Cronache da Berlino di Franco Di Giangirolamo 08 luglio 2020

 

 

Foto Street . Graffiti in Berlin – 2017 – foto gierre 

 

LUGLIO TRISTE A BERLINO.

Sarà perchè il clima è molto nuvoloso, perchè con 14 gradi e i piumoni ancora in servizio si pensa all’inutile cambio estate-inverno, perchè la „ripresa“ del terziario è abbastanza zoppa, o forse perchè le gambe faticano a trascinarmi nella ennesima passeggiata attraverso la città, ma Berlino mi sembra una
vecchia signora, sempre molto bella, ma stanca e con gli occhi malinconici.
La West Side Gallery senza le centinaia di turisti che in tutte le stagioni cercano una prospettiva adeguata per fotografarsi accanto al famoso „muro dei graffiti“ ,o alle Trabant sistemate a bella posta per per sollecitare „Ostalgie“, si riduce a semplice elemento di contrasto con il restyling edilizio della zona,tutto vetro e cemento, che fa incazzare gli autoctoni (veri berlinesi dell’ex Est) e consente agli
immobiliaristi di farsi il „naso d’oro“.
Le stazioni principali, tra le ferie dei tedeschi e le non ferie degli stranieri, non pullulano di trolley multicolore nè risuonano del chiacchiericcio divertito delle greggi turistiche e sembrano tutte sintonizzate sulla fase „5 minuti prima della chiusura delle attività commerciali“. Queste ultime poi, quando non sono chiuse, sono indaffarate ad esibirsi in ogni modo e ad offrire sconti e opportunità ad una rara clientela che si ferma solo se non ha una buona combinazione dei mezzi per tornare a casa.
Più penosi sono i due grandi supermarket Kadewe (Kaufhaus des Westens) e Galeria, rispettivamente vetrine del consumismo dell’ex Berlino Ovest e dell’ex Berlino Est. Oltraggiosamente lussuoso il primo (mi fa l’effetto di un espresso con 5 cucchiaini di zucchero) e più medio borghese il secondo, già mete inserite nei pacchetti turistici e nei piani di viaggio di quasi tutti coloro che „passano per Berlino“, dovendosi accontentare della domanda locale, sembrano cattedrali nel deserto, anche se il primo ci tiene ad esibirsi ancora con i suoi paggetti in livrea, benché costretto (orrore!)a proporre sconti benchè su prodotti da design.
Le piazze non sono più allegre. Tutte con resort che, causa distanziamento, hanno dovuto triplicare la superficie coperta dai tavoli. Solo Breitscheidplatz non può essere più triste del solito perchè già abbruttita orrendamente dalle „difese antiterrorismo“ installate dopo l’attentato di Natale di tre anni fa che, oltre ad essere totalmente inutili (la probabilità di un secondo attentato con gli stessi mezzi nello stesso luogo è pari a quella che io venga assunto in cielo alla destra di dio padre onnipotente) sono un test sull’infantilismo psichico dei decisori, che mi auguro non siano architetti.


Decido che non da soddisfazione prendere un caffè sotto la cupola del Sony Center, col Museo del Cinema chiuso, Legoland senza l’assedio dei bambini e il gelataio che non ha neanche aperto il chiosco.
D’altra parte l’American Haus, luogo di appuntamenti di lavoro e dolci non male,è estroflessa su una strada troppo rumorosa e confina con il Bundesamt fuer Politische Bildung, istituzione pubblica per la formazione politica, luogo di tentazioni, dalla quale si viene sempre fuori con uno zaino pieno di libri.
L’Einstein Cafè del Bikini mi pare un poco decaduto. Si rinvia dando un’occhiata ai giornali che normalmente non sollevano il morale.
Sigmar Gabriel, ex segretario dell’SPD ed ex vicepresidente e Ministro degli Esteri di Angela Merkel che fa il consulente, neanche tanto economico, delle macellerie industriali Toennies, venute alla cronaca per il focolaio di coronavirus. Chissà perchè non mi meraviglio nè del fatto che un leader socialdemocratico „venda“ il proprio patrimonio di esperienza politica e le sue „relazioni“ ai peggiori sfruttatori dei
lavoratori (lui stesso aveva detto alcuni anni fa che quella industria era una „vergogna per la Germania“), nè del fatto che i socialdemocratici siano quotati al 14% dal barometro elettorale, ovvero in via di estinzione, nè del fatto che la „politica sia in crisi“.
Non mi meraviglio neppure, anche se mi preoccupo non poco, del Rapporto 2019 sulla Protezione della Costituzione, di Thomas Haldenweg, nel quale si conferma che l’estrema destra, razzista ed antisemita, è in continuo aumento in Germania.
Atti di violenza (Straftaten) sono passati in un anno da 20.431 a 22.342 e sono 13.000 gli estremisti di destra disponibili e pronti all’uso della violenza. Lo dimostra il fatto che il 90% degli incidenti di violenzaantisemita sia addebitabile per il 90% alla estrema destra. La cosa pericolosa è che 7.000 membri delpartito AfD, che è rappresentato nel Bundestag, sono stati „osservati“ dalla Corte Costituzionale e che i principali movimenti di destra estrema, identitari, revisionisti storici, antisemiti, etc, sono strettamente collegati con un partito „democraticamente eletto“, quando non siano delle vere e proprie suborganizzazioni.
Nel rapporto si parla anche del terrorismo di sinistra e di quello islamico ma mi fermo se non altro perchè la Corte Costituzionale si è preoccupata di commentare (che si stia abbandonando la tesi infausta della lotta agli opposti estremismi?): Il crimine di destra è molto più pericoloso del crimine di sinistra.

Come tristezza ho fatto il pieno e chiudo con una nota allegra. Ho verificato che la disciplina degli anarcoidi berlinesi è abbastanza coerente. Si distanziano come possono senza essere ossessivi, si mascherano nei luoghi chiusi come da manuale e si lavano. Sanno bene che le macherine di stoffa non
possono troppo contro le nanoparticelle ma, intuitivamente, sanno che una barriera qualcosa fermerà pure.
Perciò, direttive a parte, fregandosene della diatriba tra virologi sulla loro utilità e pensando che „piuttosto che niente è meglio piuttosto“, la indossano tranquillamente. Cosa vogliamo di più? Una dimostrazione di
saggezza popolare e ulteriore conferma che scommettere sulla responsabilizzazione e sulla intelligenza dei cittadini è meglio che scommettere sulla loro obbedienza cieca che, oltre a non essere mai stata una virtù, non vale mai più di una intelligenza critica.