Acidi perfluoroacrilici: Governo e Regioni al lavoro per rivedere limiti

(fonte Regioni.it 3440 – 27/08/2018)

Da quando sono state rilevate concentrazioni particolarmente elevate nel sangue della popolazione di alcuni comuni del vicentino, i Pfas sono diventati tristemente famosi. La sigla indica Sostanze Perfluoro Alchiliche (acidi perfluoroacrilici): è una famiglia di composti chimici utilizzata prevalentemente in campo industriale, ovvero acidi molto forti usati in forma liquida, con una struttura chimica che conferisce loro una particolare stabilità termica e li rende resistenti ai principali processi naturali di degradazione Dagli anni Cinquanta i Pfas sono usati nella filiera di concia delle pelli, nel trattamento dei tappeti, nella produzione di carta e cartone per uso alimentare, per rivestire le padelle antiaderenti e nella produzione di abbigliamento tecnico, in particolare per le loro caratteristiche oleo e idrorepellenti, ossia di impermeabilizzazione.

Ora il tema è al centro del confronto Governo-Regioni-enti locali.
Il Ministero dell’Ambiente è pronto a riesaminare i valori limite allo scarico per i Pfas e per altre sostanze chimiche. Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha convocato a inizio settembre un tavolo tecnico urgente a cui parteciperanno gli istituti scientifici e di ricerca competenti in materia (CNR IRSA, ISS e ISPRA). Il Gruppo di lavoro tecnico dovrà prendere in esame le Linee Guida per la definizione di tali valori limite. Al Gruppo di lavoro partecipano dal 2016 tutte le Regioni e le rispettive Agenzie ambientali, a cominciare dalla Regione Veneto e da Arpav, il cui territorio è particolarmente coinvolto nella problematica in questione, oltreché le Autorità di distretto.

Lo scorso mese l’Arpav aveva segnalato la presenza nelle falde del GenX, una sostanza del gruppo dei Pfas che, da alcuni anni, viene utilizzata in processi industriali di sintesi di composti fluorurati al posto del più noto Pfoa. La presenza dei Pfas, scrive il Ministero, interessa l’intero territorio nazionale: le Agenzie regionali protezione Ambiente di Lombardia, Lazio, Toscana, Emilia Romagna, Friuli, Liguria, Sicilia e Umbria stanno effettuando dei monitoraggi sui Pfas, i cui risultati attesi per la fine del 2018 consentiranno di valutare l’estensione del fenomeno e stabilire l’adozione di misure per la salvaguardia ambientale.
“Non possiamo permetterci di ignorare che siamo di fronte a una contaminazione delle falde da Pfas  che solo in Veneto interessa almeno 300 mila persone – ha detto il ministro Costa -, ed è nostra responsabilità intervenire, nel rispetto dei ruoli, per assicurare la tutela ambientale. Siamo di fronte a un’emergenza che va affrontata con tutti gli strumenti a nostra disposizione, tra cui il tavolo esteso a tutte le Regioni, le quali hanno competenza sui valori limite di queste sostanze negli scarichi. Le conoscenze scientifiche su queste sostanze sono sempre più solide e questo ci richiama alla necessità di
una valutazione più approfondita sui valori limite da adottare e sulla possibile inclusione di nuove sostanze del gruppo dei Pfas”.
“Ho già fissato per l’11 settembre – ha annunciato il ministro Costa – una riunione di tutti i soggetti istituzionali interessati alla questione Pfas”, il 23 agosto ho incontrato il presidente della Regione Veneto qui a Roma. Questo è l’intento: dobbiamo intervenire rapidamente. In quindici giorni tutti i soggetti istituzionali saranno allo stesso tavolo per iniziare un lavoro. Dobbiamo assolutamente intervenire, anche con una procedura d’urgenza”, ha concluso il ministro dell’Ambiente.