2023. La pandemia COVID-19 non è finita

Fonte : Saluteinternazionale che ringraziamo 

The Lancet

Il governo Cinese ha reagito all’ondata di proteste contro la politica  “zero-Covid”, ponendo fine alla maggior parte delle restrizioni. L’improvvisa inversione di tendenza ha causato una rapida diffusione  dell’infezione in molti milioni di cinesi nel dicembre 2022. Piuttosto che affidarsi alla speranza che la pandemia sia finita, abbassando la guardia e pensando che il problema sia da qualche altra parte, occorre che tutti restino vigili. La pandemia è tutt’altro che finita (1).

3 anni fa, era il 5 gennaio 2020, il Dipartimento delle Zoonosi dell’Istituto Nazionale per il Controllo e la Prevenzione delle malattie trasmissibili (Chinese Center for Disease Control and Prevention) annunciò l’isolamento di un nuovo Coronavirus responsabile di un’ondata di malattie respiratorie. Il 30 gennaio l’OMS dichiarò un’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale. Nonostante i molti sforzi degli ultimi 3 anni per cercare d’imparare dalla pandemia e nonostante le discussioni sui trattati internazionali per prepararsi alla pandemia, la risposta globale rimane inadeguata e frammentata. Nel 2023, lungi dall’essere alla fine della pandemia (come da molti auspicato e come annunciato negli USA dal presidente Biden nel settembre dello scorso anno), c’è una nuova, pericolosa fase che richiede un’urgente attenzione.

Lo scorso 7 dicembre, il governo Cinese reagì all’ondata di proteste contro la sua politica draconiana cosiddetta “zero-Covid”, ponendo fine alla maggior parte delle restrizioni.

Ai cinesi con malattia lieve o asintomatica è stato concesso di fare la quarantena a casa, i viaggi non sono stati più limitati da tessere sanitarie elettroniche, i lockdown fortemente ridotti, non più richiesti per intere aree municipali o città e sono stati allentati dopo 5 giorni per i nuovi casi. Inoltre, dall’8 gennaio in poi, le persone hanno potuto viaggiare di nuovo all’estero. L’improvvisa inversione di tendenza ha causato una rapida diffusione  dell’infezione in molti milioni di cinesi nel dicembre 2022. Il sistema sanitario è entrato in enormi difficoltà con alti livelli di mortalità tra le persone anziane, anche se i dati ufficiali non hanno registrato queste morti come correlate a COVID 19 perché le autorità cinesi hanno applicato un definizione molto ristretta  e bloccato ogni informazione sul numero di infezioni, ricoveri ospedalieri e ricoveri in terapia intensiva. Sebbene le infezioni possano aver raggiunto il picco d’incidenza a Pechino, la Cina e la sua popolazione stanno entrando in una fase instabile e difficile per diversi motivi.

In primo luogo, il tasso di vaccinazione, soprattutto degli anziani, è insufficiente. Secondo i dati della Commissione sanitaria nazionale cinese, alla fine di novembre, il 69% degli ultrasessantenni e solo il 40% degli ultraottantenni ha completato un ciclo di due vaccinazioni più un richiamo con vaccini con licenza cinese, che non sono specificamente mirati contro le varianti omicron prevalenti. Ora è in corso una campagna di vaccinazione, rivolta soprattutto agli anziani. Inoltre, diverse aziende cinesi stanno lavorando a un vaccino a mRNA bivalente, ma ci vorrà del tempo prima che questi vaccini più efficaci vengano autorizzati.

In secondo luogo, oltre alla stagione invernale, il capodanno lunare cinese del 22 gennaio e l’attesa ondata di viaggi in tutto il paese per vedere i parenti significheranno la diffusione delle infezioni nelle aree rurali dove il sistema sanitario è più debole e dove abitano molte persone anziane con co-morbosità e cattive condizioni di salute, come sottolinea una recente Commissione Università di Pechino-Lancet. Comprensibilmente, i cinesi vogliono tornare a condurre una vita normale e vedere amici e familiari dopo un così lungo periodo di restrizioni, ma le conseguenze sulla salute potrebbero essere disastrose.

In terzo luogo, la comunità internazionale, lungi dal mostrare compassione, ha reagito rapidamente imponendo o incoraggiando forti restrizioni di viaggio e requisiti di un test SARS-CoV-2 negativo prima del viaggio per i cinesi. Questa mossa è stata considerata non necessaria dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie poiché le varianti osservate in Cina, le sottovarianti omicron BA.5.2 e BF.7, sono quelle che circolano in Europa e altrove, nelle popolazioni che ora hanno un alto livelli di immunità. Sebbene la precauzione sia comprensibile e il monitoraggio delle varianti e la condivisione dei dati debbano essere ampiamente incoraggiati, prendere di mira i viaggiatori cinesi è controproducente e potrebbe avere conseguenze indesiderate.

La sottovariante omicron più preoccupante e da tenere d’occhio è XBB1.5, che si è rapidamente diffusa negli Stati Uniti, dove alla fine di dicembre 2022  interessava il 40,5% dei casi, con un tempo di raddoppio di 1 settimana, secondo i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle malattie. Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico del COVID-19 dell’OMS, l’ha definita la più trasmissibile, con mutazioni nella proteina spike che consentono un legame più stretto con il recettore ACE-2 e ostacolano la risposta immunitaria, anche se finora non ci sono segni che sia causa di una malattia più grave. Tuttavia, ci sono alcune prime indicazioni che i ricoveri ospedalieri siano in aumento nel nord-est degli Stati Uniti, dove è più diffusa.

Piuttosto che affidarsi alla speranza che la pandemia sia finita, abbassando la guardia e pensando che il problema sia da qualche altra parte, occorre che tutti restino vigili; incoraggiare la massima trasparenza nella segnalazione di casi, ricoveri ospedalieri e decessi; e accelerare la sorveglianza collaborativa dei test delle varianti e delle vaccinazioni. La pandemia è tutt’altro che finita.

  1.  The COVID-19 pandemic in 2023- far from over.Editorial, Lancet 2023 January 14, 401; 79. E’ nostra ( Saluteinternazionale)  la traduzione come pure i sottotitoli e i grassetti.