FONTE FIOMNOTIZIE del 12 dicembre 2019
Il caso della multinazionale Bekaert, che nel 2018 decide improvvisamente di chiudere lo stabilimento di Figline Valdarno, è uno dei casi sindacali più rappresentativi degli ultimi anni.
Politica, istituzioni, società civile, furono coinvolte in una vicenda che, grazie alle innumerevoli iniziative dei lavoratori (comprese l’occupazione e l’autogestione dello stabilimento), ebbe grande visibilità mediatica.
Forse ricorderete che anche Sting, il 18 agosto del 2018, decise di portare la propria solidarietà ai 318 lavoratori in presidio permanente.
Come ha scritto Maurizio Landini nella prefazione del libro: “La vicenda Bekaert racchiude in sé tanti significati di ordine generale”.
Ad esempio, una decisione che, come capita sempre più spesso di questi tempi, giunge improvvisa, comunicata freddamente agli operai con una modalità crudele, vigliacca e arrogante; così come la scelta di spostare le produzioni dall’Italia verso la Romania e la Slovacchia, soltanto per risparmiare sul costo del lavoro.
Ma c’è anche un altro aspetto che va sottolineato. La forte reazione da parte dei lavoratori che decidono di non cascare nel tranello sovranista che induce a vedere nell’operaio slovacco o rumeno il proprio nemico. Al contrario, i lavoratori di Figline Valdarno comprendono bene che bisogna lottare uniti, che solo stando insieme è possibile ribaltare la decisione di una multinazionale potente e senza scrupoli come la Bekaert.
La posta è altissima. In gioco non c’è, infatti, solo la difesa del proprio lavoro e della propria dignità, ma il destino di una intera comunità.