Il virus della disuguaglianza

Fonte Collettiva

Mille super-ricchi recuperano le perdite generate dal Covid in soli 9 mesi, mentre per i miliardi di persone più povere del pianeta la ripresa potrebbe richiedere oltre dieci anni

Ingiustizia, iniquità disuguaglianza, disparità, sperequazione, divario, differenza. Non mancano i termini per descrivere quanto già esisteva nelle nostre società e che è ora esploso prepotentemente con questa pandemia e Oxfam ci fornisce le prove con il suo rapporto, dal quale emerge che “le 1.000 persone più ricche del mondo hanno recuperato il loro livello di ricchezza pre-Covid in soli 9 mesi mentre potrebbero essere necessari oltre 10 anni per le persone più povere per recuperare dall’impatto economico della pandemia”.

“Il virus della disuguaglianza”, questo il titolo del sondaggio globale svolto da Oxfam tra 295 economisti in 79 paesi  e pubblicato in occasione dell’apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos, evidenzia come le ripercussioni legate all’emergenza coronavirus potrebbero accrescere le disuguaglianze nella quasi totalità dei Paesi del mondo, una situazione senza precedenti da oltre un secolo. Le 10 persone più ricche del mondo “hanno visto la loro ricchezza aumentare di 540 miliardi di dollari da marzo 2020” e si potrebbe registrare un aumento della disuguaglianza economica in quasi tutti i Paesi contemporaneamente.

Se i governi non adotteranno le misure adeguate, “la Banca Mondiale prevede che entro il 2030 oltre mezzo miliardo di persone in più vivranno in povertà, con un reddito inferiore a 5,50 dollari al giorno”, ci spiega Misha Maslennikov, policy advisor di Oxfam Italia, sottolineando come la pandemia abbia accentuato le disuguaglianze preesistenti di ogni natura, sociali, economiche, territoriali, razziali e di genere preesistenti.

Ci sono poi diverse tematiche sulle quali l’accrescersi delle disuguaglianze acquista maggiormente peso. E’ il caso della salute dove “si accrescono le diversità in termini di accessibilità ai servizi sanitari e in questo è da sottolineare il ruolo nefasto della sanità privata”, spiega Maslennikov ponendo anche in questo caso l’accento sulle “realtà preesistenti che hanno anche condizionato l’andamento pandemico, con ripercussioni più pesanti sulle aree dove peggiori erano già le condizioni di vita, abitative, ambientali e di livello di istruzione”.

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, il rapporto Oxfam si sofferma ampiamente sulla componente femminile, quella che più ha subito l’impatto della crisi, sino a evidenziare, ad esempio, che “in Italia oggi un’infermiera dovrebbe lavorare 127 anni per guadagnare quanto un amministratore delegato di una grande azienda in un anno”. Il policy advisor di Oxfam aggiunge inoltre che nei Paesi dove già esistevano” sistemi fragili di protezione sociale, non sono stati messi in campo gli strumenti necessari, come ammortizzatori e misure ordinarie e straordinarie per fare fronte alla disoccupazione e così ci troviamo davanti a una grande parte di lavoro svanito”.

Quindi il capitolo dell’educazione, per il quale “le disuguaglianze nelle opportunità sono associate condizioni economiche di partenza. Ed è così che 700 milioni di bambini in tutto il mondo con la pandemia si sono trovati fuori dal sistema scolastico”.

La sintesi operata da Oxfam Italia de ”Il virus delle disuguaglianze” approfondisce dati e temi a livello internazionale e nazionale (https://www.oxfamitalia.org/wp-content/uploads/2021/01/FINAL_Sintesi_report_-Il-Virus-della-Disuguaglianza.pdf) e implica anche una parte costruens, propositiva, che porti verso la diminuzione delle disuguaglianze. Tra queste si sottolinea l’importanza di concentrarsi sull’importanza “del welfare comunitario per superare anche le disuguaglianze territoriali, sugli interventi predistributivi per contrastare i divari e la bassa ridistribuzione”, dice Misha Maslennikov, il quale esorta a porre fine alla “giungla contrattuale” e a “procedere anche con i salari minimi, con il rafforzamento del ruolo del fattore lavoro nella gestione di impresa (che porta anche ad aumenti di produttività), con il rafforzamento del  sistema dei trasferimenti sociali, con lo spostamento del carico fiscale dal lavoro alle rendite”. Fondamentali infine “i finanziamenti all’istruzione anche nell’ottica di un aumento della necessaria creazione di  posti di lavoro qualificati e ben retribuiti”.