Fonte : PUNTOSICURO.IT che ringraziamo
Autore: Donato Eramo
Infortuni mortali: una continua sconfitta della “cultura della prevenzione” a livello nazionale. Una continua sconfitta della Politica. Una continua sconfitta del Ministero del Lavoro e degli altri Ministeri competenti in materia. Una continua sconfitta dei Datori di Lavoro, dei Dirigenti e dei Preposti. Una continua sconfitta degli specialisti di funzione come i Responsabili e gli Addetti al Servizio di Prevenzione e Protezione ed i Medici Competenti. Una continua sconfitta dei Sindacati e dei Rappresentanti dei Lavoratori della Sicurezza. Una continua sconfitta di noi tutti.
Venerdì 23 aprile 2021, 7 Corriere della Sera, il giornalista Nicola Saldutti con il titolo “Luana, Andrea, Francesco…due caduti sul lavoro al giorno” scrive “Luana aveva 22 anni e un figlio, Andrea di anni ne aveva 37, Francesco 56, Davide 22, il fratello Francesco 25. Si continua a chiamarle morti bianche, parole inadatte a descrivere quello che accade a chi perde la vita mentre sta lavorando. Si continua a chiamarle bianche perché, come accade per le morti improvvise dei neonati, si fatica a individuare una responsabilità precisa che riesca a spiegarle….”. Domenica, 9 maggio 2021, la Repubblica, il giornalista Sergio Rizzo con il titolo “Mancano ispettori sulla sicurezza – Lavoro fuori sicurezza” scrive “Cinque morti sul lavoro in 24 ore, 185 in tre mesi: almeno due al giorno. La rabbia è tanta. E monta ancora più dando un’occhiata alle carte d’identità di alcuni di loro, Luana, stritolata a Prato da un macchinario tessile, aveva solo 22 anni….”.
Un periodico e frequente grido di allarme di un ennesimo “infortunio mortale” occorso ad un Lavoratore, che passa attraverso l’esaltazione del dolore da parte di Mass Media, della Politica, dei Ministeri competenti e dei Sindacati. Sempre lo stesso comunicato, le stesse dichiarazioni sui giornali e in televisione, in un ordinario rito di stupore di quanto accaduto, di presa di posizione, di indignazione, di proposte e di assicurazioni degli interventi. Indignazione come quella della “Commissione Parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, con particolare riguardo al sistema della tutela della salute e delle sicurezza nei luoghi di lavoro” che, tramite il complesso delle audizioni e degli atti istruttori compiuti, aveva dimostrato come “la superficialità dei controlli, l’incuria e la trascuratezza della pubblica amministrazione insieme a lungaggini burocratiche e confusioni su competenze amministrative”, protrattesi per decenni, avevano aggravato gli effetti delle condizioni generali “in spregio a qualsiasi tutela dell’ambiente e della salute dei lavoratori ed il persistente gravissimo pericolo per la salute della popolazione che non può consentire dilazione alcuna da parte delle autorità competenti”.
Indignazione momentanea fino al nuovo “infortunio mortale” con gli stessi messaggi brevi, circostanziati, veloci, descritti nei minimi particolari, ma essenziali, possibilmente cruenti, per fare “notizia”, per arrivare primi sulla notizia stessa. Il giorno dopo raramente segue una breve notizia sull’”infortunio mortale” occorso. Si riprende invece sempre la stessa notizia dopo alcuni giorni se non il giorno dopo o solo quando accade un altro “infortunio mortale” magari più cruento e che va descritto possibilmente con altri dettagli più macabri ma con particolari modalità di accadimento, altrimenti si rischia che non interessi i lettori o gli ascoltatori. Il Tutto in un continuo seguire di “infortuni mortali” ed in un continuo addivenire in una sorta di cerchio dantesco della morte, come quella dei traditori, rappresentati egregiamente dalla Politica, dalle Istituzioni dello Stato e di tutti i cosiddetti “addetti ai lavori”. Vengono chiamati anche “Crimini sul lavoro”, gestiti con freddezza dalla consapevolezza di quanto accade ogni giorno (3 “infortuni mortali” ogni giorno per una media di 1.000 “infortuni mortali” anno) che hanno consentito alla dirigenza della Pubblica Amministrazione una assuefazione ed una forma continua di indifferenza, quasi ostentando in modo subdolo in disprezzo di tutti quei valori morali, religiosi, etici e sociali, per nascosti comportamenti chiaramente omicidi verso la “persona”, donna o uomo che possa essere.