Inail.Coronavirus, online il nuovo documento per la protezione degli operatori sanitari

Fonte Inail.it

Pubblicata la seconda edizione della scheda informativa a cura dell’Inail. Contiene indicazioni aggiuntive, rispetto alla versione precedente, per tutelare la salute e la sicurezza delle categorie professionali in prima linea nel contrasto all’emergenza sanitaria in corso

Immagine di operatori sanitari durante l'emergenza da contagio Covid-19

ROMA – È online “Covid-19 e protezione degli operatori sanitari”, la seconda edizione del documento pubblicato dall’Inail che contiene indicazioni per tutelare la salute e la sicurezza di questa categoria di lavoratori, in prima linea nel contrasto all’emergenza sanitaria in corso nel nostro Paese, causata dalla diffusione del nuovo coronavirus. Le informazioni sono state aggiornate tenendo conto della costante evoluzione della situazione epidemiologica.

Covid-19 e salute mentale

Autrice :  Norina Di Blasio

Chiudere l’attività ambulatoriale significa lasciare le persone sole, abbandonate, con tutte le difficoltà che già esistevano nel sistema salute mentale in Italia. L’intervista a Fabrizio Starace, presidente SIEP.

“È solo quando tu e il tuo paziente indossate una mascherina che vi rendete conto di quanto l’assistenza medica dipenda dall’espressione facciale e dalla comunicazione non verbale”, scrive Danielle Ofri, in un recente articolo sul New York Times dal titolo Why Doctors and Nurses Are Anxious and Angry. “Mentre effettuavo i tamponi ai miei primi pazienti per il coronavirus qui al Bellevue Hospital la scorsa settimana, è diventato evidente che alleviare la loro ansia era tanto importante quanto sondare le loro rino-faringi”. In questa frase la Ofri, Medico presso il Bellevue Hospital di New York e docente della New York University School of medicine, ci restituisce un effetto che l’emergenza sanitaria da Covid-19 ha sulla salute mentale e le conseguenti misure ha determinato sulle persone tutte, dai pazienti agli operatori sanitari. “ Noi medici e infermieri ci sentiamo altrettanto sconcertati come tutti gli altri : ‘Un gel a base di alcol e aloe può realmente sostituire un disinfettante per le mani? È sicuro andare al negozio di bagel? Come possiamo gestire i nostri genitori anziani? È possibile fare in modo che i nostri figli non si tocchino la faccia?’. Guardiamo alle notizie con la stessa ansia del grande pubblico”, continua infatti la Ofri, offrendoci piccoli affacci sulle psicopatologie quotidiane, lievi effetti che la pandemia da coronavirus comincia ad avere sulla nostra salute mentale.

Ma che impatto hanno le misure di distanziamento sociale sulle persone con disagio psichico e sulle loro famiglie? Dalle carceri alle strutture residenziali, dai centri diurni alle visite ambulatoriali, dagli SPDC alle visite domiciliari, esiste un mondo strutturato che si occupa della presa in carico delle persone che soffrono di disagio psichico, ma come si sta riorganizzando in questa situazione di emergenza sanitaria?  Come si stanno organizzando i Dipartimenti di salute mentale rispetto alle disposizioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri? Vediamo cosa ne pensa Fabrizio Starace, presidente della Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica (SIEP), in questa intervista* rilasciata a Senti chi parla.

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Saluteinternazionale

Cronache da Berlino ai tempi del coronavirus di Franco Di Giangirolamo (8)

 

A Berlino il sole non dà tregua (17 gradi) e sfida la coriacea tempra dei prussiani alle prese con le misure di contenimento dell’epidemia. Il corona virus ha conquistato ormai la predominanza sulle testate dei giornali e anche un poco sulla TV ma non troppo. Le curve e le ipotesi si moltiplicano ma nessuno qui fa prognosi anche se il primo a non minimizzare è l’Istituto Koch che dice chiaramente che l’epidemia è appena all’inizio e che se non funzionerà il distanziamento sociale si potrebbero ammalare 10 milioni di tedeschi e potrebbero morirne 56.000 minimo e 100.000 massimo ad un tasso di mortalità (non di letalità per favore) dello 0,56%. Pensano che d’estate il virus si possa indebolire, ma insistono sull’abbattimento del picco della curva, leit motiv che ormai tutti conoscono. La strategia è quella di isolare i malati, ridurre i contagi e sorvegliare i contagiati, altrimenti anche il loro sistema collassa, benché sia messo un poco meglio, almeno sotto il profilo delle strutture, ma non da quello del personale.
A proposito di personale le casse mutue e i medici di base (6.000 circa) hanno chiesto al Senato berlinese 600.000 mascherine, 1,5 milioni di maschere FFP2 e 20.000 maschere FFP3 per riuscire a garantire l’assistenza ai cittadini senza che sia un rischio per loro e per il pubblico. Almeno questa l’hanno appresa dall’Italia, dopo aver visto il numero dei medici morti da noi, di cui il 50% sono medici generici. Ciò che sia l’Italia che la Germania non hanno appreso è a farsele in casa propria.
A Berlino, curiosità, si fanno dai 600 ai 700 test al giorno e in Germania si ia 160.000 test la settimana nei 54 laboratori attivi per la fattispecie. Così, per dare numeri che vanno tanto di moda.

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