando i pressoché nudi dati; oppure, un’analisi è contenuta (cfr. più avanti) in pubblicazioni e studi non INAIL. Ed anche alcuni specifici programmi di formazione alla sicurezza per gli stranieri, con attenzione alla transculturalità e alle relative problematiche di comunicazione, avviati verso la fine del primo decennio del secolo, sono stati abbandonati. Parimenti, non sono più disponibili i dati sui lavoratori somministrati, che pure costituiscono una minima parte dei lavoratori cosiddetti atipici (a tempo determinato, a chiamata, part time, coi voucher, stage professionalizzanti, e via precarizzando). Per amore di verità, una qualche inversione di tendenza si può osservare nella partecipazione a convegni ed eventi specializzati: ma si resta nell’ambito degli specialismi tecnici, con scarsa o nulla comunicazione/risonanza esterna.

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Pesticidi, von der Leyen annuncia il ritiro della proposta legislativa sul dimezzamento al 2030

Fonte LaNuova Ecologia che ringraziamo
La presidente della Commissione Ue lo ha detto durante la plenaria del parlamento europeo: “Gli agricoltori hanno bisogno di un’argomentazione commerciale valida per le misure di miglioramento della natura”. Legambiente: “Decisione incomprensibile che non aiuta né gli agricoltori né il futuro dell’agricoltura”

Mentre la protesta dei trattori arriva a Strasburgo, con alcune centinaia di manifestanti che questa mattina hanno bloccato l’ingresso all’Eurocamera, dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen arriva l’annuncio che proporrà al collegio dei commissari il ritiro della proposta legislativa per dimezzare l’uso pesticidi nell’agricoltura europea entro il 2030. In un intervento alla plenaria del parlamento europeo, la presidente ha dichiarato che l’attuale regolamento è diventato “un simbolo di polarizzazione” motivo per cui sarà necessaria “una nuova proposta, più matura”. “La proposta è stata rigettata dall’Eurocamera, e non ci sono progressi neanche in Consiglio”, ha sottolineato von der Leyen. “Gli agricoltori hanno bisogno di un’argomentazione commerciale valida per le misure di miglioramento della natura, e forse noi non l’abbiamo fatta in modo convincente. Di un vero e proprio incentivo che vada oltre la semplice perdita di resa. I sussidi pubblici possono fornire tali incentivi”. In tal senso, la von der Leyen ha lanciato l’idea di “un’etichettatura premium, ad esempio in collaborazione con i rivenditori e i trasformatori”.

Roma, dove nella giornata di giovedì 8 febbraio è previsto l’arrivo di circa 1.500 trattori simbolo della protesta che va avanti in diversi Paesi europei ormai da settimane contro le politiche europee sull’agricoltura, il governo incassa con soddisfazione il dietrofront della von der Leyen. “La Commissione Ue recepisce le proposte dell’Italia – ha dichiarato il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida – Bisogna limitare ulteriormente gli agrofarmaci solo quando si è in grado di proteggere le produzioni con metodi alternativi. Abbiamo contrastato, dal primo giorno, un approccio ideologico sul tema che avrebbe avuto un effetto devastante sulle produzioni e limitatissimo sull’ambiente. È evidente e logico che eliminare medicine indispensabili per le piante, lasciandole preda di insetti o fitopatie, contrae decisamente la produzione se non la cancella. Se i consumi europei restano invariati, ci si deve approvvigionare, di conseguenza, da paesi terzi che non rispettano alcuna delle regole che imponiamo ai nostri agricoltori. Anzi producono utilizzando maggiori quantità di pesticidi. In questo modo l’effetto su aria e acqua del pianeta è esattamente l’opposto di quello dichiarato. L’Italia ha proposto di lavorare, ed è stata avanguardia in questo, sulle Tea (tecniche di evoluzione assistita) per garantire piante più forti e resistenti che possano fare a meno di agrofarmaci”.

Critiche alla decisione della von der Leyen vengono invece mosse dalle associazioni ambientaliste. “L’annuncio della presidente della Commissione Ue di voler proporre il ritiro della proposta legislativa sui pesticidi – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – è incomprensibile e rappresenta un sonoro passo indietro rispetto al grande tema dell’agrogeologia e al futuro dell’agricoltura.

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Lettera al Presidente dell’Ordine di Giulio A. Maccacaro

 

 

 

Giulio A.Maccacaro

Lettera al Presidente dell’Ordine

 

La nuova lettura, dopo tanti anni , del testo della Lettera al Presidente dell’Ordine di Giulio A.Maccacaro mi ha sollecitato il ricordo di un’epoca di speranze, di lotte e di vittorie.
Era l’ottobre del 1972 quando Maccacaro scrisse questa lettera al Presidente dell’Ordine dei Medici di Milano e Provincia. La lettera fu resa pubblica dopo la convocazione presso l’Ufficio del Presidente dell’Ordine dei Medici di Milano per avere espresso pubblicamente opinioni ” sul potere e la servitù della medicina nella società del capitale, sulle deformazioni che en derivano all’atto medico e al rapporto medico-paziente, sulle inerenti responsabilità e complicità dell’informazione sanitaria”.  Questa convocazione aveva avuto origine da una relazione  svolta da Maccacaro a Perugia in un Convegno  su Informazione medica e partecipazione indetto da Alessandro Seppilli  allora Presidente dell’Istituto italiano di Medicina Sociale.  Gli intenti censorii e disciplinari del destinatario della Lettera verso lo scienziato militante Maccacaro furono frustrati da questa analisi implacabile del rapporto scienza e potere nella società del capitale. La Lettera al Presidente dell’ordine di Giulio Maccacaro ci consegna l’impegno a rileggere nella realtà di oggi la filigrana dei rapporti che caratterizzano le relazioni tra potere e scienza e in fattispecie come le ” ragioni del capitale” plasmano ora il modo di essere della medicina.

Ringrazio il Prof.Raffaele Rauty perchè gentilmente mi ha fatto conoscere questa iniziativa editoriale più che mai utile in quest’epoca di smarrimenti ideali e civili.

Gino Rubini

Il volume è  edito da KURUMUNY. ( www.kurumuny.it )

Il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato

FONTE : ANTROPOCENE.ORG
che ringraziamo

Fonte: Climate&Capitalism – 09.01.2024

Il Copernicus Climate Change Service (C3S) della Commissione europea afferma che il 2023 è stato il primo anno in cui tutti i giorni sono stati più caldi di 1°C rispetto al periodo preindustriale.

Le temperature globali senza precedenti registrate a partire da giugno hanno fatto sì che il 2023 diventasse l’anno più caldo mai registrato, superando di gran lunga il 2016, il precedente anno più caldo. Il rapporto 2023 Global Climate Highlights presenta una sintesi generale degli estremi climatici più rilevanti del 2023 e dei principali fattori che li determinano.

Il direttore del C3S Carlo Buontempo commenta:

«Gli estremi che abbiamo osservato negli ultimi mesi testimoniano in modo drammatico quanto siamo lontani dal clima in cui si è sviluppata la nostra civiltà. Questo ha profonde conseguenze per l’Accordo di Parigi e per tutti gli sforzi umani. Se vogliamo gestire con successo il nostro portafoglio di rischi climatici, dobbiamo urgentemente decarbonizzare la nostra economia, utilizzando al contempo i dati e le conoscenze sul clima per prepararci al futuro».

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QUANDO IL “MANAGEMENT” È IMPRODUTTIVO

Fonte :  sito areaonline.ch  che ringraziamo

Autore : Silvano Toppi  

 

Quando si parla di produttività si tende a concentrarsi sul rendimento dei lavoratori e non su quello dei dirigenti d’azienda. Alcuni studi analizzano la questione.

Torna spesso il discorso sulla produttività. Si dice, in particolar modo in Ticino, che la produttività cala, è insufficiente. Alle volte si rischia di colpevolizzarne il lavoratore. Si dimentica sempre il “management” (o il modo di conduzione di un’azienda)
Un’impresa per produrre fa capo a diversi fattori: la manodopera, i macchinari, gli edifici, l’energia. Per misurare l’efficienza di questi fattori si valuterà (per dirla in termini semplici) quanto siano essi necessari per la produzione finale. Abbiamo in tal modo un rapporto che definiamo produttività o produttività del fattore considerato (ad esempio: quanto lavoro per ottenere quel prodotto o sevizio). Si dirà allora (Ufficio federale di statistica) che quello della produttività “è un indicatore fondamentale per la politica economica” o che “la crescita dei salari è spesso associata agli aumenti di produttività”.
Sull’arco di dieci anni l’economia svizzera è cresciuta in media dell’1 per cento all’anno (aumento del prodotto interno lordo); quella del Ticino meno, dello 0.6 per cento. Succede il contrario per l’effettivo del personale occupato nelle aziende: mentre in Svizzera quell’effettivo cresce annualmente dell’1 per cento, in Ticino il tasso di crescita annuale dell’effettivo delle aziende raggiunge il 2,5 per cento. Osservazione e conclusione ovvie: mentre su dieci anni, in Svizzera, la produttività del lavoro è costante (stesso aumento di crescita con lo stesso aumento di effettivi); in Ticino la produttività diminuisce di quasi il 2 per cento (aumento degli effettivi occupati e minore crescita). Si cercano le varie cause possibili di questa differenza: l’una è certamente quella di puntare più sulla manodopera, a miglior “mercato” (frontalieri) che sul capitale (investimenti in macchinari, automazione); un’altra è il tipo stesso di struttura dell’economia (con l’importanza del settore commerciale o di settori dei servizi alla popolazione, come nel sanitario) o ancora la flessione avvenuta in altri settori (come quello bancario, di per sé altamente produttivo).

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UNI. Includere le persone con disabilità nel mondo del lavoro

 

Dal sito UNI segnaliamo  questa notizia e la possibilità di scaricare il documento UNI/PdR 159:2024

” L’inclusione delle persone con disabilità nel mondo del lavoro rappresenta una delle grandi sfide socio-culturali della nostra società.
E’ questa la considerazione preliminare con la quale si apre il documento UNI/PdR 159:2024 “Lavoro inclusivo delle persone con disabilità – Indirizzi operativi” che da oggi è disponibile gratuitamente online.
Sviluppata da UNI insieme a Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia, con il supporto di esperti del Comitato Disabili Regione Lombardia, e nata in seno al progetto “Lavoro inclusivo nelle imprese lombarde”, la prassi di riferimento rappresenta per chiunque voglia affrontare in termini pratici questa delicata questione un benchmark il cui valore è dato anche dall’importante sforzo collettivo testimoniato dal cospicuo numero di partecipanti al tavolo tecnico che ha lavorato al documento…….”

Per leggere l’articolo completo vai alla fonte UNI 

Osservatorio Vega Sicurezza Ambiente . I dati sugli infortuni sul lavoro in Emilia-Romagna 2023

UN ANNO DI MORTI SUL LAVORO IN EMILIA-ROMAGNA: 91 LE VITTIME.

LA REGIONE È QUARTA IN ITALIA PER INFORTUNI MORTALI SUL LAVORO. 

RAVENNA, FORLÌ-CESENA, PARMA E PIACENZA, LE PROVINCE PIÙ PERICOLOSE PER I LAVORATORI, SONO IN ZONA ROSSA. 

LE PROVINCE PIÙ SICURE: BOLOGNA, REGGIO EMILIA E RIMINI. 

SECONDO LA MAPPATURA DELL’OSSERVATORIO SICUREZZA E AMBIENTE VEGA LA REGIONE ABBANDONA LA ZONA GIALLA ED ENTRA IN ZONA ARANCIONE, CON UN’INCIDENZA DI MORTALITÀ SOPRA LA MEDIA NAZIONALE. 

PREOCCUPANTE IL NUMERO DI DENUNCE DI INFORTUNIO SUL LAVORO FINO AI 14 ANNI: SONO 5.397, OSSIA IL 7,04% DEL TOTALE DEGLI INFORTUNI DEI LAVORATORI DELLA REGIONE.

 IL COMMENTO AI DATI AGGIORNATI AL MESE DI DICEMBRE 2023

“Con l’ingresso in zona arancione a fine del 2023, l’emergenza morti sul lavoro in Emilia-Romagna sembra stia peggiorando. Ricordiamo infatti che la zona arancione, subito dopo la rossa, raccoglie le regioni con le incidenze di mortalità, ossia il numero di infortuni rispetto alla popolazione lavorativa, tra le più elevate del Paese. Parlando in numeri assoluti sono 91 le vittime registrate nel 2023, posizionando l’Emilia-Romagna al quarto posto in Italia”.

Vai alle tavole coi dati  alla fonte:  Osservatorio Vega Engineering  che ringraziamo 

Sécurité des machines – Guide — protecteurs fixes et distances de sécurité – Prévention des risques mécaniques

 

Riteniamo utile segnalare questa Guida dell’Istituto Canadese IRSST che illustra metodologie tecniche di protezione fissa e distanze di sicurezza per la prevenzione dei rischi meccanici da macchine con organi in movimento. Ovviamente le soluzioni proposte sono conformi alla legislazione canadese e non alla Direttiva Macchine europea.

Sécurité des machines – Guide — protecteurs fixes et distances de sécurité – Prévention des risques mécaniques