Asvis. L’economia circolare rallenta. Italia leader in Ue ma corre meno degli altri

 

Fonte : Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile ASviS

di Tommaso Tautonico

 

L’indice globale di circolarità scende al 7,3%, dice il 5° rapporto del Circulary economy network. Nel nostro Paese il tasso di utilizzo circolare dei materiali è al 18,4%. Ogni kg di risorse genera 3,2 euro di Pil.  18/5/23

Il mondo ha superato il consumo totale di 100 miliardi di tonnellate di materiali (minerali, metalli, fossili e biomasse). In quasi 70 anni il consumo è cresciuto di 7,5 volte. Di questo passo, nel 2050 avremmo bisogno di 170-180 miliardi di tonnellate di materiali: servirebbe un pianeta di scorta. Nell’Unione europea va un po’ meglio, con l’Italia che rimane il Paese più circolare, ma non dobbiamo rallentare. È quanto emerge dal “5° Rapporto sull’economia circolare in Italia. I consumi al bivio della circolarità”, presentato il 16 maggio a Roma nell’evento organizzato dal Circular economy network, creato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e da un gruppo di aziende e associazioni d’impresa, in collaborazione con Enea e con il patrocinio del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica e della Commissione europea, inserito all’interno del Festival dello sviluppo sostenibile.

Un’economia lineare ad alto consumo di materiali non ha futuro, si legge nel Rapporto. Ci scontreremmo con difficoltà di approvvigionamento, lotta per accaparrare risorse scarse e insufficienti, elevata volatilità e prezzi alti delle materie prime, rilevanti impatti ecologici nell’estrazione, lavorazione, trasporto e smaltimento di grandi quantità di rifiuti.

Europa più circolare, ma guai a rallentare

Secondo il Circularity Gap Report 2023, l’indice globale di circolarità dell’economia mondiale (che misura la quota di materiali provenienti dal riciclo sul totale dei materiali consumati) è passato dal 9,1% nel 2018 al 7,3% per il 2023.

Italia e Europa a confronto. Il tasso di utilizzo circolare dei materiali va un po’ meglio nell’Unione europea, dove la misurazione è affidata al set di indicatori della Carta di Bellagio, con una percentuale che rimane stabile all’11,7%.  In Italia il tasso di riutilizzo dei materiali è al 18,4%, un dato ben più alto rispetto alla media Ue ma in calo rispetto al 19,5% del 2019. Inoltre, l’Italia resta in testa tra le cinque principali economie europee ma non detiene più il primato se si osservano le performance degli ultimi cinque anni, superata dalla Francia.

Per quanto riguarda la produttività delle risorse, definito come il rapporto fra il prodotto interno lordo e il consumo di materiale interno, nel 2021 la media europea, a parità di potere d’acquisto, genera 2,1 euro di pil per ogni kg di risorse consumate. Per questo indicatore l’Italia primeggia in Europa con 3,19€/kg, seguita da Francia, con 3,15 €/kg, Germania e Spagna, che generano rispettivamente 2,69 e 2,59 euro di pil per ogni kg di risorsa consumata.

Se guardiamo al rapporto fra la produzione dei rifiuti totali e il consumo di materiali, indicatore che rileva l’intensità che il sistema produttivo genera nell’approvvigionamento delle materie prime, l’Unione europea registra un valore del 35%, mentre l’Italia è al 38,1%, con un incremento di 12 punti percentuali rispetto al 2012. Nel confronto tra le cinque principali economie europee, nel 2020 la migliore prestazione è della Spagna con 24,9%, seguita dalla Polonia con il 26,4%, dalla Germania (34,8%) e in coda la Francia con il 45,4%.

Buone notizie arrivano dal consumo di energia rinnovabile per elettricità, calore e biocarburanti, dove l’Italia, con il 20,4%, è appena dietro la Spagna, 21,2%, seguita da Germania (19,3%) e Francia (19,1%). Più staccata la Polonia con il 16,1%. Si osserva comunque che nell’ultimo anno di analisi tutti hanno registrato un incremento, come nel caso di Spagna (+3,4%), Italia (+2,2%) e Germania (+2%).

Da sottolineare che l’andamento dei cinque principali Paesi è molto distante dai recenti obiettivi europei per le fonti rinnovabili, fissati al 32% entro il 2030.

Buone la prestazione dell’Italia nel comparto del riciclo dei rifiuti totali, inteso come quota di rifiuti avviati a operazioni di riciclo rispetto alla quantità totale di rifiuti trattati. Nel 2020, in Italia la percentuale di riciclo è stata del 72%, uno dei dati più elevati dell’Ue (ferma al 53% di media). Rispetto alle altre principali quattro economie europee, il nostro Paese ha consolidato il suo primato, seguita a distanza dalla Germania. L’aspetto più interessante, sottolinea il Rapporto, è il tasso di crescita negli ultimi dieci anni. Mentre per l’Ue è rimasto invariato, in Italia è salito di 8 punti percentuali, in Spagna di 3. Al contrario, Polonia e Francia peggiorano le loro prestazioni, mentre la Germania lo ha mantenuto costante nel tempo. Osservando più in generale le performance dei 27 Paesi nel 2020, il tasso di riciclo dell’Italia è inferiore solamente a quello di Belgio (87%), Slovenia (80%) e Paesi Bassi (74%). Per quanto riguarda i valori pro capite, l’Italia risulta essere il Paese che invia a operazioni di riciclo più rifiuti: ben 969 kg/ab*anno nel 2020. Seguono Germania con 921, Polonia con 726, Francia con 625 e Spagna con 472 kg/ab*anno.

Tra le cinque economia analizzate, l’Italia è la nazione che registra l’incremento del consumo di suolo più contenuto (+0,07%), portando la percentuale complessiva di quantità di suolo coperto da superfici artificiali, al 7,1%. Dai dati più aggiornati di Ispra risulta che in Italia il consumo di suolo per il 2019 e 2020 è ulteriormente aumentato del +0,24%. Nel 2018, nei 27 Paesi dell’Ue risultava coperto da superficie artificiale il 4,2% del totale del suolo.

Italia sul podio nell’indicatore riparazione dei beni, dedicato alle aziende specializzate nel prolungamento della durata del ciclo di vita dei prodotti. Nel 2020, secondo Eurostat, in Italia operano quasi 24.000 aziende che svolgono riparazione di beni elettronici, ma anche di altri beni personali (vestiario, calzature, orologi, gioielli, mobilia, ecc.), ponendo il nostro Paese al terzo posto tra le cinque economie più importanti d’Europa, dietro alla Francia e alla Spagna. L’andamento negli ultimi dieci anni segnala un calo di quasi il 10% del numero di aziende operative sul territorio italiano.

Trend in discesa. “Attenzione ai trend”, dice il Rapporto, “perché potrebbero portare l’Italia a perdere la leadership europea”. Il Circular Economy Network ha stilato un programma di dieci misure per promuovere modelli circolari di consumo:

  1. definire e pubblicare un programma nazionale di educazione e comunicazione sui modelli circolari di consumo consapevole;
  2. adottare norme per una corretta ed efficace comunicazione ed etichettatura sulle caratteristiche di circolarità dei prodotti;
  3. migliorare la normativa sulle garanzie per la durata e la riparabilità dei prodotti;
  4. promuovere le attività di riparazione, rigenerazione e vendita dei prodotti usati;
  5. promuovere le attività di sharing, di leasing e di noleggio;
  6. rafforzare la prevenzione della produzione di rifiuti riducendo le quantità di rifiuti da smaltire, rafforzando i modelli di consumo consapevole, la partecipazione alla raccolta differenziata, all’acquisto di prodotti riciclabili e realizzati con materiali provenienti dal riciclo, aumentando il riutilizzo di prodotti e di imballaggi riutilizzabili;
  7. rafforzare negli acquisti pubblici verdi (Gpp) e nei decreti ministeriali sui relativi Criteri ambientali minimi (Cam) la presenza di condizioni di circolarità;
  8. attuare una riforma per azzerare il consumo netto di nuovo suolo, promuovendo il riutilizzo di aree già urbanizzate, il patrimonio edilizio esistente e la rigenerazione urbana;
  9. attuare una riforma per la gestione efficiente circolare delle risorse idriche per i diversi usi;
  10. adottare un programma nazionale per il consumo sostenibile e circolare.

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