Fonte: Inchiestaonline
Autore : Mario Agostinelli
Cingolani Ministro durerà magari solo giorni: più sfortunatamente per noi anche per mesi, ma il nucleare, purtroppo, è per sempre, basta dire la verità. Purtroppo, l’educazione scolastica e l’informazione scientifica abitualmente non si responsabilizzano per illustrare l’incompatibilità tra il vivente e impieghi troppo densi di energia, come nel caso dei fossili e del nucleare.
Per rappresentare, in modo seppure grezzo e con qualche approssimazione, l’ordine di grandezza con cui le tecnologie energetiche possono interferire con la riproduzione della vita, basti dire che, per ottenere pari energia, la fusione di un grammo tra isotopi di idrogeno equivarrebbe alla fissione di 8-10 grammi di uranio, ovvero a portare a combustione 5.000 tonnellate di carbone o bruciare in centrale 6.300 metri cubi di gas, o, ancora, con processi ben più controllabili e non distruttivi, a far cadere da un dislivello di 1.000 metri 1/3 di tutta l’acqua del lago d’Iseo. Un simile confronto rappresenta in modo “drammatico” l’impatto assai differente di fonti di energia che si sono formate in processi lontanissimi nel tempo e che vengono ricuperate all’istante con tecniche estreme (fusione, fissione, combustione), che sprigionano effetti con ordini di grandezza di parecchio multipli rispetto alle forze naturali con cui conviviamo sul Pianeta (acqua vento, luce e calore del sole). Quanto più densa è la fonte energetica, tanto più lungo e duraturo sarà il suo tempo di smaltimento in atmosfera, negli oceani e nei suoli, fino ad effetti distruttivi in caso di incidente o di eccessivi accumuli.
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