OMS. Vite sane e prospere per tutti in Italia

Nota di Editor

Prendiamo dalla newsletter della Organizzazione Mondiale della Sanità ( WHO ) questo articolo che riporta in sintesi i contenuti del Rapporto ” Italian Health Equity Status Report Initiative (IHESRi)”. Lo studio è stato effettuato prima del cambio di governo. Molte indicazioni contenute nel Rapporto hanno un valore molto importante per il miglioramento delle condizioni di salute della popolazione nel medio periodo. Il superamento delle diseguaglianze sanitarie richiederebbe un superamento delle diseguaglianze sociali che stanno invece accentuandosi.La traduzione in italiano è stata effettuata, per facilitare la lettura con google translator. Per un uso professionale del testo si raccomanda  la versione originale in lingua inglese 

7 novembre 2022

Comunicato stampa
Tempo di lettura: 3 min (864 parole)
Il nuovo rapporto dell’Italian Health Equity Status Report Initiative (IHESRi), “Vite sane e prospere per tutti in Italia”, esplora ciò che impedisce alle persone di essere in buona salute e fornisce raccomandazioni chiave per ridurre le disuguaglianze sanitarie. IHESRi ribadisce l’impegno dell’OMS/Europa e del Ministero della Salute italiano per migliorare la salute e l’equità sanitaria nel Paese, senza lasciare indietro nessuno.
Il rapporto raccomanda di garantire la sostenibilità e la resilienza del sistema sanitario, ridurre la povertà e costruire economie più solide e stabili, nelle regioni e a livello nazionale. Inoltre, la piattaforma Italian Health Equity Dataset, lanciata da OMS/Europa, consente agli utenti di esplorare i dati alla base del rapporto e analizzare chi è in ritardo per problemi di salute, nonché valutare quali lacune nelle politiche e nei servizi sono fondamentali per l’equità sanitaria dal dai primi anni alla fine della vita.
“Attuando le raccomandazioni di questo rapporto, l’Italia potrebbe aumentare del 4,2% il prodotto interno lordo nazionale. Con queste raccomandazioni potremmo migliorare, in 4 anni, la vita di 150 mila italiani”, ha sottolineato Chris Brown, capo dell’Ufficio europeo per gli investimenti per la salute e lo sviluppo dell’Oms, con sede a Venezia.
Il governo italiano ha adottato una serie di misure per migliorare l’equità sanitaria, inclusa l’integrazione di un approccio di equità nell’attuale Piano nazionale di prevenzione 2020-2025. Investire nella salute e nelle riforme per ridurre le disparità tra regioni, generazioni e genere sono anche le principali priorità del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Inoltre, nel 2019, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), ha istituito un’unità sulle disuguaglianze di salute, che promuove azioni concrete per ridurre le disuguaglianze di salute.
“Investire sulle nuove generazioni, per garantire l’accesso all’assistenza all’infanzia, migliorare il sistema scolastico, garantire pari opportunità sociali a donne e uomini e rafforzare il sistema di assistenza domiciliare [e telemedicina] è fondamentale per il Ministero della Salute”, ha sottolineato la dott.ssa Angela Meggiolaro, della Direzione Generale per la Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute.

Dall’analisi all’azione

Le analisi del rapporto mostrano le differenze negli ultimi 10 anni tra gli adulti più e meno svantaggiati. Ad esempio, il divario nella salute e nel benessere autodichiarati è diminuito, tuttavia per altri indicatori chiave, come le malattie non trasmissibili, il divario nella morbilità non ha seguito la stessa tendenza, soprattutto per le donne. Inoltre, mostra che le donne con livelli di istruzione inferiori soffrono maggiormente di sintomi di depressione.
I fattori chiave della disuguaglianza sanitaria in Italia includono la mancanza di sicurezza del reddito e di protezione sociale e la povertà. L’analisi del rapporto mostra che il 43% della popolazione in Italia lotta con la sicurezza del reddito e la protezione sociale e il 22% delle persone vive in condizioni abitative precarie. Inoltre, la crisi del costo della vita è una nuova sfida che potrebbe ampliare ulteriormente i divari sanitari. A meno che non vengano adottate misure di mitigazione, le famiglie più povere saranno colpite in modo sproporzionato.
“Se vogliamo passare dal problema alle soluzioni, dobbiamo comprendere i driver e le condizioni sottostanti per dare priorità alle azioni volte a ridurre i divari di disuguaglianza. Abbiamo bisogno di politiche con dati solidi per il loro impatto sull’equità sanitaria e che siano rilevanti per l’Italia”, ha evidenziato la dott. .

Coinvolgimento regionale

IHESRi ha riunito i principali stakeholder di diverse istituzioni italiane, tra cui l’ISS, la Direzione Generale per la Prevenzione della Salute e l’Istituto Nazionale per la Salute, le Migrazioni e la Povertà, un organismo giuridico dipendente dal Ministero della Salute, con i rappresentanti delle regioni italiane dell’Emilia- Romagna, Lombardia e Veneto, che hanno particolarmente apprezzato questa collaborazione multisettoriale.
“Il nostro principale risultato è favorire i processi locali per l’equità sanitaria: ripensare le priorità insieme alle ASL, definire gli interventi fattibili, ridisegnare i quadri di equità e integrarli nei processi organizzativi”, ha dichiarato Luigi Palestini, Coordinatore per la Governance dell’Equità Sanitaria dell’Agenzia Regionale per l’Equità Sanitaria. Sanità e Servizi Sociali dell’Emilia-Romagna.
La Regione Lombardia ha pilotato IHESRi, sottolineando l’importanza dell’integrazione tra scuola e servizio sanitario per ridurre le disuguaglianze tra gli studenti e mitigare l’impatto del COVID-19 sulla popolazione studentesca e sulle loro famiglie.
“La Lombardia ha adottato e diffuso in maniera capillare il modello delle scuole che promuovono la salute e implementa programmi evidence-based nel contesto scolastico per favorire lo sviluppo di life skills e competenze per ridurre il gap delle disuguaglianze di salute” ha dichiarato Corrado Gelata, Direttore del Servizio Salute Unità Stile di Vita, Prevenzione, Promozione della Salute e Screening, Direzione Generale Welfare della Regione Lombardia.

Migliorare la vita delle persone

Durante la pandemia di COVID-19, circa 1 milione di persone in Italia hanno perso il lavoro. Secondo gli ultimi dati dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), nel 2020 vivevano in condizioni di povertà il 7,7% delle famiglie e il 9,4% degli individui, rispetto rispettivamente al 6,4% e al 7,7% del 2019. Anche la Regione Veneto ne è stata colpita e ha adottato misure per migliorare la vita e la salute delle persone, anche attraverso una campagna di comunicazione denominata “Vivo Bene”.
“Vivo Bene fa parte del Piano Regionale di Prevenzione del Veneto, che rafforza la creazione e il potenziamento di ambienti a favore della salute delle persone investendo in scuole e luoghi di lavoro che promuovono la salute, comuni attivi e comunità a misura di bambino. Il piano affronta le disuguaglianze nella salute, sostenendo un approccio di genere e proteggendo le persone vulnerabili”, ha spiegato Federica Michieletto, della Direzione Prevenzione, Sicurezza Alimentare e Sanità Pubblica Veterinaria, Regione Veneto.

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