SALUTE SICUREZZA LAVORO: A TRENT’ANNI DALLA DIRETTIVA CEE 391.89

 

La Direttiva 89/391/CEE del Consiglio, del 12 giugno 1989, concernente l’attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro tra poco compirà trent’anni.

In questi tempi abbastanza tristi ove è di moda attaccare l’Unione Europea e le Istituzioni europee come fossero la causa di tutti i mali riteniamo giusto ricordare le cose buone, i grandi passi avanti che si sono fatti in materia di salute e sicurezza sul lavoro grazie alla Direttiva Quadro 391.89.

La Direttiva 391.89 varata nel giugno 1989 sta per compiere trent’anni. Sarebbe bene che si facesse un bilancio sugli effetti che ha avuto questa Direttiva sulle legislazioni degli Stati membri. In Italia il recepimento della Direttiva 391.89 avvenne dal 1994 tra molte resistenze delle Associazioni datoriali, in particolare quelle delle PMI, tramite il famoso Dlgs 626.94.
Il Dlgs 626 rappresentò una rivoluzione copernicana che segnò il passaggio da una legislazione prescrittiva “comanda controlla” ( DPR 547/55 , DPR 303/56 ) ad una legislazione che interveniva nella gestione dei processi vincolando le imprese a ad elaborare una valutazione del rischio dalla quale trarre le strategie di gestione dei rischi nella produzione .
La metabolizzazione di questo cambiamento paradigmatico richiese diversi anni. In diverse realtà si instaurò una alleanza negativa tra imprese negligenti e una fascia di consulenza di basso profilo morale e professionale che invece di predisporre efficaci strategie di valutazione e gestione dei rischi dilapidarono tempo e risorse per erigere muri di carte per dimostrare l’adempimento burocratico della norma.

Una sorta di “pratiche difensive” inutili furono adottate da piccole e medie imprese più per fare fronte alle sanzioni derivanti da una eventuale ispezione che per produrre lavoro sicuro. DVR chilometrici pagati a peso d’oro vennero chiusi nelle casseforti degli uffici del personale a … prendere polvere senza che i preposti e i Rspp ne potessero usufruire per organizzare in sicurezza il lavoro.

Questi comportamenti negativi tuttavia furono controbilanciati dalle iniziative delle imprese più serie, di solito appartenenti alla fascia tecnologica medio alta e alta che cambiarono il loro modo di operare introducendo metodologie gestionali più sicure. Queste aziende non lo fecero solo perché “virtuose” ma perché sapevano che avrebbero tratto vantaggi economici e di consenso dei lavoratori sostanziali dalle loro scelte illuminate.

Siamo alla vigilia di elezioni del Parlamento europeo. Una riflessione su cosa abbiano significato molte direttive europee, quanto abbiano spinto in avanti la qualità della gestione dell’ambiente e della sicurezza sarebbe più che mai opportuna.

Come sarebbero ora le condizioni di sicurezza in molti luoghi di lavoro senza la Direttiva Quadro e le Direttive tematiche come le Direttive macchine, amianto, piombo, cancerogeni ?

Le narrazioni portate avanti dai movimenti politici “sovranisti” per le quali “rompere” le Istituzioni europee, ritornare alla sovranità nazionale porterebbe ad una nuova Valle dell’Eden sono false e grottesche.

I “sovranisiti” non vogliono mai affrontare un confronto sulle tematiche della sicurezza nel lavoro e sull’ambiente perché sanno che ciascun stato membro della attuale Unione Europea non sarebbe mai riuscito a realizzare, in forma autarchica, quanto si è realizzato con le Direttive europee in materia di salute e sicurezza nel lavoro.

Certo,  occorre fare ancora molto perché con l’allargamento dell’Unione ai paesi dell’Est sono emerse forme di dumping inaccettabili sugli orari di lavoro e sulla stessa applicazione delle Direttive europee in materia di salute e sicurezza.

Una cosa è certa, non si può e non si deve tornare indietro rispetto alle linee tracciate trenta anni fa con la Direttiva 391.89.

Gli operatori dei Servizi di Prevenzione pubblici , i professionisti e consulenti seri e competenti possono sviluppare una riflessione seria su questi trenta anni della Direttiva 391.89
Diario Prevenzione ospiterà saggi e articoli di quanti vorranno misurarsi su questo compito .

Gino Rubini, Editor di Diario Prevenzione