Cronache da Berlino di Franco Di Giangirolamo. Quarta ondata.

 

Avevo smesso di occuparmi della Pandemia ma qualche appunto ho continuato a raccoglierlo e ora penso utile condividerne una parte con gli amici FB.

Sono abbastanza convinto che chi avrà la pazienza di ripercorrere la storia degli eventi europei di questi due anni molto particolari, trarrà, tra le varie conclusioni, la convinzione che „nessuno è stato esente da errori“, seppure di diversa gravità, e che la Pandemia ha messo a nudo tanti aspetti problematici del modo (estremamente semplice) in cui le collettività umane vivono la loro presenza su un globo la cui estrema complessità si è riusciti a comprendere solo in parte.

Sono emersi i limiti strutturali dei sistemi di accumulazione e di utilizzo della conoscenza, di gestione del potere a livello nazionale e sovranazionale, di organizzazione dei servizi nonché dei fondamenti valoriali che presiedono al loro funzionamento, temi troppo grandi sia per me che per questo post.

Dalla mia postazione mi limito a rilevare che anche il mito della potente macchina organizzativa prussiana è ormai molto sbiadito, almeno per coloro che non la conoscevano bene, come me, giacché per altri emigrati il mito era ridimensionato da un pezzo..

Lo dimostra la quarta ondata e il tono allarmato con cui la si sta affrontando, come se non fosse stata prevedibile e, da alcuni, perfino accuratamente prevista. Quando la vaccinazione arriva solo a due terzi della popolazione, il vaccino riduce l’ efficacia col tempo che passa e la variante Delta imperversa, senza misure di contenimento diffuse e controllate in maniera seria, l’immaginazione non ha spazio.

Ora sembra che si corra ai ripari, alla luce dell’aumento rilevante delle infezioni ma l’unica cosa che cambia rispetto all’estate è l’abolizione del tampone antigenico come strumento per ottenere il Green Pass. Sì, perchè, diversamente dalle voci circolanti, le regole del 2G e del 3G erano in vigore da giugno (i titolari degli esercizi potevano scegliere quale delle due adottare); ora si lascia in piedi solo la prima regola, che permette la frequentazioni di molti luoghi chiusi solo ai vaccinati e ai guariti e non più ai tamponati (le G stanno per Geimpft= vaccinato, Genesen= guarito, Getestet= tamponato).

Veramente la Merkel non avrebbe mai creduto che il tasso di vaccinazione sarebbe rimasto stagnante ad un così basso livello, specialmente tra gli over 60, e ha mostrato la sua delusione anche pubblicamente, ma credo che si sia pagato lo scotto non solo dell’errore madornale sul vaccino Astrazeneca, ma anche della debolezza sul tema dell’obbligo per alcune categorie professionali, di decisioni annunciate e ritirate sulla gratuità del tampone, le troppe campagne elettorali di questo anno (regionali e politiche) e una serie di altre grida manzoniane che hanno creato un clima rilassato anche se non è mancata la disciplina quasi sorprendente di parte notevole dei cittadini, a partire dai giovani.

Vorrei sbagliarmi ma, non essendo un allarmista, quando rileggo che il 18 settembre il Capo delle assicurazioni sanitarie (qui ci sono oltre cento casse mutue) invoca il 30 ottobre come „Giornata della Libertà“ sulla scia dell’esempio definito coraggioso della Gran Bretagna, la pelle si accappona specialmente perchè l’argomento principe poggia sull’accusa di un eccesso di cautela della politica tedesca, anzi, sulla „paura tedesca“ che avrebbe ispirato il governo. Posizione che dimentica che è stata proprio la razionalissima preoccupazione della Merkel e la sua ostinazione che ha permesso di imporre misure tali da riuscire ad affrontare adeguatamente la seconda ondata della pandemia. Fortunatamente questa posizione è stata contrastata tenacemente e descritta come „approccio inaccettabile“ a vari livelli. Era nell’aria, in quel momento, una ansia di apertura totale, un clima da „liberi tutti“ che faceva parlare di passaggio ad una situazione endemica. L’impatto sulla opinione pubblica non poteva che essere negativo, come è stato.

Se poi aggiungiamo che il Ministro della Sanità tedesco, non più tardi del 25 ottobre sosteneva che la situazione poteva ormai definirsi epidemica e che il 25 novembre si sarebbe dovuto porre fine allo Stato di emergenza nazionale, festeggiando la „giornata della libertà“, sul modello inglese, si capisce bene perchè ho invidiato all’Italia il fatto di avere un Ministro come Speranza, che ha parlato molto meno e che ha tenuto il pallino in mano molto di più. Ammetto di aver rivalutate perfino le noiose litanie sul „non abbassiamo la guardia“. Non che il ministro tedesco non avesse le sue ragioni: il suo partito (CDU) ha perso le elezioni politiche e dovendo lasciare l’incarico magari voleva mettere qualche bastone fra le ruote del prossimo governo e al suo competitor politico della SPD, che non ha mai perso occasione per bacchettarlo. Per sua sfortuna le sue ragioni non hanno convinto i presidenti regionali, la comunità scientifica, quasi tutto il Bundestag, compresi i suoi compagni di partito e sarà costretto a chiudere questo biennio con scarsa gloria e con un giudizio abbastanza negativo alle spalle. Il guaio è che è in TV giorno e notte e riesce a provocare danni egualmente.

All’inizio di ottobre veramente anche virologi quotati oltre100 punti nella scala di Hirsch avevano pensato che lasciar correre il virus liberamente e applicare un ferreo 2G avrebbe permesso di tenere sotto controllo la situazione, ma la condizione dell’85% dei vaccinati non è stata realizzata, quella del 2G neanche, per cui la strategia mancava die suoi requisiti essenziali.

In ogni caso la coalizione che dovrà governare per i prossimi anni il paese si è premurata di seppellire l’ansia di libertà del ministro Spahn con una serie di proposte alternative che dovrebbero guidare fino alla estate prossima. Attendiamo l’insediamento del nuovo governo perchè conterrà anche una componente (FDP) molto sensibile alle istanze delle imprese e che i „freni di emergenza“ adottati ai tempi della Merkel, li vorrebbero un poco meno funzionanti.

La realtà, come sempre si incarica, a volte dolorosamente, di chiarire le idee. All’inizio di novembre le infezioni sono aumentate così come i ricoveri in terapia intensiva e si è entrati nella quarta ondata. L’RKI fa previsioni pessimistiche. Si dirà: ne ha mai fatte di ottimistiche? No, ma è la massima autorità scientifica e ha l’abitudine di azzeccarci spesso. Il tasso di vaccinazione è fermo al 70% e aumentarlo è improbabile, si cominciano a rinviare interventi programmati in alcune strutture ospedaliere, sulla questione della terza dose c’è una situazione poco chiara sui destinatari, l’adozione di misure di prevenzione da estendere anche a vaccinati e guariti sono ancora nel limbo, l’incidenza a 7 giorni è superiore a 100 nella metà delle contee ed è oltre il valore 250 in 65 contee, con punte di 400 in Turingia e Sassonia (dove i vaccinati sono meno del 60%), aumentano i focolai nelle case di cura, per non parlare della grave crisi del personale sanitario che scarseggia e che non regge dopo due anni di lavoro duro e di scarsi riconoscimenti concreti, mentre abbondano gli scrosci di applausi. Anche i decessi tornano ad aumentare.

Uno dei virologi più quotati del mondo, Christian Drosten, sostiene che se non ci saranno progressi nella vaccinazione e se l’incidenza a 7 giorni resterà sopra il valore 250, ci si dovrà attendere 100.000 morti a fine stagione invernale. Siccome finora si sono avuti 96.963 decessi dall’inizio della pandemia, la previsione non può che essere preoccupante per un popolo che ha registrato finora performances significative, con poco più di 1.160 morti per milione di abitanti contro i 2.200 dell’Italia, oppure contro i 2075 della Gran Bretagna etc. etc..

Insomma, c’è da allacciarsi le scarpe e se si parla sempre più spesso di tenere chiusi i mercatini di Natale che sono già stati allestiti, almeno a Berlino, e di pensare ad un lockdown natalizio, vuol dire che si teme seriamente che la situazione scappi di mano.

In sintesi direi che prima del vaccino la gestione pandemica è stata molto buona in Germania, la gestione del sistema vaccinale è stata insufficiente e che quella di questa 4 ondata si presenta piuttosto problematica, benchè le manifestazioni contro le misure corona siano fortemente diminuite. Sono invece aumentate le violenze contro gli operatori sanitari che vaccinano, contro scienziati e contro centri vaccinali tanto che alcune eminenze, che sono più in vista, si sono perfino dovuti trasferire per ragioni di sicurezza propria e della propria famiglia.

Paradossalmente le manifestazioni più grandi si rilevano in Sassonia, dove hanno meno vaccinati e gli ospedali intasati di malati. Ma questo è un problema generale di cui, per fortuna, i media tedeschi parlano il meno possibile evitando di fare propaganda gratuita ad un movimento che qui si accompagna volentieri con la destra estrema e neonazista e che assume sempre più la violenza come metodo di confronto, più o meno come in Italia.

Speriamo bene e buona salute a tutti.