Gli effetti psicologici delle diseguaglianze

FONTE SALUTEINTERNAZIONALE.INFO
Autore: Enrico Materia

Nei paesi dove più ampie sono le diseguaglianze di reddito, l’ansia sociale, legata al timore che le persone hanno di essere valutate per la propria posizione economica, lavorativa e sociale, risulta essere più elevata. Ne deriva un ventaglio di possibili effetti psicologici quali bassa stima di sé, insicurezza e depressione, ma anche l’“aumento dell’io” e il narcisismo come risposta all’ansia valutativa. Non solo: tanto maggiore è l’ansia derivante dal proprio stato sociale, tanto maggiore la ritrosia a interagire con altre persone e a partecipare alla vita associativa; più ampie le distanze sociali, più grande la diffidenza e il timore degli altri. Numerosi studi mostrano infatti che la fiducia civica e la propensione delle persone a essere coinvolte in associazioni civiche e di volontariato siano più deboli nei paesi con distribuzione delle risorse molto diseguale.


Le società dove le differenze di reddito tra ricchi e poveri sono più ampie patiscono un peggior funzionamento della vita sociale e dello stato di salute. Sono in breve le conclusioni di “The Spirit Level”, un libro degli epidemiologi britannici Richard Wilkinson e Kate Pickett, pubblicato nel 2009 e tradotto in più di venti lingue, che metteva in luce come gli effetti negativi delle diseguaglianze non riguardano solo le fasce più povere della popolazione ma agiscono sull’intera collettività (vedi Perché le società egualitarie stanno meglio )[1].

Diseguaglianze nella mente

Nel nuovo libro “The Inner level” pubblicato nel 2018, gli stessi Autori, sulla scorta di ricerche in diversi campi disciplinari, spiegano come le diseguaglianze “entrino nella nostra mente” e si ripercuotano sulla salute mentale fino a condizionare le relazioni interpersonali[2].

Nel mondo di oggi “fragile e frammentato”, la salute mentale è considerata un bene comune globale sempre più a rischio, i disturbi depressivi rappresentano la terza principale causa di anni vissuti con disabilità e quasi un milione di persone muoiono ogni anno per suicidio[3]. La salute mentale è stata inclusa tra gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile con i disturbi mentali associati alle malattie croniche non trasmissibili sia perché la frequenza di tutte queste condizioni dipende da un gradiente sociale sia perché richiedono approcci integrati a livello assistenziale.

Sta inoltre diventando sempre più chiaro come i determinanti sociali (tra cui le diseguaglianze di reddito) e i fattori biologici interagiscano a livello individuale con i processi del neuro-sviluppo, soprattutto durante i periodi prenatale e postnatale, nel determinismo dei disturbi mentali[4].

Come documentato da Wilkinson e Pickett, al di là degli effetti materiali della povertà, nei paesi dove più ampie sono le diseguaglianze di reddito, l’ansia sociale, legata al timore che le persone hanno di essere valutate per la propria posizione economica, lavorativa e sociale, risulta essere più elevata[5]. Ne deriva un ventaglio di possibili effetti psicologici quali bassa stima di sé, insicurezza e depressione, ma anche l’“aumento dell’io” e il narcisismo come risposta all’ansia valutativa. Gli Autori mettono in relazione queste risposte emozionali con l’associazione esistente tra diseguaglianze di reddito e disturbi mentali, confermata anche delle revisioni sistematiche della letteratura[6]. Vengono riportate correlazioni dirette, a livello ecologico, tra diseguaglianze di reddito e depressione, disturbi narcisistici, schizofrenia, ludopatia, e bullismo tra gli adolescenti[7-11].

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