Mortalità per mesotelioma pleurico in Italia

 

 

Newsletter Medicolegale Inca Cgil Numero 2/2018
Mortalità per mesotelioma pleurico in Italia

L’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato il rapporto, curato da Pietro Comba e Lucia Fazzo, dedicato alla mortalità pe mesotelioma in Italia.
Si tratta di uno strumento di notevole importanza per l’emersione delle patologie neoplastiche asbesto-correlate diverse dal mesotelioma.
In Italia, nell’ intero periodo analizzato 2003-2014, si sono verificati 13.051 decessi per mesotelioma pleurico (9.397 uomini e 3.654 donne), pari a 1,77 casi x 100.000 abitanti; il tasso Standardizzato tra gli uomini è pari a 2,98 x 100.000 abitanti e nelle donne a 0,86 x 100.000 abitanti.
In tutte le Regioni il tasso dei deceduti per mesotelioma pleurico tra gli uomini è superiore a quello riscontrato nel genere femminile con un gradiente decrescente Nord-Sud.
Le Regioni Liguria , Lombardia e Piemonte hanno i Tassi Standardizzati di mortalità al di sopra del tasso nazionale in entrambi i generi, oltre al Friuli-Venezia Giulia il cui superamento riguarda il tasso del solo genere maschile.

Nell’analisi della mortalità comunale sull’intera popolazione (2003-2014) sono risultati 217 comuni con almeno 3 decessi osservati e una mortalità in eccesso, rispetto all’atteso regionale: SMR>100 (limite inferiore dell’IC 95%>100).
Di questi, 102 sono localizzati nelle Regioni del Nord -Ovest (Piemonte, Liguria, Lombardia); 52 nel Nord-Est (Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-
Romagna); 26 nelle Regioni del Centro (Marche, Toscana, Umbria e Lazio); 25 nelle Regioni del Sud (Campania, Molise, Puglia e Calabria); 9 comuni in Sicilia e 3 in Sardegna. Nelle Regioni Valle d’ Aosta Nord-Ovest), Abruzzo e Basilicata (Sud) non si sono registrati comuni con almeno 3 casi osservati e un SMR>100 con limite inferiore dell’IC 95%>100.
Nelle analisi effettuate separatamente per i due generi, si sono evidenziati eccessi in 196
comuni nell’analisi per i soli uomini e 78 nell’analisi delle sole donne.
La distribuzione dei comuni con eccessi, come su definiti, in entrambi i generi rispecchia
quanto emerso dall’analisi per l’intera popolazione, con un gradiente decrescente Nord-Sud, e con un numero di eccessi maggiore nel genere maschile, rispetto a quelli emersi tra le donne.
I dati permettono di evidenziate specifiche caratteristiche che accomunano alcuni dei comuni con eccessi di mortalità per mesotelioma pleurico, individuando specifici settori sui quali intervenire prioritariamente.
Nelle analisi comunali si osservano eccessi in aree prospicienti grandi poli industriali, in parte già emersi nei precedenti Rapporti e, seppure in molte di queste aree siano presenti diverse tipologie di attività industriali nelle quali sono state individuate fonti di esposizione a fibre di amianto, specifici settori possono essere evidenziati in modo specifico.
Innanzitutto va citato il comune di Balangero, già sede della maggiore miniera di crisotilo
europea.
I poli di produzione del cemento-amianto, come Casale Monferrato in Piemonte, Broni in
Lombardia, alcuni Comuni delle Province di Reggio Emilia, Modena e Ferrara (Bagnolo in Piano, Cadelbosco di Sopra, Castelnovo di Sotto, Correggio, Poggio Renatico e Rubiera), Senigallia, Carrara, Bari, Siracusa e San Cataldo in Sicilia, continuano a rappresentare aree con eccessi nella popolazione generale e in particolare tra gli uomini anche se in alcuni comuni gli eccessi si riscontrano anche tra le donne.
A differenza degli altri comuni con presenza di fabbriche di cemento-amianto, San Cataldo non è ancora stato oggetto di uno studio epidemiologico, nonostante uno dei due stabilimenti presenti nel territorio sia ubicato nel centro della cittadina.
I grandi poli della cantieristica navale (Trieste, Monfalcone, Venezia, Genova, La Spezia, Livorno, Ancona, Napoli, Castellammare di Stabia, Taranto, Palermo, Augusta), così come le aree caratterizzate dalla presenza di aree portuali con attività ad esse collegate e con elevati numeri di marittimi imbarcati, rappresentano le attività con un numero maggiore di eccessi nei comuni di loro localizzazione.
Nelle aree costiere, inoltre, si sono concentrate raffinerie e poli petrolchimici (La Spezia, Livorno, Rosignano Marittimo, Ravenna, Falconara Marittima, Brindisi, Gela, Augusta-Priolo), stabilimenti industriali con importanti cicli termici che necessitavano di grandi quantitativi di amianto come isolante; tali materiali sono in parte ancora presenti. Analogamente, un’importante quantità di amianto è presente negli stabilimenti siderurgici (si veda a questo proposito il dato di Taranto).
L’eccesso di mortalità per mesotelioma pleurico riscontrato a Terni, non emerso nelle analisi precedenti, è anch’esso attribuibile alla presenza di amianto nel polo siderurgico.
Eccessi di mortalità per mesotelioma pleurico si sono riscontrati in comuni sede di stabilimenti per la costruzione e riparazione di rotabili ferroviari (Savigliano, Bologna, Reggio Emilia).
Accanto a questi, sono emersi eccessi in località sedi di specifiche attività, già osservati in
precedenti piani di sorveglianza e studi ad hoc, che avevano già portato ad evidenziare possibili occasioni espositive ad amianto: tra questi vanno citati gli eccessi riscontrati in provincia di Bergamo e precisamente a Sarnico, sede di un’industria di fabbricazione di corde e guarnizioni di amianto, e a Calcio già evidenziato per il riciclo che in passato veniva fatto di sacchi di iuta precedentemente utilizzati per il trasporto di amianto.
Il comune di Pomarance in Toscana aveva già espresso un numero di decessi per tumore
maligno della pleura in eccesso rispetto alla media regionale e già allora era stata messa in
evidenza la presenza di un’area caratterizzata dall’attività geotermica, settore nel quale è stata impiegata una grande quantità di amianto per la coibentazione di tubature che trasportavano il vapore.
L’eccesso riscontrato a Colleferro, nel Lazio, va messo in relazione alla presenza di una grande industria chimica con diversi settori produttivi: chimica organica, miscele acide, insetticidi, esplosivi e costruzione/manutenzione di carrozze ferroviarie. Tra i lavoratori di questo polo chimico e meccanico era già stata descritta una casistica di casi di mesotelioma pleurici e peritoneali.
Una menzione particolare meritano gli eccessi riscontrati in Sardegna, a Porto Torres, sede di un grande polo industriale, che include un petrolchimico, una centrale elettrica, e un’industria chimica, oltre ad un’area portuale, e a La Maddalena, sede di un arsenale militare: eccessi riscontrati tra gli uomini, non registrati precedentemente.
In Calabria il dato più significativo riguarda Crotone, importante polo metallurgico e chimico.
Particolare attenzione merita l’eccesso riscontrato nel comune di Biancavilla in Sicilia,
caratterizzato dalla presenza di fibre fluoro-edenitiche nei suoli, e in particolare in una cava di materiale lapideo usato in edilizia: nel periodo analizzato si è riscontrato un eccesso di deceduti per mesotelioma pleurico sia nel genere femminile che nel genere maschile, eccesso riscontrato nel solo genere femminile nelle analisi del 2012 .
I risultati qui presentati evidenziano i comuni nei quali la mortalità per mesotelioma pleurico
è in eccesso rispetto alla media regionale; la trattazione che ne è stata fatta è di carattere
esemplificativo, al fine di evidenziare i principali contesti nei quali maggiore è il carico di questa patologia e sono certe, o comunque ipotizzabili, le relative fonti di esposizione all’amianto.
Tra queste, sono emersi casi relativamente ben conosciuti, come i grandi stabilimenti per la produzione di manufatti in cemento amianto: un eccesso di mortalità per mesotelioma pleurico in una serie di comuni circostanti a questi impianti è stato attribuito ad esposizioni professionali relative ai lavoratori, indirette rispetto ai loro familiari ed esposizioni ambientali per coloro che utilizzavano il “polverino” o altri sottoprodotti dello stabilimento per isolamento termico o pavimentazione di strade e cortili. Nella maggior parte dei casi, al carico di mesoteliomi osservati in un comune possono concorrere cause diverse, ad esempio petrolchimico e area portuale a Ravenna, centrale termoelettrica e area portuale a Civitavecchia, cantieri navali e petrolchimico a Venezia.
È molto importante, a questo proposito, che i dati qui presentati vengano analizzati a livello regionale, interpretandoli attraverso una lettura integrata delle diverse fonti informative disponibili e soprattutto sulla base delle conoscenze del territorio da parte degli operatori delle Aziende Sanitarie Locali e/o Provinciali (ASL/ASP) e del Sistema delle Agenzie per la Protezione e la Tutela dell’Ambiente (ARPA).
L’analisi della mortalità a livello comunale può contribuire ad evidenziare una ripartizione, nell’accezione del termine apportionment usato dagli autori anglosassoni, che sta ad indicare un’attribuzione a diverse sorgenti del carico di patologie osservate. Quest’ultima analisi risponde a quattro finalità di sanità pubblica così riassumibili:
– stimare il carico di patologia da amianto a livello nazionale e nelle diverse aree del Paese;
– mettere in relazione le cause con gli effetti assicurandosi che le fonti di esposizione
certamente o presumibilmente rilevanti sul piano eziologico non siano più operanti;
– individuare sorgenti di esposizione tuttora presenti, al fine di selezionare i contesti nei quali mettere in campo appropriati interventi di risanamento ambientale (es. il caso della
presenza di importanti quantità di amianto riscontrato in anni relativamente recenti in alcuni stabilimenti tessili della Lombardia),
– far seguire all’emersione del problema appropriati interventi di risanamento ambientale;
– assicurare ai pazienti di malattie asbesto-correlate il riconoscimento di malattia professionale, ove appropriato, e più in generale la necessaria tutela sul piano assicurativo delle vittime .

Tutta la documentazione citata può essere richiesta alla Consulenza Medico-Legale Nazionale via e-mail all’indirizzo m.bottazzi@inca.it
Via G. Paisiello, 43 – 00198 Roma – Tel. 06/855631

Eccessi di mortalità per mesotelioma pleurico si sono riscontrati in comuni sede di stabilimenti per la costruzione e riparazione di rotabili ferroviari (Savigliano, Bologna, Reggio Emilia).
Accanto a questi, sono emersi eccessi in località sedi di specifiche attività, già osservati in
precedenti piani di sorveglianza e studi ad hoc, che avevano già portato ad evidenziare possibili occasioni espositive ad amianto: tra questi vanno citati gli eccessi riscontrati in provincia di Bergamo e precisamente a Sarnico, sede di un’industria di fabbricazione di corde e guarnizioni di amianto, e a Calcio già evidenziato per il riciclo che in passato veniva fatto di sacchi di iuta precedentemente utilizzati per il trasporto di amianto.
Il comune di Pomarance in Toscana aveva già espresso un numero di decessi per tumore
maligno della pleura in eccesso rispetto alla media regionale e già allora era stata messa in
evidenza la presenza di un’area caratterizzata dall’attività geotermica, settore nel quale è stata impiegata una grande quantità di amianto per la coibentazione di tubature che trasportavano il vapore.
L’eccesso riscontrato a Colleferro, nel Lazio, va messo in relazione alla presenza di una grande industria chimica con diversi settori produttivi: chimica organica, miscele acide, insetticidi, esplosivi e costruzione/manutenzione di carrozze ferroviarie. Tra i lavoratori di questo polo chimico e meccanico era già stata descritta una casistica di casi di mesotelioma pleurici e peritoneali.
Una menzione particolare meritano gli eccessi riscontrati in Sardegna, a Porto Torres, sede di un grande polo industriale, che include un petrolchimico, una centrale elettrica, e un’industria chimica, oltre ad un’area portuale, e a La Maddalena, sede di un arsenale militare: eccessi riscontrati tra gli uomini, non registrati precedentemente.
In Calabria il dato più significativo riguarda Crotone, importante polo metallurgico e chimico.
Particolare attenzione merita l’eccesso riscontrato nel comune di Biancavilla in Sicilia,
caratterizzato dalla presenza di fibre fluoro-edenitiche nei suoli, e in particolare in una cava di materiale lapideo usato in edilizia: nel periodo analizzato si è riscontrato un eccesso di deceduti per mesotelioma pleurico sia nel genere femminile che nel genere maschile, eccesso riscontrato nel solo genere femminile nelle analisi del 2012 .
I risultati qui presentati evidenziano i comuni nei quali la mortalità per mesotelioma pleurico
è in eccesso rispetto alla media regionale; la trattazione che ne è stata fatta è di carattere
esemplificativo, al fine di evidenziare i principali contesti nei quali maggiore è il carico di questa patologia e sono certe, o comunque ipotizzabili, le relative fonti di esposizione all’amianto.
Tra queste, sono emersi casi relativamente ben conosciuti, come i grandi stabilimenti per la produzione di manufatti in cemento amianto: un eccesso di mortalità per mesotelioma pleurico in una serie di comuni circostanti a questi impianti è stato attribuito ad esposizioni professionali relative ai lavoratori, indirette rispetto ai loro familiari ed esposizioni ambientali per coloro che utilizzavano il “polverino” o altri sottoprodotti dello stabilimento per isolamento termico o pavimentazione di strade e cortili. Nella maggior parte dei casi, al carico di mesoteliomi osservati in un comune possono concorrere cause diverse, ad esempio petrolchimico e area portuale a Ravenna, centrale termoelettrica e area portuale a Civitavecchia, cantieri navali e petrolchimico a Venezia.
È molto importante, a questo proposito, che i dati qui presentati vengano analizzati a livello regionale, interpretandoli attraverso una lettura integrata delle diverse fonti informative disponibili e soprattutto sulla base delle conoscenze del territorio da parte degli operatori delle Aziende Sanitarie Locali e/o Provinciali (ASL/ASP) e del Sistema delle Agenzie per la Protezione e la Tutela dell’Ambiente (ARPA).
L’analisi della mortalità a livello comunale può contribuire ad evidenziare una ripartizione, nell’accezione del termine apportionment usato dagli autori anglosassoni, che sta ad indicare un’attribuzione a diverse sorgenti del carico di patologie osservate. Quest’ultima analisi risponde a quattro finalità di sanità pubblica così riassumibili:
– stimare il carico di patologia da amianto a livello nazionale e nelle diverse aree del Paese;
– mettere in relazione le cause con gli effetti assicurandosi che le fonti di esposizione
certamente o presumibilmente rilevanti sul piano eziologico non siano più operanti;
– individuare sorgenti di esposizione tuttora presenti, al fine di selezionare i contesti nei quali mettere in campo appropriati interventi di risanamento ambientale (es. il caso della
presenza di importanti quantità di amianto riscontrato in anni relativamente recenti in alcuni stabilimenti tessili della Lombardia),
– far seguire all’emersione del problema appropriati interventi di risanamento ambientale;
– assicurare ai pazienti di malattie asbesto-correlate il riconoscimento di malattia professionale, ove appropriato, e più in generale la necessaria tutela sul piano assicurativo delle vittime .

Tutta la documentazione citata può essere richiesta alla Consulenza Medico-Legale Nazionale via e-mail all’indirizzo m.bottazzi@inca.it
Via G. Paisiello, 43 – 00198 Roma – Tel. 06/855631