SENZA ANZIANI NON C’E’ FUTURO – Una riflessione sull’Appello della Comunità di Sant’Egidio di Franco Di Giangirolamo

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L’ho riletto varie volte. Non sono riuscito a convincermi nè delle ragioni di tale richiamo (forse per mie lacune conoscitive che spero di colmare) nè delle finalità (nobili e genericissime, valide ieri, oggi, domani). Condivido solo l’ultimo capoverso laddove si parla del dolore e della preoccupazione per le troppe morti di persone anziane in questi ultimi tre mesi. Unica motivazione che ho compreso mi pare essere quella di combattere l’idea che sia possibile sacrificare le vite degli anziani in favore di altre. Come non essere d’accordo su una concezione talmente ovvia!!!! Ma dove sarebbe stata propagandata e, soprattutto, dove sarebbe stata praticata una assurda cultura di sanità selettiva? Chi la sostiene, dove, come e quando è stato violato in modo tanto grave un principio basilare che ha fatto indignare così tanto fior fiore di personalità che hanno aderito all’appello?
Non mi pare che stia prendendo piede una idea del genere, come si sostiene nell’appello, nè mi pare che ci siano pratiche di rifiuto dell’assistenza agli anziani a favore di altri. Nè mi pare che il numero esagerato di anziani morti sia dovuto alla cultura barbarica che avanza, ma ad un virus che colpisce soprattutto i più deboli e a scelte politiche delinquenziali (v. caso Lombardia e RSA) Ben prima della Pandemia, ricordo a tutti, si parlava più di accanimento terapeutico sugli anziani piuttosto che di selettività e di abbandono. Ci sono certamente paesi al mondo i cui modelli sanitari sono selettivi ed escludenti, ma ben prima che arrivasse la Pandemia. In Europa questo fenomeno non mi pare nè rilevante nè rilevato, almeno per quanto ne so. E ne vorrei sapere, ringraziando fin d’ora chi mi informerà adeguatamente.
Gli unici che possono aver prodotto “orrori” del genere in Europa, sono i medici curanti che, sulla base di codici etici, che non sono documenti segreti ma pubblici, operano scelte sulla base di criteri espliciti predeterminati (per evitare di adottare scelte soggettive ed arbitrarie). Ovvero scelte che sono obbligate dallo squilibrio tra le necessità e le possibilità di farvi fronte e che non dipendono dalla cultura barbarica e dalla scarsa eticità dei professionisti, ma semplicemente dalla limitatezza delle risorse. In altre parole, se ci sono pochi mezzi, si privilegia nella cura chi ha più speranza di vita. E’ una barbarie? No, è la scelta che farebbe qualsiasi buon padre di famiglia e anche qualsiasi firmatario dell’appello se fosse obbligato a scegliere. La barbarie, semmai, sta nella limitatezza delle risorse non nella modalità del loro utilizzo quando non sono sufficienti per tutti. Il Sud del Mondo che la Comunità di Sant’Egidio conosce molto meglio di tutti noi, ci offre lezioni significative perchè vedersi negare prestazioni, anche se riguardano bambini, è normale, purtroppo. Ma ci sono esempi anche in patria. Come si formano le liste d’attesa per la donazione degli organi? Sulla base di astratti principi giuridici o sulla base di concretissime condizioni soggettive degli aspiranti alla nuova vita? I firmatari dell’appello farebbero un trapianto di cuore ad un novantenne invece che ad un quarantenne per rispettare il principio della uguaglianza dei diritti?
Siamo seri: se si vogliono mettere in discussione i codici etici cui si ispirano i medici, si può fare perchè tutto è discutibile e migliorabile, ma allora parliamo di quel tema. Se si vuol mettere in discussione, come sarebbe giusto e forse tardi, il sistema sanitario e l’offerta di servizi (che in ogni caso saranno sempre limitati), allora parliamo di quel tema. Se si intende accusare pratiche di indegna selettività, allora si denuncino situazioni specifiche e non “culture”..Se si vuole fare del protagonismo su parole d’ordine sempre valide in ogni tempo e luogo, sulla scorta delle sacrosante emozioni suscitate dai recenti drammatici eventi, allora si proceda così.
Infine, sul testo dell’appello: Senza anziani il futuro arriverà lo stesso, come è avvenuto per millenni, quando non si diventava anziani, ma il futuro arrivava puntualmente. Io preferisco dire che: SENZA GIOVANI NON C’E’ FUTURO: CON GLI ANZIANI C’E’ UN FUTURO MIGLIORE PER TUTTI.
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Il punto di vista di Gino Rubini

Condivido. Tuttavia sarebbe necessario uno studio approfondito sulla comunicazione dei media che ha oscillato come un pendolo tra scene lacrime e core , intervista ogni sera al figlio o alla nipote del vegliardo novantenne purtroppo deceduto a causa anche del Covid-19 pronti a fare causa a strutture e medici per racimolare qualche soldino e l’altro versante che si caratterizza con affermazioni superficiali del tipo …. il lockdown è stato sbagliato, in fin dei conti è una malattia che colpisce solo i vecchi…poco più di una influenza… I trumpiani di casa nostra sono più di quanti possiamo immaginare e siedono nelle cariche più importanti del paese.
Su questa linea si sono schierati molti soggetti economici e associazioni di rappresentanza a volte con un eccesso di zelo che è andato oltre la stessa volontà dei rappresentati. Per quanto attiene la medicina selettiva, questa viene praticata da sempre ed ogni giorno nei reparti chirurgici di trapianto organi, ove l’oggetto razionato è il cuore, il fegato e il rene …. Nella vicenda Covid gli “oggetti razionati” erano indisponibili per gravi negligenze politiche e professionali. Medici e infermieri infettati , nella prima fase, perchè non avevano a disposizione DPI. Dal 2002-3 dopo la Sars 1 esisteva in Italia un Piano per la gestione delle pandemie nel quale era già scritto tutto ciò che si doveva fare. Fosse stato fatto il 50% di quanto prevedeva Piano gestione pandemie la tragedia sarebbe stata molto più ridimensionata. Credo nella buona fede della Comunità di Sant’Egidio ma credo che abbiano scelto l’obiettivo sbagliato, l’operatore sanitario, ultimo anello della catena che si è ritrovato a dovere selezionare chi intubare in base allo stato di salute di base del paziente e alle possibilità di guarigione . La discussione sui protocolli etici quando si arriva ad una situazione di reparto nella quale i pazienti da porre in terapia con respiratore sono 10 e il reparto dispone solo di 6 letti attrezzati appare fuori luogo e in una certa misura grottesca.La priorità è quella di dotare il paese di un Piano poliennale di gestione di situazioni emergenziali tipo pandemia. Sono stati i manager sanitari ispirati alle geometrie della produzione industriale snella senza ridondanze che acquistano DPI chirurgici contati all’osso per non fare magazzino. Sono gli stessi che hanno ridotto il numero dei letti attrezzati per la terapia intensiva ad un quarto di quelli di cui dispone la Germania. Sempre per non fare “magazzino” hanno ridotto gli organici delle strutture pubbliche e dato in appalto a strutture private servizi e prestazioni delle quali hanno perso il governo della qualità e dei costi. Mi dispiace,  non ci sto a discutere della eticità del medico che fa il triage per scegliere chi salvare o lasciare andare se nel contempo non si fa un severo confronto con le responsabilità dei manager che hanno decimato le risorse impiegate nella sanità pubblica, scelte che hanno portato il medico italiano a dovere scegliere chi lasciare morire il triplo delle volte rispetto ai colleghi di Germania e Francia….
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Alleghiamo il testo dell’Appello della Comunità di Sant’Egidio 

Da una preoccupazione della Comunità di Sant’Egidio sul futuro delle nostre società – emersa in questi giorni durante la crisi causata dal coronavirus – nasce questo appello, tradotto in diverse lingue e diffuso a livello internazionale (vedi i primi firmatari in fondo).È rivolto a tutti, cittadini e istituzioni,  per un deciso cambiamento di mentalità che porti a nuove iniziative, sociali e sanitarie, nei confronti delle popolazioni anziane.

SENZA ANZIANI NON C’È FUTURO
Appello per ri-umanizzare le nostre società. No a una sanità selettiva


Nella pandemia del Covid-19 gli anziani sono in pericolo in molti paesi europei come altrove
. Le drammatiche cifre delle morti in istituto fanno rabbrividire.

Molto ci sarà da rivedere nei sistemi della sanità pubblica e nelle buone pratiche necessarie per raggiungere e curare con efficacia tutti, per superare l’istituzionalizzazione. Siamo preoccupati dalle tristi storie delle stragi di anziani in istituto. Sta prendendo piede l’idea che sia possibile sacrificare le loro vite in favore di altre. Papa Francesco ne parla come “cultura dello scarto”: toglie agli anziani il diritto ad essere considerati persone, ma solo un numero e in certi casi nemmeno quello.

In numerosi paesi di fronte all’esigenza della cura, sta emergendo un modello pericoloso che privilegia una “sanità selettiva”, che considera residuale la vita degli anziani. La loro maggiore vulnerabilità, l’avanzare degli anni, le possibili altre patologie di cui sono portatori, giustificherebbero una forma di “scelta” in favore dei più giovani e dei più sani.

Rassegnarsi a tale esito è umanamente e giuridicamente inaccettabile. Lo è anche in una visione religiosa della vita, ma pure nella logica dei diritti dell’uomo e nella deontologia medica. Non può essere avallato alcuno “stato di necessità” che legittimi o codifichi deroghe a tali principi. La tesi che una più breve speranza di vita comporti una diminuzione “legale” del suo valore è, da un punto di vista giuridico, una barbarie. Che ciò avvenga mediante un’imposizione (dello Stato o delle autorità sanitarie) esterna alla volontà della persona, rappresenta un’ulteriore intollerabile espropriazione dei diritti dell’individuo.

L’apporto degli anziani continua ad essere oggetto di importanti riflessioni in tutte le civiltà. Ed è fondamentale nella trama sociale della solidarietà tra generazioni. Non si può lasciar morire la generazione che ha lottato contro le dittature, faticato per la ricostruzione dopo la guerra e edificato l’Europa.

Crediamo che sia necessario ribadire con forza i principi della parità di trattamento e del diritto universale alle cure, conquistati nel corso dei secoli. È ora di dedicare tutte le necessarie risorse alla salvaguardia del più gran numero di vite e umanizzare l’accesso alle cure per tutti. Il valore della vita rimanga uguale per tutti. Chi deprezza quella fragile e debole dei più anziani, si prepara a svalutarle tutte.

Con questo appello esprimiamo il dolore e la preoccupazione per le troppe morti di anziani di questi mesi e auspichiamo una rivolta morale perché si cambi direzione nella cura degli anziani, perché soprattutto i più vulnerabili non siano mai considerati un peso o, peggio, inutili

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