GB. Unison, sindacato lavoratori della funzione pubblica: Le misure di sicurezza devono essere la priorità per affrontare la crescente diffusione dell’infezione

 

Fonte Unison

Lunedì 21 settembre 2020

” La paga per malattia, l’allontanamento sociale e il sistema di test sono fondamentali” 

Le misure di sicurezza devono essere la priorità per affrontare la maggiore diffusione dell’infezione, afferma UNISON (*)

Commentando l’ultimo briefing scientifico del governo oggi (lunedì) sull’aumento dei tassi di infezione da Covid-19, il segretario generale di UNISON Dave Prentis ha dichiarato:

“La situazione sta andando fuori controllo e le misure in atto finora non funzionano. Nemmeno i messaggi confusi e i segnali contrastanti dei ministri aiutano.

“Semplicemente non c’è tempo per l’autocompiacimento. Il governo deve fare della sicurezza pubblica una priorità.

“Rigorose distanze sociali, aggiustare il sistema di test pasticciato e garantire che il personale a bassa retribuzione non subisca un colpo finanziario per la sospensione del lavoro sono fondamentali.

“I lavoratori chiave del NHS, dell’assistenza sanitaria, delle scuole e di altri servizi pubblici devono essere protetti per tutti noi”.

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(*) UNISON è il più grande sindacato del Regno Unito, con oltre 1,3 milioni di membri che forniscono servizi pubblici – nel campo dell’istruzione, del governo locale, del NHS, dei servizi di polizia e dell’energia. Sono impiegati nel settore pubblico, volontario e privato.

 

USA: sotto Trump, la sicurezza dei lavoratori è stata abbandonata

Fonte RISKS 

Una dichiarazione del comitato editoriale del New York Times ha espresso sgomento per la mancanza di protezione offerta ai lavoratori statunitensi dall’amministrazione Trump. “Anche se i pericoli e la virulenza del coronavirus sono diventati più evidenti, infettando 6,5 milioni di americani e uccidendo quasi 200.000 persone, il principale braccio di protezione dei lavoratori della nazione si è addormentato al volante”, ha osservato il comitato editoriale. “L’Occupational Safety and Health Administration (OSHA) ha emesso solo linee guida, piuttosto che stabilire regole applicabili, per le aziende che si sono affrettate a riaprire quando erano ritenute essenziali all’inizio della pandemia, mettendo centinaia di migliaia di dipendenti in luoghi di lavoro dove il virus poteva facilmente diffusione.

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Coronavirus COVID-19 Global Cases by the Center for Systems Science and Engineering (CSSE) at Johns Hopkins University Map

Segnaliamo come strumento per visualizzare l’andamento delle curve epidemiche Covid-19 su scala planetaria  la Bacheca elettronica della Università John Hopkins sulla pandemia Coronavirus. Lo strumento consente con un colpo d’occhio di recepire “lo stato dell’arte” sulle curve epidemiche . Per accedere alla Bacheca della Università John Hopkins è sufficiente cliccare sull’immagine che segue.

 

INRS.Francia. Uso degli ascensori durante la pandemia Covid-19. Quali rischi? Quali misure preventive ?

Fonte INRS

Le cabine dell’ascensore sono potenzialmente utilizzate da tutti gli utenti di un edificio. Questi spazi chiusi e scarsamente ventilati possono favorire la trasmissione del coronavirus SARS-CoV-2. Alcune misure devono essere attuate per prevenire il rischio di contaminazione.

La SARS-CoV-2, responsabile del Covid-19, si trasmette principalmente inalando goccioline espulse dalla bocca o dal naso di una persona infetta che respira, parla, tossisce o starnutisce entro un metro. La trasmissione è possibile anche mettendo le mani in bocca, naso e occhi che sono entrati in contatto con superfici contaminate. Al momento, gli specialisti si stanno interrogando su un’altra via di trasmissione, che sarebbe l’inalazione di aerosol che si accumulano in una stanza scarsamente ventilata, in grado di ospitare diverse persone.
Pertanto, l’ OMS raccomanda di indossare maschere per le persone che si riuniscono in uno spazio chiuso, confinato e scarsamente ventilato.

Le cabine degli ascensori possono essere assimilate a stanze chiuse, confinate e poco ventilate?

Secondo la norma NF EN 81-20 (“Norme di sicurezza per la costruzione e l’installazione di ascensori – Ascensori per il trasporto di persone e cose – Parte 20: ascensori e montacarichi”), la ventilazione di cabine avviene prevalentemente in modo passivo, attraverso aperture poste nella parte superiore ed inferiore, la cui superficie utile deve rappresentare per ciascuna parte almeno l’1% della superficie utile della cabina.

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Spagna. CCOO.Presentazione dello studio Condizioni di lavoro, insicurezza e salute nel contesto del Covid-19

 

 

Alla presenza di Unai Sordo e di una parte degli autori di questo studio, sono stati presentati in conferenza stampa i risultati dell’indagine Condizioni di lavoro, precarietà e salute dei lavoratori residenti in Spagna nell’ambito del COVID-19 .

Era un sondaggio online, progettato congiuntamente dall’Università Autonoma di Barcellona (UAB) e dall’Istituto sindacale per l’ambiente e la salute del lavoro (ISTAS), essendo il dottor Albert Navarro (Facoltà di medicina UAB), il dottor Salvador Moncada (ISTAS), il Dr. Sergio Salas (POWAH-UAB) e la sociologa Clara Llorens (ISTAS e Faculty of CCPP e Sociology UAB) il team responsabile.

L’indagine ha cercato di conoscere l’impatto della pandemia tra i lavoratori che avevano un lavoro al 14 marzo 2020 , sia tra coloro che stavano ancora lavorando al momento della risposta, sia tra quelli colpiti da un ERTE o che erano stati licenziati.

Con oltre 20.000 partecipanti, il sondaggio mostra che le principali preoccupazioni dei lavoratori sono legate alla precarietà del lavoro, il 75,6% è preoccupato per trovare un lavoro, mentre il 69,7% è preoccupato che il proprio stipendio diminuisca , essendo più alto tra coloro il cui stipendio non copre i bisogni di base.

Alla conferenza stampa hanno preso parte anche il rettore dell’Università Autonoma di Barcellona, ​​Margarita Arboix, ei responsabili dei due gruppi di ricerca: Albert Navarro, del gruppo POWAH, composto da ricercatori delle Facoltà di Medicina e Scienze Politiche e Sociologia dell’Università Autonoma di Barcellona (UAB) e Salvador Moncada, dell’Istituto sindacale per l’ambiente e la salute del lavoro (ISTAS-CCOO).

Accesso allo studio Condizioni di lavoro, precarietà e salute nell’ambito del Covid 19

Dalla Rivista Hazard un articolo sulla pandemia in GB. Carne morta

Fonte Hazard che ringraziamo 

 

Nel marzo 2020, Boris Johnson ha promesso di “ battere il nemico ” mentre il Covid-19 correva attraverso il paese. Poi il 23 giugno, con il tasso di infezione ancora alto in modo preoccupante e centinaia di lavoratori “essenziali” tipicamente poco pagati già morti, il primo ministro ha annunciato un drammatico allentamento delle regole. L’ editore di Hazards Rory O’Neill spiega come, per il bene dell’economia, il primo ministro abbia deciso che ne sarebbero dovuti morire di più

Sono stati i grandi focolai nelle fabbriche di lavorazione della carne che hanno mostrato quanto velocemente un focolaio potrebbe distruggere un posto di lavoro. Unite ha affermato che è “inevitabile” che alcuni operai delle fabbriche di carne a bassa retribuzione con “contratti di sfruttamento”, che dovrebbero isolarsi da soli, continuino a lavorare perché hanno diritto a un’indennità di malattia legale (SSP) di 95,85 sterline a settimana.

AUTO-EVIDENTE Il TUC chiede al governo del Regno Unito di assicurarsi che tutti i lavoratori abbiano un sostegno finanziario per conformarsi ai requisiti di isolamento sociale secondo lo schema NHS Test and Trace. L’organismo sindacale avverte che una paga inadeguata per malattia potrebbe impedire alle persone che agiscono su richiesta di sanità pubblica di autoisolarsi. Di Più

Nel maggio 2020, è stato confermato che tre lavoratori di un impianto di trasformazione alimentare di Cranswick a Wombwell, Barnsley, che rifornisce i supermercati del Regno Unito, sono morti dopo essere risultati positivi al coronavirus. I lavoratori si sono lamentati del fatto che le distanze fisiche fossero ridotte e non sono state fornite maschere. Non c’erano anche malattie per coloro che si infettavano o si autoisolavano.

Il funzionario nazionale GMB Eamon O’Hearn ha criticato la guida governativa “inadeguata”, aggiungendo: “È imperativo che Cranswick lavori con GMB per esaminare le operazioni e identificare eventuali problemi che potrebbero avere un impatto sulla sicurezza dei nostri membri”.

Il 18 giugno 2020, un sito di lavorazione della carne di proprietà di Asda a Cleckheaton , nel West Yorkshire, è diventato il terzo impianto alimentare in 48 ore a confermare un’epidemia dopo che oltre 150 lavoratori si sono ammalati di virus. Lo stabilimento di Kober, che fornisce pancetta ai supermercati Asda e impiega più di 500 persone, è stato chiuso temporaneamente ed è stato implementato un sistema di test-and-trace.

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Coronavirus disease (COVID-19) Weekly Epidemiological Update Data as received by WHO from national authorities, as of 10 am CEST 13 September 2020

Ancora una volta il grafico  WHO  che descrive le curve epidemiche Covid 19 . Un documento che va letto con la massima attenzione ogni settimana…. Vedi il Report settimanale completo:

Coronavirus disease (COVID-19) Weekly Epidemiological Update Data as received by WHO from national authorities, as of 10 am CEST 13 September 2020

Sotto Trump, la risposta al Covid-19 dell’OSHA è fallimentare

FONTE NYT

Un breve riassunto dell’articolo apparso sul NewYork Times il 14 settembre 2020.  

Le aziende hanno poco da temere dall’ufficio governativo per la sicurezza sul lavoro. Solo sanzioni che ammontano a  $ 15.615. Questo è quanto un’azienda di confezionamento della carne da 52 miliardi di dollari è stata multata dal governo federale per condizioni non sicure che hanno portato alla morte di otto lavoratori.Anche se i pericoli e la virulenza del coronavirus sono diventati più evidenti, infettando 6,5 milioni di americani e uccidendone quasi 200.000, il braccio di protezione dei lavoratori più importante della nazione si è addormentato al volante. L’ amministrazione per la sicurezza e la salute sul lavoro ha emesso solo linee guida, piuttosto che stabilite regole applicabili, per le aziende che si sono affrettate a riaprire quando erano ritenute essenziali all’inizio della pandemia, mettendo centinaia di migliaia di dipendenti in luoghi di lavoro dove il virus potrebbe facilmente diffondersi.

France: le travail comme vecteur essentiel de contamination par le Covid-19

 

Ringrazio l’amico Laurent Vogel per questo articolo sulle ragioni della ingravescenza dell’epidemia Covid-19 in Francia.Editor 

Fonte dell’articolo Etui.org

 

Depuis la levée du confinement en mai 2020, les autorités en charge la santé publique en France suivent les nouveaux foyers de contamination (clusters) au Covid-19. Un cluster est analysé dès lors que, dans une communauté, il s’est produit au moins trois cas d’infections confirmés ou probables pendant une période de sept jours. Le dernier rapport hebdomadaire de Santé Publique France concernant cette surveillance épidémiologique montre le rôle central joué par les expositions en milieu professionnel dans un contexte où la maladie touche un nombre croissant de jeunes adultes et où la circulation du virus augmente de manière inquiétante.

Sur les 1583 clusters enregistrés entre le 9 mai et le 7 septembre 2020, une majorité (29 %) est constituée par des entreprises privées ou publiques en dehors de la catégorie des établissements de santé. Il faut ajouter à ce pourcentage d’autres milieux de travail où la contamination peut concerner autant le personnel que les usagers, les résidents ou les patients. On y trouve des établissements de santé (15 % de l’ensemble des clusters), des établissements sociaux d’hébergement et d’insertion (6 %), des établissements accueillant des personnes handicapées (3 %), le milieu scolaire ou universitaire (4 %), des crèches (2 %) et des établissements pénitentiaires (1 %). Les clusters qui n’impliquent pas directement l’organisation du travail sont principalement les événements publics ou privés comme des fêtes, des événements sportifs ou religieux (15%) et le milieu familial élargi (11%). Ces données n’incluent pas les résidences pour personnes âgées (Ehpad) ni le milieu familial restreint.

En ce qui concerne l’ensemble des établissements sociaux et médico-sociaux où des résidents cohabitent avec du personnel, plus de de 60 000 cas de Covid-19 ont été déclarés entre le 1er mars et le 6 septembre 2020 dont 21 772 cas concernaient des membres du personnel.

Ces données permettent de considérer que les aspects spécifiques de prévention en santé au travail sont négligés dans la politique de gestion hygiéniste de la pandémie. L’insuffisance de la prévention sur les lieux de travail es un facteur important dans le risque de “deuxième vague”. Dans la plupart des cas, les employeurs ont mis en place des barrières hygiéniques mais ils n’ont pas procédé à des changements suffisants en ce qui concerne l’organisation du travail, son intensité ou encore le recours à du travail précaire.

Références:

Obiettivo : qualità dell’aria nelle scuole ….

Dal sito della C.I.I.P riprendiamo questo articolo che segnala quali siano i problemi strutturali per rendere le aule scolastiche per davvero sicure anche per quanto attiene i ricambi di aria pulita in epoca di Covid-19. 

Pubblichiamo un comunicato di AiCARR-AIAS-CNI che giustamente richiama il tema della qualità dell’aria nelle scuole, uno dei tanti temi relativi alla salute e sicurezza di studenti e lavoratori scolastici, particolarmente importante in epoca di COVID 19 ma quasi dimenticato.

Le associazioni firmatarie sottolineano l’importanza della ventilazione meccanica per favorire un buon apporto di aria esterna, suggerendo la necessità di investimenti.

Il tema della salute e sicurezza nelle scuole, nei suoi diversi aspetti (sicurezza strutturale, misure antincendio, antisismiche, ergonomia degli arredi, qualità dell’aria, gestione della salute, ….) deve essere al centro di un vero e proprio piano nazionale, a nostro avviso non più rinviabile.

Oltre alla dovute risorse, occorre fornire criteri di riprogettazione, edile ed impiantistica, degli edifici scolastici, ma anche conoscenze in tema di salute e sicurezza delle collettività a chi è responsabile della gestione delle scuole, anche in situazioni emergenziali.

Nel frattempo le linee guida ministeriali dovrebbero fornire indicazioni per affrontare il tema della qualità dell’aria nell’attuale situazione emergenziale, vagliando tutte le possibili soluzioni, tecniche, organizzative, procedurali, attualmente applicabili per garantire il ricambio dell’aria, compresa, laddove possibile, l’incentivazione della didattica all’aperto, promossa in passato nelle scuole più avanzate per combattere la TBC, oltre che per motivi pedagogici.

GB. Unison: Non torniamo alla vecchia “normalità”

GB. Dal Blog del Segretario generale del Sindacato della Funzione Pubblica Unison  riprendiamo questo post del Segretario generale Dave Prentis che apre la  campagna No Going Back to Normal.  (editor)

Fonte : Unison

” Quest’anno il Congresso TUC – come decine di migliaia di altri eventi – si svolge online. La pandemia in corso ha lasciato poca scelta, ma essere online non significa essere meno importanti. Questa settimana è un’opportunità fondamentale per il movimento sindacale di riflettere sulle conseguenze del Covid 19 per il mondo del lavoro e i servizi pubblici su cui tutti facciamo affidamento. Altrettanto importante, è la piattaforma perfetta per noi per pensare a ciò che verrà dopo e come ci battiamo per una ripresa che riconosca gli enormi sacrifici fatti dai lavoratori e affronti le disuguaglianze evidenti che tutti vediamo nelle nostre comunità.

Ecco perché il nostro sindacato coglie l’occasione per lanciare la nostra nuova campagna, No Going Back to Normal.

Migliaia di lavoratori chiave sono morti durante la pandemia per prendersi cura di noi. Infermieri, operatori sanitari, addetti alle pulizie e altro hanno compiuto il massimo sacrificio per aiutare gli altri. E questo è stato tanto più straziante perché per anni prima del COVID-19, questi lavoratori del servizio pubblico e i lavori che svolgono sono stati sottovalutati, sottopagati e troppo spesso invisibili.

Anni di abbandono hanno peggiorato notevolmente gli effetti della pandemia, dalla carenza di DPI alla crisi nelle case di cura. Dalla mancanza di infermieri alla carenza di test Covid. Questo è stato un fallimento della pianificazione, ma è stato anche il risultato di più di 10 anni di tagli brutali alla spesa e austerità viziosa.

Eppure, nonostante tutto questo, i lavoratori chiave dei nostri servizi pubblici sono riusciti a farcela per tutti noi. Sono orgoglioso della reazione di ogni singolo membro di UNISON a questa crisi senza precedenti. E anche orgoglioso che il nostro sindacato abbia continuato a sostenere, rappresentare e lottare per quegli incredibili lavoratori del servizio pubblico ogni singolo giorno, nonostante le sfide che tutti abbiamo affrontato.

È comprensibile che dopo tanto sacrificio ci sia il desiderio di tornare alla normalità. Eppure in UNISON sappiamo che la normalità non è mai stata abbastanza buona. Il vecchio “normale” significherebbe solo ripetere gli stessi errori e tornare a sottovalutare i nostri servizi pubblici e le persone che li forniscono.

Quest’autunno, i politici di Westminster, Holyrood, Cardiff e Stormont prenderanno decisioni importanti sul futuro finanziamento dei nostri servizi pubblici.

I primi segnali sono che le lezioni non sono state apprese . Il governo di Westminster è intenzionato a lanciare il settore pubblico contro il settore privato e ignorare le decisioni che hanno preso che ci hanno portato dove siamo ora. Vogliono che le cose tornino alla normalità, perché pensano che la vecchia normalità fosse ok.

Ecco perché la nostra campagna chiede ora misure per: ricostruire tutti i nostri servizi pubblici, assicurando investimenti sostenibili a lungo termine; creare luoghi di lavoro più equi e sicuri; dare ai lavoratori del servizio pubblico un aumento salariale dignitoso, sollevare i lavoratori meno pagati dalla povertà lavorativa e costruire una società post COVID-19 più equa, in cui le disuguaglianze che sono diventate così evidenti durante la crisi siano affrontate con urgenza.

Nelle prossime settimane porteremo questa battaglia al governo. Più persone visitano il nostro nuovo sito web della campagna e firmano la lettera aperta al primo ministro e al cancelliere, meglio è. Cerca gli annunci sulla stampa e sui social media nelle prossime settimane e condividili con la tua famiglia e i tuoi amici.

Insieme, possiamo assicurarci che il nostro futuro sia migliore della vecchia normalità.

Covid-19. La catastrofe

Autore: Gavino Maciocco

Fonte Saluteinternazionale.info  che ringraziamo

La risposta globale alla pandemia di Covid-19 si è rivelata uno dei più grandi fallimenti politici e scientifici della nostra storia recente. Il libro di Richard Horton:

  • Richard Horton. Covid-19. La catastrofe. Prefazione di Giuseppe Ippolito. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2020.

Richard Horton, direttore di The Lancet, col suo libro scritto durante il lockdown[1], ci consegna un appassionante racconto sulla pandemia: una spaventosa crisi globale, crisi politica e etica, prima ancora che sanitaria.

Il racconto si articola in due parti, come suggerisce il sottotitolo: a) quali le cause della crisi, ovvero “cosa non ha funzionato” e b) quali le soluzioni, ovvero “come evitare che si ripeta”.

Cosa non ha funzionato.

Le prime cose che non hanno funzionato sono avvenute in Cina, dove la pandemia ha preso origine.  I ritardi nella comunicazione dei casi all’OMS, la reticenza delle autorità politiche di Wuhan, i provvedimenti disciplinari nei confronti dei medici che all’inizio denunciavano il ritorno della Sars, il ritardo nell’attuazione del lockdown a Wuhan e nella provincia di Hubei (quando ormai 5 milioni di persone si erano mosse per tutta la Cina e all’estero per festeggiare il capodanno). Il governo cinese dovrà dare delle spiegazioni su tutto ciò, tuttavia – scrive l’autore – “i ricercatori e gli operatori sanitari cinesi meritano la nostra gratitudine” per l’enorme mole di lavoro che hanno svolto, per la qualità e la condivisione delle loro importanti ricerche, per essere riusciti a contenere l’epidemia – con un numero limitato di casi e di vittime – in un paese densamente popolato, con oltre un miliardo e 300 milioni di abitanti.

Horton assolve l’operato dell’OMS (una “creatura imperfetta”) e ha parole di sincera simpatia per i suo Direttore generale, l’etiope Tedros  Ghebreyesus, a cui rivolge un unico appunto: quando l’OMS il 22 gennaio dichiarò il massimo allarme per la diffusione del nuovo virus (Public Health Emergency International Concern – PHEIC), Tedros avrebbe dovuto immediatamente convocare l’assemblea di tutti gli Stati membri.

L’impreparazione di fronte alla pandemia è stato l’errore fatale e imperdonabile. Imperdonabile perché negli ultimi 20 anni c’erano stati nel mondo forti segnali dell’emergere di gravi malattie infettive a carattere epidemico: Sars (2002-3) aveva dimostrato con quale rapidità un coronavirus riusciva a superare i confini nazionali; Ebola (2013) si era diffuso in Africa occidentale; MERS (2012-15), altro coronavirus diffuso in Medio Oriente; Zika (2015), virus trasmesso dalle punture di zanzara diffuso in diversi paesi dell’America Latina. In più di un’occasione l’OMS aveva invitato i paesi membri a prepararsi di fronte a una probabile, distruttiva pandemia. Appelli caduti nel vuoto, per vari motivi.

  1. Di fronte a minacce globali sarebbero necessarie risposte globali. Di fronte a virus che non conoscono i confini degli Stati, lo stesso concetto di Stato nei confronti di un’epidemia avrebbe dovuto essere superato a favore di un’entità sovranazionale, l’OMS per l’appunto. Ma così non è stato. La globalizzazione ha ridotto il potere degli Stati (a favore del mercato), ma ha anche fortemente indebolito le organizzazioni multilaterali, come le Nazioni Unite, l’Unesco o l’OMS, quelle cioè che hanno un ruolo fondamentale nella difesa dei beni comuni – la pace, la cultura, la salute.
  2. I governanti hanno sottovalutato il pericolo e si sono trovati impreparati. Tutti, tranne qualche eccezione: Taiwan, Singapore, Corea del Sud, Nuova Zelanda e per certi versi la Germania.  Tutti, in particolare i leader “sovranisti”: Donald Trump in America, Boris Johnson in UK, Jair Bolsonaro in Brasile, Nerendra Modi in India. Horton dedica vari passi del libro al Presidente degli Stati Uniti. Considera del tutto ingiusti i suoi attacchi alla Cina e un crimine contro l’umanità la sua decisione di tagliare i contributi all’OMS. Gli dedica inoltre alcune sferzanti osservazioni del tipo: “Rifiutiamo la dottrina del globalismo e abbracciamo quella del patriottismo”, ha dichiarato il presidente Trump nel suo intervento all’Assemblea generale delle Nazioni unite nel 2018. E ancora nel 2019: “Il futuro non appartiene ai globalisti, il futuro appartiene ai patrioti”. Ma questa restrittiva definizione di patriottismo non tiene
    in considerazione una dura realtà: i virus non hanno nazionalità”.
  3. In molti paesi l’incapacità di organizzare una adeguata vigilanza sulle epidemie è stata causata dal decennio di austerità, seguito alla crisi finanziaria del 2007-8. Le politiche di austerità ridussero drasticamente la spesa pubblica e il settore sanitario risultò tra i più colpiti dalla crisi.

Le cose sono andate storte soprattutto a casa dell’Autore, nel Regno Unito, a causa delle scelte ritenute scellerate del governo, con cui Horton entra in diretta polemica, anche attraverso le colonne della sua rivista.  “Non eravamo pronti” ammette Ian Boyd, uno dei principali consulenti scientifici del governo, in un articolo del marzo 2020, e aggiunge candidamente:“Abbiamo capito cosa sarebbe stato utile, ma non abbiamo messo in pratica tutte le lezioni imparate”. Boyd allude all’operazione “Cygnus”, la simulazione dello scenario  di un’influenza pandemica avvenuta nell’ottobre 2016. La conclusione fu che il livello di preparedness della nazione era del tutto insufficiente ad affrontare le “domande estreme di una grave epidemia”. Ma negli anni seguenti non venne fatto nulla per rimediare.

Horton è spietato nell’elencare tutti gli errori e le omissioni del governo Johnson, la prima e più clamorosa quella di optare inizialmente per la strategia dell’immunità di gregge. Fu Graham Medley, principale advisor scientifico del governo a illustrarla: “Bisogna incoraggiare l’epidemia controllata di un largo numero di popolazione al fine di generare l’immunità di gregge”. L’ordine di grandezza di tale immunità doveva raggiungere il 60% della popolazione. L’Imperial College di Londra fece subito le stime dell’impatto di questa strategia: con una mortalità dell’1% del 60% di una popolazione di 66 milioni di abitanti l’applicazione di quella strategia avrebbe provocato 400 mila morti e travolto con i malati gravi il NHS. Subito dopo, come se nulla fosse, il governo fece retromarcia.

Al pari di molti altri governi, quello inglese è stato sopraffatto la pandemia. Non è stato in grado di mettere in campo le risorse necessarie per eseguire la necessaria quantità di tamponi, per tracciare i contatti e isolare i malati; non è stato in grado di fornire le necessarie protezioni al personale sanitario che lavorava nelle prime linee esponendolo a gravissimi, spesso mortali, rischi; non è riuscito a proteggere le persone più fragili, in particolare quelle che vivevano nelle residenze per anziani.  Nonostante la catastrofe in atto, quando il ministro tutti i giorni si presentava in conferenza stampa a fare il conto dei casi e dei morti, aveva al suo fianco consulenti scientifici che tacevano e annuivano.  “Ricercatori e politici – afferma Horton – hanno infatti agito in combutta per proteggere il Governo e per illudere
gli altri Paesi che il Regno Unito fosse un ‘esempio internazionale’ da imitare, facendo credere di essere in grado di prendere le decisioni
giuste al momento giusto e su basi scientifiche”.  A causa del crollo di credibilità degli scienziati che facevano parte della commissione di esperti nominata dal governo – Scientific Advisory Group for Emergencies (SAGE) – si auto-costituì una commissione alternativa, una SAGE indipendente, presieduta da Sir David King, professore emerito all’Università di Cambridge.  Commissione che non ha risparmiato critiche alla gestione della Covid-19, facendo tra l’altro notare come – nell’indifferenza del governo – la pandemia avesse fatto esplodere e dilatare le già profonde diseguaglianze economiche e razziali all’interno del paese.

Come evitare che si ripeta

L’ultimo capitolo del libro di Horton – 130 pagine che si leggono tutte d’un fiato – s’intitola “Verso la prossima pandemia”. “I disastri – scrive l’autore, riportando un’affermazione di Slavoj Žižek, filosofo sloveno – possono diventare catalizzatori di cambiamenti sociali e politici significativi e sorprendenti. Ecco cosa devono fare le società se vogliono prevenire le pericolose conseguenze della prossima pandemia.”

Cambiamenti riassunti in un elenco di cinque punti:

  • Covid-19 cambierà le società
  • Covid-19 cambierà i governi
  • Covid-19 cambierà le persone
  • Covid-19 cambierà la medicina
  • Covid-19 cambierà la scienza.

Tutti dovranno capire che la pandemia è una crisi politica e non semplicemente una crisi sanitaria. E dovranno capire anche che la salute non è una questione casalinga, ma un fondamentale problema di politica estera, per la sicurezza globale e la sicurezza nazionale. Tutti dovranno collaborare perché tutte le nazioni facciano significativi progressi verso la copertura sanitaria universale, perché la sicurezza della salute individuale è indispensabile per la sicurezza della salute globale. Dovrà essere rafforzato il ruolo dello Stato nell’organizzazione sanitaria, come nell’economia, per garantire la lotta alle diseguaglianze. Nel 2013 Boris Johnson, allora sindaco di Londra, affermò che la diseguaglianza era essenziale per il successo della società e che lo spirito dell’invidia sociale era un ottimo stimolo per l’attività economica. Queste idee – osserva Horton – non sono più accettabili. I governi devono contrastare le diseguaglianze in ogni atto politico.

Il capitalismo  – scrive l’autore  – ha molti pregi. Ma la sua forma più estrema venuta a galla negli ultimi quarant’anni ha indebolito qualcosa di essenziale nel tessuto sociale delle nostre società. Queste debolezze hanno contribuito a creare il tragico bilancio di morti. Dopo la Covid-19, non è più accettabile considerare le persone come mezzi piuttosto che come obiettivi. Una volta che ci saremo ripresi da questa pandemia, troveremo un momento per ridefinire insieme i nostri valori e i nostri obiettivi?”.

Bibliografia

  • Richard Horton. Covid-19. La catastrofe. Prefazione di Giuseppe Ippolito. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2020.

9 settembre 2020 – Speranza: “Italia continua ad investire su vaccino anti-Covid”

Fonte Minsalute 

“L’Italia continuerà ad investire in prima linea nella ricerca per il vaccino anti-Covid al fine di garantire al più presto soluzioni efficaci nella massima sicurezza. La sospensione precauzionale della sperimentazione da parte di AstraZeneca dimostra la serietà dei rigidi protocolli di verifica. Nessun vaccino sarà mai autorizzato senza la piena garanzia per la salute delle persone. Dentro questo quadro, con la Commissione Europea, stiamo investendo sui principali candidati vaccini in sperimentazione con i massimi standard di sicurezza ed efficacia”. Queste le parole del ministro della Salute, Roberto Speranza.

Pulizia e disinfezione nelle scuole: attrezzature, rischi e normativa

Segnaliamo come strumento di lavoro questo pregevole articolo apparso su  Punto Sicuro

Pulizia e disinfezione nelle scuole: attrezzature, rischi e normativa

10/09/2020: Le operazioni di pulizia, disinfezione e sanificazione nelle strutture scolastiche con riferimento anche all’emergenza COVID-19. Focus sulle attrezzature, sui rischi chimici, sulla disinfezione e sulle norme per la pulizia di ambienti non sanitari.

7/9/2020 – DPCM di proroga al 7/10/2020 delle misure urgenti per il contenimento del contagio da COVID-19

 

Il DPCM approvato il 7 settembre 2020 con validità dal 7 ottobre 2020 ripropone i vincoli e le limitazioni finalizzate al contenimento dell’epidemia da COVID-19

Il testo del Decreto è in fondo alla pagina. I 20 allegati, alcuni dei quali immutati rispetto ai precedenti, possono essere scaricati anche dal sito della Gazzetta Ufficiale.
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App Immuni

Fonte : Saluteinternazionale.info

Autore Giacomo Galletti

Facilitare una diversa percezione dello strumento che si richiede di adottare, potrebbe facilitarne l’utilizzo consapevole.

Tutto quello che facciamo è tracciabile, ormai lo abbiamo capito.
Eppure, se ci chiedono di essere disponibili al tracciamento, diciamo (in gran maggioranza) di no.

Perché? Perché Immuni, e tutte le altre app di tracciamento sono sostanzialmente fallite[1]?

In genere, in tali frangenti, è sempre utile sollevare gli aspetti della “consapevolezza”. In sostanza: quando utilizziamo Facebook, Instagram o Google, quando interroghiamo Siri o Alexa, possiamo affermare di essere (più o meno) consapevoli di lasciare tracce? Possiamo dire che quando utilizziamo gli strumenti web operiamo un consapevole e deliberato atto di disponibilità al tracciamento, finalizzata a “negoziare” un servizio che, in quei momenti specifici, riteniamo utile?

Che cosa cambia, invece, quando ci viene prospettata la possibilità di scaricare un’app per il tracciamento? Potremmo rispondere che, se abbiamo capito bene la questione, l’app ci traccia e basta durante gli spostamenti quotidiani, che lo vogliamo o no, che ne siamo consapevoli o meno. Una volta scaricata, funziona, anche se non sappiamo bene come, anche se non abbiamo capito bene a fondo il perché. Ne consegue che di fronte alla richiesta di scaricare un dispositivo che non riusciamo bene ad identificare e conferirvi un senso compiuto, tendiamo a rispondere come il protagonista del racconto di Melville, Bartleby lo scrivano: “preferirei di no”.

Di fronte a questa situazione che abbiamo vagamente ipotizzato (in effetti si richiederebbero indagini ad hoc per costruire opportunamente la “architettura delle scelte” delle persone in termini di tracciamento, per consolidare le ipotesi sui comportamenti deterrenti ad un’opzione di scelta socialmente desiderabile, e solo allora iniziare a ragionare sulle soluzioni concrete…), ci porremmo la domanda che gli abitanti di Dulcamara nell’omonimo romanzo di Ignazio Silone sollevano di fronte alle situazioni controverse: che fare?

Forse, ci risponderemmo, potrebbe essere utile cambiare approccio, proponendo la possibilità di rendersi disponibili al tracciamento in modo diverso, sia a livello comunicativo che operativo, facendo riferimento a concetti e soluzioni afferenti alle scienze comportamentali. “Una diffusa e capillare campagna di nudging, comunicazione e informazione della cittadinanza, al fine di incoraggiare una partecipazione attiva e consapevole, guidata dalla Presidenza del Consiglio per massima autorevolezza” era un’affermazione che compariva agli inizi di maggio, a pagina 25, sul documento del Servizio studi del Senato: Tracciamento dei contatti. Elementi di documentazione (aggiornato al 4 maggio 2020), al paragrafo Realizzazione e sperimentazione[2]. Dato che l’incoraggiamento menzionato, così come è stato realizzato, non sembra aver portato al raggiungimento degli obiettivi auspicati, sulla base dei ragionamenti precedenti possiamo cercare di andare oltre, proponendo l’adesione al tracciamento non più (non solo) come una partecipazione attiva e consapevole, ma come una vera e propria opportunità di scelta responsabilizzante e autodeterminata, secondo i riferimenti teorici della psicologia del cambiamento[3] e dell’empowerment nella promozione della salute[4].

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WHO. Aggiornamento epidemiologico settimanale Coronavirus disease 2019 (COVID-19) 7 settembre 2020

 

Aggiornamento epidemiologico settimanale 
Coronavirus disease 2019 (COVID-19)
7 settembre 2020

Coronavirus disease (COVID-19) Weekly Epidemiological Update Data as received by WHO from national authorities, as of 10 am CEST 6 September 2020 For the latest data and information on COVID-19, please see: • WHO COVID-19 Dashboard • Rolling updates on COVID-19 • WHO COVID-19 Weekly Operational Update

ILO. Una normalità migliore deve significare affrontare la violenza e le molestie sul posto di lavoro

Dal Blog dell’ILO riportiamo questo post che riteniamo importante abbia la massima diffusione. editor
Fonte ILO 
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Manal Azzi, Senior Specialist, Sicurezza e salute sul lavoro

La violenza e le molestie sono un problema persistente e pernicioso nel mondo del lavoro.

Trascende i confini nazionali, le condizioni socioeconomiche, i settori professionali e le modalità di lavoro. Può manifestarsi tra collaboratori, dirigenti e subordinati, oppure tra lavoratori e loro clienti o tra il pubblico, minacciando la sicurezza e la salute di tutti coloro che ne sono soggetti.

La violenza e le molestie assumono forme diverse e mutevoli, non solo fisiche o sessuali. Le molestie psicologiche, in particolare, possono essere insidiose e offensive nei modi più subdoli e il costo mentale che richiede può portare a volte al suicidio.

L’impatto negativo sul benessere dei lavoratori colpisce anche le imprese, contribuendo alle assenze dal lavoro e all’aumento del turnover del personale, legato a paure, malattie e infortuni. Questi cambiamenti comportano costi significativi per le imprese e possono anche danneggiare la produttività e le prestazioni.

Durante l’attuale crisi della sanità pubblica, la violenza e le molestie sembrano aumentare. Le restrizioni senza precedenti imposte alle persone durante la pandemia hanno esacerbato i livelli di stress. In alcuni casi, ciò ha portato alla violenza e alle molestie dirette contro il personale essenziale, gli operatori sanitari e altri in prima linea in caso di pandemia.

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© Nenad Stojkovic

Ci sono state segnalazioni di medici a Wuhan, in Cina, picchiati e minacciati in ospedali sovraffollati. I lavoratori essenziali nei negozi di alimentari sono stati oggetto di violenza e molestie quando quei negozi hanno esaurito le scorte. Più recentemente, una guardia di sicurezza negli Stati Uniti è stata uccisa nel tentativo di far rispettare una politica di indossare maschere facciali in un negozio.

Non c’è mai stato un momento più importante per riconoscere e affrontare le cause e le manifestazioni della violenza e delle molestie legate al lavoro . Un nuovo rapporto ILO, Ambienti di lavoro sani e sicuri , liberi da violenza e molestie , fa proprio questo. Esamina la portata della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro e esamina i quadri, le iniziative e le aree di azione esistenti in materia di sicurezza e salute sul lavoro per prevenire e affrontare i rischi psicosociali sul posto di lavoro, compresi migliori sistemi di gestione della salute e sicurezza sul lavoro e formazione.

L’anno scorso, alla Conferenza internazionale del lavoro del centenario , i 187 Stati membri dell’ILO hanno adottato la rivoluzionaria Convenzione sulla violenza e le molestie (n. 190) e la relativa Raccomandazione (n. 206) . In questo modo, hanno definito un impegno globale per eliminare questo flagello.

Tuttavia, un tale impegno globale deve essere sostenuto da un’azione di base. I sistemi, le culture e le persone che perpetuano tali molestie o le consentono di continuare devono essere richiamati e corretti. Vogliamo tutti costruire una “normalità migliore”, post-COVID. I luoghi di lavoro liberi dalla violenza e dalle molestie dovrebbero far parte di questa equazione.

Segnaliamo questo webinar molto interessante sugli effetti della pandemia, dell’isolamento sociale e del lockdown sulla salute mentale degli italiani

Covid-19_ gli effetti della pandemia, dell’isolamento sociale e del lockdown sulla salute mentale degli italiani from Edra on Vimeo.

 

Intervengono
Ernesto Caffo, Professore Ordinario di Neuropsichiatria Infantile – Università di Modena e Reggio Emilia, Presidente di Telefono Azzurro
Padre Alberto Carrara, Direttore Gruppo di Neurobioetica – Università Europea di Roma
Andrea Fagiolini, Professore Ordinario di Psichiatria – Università degli Studi di Siena
Ranieri Guerra, Assistant Director-General for Strategic Initiatives OMS
Armando Piccinni, Presidente Fondazione BRF, Professore Straordinario Unicamillus Roma
Alberto Siracusano, Direttore U.O.C. Psichiatria e Psicologia Clinica – Fondazione Policlinico Tor Vergata
Enrico Zanalda, Presidente Società italiana Psichiatria

Coordina
Beatrice Lorenzin, Deputata, già Ministro della Salute e coordinatrice Health&Science Bridge

Le nuove sfide nella gestione del COVID-19: l’esperienza dei Servizi di prevenzione 

Fonte Epicentro.Iss.it

Ultimi aggiornamenti

3/9/2020 – Le nuove sfide nella gestione del COVID-19: l’esperienza dei Servizi di prevenzione 

In questa fase di convivenza con il COVID-19, la comunità rappresenta il luogo dove si “gioca” il controllo dell’epidemia ma dove, allo stesso tempo, si possono trovare nuove opportunità per interventi di prevenzione e promozione della salute. Questa affermazione è confermata dall’esperienza sul campo dei professionisti che nella fase di emergenza sono stati impegnati nei Dipartimenti di Prevenzione delle strutture territoriali dei Servizi sanitari regionali, gli stessi Dipartimenti che, nella fase successiva al lockdown, sono stati riconosciuti come elemento chiave nel controllo della pandemia. I ricercatori ISS hanno raccolto le riflessioni di alcuni professionisti che lavorano nei Dipartimenti di Prevenzione di Regioni diverse e che svolgono attività differenziate in base alle loro specifiche professionalità. Leggi l’approfondimento a cura di Barbara De Mei, Chiara Cattaneo, Ilaria Lega, Letizia Sampaolo, Monica Valli (Centro Nazionale per la Prevenzione delle malattie e la Promozione della Salute, CNAPPS – ISS).

L’esposizione ad agenti biologici: rapporto europeo – Newsletter medico legale Inca

 

Un nuovo rapporto dell’Agenzia  europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA), per altro disponibile solo nella versione inglese, riassume i risultati di un progetto di vasta portata dedicato all’esposizione agli agenti biologici nei luoghi di lavoro ed agli effetti sulla salute dei lavoratori. Le conclusioni di questo progetti, realizzato prima della pandemia da COVID 19, hanno interessato i settori sensibili, i gruppi vulnerabili, i rischi emergenti ed i sistemi di sorveglianza dei rischi.

L’esposizione ad agenti biologici nei luoghi di lavoro è diffusa ed associata a numerosi problemi di salute, in particolare le malattie infettive, le allergie ed i tumori. Si stima che nella sola Unione europea le malattie infettive di origine professionale provochino ogni anno il decesso di circa 5.000 lavoratori. Il nuovo rapporto di EU-OSHA ha come obiettivo quello di accrescere la sensibilità verso questa problematica e di fornire informazioni affidabili per la realizzazione di efficaci misure di  prevenzione.

Il progetto di ricerca mirava a identificare ed a descrivere le più importanti e significative esposizioni ed il rapporto presenta delle analisi approfondite per cinque settori professionali che sono stati ritenuti particolarmente a rischio:

  • le strutture sanitarie di cura
  • le professioni legate agli animali
  • il trattamento dei rifiuti e delle acque reflue
  • le coltivazioni a campo aperto
  • le professioni che comportano il contatto con i viaggiatori.

Il progetto ha anche preso in considerazione i rischi emergenti , in particolare i batteri multiresistenti e l’aumentata propagazione degli agenti infettivi. In tal modo è stato definito un legame  fra il fenomeno della mondializzazione e la comparsa  della sindrome respiratoria acuta severa (SRAS) come anche con l’epidemia da COVID-19 in Europa. La direttrice esecutiva di EU-OSHA, Christa Sedlatschek, sottolinea l’effetto di queste pandemie nel settore della cura e della salute delle persone: «I  problemi sanitari mondiali mettono i sistemi sanitari sotto una forte pressione e, al di la della fornitura di dispositivi di protezione, si rendono necessarie misure urgenti per la protezione dei lavoratori contro le malattie infettive. La sicurezza e la salute del personale di cura deve divenire una priorità nella situazione di emergenza quale quella della pandemia da COVID-19, che ha dimostrato l’importanza della messa in pratica delle  realizzazione di protezioni giuridiche esistenti».

In tutti i paesi dell’Unione esiste un quadro giuridico di protezione dei lavoratori contro i rischi legati all’esposizione ad agenti biologici pericolosi presenti nei luoghi di lavoro, si tratta di farlo conoscere diffusamente ai lavoratori ma anche a tutte le figure interessate al sistema di prevenzione  e tutela compresi i medici che effettuano le prime diagnosi.

In questa prospettiva il progetto di ricerca ha esaminato ed analizzato i sistemi di sorveglianza delle malattie e delle esposizioni. Il rafforzamento della formazione come anche delle linee di orientamento da fornire ai datori di lavoro ed ai lavoratori contribuiranno del pari ad assicurare una prevenzione più sistematica..

Il progetto di ricerca ha messo in evidenza una mancanza di sensibilizzazione al tema dell’esposizione agli agenti biologici in tutti i settori lavorativi con la sola eccezione delle strutture di cura e dei laboratori.  Esistono, però, gruppi particolarmente esposti quali i giovani, gli addetti alle pulizie. i lavoratori migranti e le donne incinte, questo rende essenziale il miglioramento  dell’accesso all’informazione come anche quello di adottare misure specifiche per proteggere questi gruppi..

Esempi tratti  dagli studi di casi mostrano l’importanza di riconoscere i rischi e di adottare misure collettive per gestirli e controllarli. In Finlandia, per esempio, i servizi di medicina del lavoro hanno sfruttato efficacemente i dati della sorveglianza sanitaria per realizzare  interventi mirati rispetto al problema del polmone degli agricoltori. Queste misure hanno permesso di ridurre la prevalenza delle patologie e di aiutare i lavoratori agricoli che presentavano già problemi di salute.

Il rapporto conclude, inoltre che i settori interessati da esposizioni non intenzionali richiedono orientamenti generali e che diviene cruciale fornire adeguate e pertinenti informazioni ai lavoratori. La gerarchia delle  misure di controllo stabilita dalla direttiva e dalle legislazioni nazionali deve essere assolutamente rispettata e deve essere data priorità  alle misure di protezione collettiva piuttosto che a quelle individuali.

Ministero Salute . Vaccino: 12 giugno firmata intesa con Astrazeneca e 14 agosto ok Commisssione

26 agosto 2020

Fonte: Ministero Salute

In relazione ad alcune notizie di stampa inerenti il vaccino di Astrazeneca si precisa che  il  12 giugno 2020 è stata sottoscritta l’intesa dai 4 Stati promotori (Italia, Francia, Olanda, Germania) con l’azienda  per lo sviluppo e produzione di 400 milioni di dosi di vaccino Covid destinato a tutta la popolazione europea. E’ un risultato importante per il nostro Paese che è stato nel gruppo di testa europeo nella sfida per il vaccino.

Come è noto il vettore virale del vaccino di Oxford ha visto il primario coinvolgimento della IRBM di Pomezia e l’infialamento avverrà presso la Catalent di Anagni.

La Commissione europea ha condiviso pienamente l’iniziativa dei 4 paesi dell’ “Alleanza per il vaccino” e il 14 agosto ha comunicato pubblicamente di aver dato seguito formale all’intesa con Astrazeneca .

Tutti i Paesi membri hanno aderito all’iniziativa.

 

Ufficio Stampa

Il Report epidemiologico settimanale della OMS

Coronavirus disease (COVID-19)
Weekly Epidemiological Update
Data as received by WHO from national authorities, as of 10am CEST 23 August 2020

Il report epidemiologico settimanale della OMS mostra la persistenza della circolazione del virus su scala globale. Sono questi i dati da tenere in considerazione. Proprio in ragione dell’andamento delle curve epidemiche su scala globale e su scala europea e nazionale occorre mantenere alta la guardia.
I  dati contenuti nel Rapporto spazzano via i flussi di notizie e dichiarazioni tese ad affermare l’idea stravagante che il ” virus sarebbe diventato più “buono”..”  Il flusso di informazioni tese a minimizzare il rischio della patologia Covid-19  hanno indotto confusione e agevolato comportamenti a rischio.
La lotta contro la infodemia è una componente decisiva nella battaglia contro il coronavirus.

 

Canada. IWH. Cosa può fare la ricerca: stimare il ruolo dei luoghi di lavoro nelle trasmissioni COVID-19

IWH – Institute for Work & Health Canada Istituto per il lavoro e la salute

IWH  è  un’organizzazione indipendente, senza scopo di lucro. La sua  missione è promuovere, proteggere e migliorare la sicurezza e la salute dei lavoratori conducendo ricerche attuabili apprezzate dai datori di lavoro, dai lavoratori e dai responsabili politici.

Dal dottor Cam Mustard, presidente e scienziato senior, IWH

Man mano che il Canada esce dal blocco e un numero maggiore di lavoratori torna ai propri spazi di lavoro fisici, l’efficacia delle pratiche sul posto di lavoro per prevenire la trasmissione di COVID-19 diventerà sempre più importante. Per anticipare le sfide future, dobbiamo conoscere il ruolo che la trasmissione professionale ha svolto nei primi sei mesi della pandemia.

Sebbene la maggior parte dei datori di lavoro abbia rispettato le misure di emergenza e chiuso le proprie operazioni fisiche, secondo le nostre stime, oltre il 35% della forza lavoro dell’Ontario è rimasta sul posto di lavoro. I datori di lavoro in una vasta gamma di settori essenziali – sanità, servizi di emergenza, estrazione mineraria, trasporti, edilizia, produzione, produzione alimentare, distribuzione e vendita al dettaglio – dovevano tutti gestire il rischio di trasmissione professionale.

Quale percentuale di infezioni da COVID-19 nella provincia era associata all’esposizione sul lavoro? Sebbene ci siano lacune nelle informazioni importanti, possiamo fare un’ipotesi plausibile.

Ecco cosa sappiamo. In Ontario, due fonti di informazioni possono essere utilizzate per stimare l’incidenza delle infezioni da COVID-19 che derivano dall’esposizione e dalla trasmissione sul posto di lavoro.

La prima fonte di informazioni è il lavoro svolto dai funzionari della sanità pubblica per tracciare i contatti recenti di persone che risultano positive al COVID-19. Questo tracciamento dei contatti può identificare la trasmissione che potrebbe essersi verificata negli ambienti di lavoro.

Il secondo è il numero di richieste di risarcimento registrate presso il Workplace Safety and Insurance Board (WSIB) da parte di lavoratori risultati positivi al COVID-19 e che credono di aver contratto il virus in un ambiente lavorativo. I funzionari della WSIB giudicano le richieste individuali per valutare le prove per la trasmissione relativa al lavoro prima di consentire la richiesta di risarcimento.

Durante il primo periodo dell’emergenza COVID-19 in Ontario, da marzo a maggio, le 32 unità di sanità pubblica della provincia hanno dovuto affrontare enormi sfide nel completare tempestivamente interviste di tracciamento dei contatti con persone risultate positive al COVID-19. Con l’eccezione delle infezioni tra gli operatori sanitari negli ospedali e nelle strutture di assistenza a lungo termine, le informazioni sullo stato occupazionale, l’occupazione e il settore industriale non sono state registrate in modo coerente per i casi tra gli adulti in età lavorativa.

Nello stesso periodo, il WSIB ha istituito team dedicati di giudici e amministratori delle richieste per valutare le richieste di risarcimento presentate dai lavoratori e dai loro datori di lavoro. Dall’inizio di giugno, il WSIB ha iniziato a pubblicare il numero di richieste di risarcimento attribuite a COVID-19, tabulando il numero di richieste di risarcimento consentite, non consentite e in attesa di giudizio all’interno dei settori economici.

Combinando le informazioni del sistema sanitario pubblico dell’Ontario e del WSIB, possiamo costruire un quadro dell’incidenza del COVID-19 attribuito alla trasmissione sul posto di lavoro. All’inizio di agosto, i nuovi casi giornalieri in Ontario erano scesi a circa 100, da un picco di 600 casi giornalieri a metà aprile. Dei 40.000 casi confermati tra marzo e la prima settimana di agosto, circa il 60% (24.380) si è verificato tra gli adulti in età lavorativa (età 20-59). A partire dalla prima settimana di agosto, il WSIB riportava 4.507 richieste di risarcimento consentite, 966 non consentite e 605 in attesa di giudizio.

Utilizzando il numero di richieste di risarcimento consentite e il numero di persone infette in età lavorativa, possiamo stimare in modo prudente che un 20% non banale delle infezioni tra gli adulti in età lavorativa in Ontario può essere attribuito alla trasmissione sul posto di lavoro.

Delle richieste di risarcimento consentite, oltre il 70% è associato a lavoratori del sistema sanitario, sebbene le nuove infezioni tra questi lavoratori siano diminuite sostanzialmente. I lavoratori agricoli nel sud-ovest dell’Ontario hanno subito il più alto carico di trasmissione professionale nel periodo da giugno a luglio.

Poiché i luoghi di lavoro sanitari hanno aumentato l’accesso ai necessari dispositivi di protezione individuale e acquisito esperienza nella cura in sicurezza di pazienti e residenti infetti, dovremmo aspettarci che l’incidenza delle infezioni diminuisca in questo settore. Al contrario, poiché più posti di lavoro riprendono l’attività economica, abbiamo bisogno di una maggiore vigilanza per ridurre il rischio di trasmissione professionale in tutti i settori. Le cattive pratiche di controllo delle infezioni sul posto di lavoro potrebbero essere un fattore importante per le dimensioni e la diffusione di COVID-19 nella potenziale seconda ondata.

Epidemiologia e Prevenzione: “Covid-19: arrivare preparati all’autunno”

Fonte della notizia: CIIP

Sul numero di luglio-agosto 2020 della rivista E&P dell’Associazione Italiana di Epidemiologia è pubblicato l’editoriale “Covid-19: arrivare preparati all’autunno

Nell’articolo si analizza come è stata affrontata la fase 2 del contagio ed in particolare la risposta dei Dipartimenti di Prevenzione delle ASL, molto disomogenea fra le diverse regioni.
È indicato uno scenario prevedibile per i prossimi mesi e sono raccomandate alcune azioni, focalizzate in particolare sugli aspetti epidemiologici.

L’articolo può essere scaricato dal sito della Rivista