Il mondo di chi rifiuta il vaccino

di Dagmar Rinnenburger

Fonte : Saluteinternazionale.info      che ringraziamo 

Il mondo no-vax è variegato. Ci sono i complottisti e ci sono gli impauriti. Ma non ti aspetteresti che a Roma un manipolo di medici no-vax dia l’assalto all’Ordine.

Due clienti in un bar di Sao Paolo guardano il telegiornale, davanti a un bicchiere di birra. Siamo nel novembre del 2021; le notizie parlano di una situazione drammatica in Germania per la diffusione pandemica del coronavirus. Incredulo, uno dice all’altro: “Ma è vero quello che sta succedendo in Germania?“; e l ‘altro: ” Sì, quei matti non si fanno vaccinare!”. L’aneddoto è stato riportato in un articolo del settimanale “Der Spiegel” per raccontare del successo della campagna vaccinale in Brasile (1). Per il Brasile, che ha seppellito più di 600.000 morti con un picco di decessi ad aprile 2021, l’esitazione e il rifiuto di vaccinarsi di un paese ricco come la Germania, che aveva tutto l’arsenale dei vaccini a disposizione, era incomprensibile. I brasiliani si sono vaccinati contro l’opinione del loro leader politico Bolsonaro, che a lungo ha negato il Covid. Come i portoghesi, erano convinti che il vaccino li avrebbe salvati. Gli abitanti di Sao Paolo sono fieri del loro successo vaccinale e nelle strade si vedono bandiere con la scritta “capitale del mondo del vaccino”. Vogliono tornare alla normalità, lavorare, festeggiare il carnevale.

La Germania non è la sola nazione a esprimere una resistenza alle vaccinazioni, anche se le posizioni assunte da gruppi dell’ex Germania dell’est sono tra le più radicaliUn’onda di irrazionalità si diffonde nel mondoAnche nella chiesa cattolica abbiamo ascoltato voci che predicavano di astenersi dal vaccino. Gli ebrei ortodossi d’Israele – il 12% della popolazione – non vogliono vaccinarsi, non credono nell’efficacia delle mascherine e nel distanziamento. Anche nella chiesa ortodossa in Romania ci sono stati alti vertici che hanno preso posizione contro la vaccinazione.  Una menzione merita il verbalmente molto aggressivo movimento di Piers Corbyn in Inghilterra, che ha paragonato il lancio dei vaccini contro il covid con l’olocausto e diffuso immagini sulla website del movimento “Stop New Normal “ con la scritta “Vaccines are the safe path to freedom “ sopra i cancelli di Auschwitz. Per non parlare di medici che predicavano in Germania che le mascherine sono come la stella di Davide e che le vaccinazioni sono un genocidio (attualmente indagati dalla giustizia). Tra le posizioni più clamorose – quasi inconcepibili – ricordiamo la scena che ha avuto luogo a Roma il 19 dicembre 20121:  l’assalto dei medici no-vax alla sede dell’Ordine. Increduli, abbiamo letto di questo fatto nei giornali. Si sapeva che anche tra il personale sanitario c’è un movimento no vax, ma un attacco, con aggressioni non solo verbali, era qualcosa di più. I giornali hanno riportato vari episodi di persone non vaccinate che rifiutano le cure, purtroppo spesso con esito fatale: come il recente fatto a Terracina,  dove  un  28enne che non credeva nel covid è morto probabilmente di embolia polmonare. Cose che succedono davanti ai dottori  increduli della  fiction Grey’s Anatomy, che ormai ci racconta anche il covid.

È difficile comprendere il variegato mondo delle persone che rifiutano il vaccino, malgrado la facilità dell’accesso. Un tentativo di descrizione abbraccia situazioni molto variegate. Ci sono individui che non fanno parte dei grandi gruppi organizzati, persone preoccupate, incerte, insofferenti e spesso arrabbiate, che affermano che tuttora c’è scarsa conoscenza dei vaccini. Ci sono complottisti convinti della congiura di Big Pharma e dei ricchi del mondo, come Soros e Bill Gates. In Italia un gruppo che raccoglie diverse correnti è il “Comilva” (coordinamento del movimento italiano per la libertà di vaccinazione), che punta su diritti e informazione proclamando che “il diritto alla salute si esercita con piena consapevolezza” e “dove c’è un rischio, ci deve essere una scelta”. Danno indicazione come evitare sanzioni, sono contro il green pass e continuano a diffondere la notizia che i vaccini causano l’autismo. Ogni paese ha i suoi gruppi no vax, in genere ben organizzati in rete. In Germania, in particolare in Sassonia e nei Laender dell’ex DDR, l’ostilità al vaccino rispecchia un rapporto complicato con lo stato, con la fiducia nel sistema e nella sanità. Ma nella variegata comunità dei no vax ci sono anche persone timorose o che semplicemente si considerano “alternative”: si curano con l’omeopatia, hanno partorito in casa, credono nel potere delle erbe e in fondo pensano, con un pensiero quasi magico, che tutto passa e che loro non saranno toccati.

Il rapporto del Censis del 2021 (2) ci da i numeriIl 31,4% degli italiani oggi si dice convinto che il vaccino è un farmaco sperimentale e che quindi le persone che si vaccinano fanno da cavie; il 10,9% sostiene che il vaccino è inutile e inefficace; per il 5,9% (cioè circa 3 milioni di persone) il Covid-19 semplicemente non esiste (una percentuale simile a quella dei terrapiattisti…). In definitiva, dalle vicende del periodo emergenziale il 12,7% degli italiani trae la conclusione che la scienza provoca più danni che benefici.

Nello scenario sconfortante di un nuovo rapido aumento dei contagi, mai visto prima per la variante omicron, la questione di come affrontare il mondo no-vax è urgente. Siamo ormai certi del beneficio del vaccino e convinti che lo stato deve proteggere i cittadini e salvare vite. O come dicono i rianimatori tedeschi: il vaccino è senza alternative. C’è chi ipotizza di adottare la strategia di far pagare le cure del covid dai non vaccinati, quando si contagiano e ricorrono al servizio sanitario pubblico: magari in parte, mettendo a loro spese almeno i nuovi antivirali e le cure con gli anticorpi monoclonali. A Singapore le cure dal 8.12.21 devono essere pagate da tasca propria di chi non è vaccinato. Uno scenario improbabile da ipotizzare in Italia: già immaginiamo schiere di avvocati pronti a difendere i diritti dei contrari ai vaccini. Per non dire che gli operatori sanitari si sentirebbero obbligati dall’etica professionale a trattamenti che devono essere uguale per tutti, senza discriminare tra persone meritevoli e non.

Nell’ambito culturale cristiano può prevalere la pietas, un atteggiamento di empatia, commiserazione e di aiuto. Ancor più, come scrive il quotidiano della conferenza episcopale italiana L’Avvenire: “Dai cinque continenti arrivano ogni giorno notizie che raccontano l’impegno della Chiesa nel mondo al tempo della pandemia. Esse ci parlano di tanti religiosi, religiose, laici e laiche – il conciliare «popolo di Dio» – impegnati al fianco di coloro che soffrono, con un approccio ‘globale’, che aiutano tutto l’uomo a guarire mediante una sintonia di interventi e di scelte (come quella vaccinale) che non esclude il contributo indispensabile della preghiera” (3). Ci potrebbero essere situazioni nelle quali la persona affetta da Sars Cov2, con o senza vaccino,  non è in grado di intendere e volere. Pensiamo in particolare al caso di negazionisti della malattia,  quando si trovano in uno stato di mancanza di ossigeno e non vogliono tenere la mascherina dell’ossigeno, così che si sia costretti a decidere su di loro e non con loro. Se la persona non vaccinata viene considerata un cittadino responsabile, che fa delle scelte consapevoli, la decisione va rispettata. Questo potrebbe significare che chi non si vaccina e non crede nella malattia e nella possibile gravità, è opportuno che faccia delle disposizioni anticipate di trattamento (DAT), dichiarando, per esempio, che in caso di malattia grave non usufruire di ventilatori e terapie intensive e dispone di non essere intubato e non usufruirà dei servizi  di riabilitazione per il “long covid” (forse la scelta più improbabile, perché se non credo che esiste il covid, non ritengo di dovermi preparare con delle scelte per il dopo).

La SIAARTI (4) ricorda sulla sua website che non si può semplicemente prendere atto in modo burocratico del rifiuto del paziente, ma la sua decisione, se informato con rispetto e “dopo ragionevole insistenza e in modo ripetuto“, va rispettata.

Gli operatori sanitari sono da due anni in prima linea. Dopo essere stati festeggiati come eroi  durante la prima fase pandemica, hanno assistito a un’ulteriore riduzione del personale, turni incerti  e ora con il lavoro reso ancora più pesante da persone malate in corsia che rifiutano le cure e pretendono altre che non si basano sull’evidence del sapere scientifico o su linee guida . In questo scenario ci sono i negazionisti che insultano gli operatori come incompetenti.  Lavorare molto in situazioni difficili e mal pagati porta all’esaurimento (burn out); molti operatori per questi motivi hanno lasciato gli ospedali. Malgrado ciò il personale sanitario è per lo più orientato a cercare il dialogo. Anche se adesso c’è in pratica l’obbligo della vaccinazione per tanti, non sarebbe meglio arrivarci senza la rabbia, dialogando prima dell’iniezione? La rabbia porta alla violenza e alla strumentalizzazione politica. Si assiste increduli ai fatti in Germania, in particolare nella ex Germania dell’est, dove le unità mobili di vaccinazione vengono insultate e hanno bisogno della protezione da parte della polizia. Questo compito di instaurare un rapporto pacifico non dovrebbe essere lasciato ai medici vaccinatori, ma alla medicina del territorio e alla politica, con programmi di educazione sanitaria e comunicazione. Una commissione della rivista Lancet di “rifiuto, accettazione e richiesta del vaccino” (5) ha riassunto le sue raccomandazioni sottolineando l’importanza della comunicazione della sorveglianza dei dati sui vaccini pre e post marketing, dell’educazione dei giornalisti di comunicare la scienza, di facilitare al massimo l’accesso alla somministrazione del  vaccino, di individuare le minoranze etniche  che si vaccinano di meno e arrivare ai loro leader, fino a giungere ai politici conservatori negli USA.

Tutto questo può essere sufficiente? Dobbiamo considerare che la comunicazione, già prima ma soprattutto con e intorno al covid, è profondamente cambiata. La “vaccine hesitancy” era un problema individuato dall’OMS già prima della pandemia. Citiamo Peter Hotez (5), uno scienziato e pediatra dell’università del Texas che sta combattendo da molti anni la disinformazione intorno ai vaccini, accusati falsamente di essere responsabili dell’autismo: anche con un libro, essendo padre di una figlia con autismo. Ha previsto la pandemia del morbillo nel 2019. Combatte per la produzione di vaccini a bassi costi nei paesi poveri. Hotez denuncia l’esistenza di milioni di followers sui social media per centinaia di website che promuovono l’ideologia no-vax e raccolgono fondi. In tempi di connessione quasi continua, soprattutto in periodi di “lockdown”, nei quali ognuno entra nel suo mondo virtuale, è realistico combattere la disinformazione con un programma porta a porta, dialogando come si faceva una volta? La disinformazione deve essere affrontata in rete. La riforma della medicina generale non ha avuto luogo: i medici di medicina generale stanno andando in pensione e i giovani non vogliono fare questo lavoro. Le nostre strutture sanitarie non hanno ancora capito e non sono attrezzate per affrontare la disinformazione nel web; dilaga l’opportunismo politico e l’amnesia culturale.  In rete stanno vincendo i “bad guys “, come dice Hotez.

L’obbligo vaccinale ha aumentato le prime somministrazioni del vaccino. Per una persona esitante l’obbligo può essere la spinta, una spinta non proprio gentile (nudging) che la libera dalla propria incertezza e toglie il peso di non essere vaccinato per sé stesso, per la società. Teniamo presente che, secondo il rapporto del Censis, tre milioni di italiani nel secondo anno della pandemia non crede che la malattia esista. La politica dovrebbe in modo più sistematico promuovere una cultura scientifica su molti livelli: a scuola, nelle università e con la medicina del territorio; dovrebbe attrezzarsi per combattere la disinformazione in rete. È evidente che manca la fiducia e forse ci sono delle cause socio-economiche profonde. La fiducia va costruita pazientemente e costantemente, anche se rimarrà sempre chi decide di diffidare di tutto.

Dagmar Rinnenburger, pneumologa.

 

Bibliografia
 1.https://www.spiegel.de/ausland/corona-impferfolg-in-brasilien-man-blickt-verwundert-auf-das-deutsche-chaos-a-b375500a-59b3-4aaf-93c4-0aaa8caa6c95
2.  https://www.censis.it/rapporto-annuale/55%C2%B0-rapporto-sulla-situazione-sociale-del-paese2021-0
  1. https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/ci-che-i-cristiani-offrono-nelle-prove-delle-epidemie
4. https://www.siaarti.it/news/622309
  1. Promoting Covid-19 vaccine acceptance: recommendations from the Lancet Commission on Vaccine Refusal, Acceptance, and Demand in the USA, Health Policy/ volume 398, ISSUE 10317, P2186-2192, December 11, 2021, DOI: https://doi.org/10.1016/S0140-6736(21)02507-1
6. COVID vaccines: time to confront anti-vax aggression, Hotez P.,Nature 592, 661 (2021)doi: https://doi.org/10.1038/d41586-021-01084-x