L’ambiente determina chi in esso si trova

di Francesco Domenico Capizzi * – 09.12.2020

Ipbes

 

 

 

Nel lontano 2007 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito che i livelli di saluteintesa come pieno benessere e non soltanto come assenza di malattia, vengono influenzati da vari fattori, fra cui prevalgono le condizioni del “mezzo esterno” in cui vive “il mezzo interno”, cioè, principalmente e in altre parole, dalle relazioni esistenti e a lungo permanenti fra l’organismo nella sua complessità ed interezza e le condizioni ambientali, l’organizzazione sociale, le modalità e le finalità di produzione e consumo. Questa fondamentale risoluzione non germoglia dal nulla, ma deriva da robuste radici ippocratiche: ricostruire il passato della persona malata a vantaggio della condizione futura, l’ambiente de­termina in maniera imprescindibile chi in esso si trova. Lasciare questi concetti in un cono d’ombra, ignorarli e non portarli a conoscenza di tutti i cittadini conduce a considerazioni erronee, come l’addebitare la pandemia virale ad un unico percorso che trova origine mitologicamente in una singola persona, di Wuhan e Codogno, per poi diffondersi al mondo interoLa realtà scientifica, accreditata da fonti autorevoli, anche preesistenti all’attuale emergenza, contraddice ampiamente l’ipotesi solistica, più volte sostenuta in varie circostanze, basata sul cosiddetto “paziente numero uno”. Ecco alcune osservazioni a proposito sulle conseguenze catastrofiche se non si prendesse atto delle origini pandemiche, e non soltanto di tipo virale, e delle inevitabili conseguenze:

I° – la “Intergovernamental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES), promossa dall’ONU nel 2012, rivolta al mondo politico, ha definito nel 2019 senza precedenti l’azione distruttiva dell’uomo sull’habitat naturale provocando un diffuso e rapido deterioramento della biodiversità globale, e delle intrinseche funzioni ecosistemiche, così depauperando la ricchezza vitale della terra, piegandola a beneficio di pandemie virali e di altro genere: neoplasie, malattie croniche ed acute degenerative, malattie di origine batteriche e virali ampiamente note;

II° – la scarsa attenzione prestata all’allarme lanciato da più parti, fino all’ultimo grido di una ragazzina dal nome Greta lanciato nel vuoto assoluto, può dare esito all’attivazione di un singolo virus oppure, anche contemporaneamente, a molteplici virus degli stimati 1,7 milioni esistenti in mammiferi ed uccelli, di cui centinaia di miglia potrebbero acquisire la capacità di infettare e creare pandemie, anche multiple, di portata inestimabile, evitabili soltanto con la tutela della biodiversità: dal ciclo dell’ossigeno e del carbonio a quello dell’acqua, dalla produzione alimentare alle risorse forestali, dall’evitare contatti tra fauna selvatica, animali addomesticati ed uomo alla rinuncia a crescite infinite di pil nazionali a favore di una programmazione economia globale finalizzata al bene comune;

III° – bisogna divenire consapevoli che una rapida e consistente riconversione non risulterà facile a fronte dei tre quarti dell’ambiente terrestre e del quasi il 70% dell’ambiente marino alterati artificialmente e di un terzo della superficie terrestre e dei tre quarti delle risorse d’acqua dolce destinate a produzione di coltivazioni intensive e allevamenti di bestiame stimolati nella crescita con modalità e sostanze davvero inimmaginabili;

IV – è stato stimato che un milione di specie animali e vegetali rischino la loro estinzione, ed alcune in pochi lustri, per il raddoppio di emissioni di gas serra, l’innalzamento delle temperature stagionali di oltre un grado e, in poco più di cent’anni, per la crescita del livello del mare di ben 21 centimetri;

V – spicca in particolare un dato sanitario: il corso della pandemia ha visto rapidamente incrementare il fenomeno della farmaco-resistenza a batteri, funghi e parassiti con conseguenti rischi di una loro diffusione a macchia d’olio e di un’intrattabilità farmacologica che non riguarda soltanto il genere umano, ma anche fauna e flora a causa dell’uso smodato di antibiotici e sostanze chimiche di ogni genere, a scarsa disponibilità di acqua pulita, ad assenza o inefficienza di servizi igienico-sanitari;

VI – affidarsi a vaccini e terapie di ogni genere, per quanto frutto di mirabili innovazioni e di entusiasmanti avanzamenti  tecnologici, a pandemia conclamata significa poter contare su percorsi necessariamente lenti, incerti e dispendiosi in termini, intanto, di perdite di vite umane, risorse strutturali ed economiche calcolabili in svariate “dozzine di miliardi di dollari annuali per l’economia mondiale”. Il costo complessivo della pandemia in corso, al momento, si aggira sul milione e mezzo di deceduti e fra gli 8 mila e i 16 mila miliardi di dollari persi a livello globale. Negli USA i danni provocati si attestano  su 260 mila decessi e sul piano economico sui 20 mila miliardi di dollari di perdita previsti entro la fine dell’anno prossimo.

VII – si prevede che una nuova pandemia possa superare di decine di volte i costi stimati per affrontare seriamente i percorsi di prevenzione (IPBES 2020);

VIII – non possiamo permetterci inopportuni allentamenti delle necessarie prescrizioni, pena l’appesantimento dei dati sanitari ed economici complessivi come è già accaduto nella scorsa estate e, secondo l’esperienza ben nota, nei secoli scorsi con le epidemie di peste, quando furono accorciate le quarantene negli scali portuali per ridurre le perdite finanziarie e le spese da sostenere fingendo di ignorare i rischi epidemici ai quali la popolazione veniva esposta a dismisura;

In definitiva, la pandemia in corso, pur e propriamente nella sua drammaticità, rappresenta una grande e irripetibile occasione di cambiamento radicale per l’Europa e il mondo intero a cominciare dalla consapevolezza acquisita dai cittadini e dai governanti di ogni genere. L’unità di intenti comuni e responsabili è il solo volano che può impedire concretamente un’immane ed incombente tragedia umana che supererebbe quanto descritto nel capitolo settimo della Genesi.

Ci confortano due precedenti particolarmente illuminanti: l’Unità d’intenti di fronte al pericolo del male assoluto del XX secolo, l’Unità Europea che ha garantito un’epoca di pace la più duratura di tutti i tempi.

* Già docente di Chirurgia presso l’Università di Bologna e direttore delle Chirurgie generali degli Ospedali Bellaria e Maggiore di Bologna