Vivere a Berlino di Franco Di Giangirolamo – 10 novembre 2020

Fotostreet Alexanderplatz Berlin – foto gierre 

 

10.11.2020

Passata la Festa della Unificazione tedesca e la Commemorazione della Notte dei cristalli, ambedue obbligate al “sottotono“ dalla stretta di novembre contro il coronavirus, politica e scienza si affannano a valutare i primi effetti delle decisioni assunte dalla Cancelliera, con tutti i dubbi, che debbono attendere almeno altre due settimane per essere “sciolti“. Mutti aveva detto che i provvedimenti avrebbero dovuto essere anticipati ma che sarebbe stato deleterio perdere la sintonia con l’opinione pubblica, che si lascia convincere meglio quando i numeri sono alti. C’è chi pensa che la decisione “posticipata“ sia stata condizionata dal Natale e Capodanno che tutti vorrebbero celebrare il più possibile secondo la tradizione e, di conseguenza, con numeri da epidemia floscia, da curve appiattite che permettano un “go“, dopo lo “stop“. In ogni caso l’effetto delle nuova stretta si vede e pare che i berlinesi, a parte alcune categorie economiche, l’abbiano presa “da prussiani“.

Ma il 9 Novembre si è confermata, in ogni caso, una giornata particolare., almeno per me. Assai poco dispiaciuto degli scarsi festeggiamenti della unificazione tedesca, forse perché resto convinto che si sia trattato più di una “annessione“ che di una “unificazione“, ma molto dispiaciuto per non aver potuto manifestare in memoria della Notte dei Cristalli, che ha ancora più valore in un momento in cui si assiste ad un rilancio della cultura antisemita con atti di violenza sempre più diffusi, ho accolto di buon grado la proposta del Progetto Stolpersteine, cui ha aderito la Sezione ANPI Berlino Brandeburgo. Dovete sapere che nel luogo dove vivo, oggi un piccolo grattacielo di 18 piani, abitava Adolf WILCZIG, classe 1895. Nell’Ottobre 1939, a seguito delle numerose leggi razziali, venne imprigionato e condotto a Sachsenhausen. Di lì venne tradotto a Dachau nel 1940 e in quel campo di concentramento morì il 13.3.1941. L’anno scorso l’Associazione che si occupa della messa in posa delle Stolpersteine nella città di Berlino, per tenere vivo il ricordo delle vittime dell’odio razziale del nazionalsocialismo, depose nel luogo dove sorgeva la casa di Wilczig il dorato sanpietrino con il nome e il luogo della sua deportazione e morte, alla presenza di alcuni residenti tedeschi (ex orientali) e del sottoscritto. Quest’anno, per ricordare le vittime di quella notte infame, hanno proposto di “pulire le pietre d’inciampo“ (traduzione di stolpersteine) che a Berlino sono tante. Sembra una sciocchezza ma col tempo il metallo del sanpietrino (color oro) si annerisce e non brilla più smettendo di attirare lo sguardo dei passanti. Così ho preso materiali da pulizia, ho tolto lo sporco intorno al sanpietrino, l’ho lucidato accuratamente ed è tornato come nuovo e ora il nome di Wiczig si legge bene. Ho messo anche un vasetto di fiori vicino alla pietra e nel pomeriggio ho scoperto che qualcuno ha aggiunto anche una candela rossa. Mi ha fatto piacere anche se non so di chi si tratta. Indagherò perché deve essere uno dei “nostri“. Ad alcuni studenti che facevano la ricreazione, attirati più dal fazzoletto tricolore dell’ANPI che dai detersivi, ho detto di cosa si trattava e mi hanno risposto che a scuola avevano trattato il tema. E’ una soddisfazione saperlo!!! Così come lo è apprendere all’Assemblea on line di ANPI BB (ma che giornata piena!!!!) che altri compagni avevano fatto lo stesso in varie parti della città.
Le notizie che giungono dallo Jutland settentrionale (Danimarca) mi riportano all’ordine del giorno. 17 milioni di visoni macellati in 300 dei 900 allevamenti da pelliccia danesi (per inciso, 6.000 occupati e 660 milioni di entrate da esportazione). Causa: una mutazione del Covid 19 sviluppata dai visoni che ha già fatto il “salto di specie“ avendo infettato 12 persone. Paesi in pericolo: Italia, Spagna, Svezia e USA, oltre ai Paesi Bassi, e si sospetta inoltre che cani randagi, volpi e furetti siano in grado di diffondere il contagio. Avevo appena finito di leggere un articoletto sulla peste suina rilevata in cinghiali abbattuti nel Brandeburgo e potete immaginare la gioia!! La peste suina non si trasmette all’uomo, almeno finora, ma oltre al danno economico enorme qualora si infettassero allevamenti intensivi di suini (esperienze passate insegnano), non si può evitare di pensare al fatto che questi salti di specie potrebbero diventare più numerosi. Ovvero che rinviare a tempi di post – pandemia ripensamenti radicali dei nostri modelli di produzione e consumo è una follia. Anzi, l’emergenza, se la si vuole chiamare così, è il momento propizio per modifiche radicali di cui c’è bisogno. Per restare nel piccolo, delle pellicce di visone se ne può fare a meno benissimo e la carne di maiale non può costare 4,80 al chilo.
Altro è ciò che serve oggi e domani. Infatti sul fronte sanitario anche l’organizzata Germania comincia a farsela sotto, La rappresentante dell’Ordine Professionale Infermieri dice che i servizi sanitari necessitavano di 50.000 infermieri già prima della pandemia e che sono in ansia per l’immediato futuro. Dò un’occhiata alle cifre sparpagliate sul mio tavolo sperando che sia una sparata: se i tedeschi, che hanno 12,8 infermieri per mille abitanti sono in difficoltà, cosa succederà in Italia con 5,6 infermieri su 1.000 abitanti? Anche sul fronte dei laboratori, così importanti per il contact tracing, ormai si è toccato il limite: 69 laboratori su 191 dichiarano un arretrato notevole, che significa ritardo nelle risposte sui tamponi. Hanno raggiunto il record di 1,6 milioni di tamponi a settimana (in Italia se ne fanno di più se la memoria non mi tradisce, ma con 23 milioni di abitanti in meno) e si sta orientando la priorità sui positivi sintomatici e sulle persone di contatto (focolai), escludendo gli asintomatici e consigliando a chi ha sintomi similraffreddore di starsene a casa 5 giorni e vedere come va a finire, senza affollare i centri di salute e gli ospedali per avere il test.
Che con l’autunno ci sarebbero stati aumenti del contagio lo sapevamo tutti, sia gli ottimisti (io ero tra quelli) che scommettevano in una crescita lenta e non preoccupante dei contagi, sia i pessimisti, che vedono picchi di curve dappertutto. Chi più, come me, chi meno, come molti miei amici, siamo stati tutti beffati e sorpresi dall’andamento epidemico. Non solo i governanti, ma anche i cosidetti “esperti“, tranne pochissimi, sono rimasti spiazzati. E in tutta Europa. Frau Dr. Merkel, che non parla mai a vanvera, due settimane fa sosteneva che l’andamento della epidemia era serio perché faceva prevedere 19.200 contagi per Natale. Dopo una settimana (il 6 novembre) i nuovi contagi avevano superato i 21.000. Unica strategia utilissima (sorveglianza attiva), proposta dal Dott. Crisanti e sperimentata in Asia, in Italia è stata sottovalutata e solo tardi e male organizzata, per cui è diventata inefficace prestissimo, ma anche in Germania non è diventata l’asso di briscola e sta vacillando fortemente. Stamattina ho avuto modo di vedere all’opera gli aitanti militari teutonici effettuare test nei locali dell’Ufficio della Salute del mio comune (Friedrichshain-Kreuzberg), per puntellare i servizi sanitari territoriali in affanno. Mi sento nella strana dicotomica situazione di non condividere del tutto le misure assunte dal Governo tedesco ma di consolidare la mia fiducia nella Merkel, e di condividere molto le ultime scelte del Governo italiano mantenendo pochissima fiducia in Conte. Fortunatamente, nonostante la mia confusione mentale, non mi sono mai sentito in guerra contro l’epidemia e non ho bisogno di identificarmi in nessun capo nè di assumere posture paranazionalistiche per sentirmi meno insicuro in questa procella.
Fino ad ora l’unica cosa che credo di aver capito è che come aruspice non valgo un soldo fuori corso, purtroppo come molti altri, che siamo ancora nel bel mezzo del processo di apprendimento della dinamica del virus e che ci sono ancora un numero incredibile di fattori troppo incerti. In altre parole c’è da lavorare per tutti.
Non tengo conto in questa valutazione della notizia relativa al vaccino che la Pfizer sostiene di poter mettere a disposizione. Notizia che forse andrebbe data quando sono stati fatti tutti i passaggi che certifichino la sua efficacia e l’avvio della produzione. Forse strombazzando troppo e fuori tempo, si rischia di rovinare il concerto. Però resto sempre ottimista.
Da Berlino, un abbraccio
Franco Di Giangirolamo