Lo sblocca-cantieri che  non sblocca ma riduce  la sicurezza e apre alla criminalità

FONTE STRISCIAROSSA

Alzi la mano chi non vorrebbe mettere in moto questo Paese impantanato nelle sabbie mobili.Anche solo dargli una spinta, per vedere se è ancora vivo e vegeto. Per poi cominciare a sognare più in grande. Magari immaginare lo Stivale come un lungo e disteso skyline di gru in movimento, con una schiera di betoniere a suonare la carica. Chiudere buche e tagliare nastri. Fantasticare una Salerno-Reggio Calabria in stile San Francisco. Percorrere in treno Catania-Palermo nel tempo di un romanzo di Simenon invece che nella lettura di Guerra e Pace. Inaugurare a Roma le nuove linee della metro D, E, F e tutto l’alfabeto, o semplicemente riaprire la stazione Repubblica. Vi piacerebbe? Sarà per un’altra volta. Perché il provvedimento denominato enfaticamente “sblocca cantieri”, in realtà non sblocca proprio niente.

Si anche del M5S per amor di poltrone

Gli unici effetti concreti sono altri e piuttosto pericolosi: dalla riduzione di sicurezza e tutele per i lavoratori, alla minore trasparenza e qualità nella progettazione e nella realizzazione delle opere pubbliche, fino al maggiore rischio di corruzione e di infiltrazioni della criminalità organizzata. Il testo, cucito su misura per la Lega, ha fatto proseliti anche tra gli alleati pentastellati che pur di rimanere incollati alle poltrone hanno accettato di archiviare la trasparenza negli appalti pubblici e la lotta alla corruzione e di lavorare con lo stesso metodo antidemocratico che denunciavano quando erano all’opposizione.

Di che cosa parliamo?

Le novità del testo, da lunedì in Gazzetta Ufficiale dopo l’approvazione definitiva la scorsa settimana alla Camera, riguardano innanzitutto l’affidamento del subappalto che non potrà superare il 40% dell’importo complessivo del contratto di lavori. Viene inoltre sospeso fino al 20 dicembre 2020 l’obbligo per i Comuni non capoluogo di fare gare attraverso le stazioni appaltanti, mentre è congelato per due anni il divieto del ricorso all’affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione dei lavori. Salta, sempre per un biennio, l’obbligo di scegliere i commissari tra gli esperti iscritti all’Albo istituito presso l’Autorità anticorruzione. Si ritorna inoltre al regolamento attuativo in luogo delle linee guida dell’Autorità.

Per i commissari 18 decreti attuativi

Cambiano gli importi per l’affidamento dei lavori: tra i 40 e i 150mila euro è previsto un affidamento diretto previa consultazione di tre operatori; tra i 150 e i 350mila si prevede una procedura negoziata con la consultazione di almeno 10 operatori, che diventano 15 fino a un milione. Tra le misure inserite nel testo figura anche lo “scudo” per la revoca delle concessioni. La firma dei funzionari pubblici all’eventuale cessazione anticipata di una concessione autostradale passerà attraverso il vaglio della Corte dei conti, in modo da escludere la colpa grave del dirigente. Arrivano i commissari straordinari per il completamento del Mose e per il Gran Sasso. Il tutto al netto del labirinto normativo. Servono, infatti, diciotto decreti attuativi per far partire i commissari, da varare entro trenta giorni dalla conversione del dl, quindi massimo per il 15 luglio. Poi c’è il Regolamento Unico da riscrivere. E ancora la poca chiarezza su quali appalti potranno procedere con il codice vigente e quali dovranno essere rivisti con le nuove norme.

Il grido d’allarme di Cantone, Don Ciotti, la Cgil

L’unica cosa certa è la pioggia di polemiche e prese di posizioni bipartisan: dalle associazioni ambientaliste ai costruttori, da Confindustria ai sindacati. Sfumature diverse, ma una critica comune sul versante della legalità. Inascoltato è stato il grido d’allarme di Raffaele Cantone. Il presidente dell’Autorità anticorruzione ha provato a dirlo in tutte le salse che il testo così com’è è un regalo alla malavita ma niente, il governo ha fatto spallucce. Anche la società civile ha alzato la voce. Per don Luigi Ciotti, presidente dell’associazione Libera “il decreto equivale ad aprire dei varchi, e la storia lo ha insegnato, alla corruzione e alla criminalità organizzata”. Più dura di tutte è stata la Cgil con il segretario confederale Giuseppe Massafra a cui è stata promessa una querela direttamente dal ministro degli Interni. Motivo? Aver pronunciato parole di buon senso. “Quella di Salvini – ha detto il sindacalista – non può più essere considerata una follia. È piuttosto un disegno lucido che regala alle mafie e alla corruzione spazi enormi di agibilità. Un disegno, fatto passare per salvifico, che sta invece dalla parte della illegalità e porta il Paese verso il precipizio”. Ma la verità fa male, si sa.

Le contro-proposte dei sindacati

Oltre a contrastarlo e a ribattezzarlo “sblocca porcate”, il sindacato guidato da Maurizio Landini ha avanzato delle proposte concrete. Una molto interessante è emersa due giorni fa, durante un convegno a Roma, dove Fillea e Cgil hanno chiamato a raccolta economisti, esponenti del mondo delle imprese e del sistema bancario. Il numero uno degli edili della Cgil, Alessandro Genovesi, l’ha sintetizzato così: “Uno ‘sblocca cantieri finanziario’, nella possibile doppia veste di un Fondo nazionale Banche-Cassa depositi e prestiti che agisca anche tramite una specifica ‘società veicolo’, da un lato sostenendo le svalutazioni delle banche che trasformano i crediti in partecipazione azionaria, dall’altra ripatrimonializzando le imprese di costruzioni con risorse della Cdp, partecipando, di volta in volta e coinvolgendo sempre forti partner industriali, anche alla governance”. Con pochi passi, ha aggiunto l’economista Marcello Minenna, si potrebbe “riavviare un gran pezzo dell’economia e dell’industria delle costruzioni”. Bisogna però, avverte, “creare un nuovo rapporto banca-stato-impresa-risparmio-collettività, per riconnettere i vari pezzi del Paese”. Una sfida nella sfida che il sindacato lancia al governo. Palazzo Chigi è pronto a raccoglierla?

Stefano Milani

Intervento di Alessandro Genovesi: QUI

Intervento di Marcello Minenna: QUI

Intervento di Maurizio Landini: QUI