Selezione di notizie, informazioni, documenti, strumenti per la promozione della salute e della sicurezza negli ambienti di lavoro e di vita. Diario Prevenzione è online dal 1996. Progetto e realizzazione a cura di Gino Rubini
Le aggressioni nei luoghi di lavoro, in particolare nei luoghi di cura e assistenza come i Pronto Soccorso e in altre strutture sanitarie sono sempre più frequenti e diffuse. In merito alle aggressioni nei luoghi di lavoro e in fattispecie contro medici, infermieri e personale ausiliario la Presidente della Consulta interassociativa italiana della Prevenzione ha inviato al Ministro della Salute Roberto Speranza. Nella lettera la Dott.ssa Susanna Cantoni presidente della C.I.I.P.
Nella lettera si propone un osservatorio nazionale degli eventi non limitato agli infortuni denunciati da Inail, tramite l’aggregazione di dati degli osservatori territoriali e l’incentivazione della raccolta dei dati in tutte le realtà lavorative nelle quali si verificano più frequentemente episodi di aggressioni. Per quanto attiene le misure di contrasto al fenomeno oltre alle necessarie misure di repressione nella lettera si richiede di adottare misure di prevenzione e di limitazione dei danni e di adottare misure organizzative adeguate a questi obiettivi.
Un servizio utile racconta i disagi e i rischi per chi è “occupato” nei lavoretti, fattorini ( riders che portano i cibi a domicilio ), lavori a chiamata mediati dalle app delle piattaforme.
Segnaliamo questo articolo di Giada Ferraglioni apparso sulla piattaforma OpenOnline che riporta dati importanti sulla gig-economy e sugli impatti severi sulla salute che questi lavoratori soffrono.
Questa settimana segnaliamo il Portale sul Rischio Alimentare : Valutazione e comunicazione del rischio alimentare del Ministero della Salute. Il Portale è lo strumento di comunicazione ufficiale del Governo sui temi della sicurezza alimentare. Il Portale, oltre alle notizie su atti del Governo e del Parlamento riporta i Pareri del Consiglio Nazionale sulla Sicurezza Alimentare. Uno strumento di lavoro utile per quanti operano nel campo della produzione e distribuzione alimentare.
L’alluminio, prezioso alleato in cucina, può finire sotto la lente di ingrandimento qualora i consumatori ne facciano un uso improprio.
Alla luce di una nuova richiesta da parte della Direzione Generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione (DIGISAN), il CNSA (Comitato Nazionale di Sicurezza Alimentare) rivaluta la problematica relativa all’ esposizione dei consumatori all’alluminio per contatto alimentare.
Già nel 2008 l’EFSA individuava nella dieta la principale fonte di esposizione a tale metallo stabilendo altresì la dose settimanale tollerabile pari a 1 mg/Kg/pc/settimana corrispondente ad es. a 20 e 70 mg di allumino/settimana, rispettivamente, per un bambino di 20 kg e per un adulto di 70 kg.
La cessione di tale metallo si sviluppa soprattutto per contatto con alimenti ad alto grado di acidità o salinità (ad esempio: limone, pomodoro, capperi…)
La legge italiana impone di riportare in etichetta indicazioni chiare che ne garantiscano un utilizzo sicuro.
Per abbassare la possibile esposizione è bene seguire le istruzioni del Ministero della salute:
Gli studi svolti dal laboratorio di riferimento nazionale dell’ISS si allineano a quanto riportato dal precedente parere rafforzando l’attenzione sul potenziale rischio per la salute umana con particolare.
Va preso in considerazione l’uso di materiali alternativi o leghe “che minimizzino la cessione” .
«Il 14 gennaio 2020 riprende finalmente il cammino per dare giustizia alle migliaia di vittime dell’Eternit». Con queste parole l’Associazione dei familiari e delle vittime dell’amianto (Afeva) di Casale Monferrato esprime le proprie aspettative in vista dell’imminente apertura di un nuovo grande capitolo del processo Eternit bis, che vede imputato il miliardario svizzero StephanSchmidheiny come responsabile delle morti di lavoratori e cittadini causate dagli stabilimenti italiani della multinazionale del cemento-amianto, di cui è stato padrone e massimo dirigente tra la metà degli anni Settanta e il 1986. Un capitolo che si scrive a Vercelli, dove il Giudice dell’udienza preliminare (Gup) dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio della Procura della Repubblica, che come imputazione a carico di Schmidheiny indica l’omicidio volontario.
Il procedimento, che riguarda 392 casi di lavoratori (poco meno di una settantina) e di cittadini morti ammazzati dalle polveri di amianto disperse negli ambienti di lavoro e di vita dalla sua fabbrica di Casale Monferrato, è uno dei quattro tronconi del processo avviato nel 2015 a Torino ma che nel 2016, in seguito alle decisioni del Gup del capoluogo piemontese, è stato spacchettato.
Si ricomincia da Vercelli
Le sedi giudiziarie chiamate ad occuparsene, per competenza territoriale, sono così diventate quattro: Torino, dove Schmidheiny lo scorso 23 maggio è stato condannato a quattro anni di carcere per omicidio colposo aggravato per la morte da esposizione all’amianto di un ex dipendente della Eternit di Cavagnolo e di una cittadina che viveva nelle vicinanze della fabbrica; Napoli, dove Schmidheiny dal 12 aprile scorso è sotto processo davanti alla Corte di Assise e dove il reato ipotizzato è quello di omicidio volontario, in relazione alla morte di 6 operai dello stabilimento di Bagnoli e di due loro familiari; Reggio Emilia dove si attendono ancora le prime mosse della Procura, che si occupa delle vittime della sede Eternit di Rubiera; e infine, appunto, Vercelli, competente per il filone più importante dell’Eternit bis, perché riguarda la tragedia di Casale Monferrato, la “città martire”, con i suoi oltre 2.000 morti, un nuovo caso di mesotelioma e un funerale alla settimana. Ma anche una città simbolo a livello mondiale per tenacia e resilienza, una città non dell’amianto ma della lotta contro l’amianto.
Nota di Editor: segnaliamo e riproduciamo questo articolo perché testimonia della complessità da tenere in considerazione quando si sceglie di intervenire sull’ambiente anche per migliorare. I grandi impianti eolici insediati per ridurre il consumo di combustibili fossili come nel caso descritto nell’articolo possono diventare fattori devastanti le condizioni di vita e le relazioni sociali di comunità locali. Le innovazioni debbono essere progettate con un adeguato risk assesment preventivo anche per quanto riguarda il rispetto dei diritti della comunità locali. Ad esempio molti progetti per portare energia tramite pannelli fotovoltaici in isolati villaggi dell’Africa centrale possono apparire una missione benefica e progressista. Tutta via se non si progetta preventivamente una copertura poliennale di manutenzione degli impianti , di formazione di personale locale per la gestione, manutenzione e riparazione questi progetti producono impianti che si trasformano in relitti inquinanti. Di fatto, esauriti i finanziamenti dell’Unione Europea o di altre istituzioni internazionali, dopo due o tre anni quelle comunità ripiomberanno nel buio con l’aggravio dell’inquinamento delle batterie esaurite da smaltire. Per questi motivi questo articolo rappresenta un riferimento importante.
I principi guida delle Nazioni Unite affermano chiaramente che tutte le società hanno la responsabilità di garantire il rispetto dei diritti umani lungo tutta la catena di approvvigionamento. Pertanto, la stessa trasparenza che sta iniziando a essere richiesta dalle industrie tessili o tecnologiche nei confronti dei suoi fornitori dovrebbe essere richiesta allo stesso modo dalle energie rinnovabili. Nella foto, un parco eolico in Messico. (Alberto Mataran)
La mattina in cui Josefa Sánchez e i suoi vicini trovarono i primi uccelli morti che seppero immediatamente che era di cattivo auspicio. Era l’inizio del 2000 e da allora l’intera comunità, situata sull’Istmo di Tehuantepec nel sud del Messico, sapeva perfettamente chi fosse il colpevole: l’enorme foresta d’acciaio che cresceva intorno a loro e rappresentava una minaccia per il loro modo di vita.
Con venti fino a 30 e 40 chilometri l’ora per almeno i due terzi dell’anno, l’Istmo di Tehuantepec è diventato l’El Dorado dell’energia eolica. Questa regione indigena per la pesca rurale diventerà il più grande corridoio eolico dell’America Latina con 5000 turbine eoliche alte 80 metri, di cui 2.129 sono già state costruite. Questa vittoria per l’ambiente è una sconfitta per la comunità locale, i cui diritti sono stati ignorati.
“La maggior parte del territorio è comunale, il che significa che l’assemblea è responsabile per prendere decisioni riguardo a questa terra. Questo status legale dura da oltre un secolo, ma le aziende non lo hanno rispettato. Hanno stipulato contratti con piccoli proprietari terrieri e corrotti leader locali, il che ha dato origine a conflitti interni. Attualmente stiamo vivendo livelli di violenza che non vediamo da anni “, afferma Sánchez, uno dei leader del movimento cittadino che da anni si è pronunciato contro questa presa di terra in nome di uno sviluppo sostenibile che non ha nemmeno soddisfare le esigenze energetiche dei suoi vicini. Quasi tutta l’elettricità prodotta dalle turbine viene fornita a società straniere, tra cui Walmart, con sede negli Stati Uniti.
“Queste aziende pubblicizzano le loro credenziali ecologiche, il che ha reso difficile parlare contro questi megaprogetti”, spiega Sánchez. Il suo non è l’unico caso : nella transizione energetica urgente e necessaria, il lavoro e i diritti umani vengono trascurati in tutto il mondo. Le compagnie di energia rinnovabile stanno ripetendo le stesse pratiche commerciali per le quali è stata criticata l’industria dei combustibili fossili – pratiche che sono ben lungi dall’essere pulite.
E i diritti umani?
Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (AIE), la capacità globale rinnovabile dovrebbe aumentare del 50% , o 1200 GW, tra il 2019 e il 2024, grazie soprattutto all’espansione del solare fotovoltaico e dell’energia eolica. L’industria dell’energia verde sta accelerando a causa della necessità di abbreviare i tempi di fronte alla sfida climatica e raggiungere l’obiettivo di zero emissioni di CO₂ entro il 2050.
Tuttavia, come ha sottolineato il Centro di ricerca sulle imprese e sui diritti umani (BHRRC) , questa rapida accelerazione viene spesso a spese delle comunità più fragili. Negli ultimi 15 anni, l’organizzazione internazionale ha ricevuto circa 150 denunce legate a progetti sostenibili. “Le energie rinnovabili sono essenziali per la nostra transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, ma le politiche e le pratiche sui diritti umani delle aziende non sono ancora abbastanza forti”, avverte il centro. La maggior parte degli abusi si verificano nell’America centrale e meridionale, nell’Africa orientale e nel sud-est asiatico (sebbene esistano anche casi in Europa e negli Stati Uniti) e includano la confisca e la contaminazione del territorio, la violazione del diritto alla consultazione, la violazione dei diritti del lavoro come la contrattazione collettiva e condizioni di lavoro non sicure, nonché minacce intimidazione e violenza contro gli avversari.
I rischi derivanti dal cambiamento climatico sono testimoniati da report di ricerca, dalle previsioni di istituti di ricerca autorevoli, da appelli di scienziati climatologi e di altre discipline che concordano sulla gravità del problema e sulla necessità che i decisori politici assumano con responsabilità il compito di fare fronte ad una sfida drammatica.
Per questo motivo con continuità su Diario Prevenzione segnaleremo report, saggi e articoli su questo tema per offrire ai lettori un materiale selezionato ed affidabile.
Oggi segnaliamo due articoli pubblicati da Nuova Ecologia che ci sono sembrati utili per fare chiarezza sullo stato dell’arte dell’informazione in materia nel nostro paese. Purtroppo scontiamo un dato preoccupante rispetto ad altri paesi. Nel nostro paese non esiste una sufficiente presenza nei media di professionisti dell’informazione preparati a gestire l’informazione scientifica. Troppo spesso l’incompetenza sulla materia agevola lo scivolamento verso la superficialità e la riproduzione meccanica di luoghi comuni. Questo è un aspetto preoccupante ma rimediabile. Quello che non è tollerabile è il fatto che vi siano quotidiani e canali della destra populista che hanno sposato la causa negazionista, l’irrisione dei militanti pro ambiente . La pratica della fabbricazione e diffusione di fake news è rilevabile in diversi periodici e quotidiani di quest’area.
Nessuna indulgenza verso chi alimenta con consapevolezza la diffusione di notizie false: nel mondo dell’informazione è in atto una guerra tra chi sceglie la correttezza e la qualità delle notizie da pubblicare e chi gioca sulla diffusione di fakenews. E’ compito dei professionisti seri dell’informazione disvelare le fake news verificando l’attendibilità e l’autorevolezza di tutte le fonti prima di diventare riproduttori passivi di false rappresentazioni del fenomeno dei cambiamenti climatici.Diario Prevenzione darà il suo piccolo contributo alla correttezza con la segnalazione di articoli, documenti autorevoli sul tema.
Buona lettura. Torneremo presto sul tema in particolare per individuare le correlazioni tra cambiamenti climatici e gestione della sicurezza nel lavoro in diversi comparti settori produttivi.
Bologna, 20 Dic – Sono ormai innumerevoli gli articoli e le interviste che abbiamo pubblicato in questi anni per denunciare e sottolineare come siano ancora troppi gli incidenti stradali in ambito lavorativo, incidenti che rappresentano circa la metà delle morti sul lavoro.
È dunque un nostro compito, come organo di informazione, tornare periodicamente sull’argomento affinché vengano messe in atto per tutti gli infortuni su strada, a livello locale e nazionale, idonee politiche di prevenzione, a partire dalla diffusione della consapevolezza di quelli che sono i principali fattori causali alla base degli incidenti.
Per farlo abbiamo intervistato, il 15 ottobre 2019, durante la manifestazione bolognese “ Ambiente Lavoro”, Annalisa Guercio (Consulenza tecnica accertamento rischi e prevenzione dell’Inail), referente scientifica del workshop Inail a Bologna “Attività su strada, incidenti e infortuni alla luce delle novità legislative”.
Quali sono le differenze tra infortunio su strada in occasione di lavoro, infortunio in itinere e infortunio alla guida? E riguardo agli infortuni su strada in occasione di lavoro, cosa differenzia un cantiere stradale da un non cantiere?
Qual è la dimensione del fenomeno infortunistico su strada?
Su quali fattori si può incidere per ridurre il fenomeno infortunistico su strada? Come rendere più sicuri i comportamenti alla guida?
Cosa si può dire riguardo all’utilizzo dello smartphone nei veicoli e ai limiti di velocità da rispettare?
Una decina d’anni fa la direzione di France Telecom mise in opera piani e programmi per espellere migliaia di persone: secondo le decisioni prese dalla direzione 22 mila erano gli esuberi da espellere con strategie di mobbing verticale, molestie morali e umiliazioni programmate dalla Direzione aziendale. Queste pratiche aziendali tese a far dimettere i lavoratori consistevano in molestie tese ad umiliare le persone, con pressioni continue, con l’assegnazione di compiti impossibili o con l’isolamento senza alcun compito lavorativo o con altre angherie studiate e progettate a tavolino per fare pressioni perché i lavoratori si dimettessero.Queste pratiche violente procurarono all’inizio degli 2010-11 un’epidemia di suicidi tra lavoratori e quadri intermedi. I suicidi riconosciuti dal tribunale francese come originati dalle molestie morali sono stati 43.
il tribunale francese ha inflitto un anno di carcere, di cui otto mesi con la condizionale a Didier Lombard, amministratore delegato in quell’epoca con l’accusa di molestie “morali e istituzionali”.
E’ vero: il dispositivo penale della sentenza appare troppo mite per dissuadere altre aziende dal ricorrere alle persecuzioni e alle molestie morali per espellere i lavoratori.
Però come afferma il cronista di cronaca giudiziaria di Le Monde questa sentenza condanna “una strategia aziendale” che ha provocato sofferenze fino a spingere diverse decine di lavoratori a togliersi la vita per disperazione. Prima di questa sentenza le molestie morali, le persecuzioni dei lavoratori, il mobbing verticale erano considerati reati ascrivibili ad una persona e non imputabili ad una strategia di una direzione aziendale. Se vi era un processo potevano essere condannati gli appartenenti agli ultimi gradini della scala gerarchica, i vertici aziendali erano fuori portata. Questa sentenza apre un varco: l’Amministratore delegato e il Consiglio di amministrazione possono essere chiamati in causa rispetto agli effetti disastrosi derivanti dalle strategie di gestione del personale. In altri termini le imprese francesi d’ora in avanti sanno che possono essere condannate fino ai massimi vertici se viene dimostrato il fatto che gli episodi di molestie morali sono parte di una strategia aziendale.Vedremo se questo importante principio sarà mantenuto nelle fasi successive dell’iter processuale.
Home Archives Vol 110 No S1 (2019): Storia dell’Igiene Industriale e della Tossicologia Occupazionale presso la Clinica del Lavoro di Milano – a cura di Silvia Fustinoni e Michele A. Riva
INTESA, AI SENSI DELL’ARTICOLO 8, COMMA 6, DELLA LEGGE
5 GIUGNO 2003, N. 131, TRA IL GOVERNO, LE REGIONI E LE PROVINCE
AUTONOME DI TRENTO E DI BOLZANO
CONCERNENTE
IL PATTO PER LA SALUTE PER GLI ANNI 2019-2021
La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome esprime l’intesa sul testo allegato con le modifiche evidenziate e condivise con il Ministero della Salute.
MATLINE – Cos’è ?
Il progetto Matline nasce con lo scopo di rendere fruibile la matrice professione-esposizione come strumento validato di documentazione per fornire informazioni sull’origine delle patologie neoplastiche, e per facilitare la programmazione e la gestione di interventi di sorveglianza e di vigilanza in ambito occupazionale.
La matrice cancerogeni nasce nel 1996 nell’ambito del Programma PRiOR (Programma Rischi Occupazionali Regione) promosso dalla Regione Piemonte.
Al progetto collaborano:
Il Servizio Sovrazonale di Epidemiologia della ASL TO 3 – Regione Piemonte;
Centro di Riferimento per l’Epidemiologia e la Prevenzione Oncologica in Piemonte (CPO – Piemonte);
il Centro per l’Epidemiologia e la Salute Ambientale dell’ARPA – Regione Piemonte.
I Riders fanno sul serio e a Bologna promuovono un’azione legale per condotta discriminatoria contro un gigante mondiale del cibo a domicilio. Alla base della causa l’utilizzo dell’algoritmo ‘Frank’: per il sindacato emargina i lavoratori che, per motivi personali legati a diritti come la malattia e lo sciopero, non si rendono continuativamente disponibili al lavoro. Antonio Prisco è uno dei protagonisti di questa lotta: 36 anni, rider per Deliveroo impegnato da tempo con la Cgil per cercare di mettere ordine in un mondo che sembra strutturato proprio per disaggregare i lavoratori e comprimerne i diritti.
Come nasce la causa di Bologna e quanti sono i lavoratori coinvolti?
La causa vede coinvolti tutti i lavoratori italiani sfruttati da Deliveroo. Alcuni tra noi compariranno anche come testimoni, lo faranno anche per altri colleghi, che specialmente al Sud sono ancora più ricattati dalla scarsità di lavoro e preferiscono non esporsi. Quello che combattiamo è un sistema simile al caporalato delle campagne E’ la prima volta che in Europa si intenta una causa del genere.
Che aspettative avete? Davide riuscirà a battere Golia?
In alcuni lander tedeschi sono state intentate cause simili ma non sono arrivate in giudizio perchè sono state regolate prima dalle nuove leggi sul lavoro. Non sappiamo se riusciremo a vincere ma ce la stiamo mettendo tutta
Possiamo quindi sfatare il luogo comune che vede il sindacato lontano dalle nuove forme del lavoro?
Oggi si, oggi i lavoratori della gig economy si avvicinano e il sindacato deve continuare a parlare con nuove parole. Abbiamo riscontri importanti in tante città, non solo Bologna e Firenze ma anche Napoli, Palermo o Catania.
Come si sta evolvendo questo mondo, cosa dobbiamo aspettarci?
Il sistema di sfruttamento del lavoro della Gig Economy si sta, se possibile, estremizzando. Pensa alle Virtual Kitchen , ristoranti che non esistono nella realtà ma fanno solo consegne, alle agenzie di Cleaning che ti vengono a ripulire casa o ancora peggi oalla commistione di piattaforme tipo Air B&B con piattaforme di Concierge. Tutte persone che vengono pagate poco sfruttate da un padrone digitale che non si fa vedere come ‘Frank’, un algoritmo che decide se domani lavoro oppure no.
Che ne pensi della nuova legge?
E’ confusa e frammentata e viene da vent’anni di leggi sul lavoro che almeno a mio parere non si possono accettare è l’ennesima accezione al ribasso dei diritti. La legge farà esplodere tutte le contraddizioni di un sistema che riguarda 850mila persone, noi i Riders siamo solo il 3% di questa grande platea, ma almeno noi sappiamo chi ci sfrutta, ce lo abbiamo scritto sulle spalle mentre pedaliamo in giro per le città
Ti sei esposto di persona in questa lotta, pentito?
Io sono figlio di una generazione che vive un malessere generalizzato per mancanza di sicurezza sociale, pochi riescono a percepirlo e ancor meno sanno come aiutarci. Io sono figlio di un epoca in cui ti devi accontentare, specialmente se vieni dal Sud, di vivere per pochi spicci. Non riesco a contestare i miei fratelli, i miei compagni che lavorano 7 ore per 60euro ancora senza diritti, che rischiano la pelle sulle strade e non hanno nessun diritto; ma quanto è bello sentirli a un certo punto capire cosa significa avere diritti e sentirli lottare per quei diritti.
Durante l’ultimo convegno dell’Associazione Italiana di Epidemiologia che si è tenuto a Catania a ottobre si è dato ampio spazio al tema delle disuguaglianze di salute, attraverso un seminario satellite, due sessioni parallele dedicate e due presentazioni in plenaria.
Gli studi longitudinali presenti a livello italiano e in alcune città come ad esempio Roma, Torino, Bologna, sono in grado di fornire una fotografia nitida sugli esiti di salute, che si confermano peggiori per le classi sociali più svantaggiate, e di fornire spunti per le politiche di contrasto alle disuguaglianze nella salute. In plenaria è stato presentato in particolare il caso della città di Torino, descrivendo l’esperienza dell’approccio dell’Health Equity Audit (HEA) nelle politiche urbane (https://www.epidemiologia.it/wp-content/uploads/2019/11/Zengarini-1.pdf).
Anche il seminario satellite ha affrontato il tema dell’HEA, applicato però al settore sanitario, riportando i dati di Piemonte, Emilia-Romagna e Sicilia.
Nelle due sessioni dedicate al tema, sono stati presentati numerosi studi focalizzati sulla descrizione dei dati di mortalità e morbosità differenziale per classe sociale, il loro andamento e i possibili determinanti. Sono state indagate in particolare alcune specifiche patologie, quali la sindrome della morte in culla (SIDS), il diabete, le malattie cardiovascolari e la celiachia.
Alcuni studi hanno esplorato aspetti più inediti: primo tra tutti, il lavoro presentato in plenaria sulla relazione tra disuguaglianze sociali e invecchiamento biologico, analizzata con un approccio di epigenetica(https://www.epidemiologia.it/wp-content/uploads/2019/10/Sacerdote.pdf)
Tra gli altri lavori più originali, due studi hanno ricercato la relazione inversa tra salute e stato socioeconomico, concentrandosi l’uno sulla relazione tra narcolessia ed esiti sociali e sull’effetto moderatore della resilienza; l’altro sulla carriera lavorativa di persone sopravvissute ad un tumore del colon retto. Un altro lavoro ha analizzato gli effetti che eventi avversi nel corso della vita, quali la perdita o la malattia della moglie o del marito, possono avere sulla salute dell’altro coniuge; un ultimo, infine, ha valutato il possibile contributo che l’analisi dei contesti attraverso l’indice di deprivazione può dare al miglioramento della copertura della vaccinazione antiinfluenzale negli anziani.
Un resoconto di Giulio Andrea Tozzi sulla conferenza ETUI del 3-4 dicembre 2019.
Le occasioni per guardarsi intorno e dare un’occhiata d’assieme alle dinamiche del lavoro e delle minacce per l’ambiente non sono frequenti.
Una di queste è tuttavia , senza dubbio, l’appuntamento annuale dell’ETUI a Bruxelles, che quest’anno si proponeva di riflettere sul Futuro della Salute e Sicurezza in Europa (The Future of Health and Safety in Europe, per le presentazioni: https://www.etui.org/Topics/Health-Safety-working-conditions/News-list/The-ETUI-debates-the-future-of-occupational-health-in-Europe).
Nel pomeriggio del 3 Dicembre 2019 e per tutta la giornata successiva, nella Casa sindacale dell’ITUC/CSI/IGIB e della ETUC/CES si è, infatti, discusso, in inglese, francese, spagnolo e italiano, in traduzione simultanea, sulle condizioni sociali e scientifiche che avevano preceduto e reso possibile l’elaborazione ed emanazione della Direttiva Quadro (CEE/89/391) e della contestuale Direttiva Macchine (CEE/89/392) e sulle prospettive per la Salute e Sicurezza sul lavoro in questi anni di rivoluzioni tecnologiche e di transizioni sociali.
Si è iniziato con i saluti, non formali, della Parlamentare Europea Agnes JONGENIUS (Partito Socialista dei Paesi Bassi), di Per HILMERSSON, segretario generale della CES (in videoconferenza), del Direttore dell’ ETUI (https://www.etui.org) Philippe POCHET e di Marian SCHAAPMAN, attuale responsabile del settore Salute e Sicurezza e Condizioni di Lavoro di ETUI (https://www.etui.org/Topics/Health-Safety-working-conditions), che ha raccolto l’eredità del Trade Unions Technical Bureau per la salute e sicurezza (TUTB/BTS), creato proprio in questo anno 1989 che ha dato lo spunto alla riflessione della Conferenza.
Segnaliamo questo articolo apparso sul sito di Legambiente Romagna che mette in luce perplessità e contraddizioni rispetto al contenuto di una pubblicazione dell’Aeroporto di Bologna ….. “Ciao Bologna, sotto il tuo cielo oggi si respira un’aria nuova”.
Una pubblicità dell’aeroporto Marconi di Bologna che dichiara di aver ridotto del 64% le emissioni di CO2 per passeggero negli ultimi dieci anni. Una scelta pubblicitaria certamente forzata e che potrebbe risultare ingannevole, considerando che non è chiaro in che modo e in quali settori le emissioni possano essere state ridotte.
Segnaliamo l’ultimo numero della Rivista di ETUI HesaMag #20 di grande interesse per il tema trattato. La Rivista è disponibile on line in Lingua inglese e francese. Per facilitare i lettori abbiamo postato l’indice tradotto in automatico da google translator. (editor)
Data di pubblicazione: 2019
Numero di pagine: 58
Pubblicato da:
Laurent Vogel e Mehmet Koksal
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Oltre ventidue milioni di migranti legalmente residenti e un numero più difficile da determinare di migranti privi di documenti vivono in Europa con uno status precario che limita i loro diritti in molte aree.
In questo dossier, la redazione di HesaMag ha voluto presentare alcune situazioni concrete in diversi paesi europei. Questi esempi hanno in comune evocare l’idea di una tenaglia che comprime e talvolta schiaccia le vite umane. Una delle cause è lo status di straniero nei diversi paesi dell’Unione Europea e la limitazione dei diritti che questa condizione impone. A volte con situazioni drammatiche come la privazione dei diritti sociali o le espulsioni verso paesi in cui prevale la violenza o l’arbitrio. L’altro ramo di tenaglie è l’ascesa della xenofobia, alimentata da partiti di estrema destra e accolta con un po ‘di compiacimento da uno spettro molto più ampio di partiti politici.
Contro una fortezza Europa barricata di fronte al resto del mondo, sorgono molte iniziative. Emanano tanto dai migranti che si raggruppano e combattono per i loro diritti quanto dai movimenti che esprimono solidarietà e volontà di costruire un futuro egualitario. Anche i sindacati si stanno muovendo per supportare questa dinamica. Nel corso della loro storia, hanno continuato a confrontarsi con ciò che i lavoratori indeboliti hanno dovuto affrontare con divisione e odio.
Il HesaMag viene inviata gratuitamente per posta a una copia per ogni utente. Per ricevere più di una copia della rivista allo stesso indirizzo, esistono piani di abbonamento di gruppo.
Solo un lavoratore su tre nell’UE le cui attività quotidiane sono gravemente o in qualche modo limitate da una malattia cronica riferisce che il posto di lavoro è stato adattato per soddisfare il loro problema di salute. Ciò significa che la maggior parte dei lavoratori in Europa con una condizione sanitaria limitante non viene supportata in termini di adattamento sul posto di lavoro.
La nuova sintesi politica di Eurofound su come rispondere ai problemi di salute cronica sul luogo di lavoro combina l’indagine europea sulle condizioni di lavoro e altri dati a livello nazionale e dell’UE per esaminare la prevalenza e l’impatto delle malattie croniche sul lavoro. Sottolinea che i problemi sanitari di lunga data tra i lavoratori diventeranno un problema sempre più significativo per l’Europa nei prossimi decenni.
L’Europa ha una forza lavoro che invecchia e un quarto della popolazione attiva dell’UE riferisce già di avere una malattia cronica. Questa percentuale è aumentata di 8 punti percentuali tra il 2010 e il 2017. I lavoratori di età superiore ai 50 anni hanno una probabilità doppia di avere una malattia cronica rispetto ai lavoratori di età inferiore ai 35 anni; ma anche tra i lavoratori più giovani la percentuale di malattie croniche è in aumento – dall’11% nel 2010 al 18% nel 2017 per i minori di 30 anni. Alcune delle condizioni croniche più comuni riportate comprendono disturbi muscoloscheletrici, condizioni di salute mentale e malattie cardiovascolari.
Oltre il 30 per cento di tutti i casi riconosciuti di dermatosi sono imputabili ai prodotti usati per le pulizie domestiche come i saponi o i detergenti. Ecco 6 consigli utili su come evitare le dermatosi.
«Noi tutti reagiamo agli allergeni in modo diverso. Spesso, capita che per anni non succede nulla e poi all’improvviso compare un’allergia. Una volta che si è manifestata, rischia di mantenersi indipendentemente dal dosaggio del prodotto» spiega la dottoressa Dominique Pasdeloup, medico del lavoro alla Suva. Ecco perché in questi casi prevenire è meglio che curare.
– Brexit e sicurezza su ambiente lavoro e salute. Sicurezza prodotti chimici, macchine e altre merci da e verso Inghilterra. Si prospetta un negoziato non facile…
– ” Un nuovo quadro strategico dell’UE in materia di salute e sicurezza sul lavoro: migliorare l’attuazione della normativa relativa alla salute e alla sicurezza sul lavoro nell’UE” Un documento preparatorio di qualità da leggere…
– ECHA:Le aziende non rispettano le normative sulle sostanze pericolose – Il numero 811 della rivista Travail & Sécurité è stato appena pubblicato. Il file di questo mese è dedicato alla lombalgia.
Il numero 811 della rivista Travail & Sécurité è stato appena pubblicato. Il file di questo mese è dedicato alla lombalgia.
In sintesi, questo mese troverai:
la grande intervista con Bernard Thibault, ex segretario generale della CGT, che ripercorre le missioni, i mezzi ma anche i limiti del mandato che ha esercitato per più di cinque anni come rappresentante dei lavoratori francesi presso l’Organizzazione internazionale del lavoro ( ILO).
il File dedicato alla lombalgia, patologie della schiena che colpiscono un’alta percentuale di dipendenti di tutti i settori di attività. In che modo il lavoro ci spezza le spalle? Come prevenire l’insorgenza di questi dolori?
it Immagini dedicate alla fabbrica di pelletteria Samb, pelletteria di lusso che modernizza le sue officine al fine di migliorare le sue prestazioni, la qualità dei suoi prodotti e le condizioni di lavoro dei suoi artigiani della pelle.
Senza dimenticare le notizie, la sezione Emergenze che si ferma alla ricerca di soluzioni relative alla percezione di allarmi sonori in determinate circostanze, rapporti nelle Aziende e nella sezione Servizi che offre il “Diritto in pratica” dedicato alle opere vietate e regolamentate per i giovani lavoratori nelle aziende. Infine, estratti di testi ufficiali pubblicati tra il 1 ° settembre e il 30 settembre 2019, seguiti da una “Domande e risposte” sul Certificato di idoneità a guidare in sicurezza.
Il caso della multinazionale Bekaert, che nel 2018 decide improvvisamente di chiudere lo stabilimento di Figline Valdarno, è uno dei casi sindacali più rappresentativi degli ultimi anni.
Politica, istituzioni, società civile, furono coinvolte in una vicenda che, grazie alle innumerevoli iniziative dei lavoratori (comprese l’occupazione e l’autogestione dello stabilimento), ebbe grande visibilità mediatica.
Forse ricorderete che anche Sting, il 18 agosto del 2018, decise di portare la propria solidarietà ai 318 lavoratori in presidio permanente.
Come ha scritto Maurizio Landini nella prefazione del libro: “La vicenda Bekaert racchiude in sé tanti significati di ordine generale”.
Ad esempio, una decisione che, come capita sempre più spesso di questi tempi, giunge improvvisa, comunicata freddamente agli operai con una modalità crudele, vigliacca e arrogante; così come la scelta di spostare le produzioni dall’Italia verso la Romania e la Slovacchia, soltanto per risparmiare sul costo del lavoro.
Ma c’è anche un altro aspetto che va sottolineato. La forte reazione da parte dei lavoratori che decidono di non cascare nel tranello sovranista che induce a vedere nell’operaio slovacco o rumeno il proprio nemico. Al contrario, i lavoratori di Figline Valdarno comprendono bene che bisogna lottare uniti, che solo stando insieme è possibile ribaltare la decisione di una multinazionale potente e senza scrupoli come la Bekaert.
La posta è altissima. In gioco non c’è, infatti, solo la difesa del proprio lavoro e della propria dignità, ma il destino di una intera comunità.
Segnaliamo alla lettura il Progetto di conclusioni del Consiglio presentato al Consiglio europeo EPSCO su iniziativa della presidenza finlandese. Questo testo preparatorio è molto interessante in quanto contiene analisi molto puntuali sulle trasformazioni del lavoro e sui nuovi problemi e sfide che si dovranno affrontare a livello europeo per migliorare le pratiche di prevenzione e di protezione per i cittadini europei che vivono del proprio lavoro. Non sappiamo ancora cosa rimarrà nel documento conclusivo dei lavori EPSCO di questo documento preparatorio nel percorso di passaggio alla Commissione UE e alla Commissione. Sarà nostra cura monitorare il percorso e il destino di questo Documento.
Nel frattempo invitiamo alla lettura del Documento preparatorio : ” Un nuovo quadro strategico dell’UE in materia di salute e sicurezza sul lavoro: migliorare l’attuazione della normativa relativa alla salute e alla sicurezza sul lavoro nell’UE”
FONTE ETUI.ORG ( TRADUZIONE IN ITALIANO CON GOOGLE TRANSLATOR)
Le aziende non rispettano le normative sulle sostanze pericolose
L’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) ha pubblicato il 18 novembre 2019 i risultati di un progetto pilota sulle informazioni fornite in merito alle sostanze chimiche più pericolose presenti negli articoli di consumo di tutti i giorni.
I risultati sono particolarmente allarmanti. I servizi di ispezione di quindici Stati membri dell’Unione Europea hanno verificato 682 articoli forniti da 405 aziende. 84 articoli (12%) contenevano sostanze estremamente problematiche. Per questi articoli, nell’89% dei casi, le società non hanno rispettato le normative che impongono di segnalare all’ECHA la loro presenza al di sopra di una concentrazione dello 0,1%.
Gli articoli in questione sono prodotti di consumo come abbigliamento, calzature e tessili per la casa, articoli elettrici o elettronici o articoli destinati alla costruzione o alla decorazione di interni come rivestimenti per pavimenti e mobili in plastica. Le sostanze più comunemente identificate sono gli ftalati, principalmente DEHP che è un tossico per la riproduzione e un distruttore endocrino. Sono state identificate anche altre sostanze estremamente problematiche come piombo, cadmio, bisfenolo A o ritardanti di fiamma bromurati.
In Svezia, è stata effettuata una campagna di ispezione nei negozi locali . Gli ispettori salirono quindi sulla catena di approvvigionamento, controllando l’attività di produttori, importatori e grossisti. I risultati indicano la stessa direzione dell’indagine europea. Per 324 articoli diversi, non sono state fornite informazioni su sostanze estremamente problematiche. Questi includono giocattoli, attrezzature sportive e da pesca, guanti, abbigliamento, elettronica.
La Svezia partecipa anche a un progetto nordico congiunto su articoli consegnati dal commercio elettronico. I primi risultati indicano anche che il settore del commercio elettronico difficilmente rispetta gli obblighi legali definiti da REACH.
Uno dei principali obiettivi del regolamento REACH sui prodotti chimici è sostituire gradualmente le sostanze più pericolose con alternative più sicure. Il presente regolamento europeo identifica le sostanze estremamente problematiche in base ai loro rischi intrinseci per la salute umana o l’ambiente (ad es. Cancerogeni o tossici per la riproduzione). Queste sostanze sono inserite in un elenco di candidatiche attualmente contiene 201 sostanze. Una volta che una sostanza è stata inserita in questo elenco, si traducono in requisiti di informazione nella catena di approvvigionamento per utenti e consumatori professionali. Quando gli Stati membri dell’UE decidono di trasferire queste sostanze dall’elenco dei candidati all’elenco di autorizzazioni REACH, i produttori devono ottenere un’autorizzazione dalla Commissione europea per continuare a utilizzarli. Questo è attualmente il caso di 43 sostanze estremamente problematiche.
Per Laurent Vogel , ricercatore presso l’ETUI, “il rapporto mostra che c’è una certa indulgenza nei confronti delle aziende che commercializzano articoli contenenti sostanze estremamente pericolose. Sebbene l’inosservanza degli obblighi di REACH sia punita dalla legge, sembra che le azioni criminali non vengano attuate sistematicamente. Solo 21 casi sono stati deferiti alla procura e le procedure hanno comportato multe in soli 2 casi ”.
Con il quadro strategico dell’UE per la salute e sicurezza sul lavoro in scadenza nel 2020, le prime discussioni su una nuova strategia si svolgerà oggi all’incontro dei ministri europei per l’occupazione, gli affari sociali, salute e consumatori del Consiglio .
I ministri degli Stati membri dell’UE dovrebbero adottare conclusioni su un nuovo quadro strategico dell’UE in materia di salute e sicurezza sul lavoro , invitando la Commissione europea a presentare un nuovo quadro strategico per il 2021-2027.
La Confederazione europea dei sindacati (CES) sta spingendo il Consiglio e la Commissione a dare priorità al rinnovo di una strategia più ambiziosa per evitare un’altra ripetizione del ritardo di due anni che è seguito alla scadenza della strategia 2007-20212.
Il vice segretario generale della CES Per Hilmersson ha dichiarato:
“L’attuale quadro strategico dell’UE per la salute e la sicurezza sul lavoro scadrà l’anno prossimo, pertanto una nuova strategia deve essere una priorità urgente per la Commissione europea entrante.
“Sono stati necessari due anni per rinnovare il framework dopo la sua ultima scadenza. Non possiamo permetterci un altro ritardo quando ci sono 3 milioni di infortuni sul lavoro ogni anno nell’UE, 4.000 dei quali mortali, 100.000 decessi causati da tumori legati al lavoro e un quarto dei lavoratori che soffrono di stress da lavoro eccessivo.
“Non è esagerato affermare che un altro ritardo prolungato metterebbe a rischio la vita delle persone, quindi le istituzioni dell’UE hanno la responsabilità di assumere un ruolo guida nel miglioramento della salute e della sicurezza sul lavoro. Una rinnovata strategia dell’UE contribuirebbe inoltre agli Stati membri a sviluppare e migliorare le proprie strategie nazionali.
“Ecco perché i ministri del lavoro dell’UE che si incontrano oggi per discutere della questione devono chiedere alla Commissione di lavorare con i sindacati su una nuova strategia dell’UE incentrata sulla prevenzione delle malattie professionali, adattando le attuali politiche al mondo del lavoro in evoluzione e realizzando obiettivi più ambiziosi e applicabili negli stati membri. “
La posizione della CES si basa sul parere del comitato consultivo tripartito per la sicurezza e la salute sul lavoro (ACSH) che raccomanda alla Commissione europea di adottare un nuovo quadro strategico dell’UE in materia di sicurezza e salute sul lavoro secondo l’attuale quadro strategico.
La progressiva privatizzazione della nostra sanità, in atto negli ultimi due decenni, spiegata nella relazione dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB).
L’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB) è una struttura indipendente che svolge una funzione di vigilanza sulla finanza pubblica. È composto da tre persone nominate dai Presidenti della Camera e del Senato su una rosa di dieci personalità approvata a maggioranza dei due terzi dalle Commissioni Bilancio della Camera e del Senato. Queste brevi informazioni per richiamare la rilevanza e la “terzietà” del documento su: Lo stato della sanità in Italia, un Focus tematico del 2 dicembre di quest’anno (vedi Risorse).
Il documento ha il pregio della chiarezza e della sintesi toccando le principali problematiche del nostro servizio sanitario e offrendone un quadro, o meglio un giudizio, largamente condivisibile. Ne richiamo i punti salienti riassumendo (e riportando in corsivo testualmente) le principali affermazioni. In parentesi quadra le integrazioni del sottoscritto.
Sobrio ed efficace?
Il nostro SSN risulta piuttosto efficiente (poco costoso) e, in base ad alcuni indicatori, anche abbastanza efficace. Si tratta di indicatori “forti” quali la speranza di vita, la mortalità infantile etc., che sono tuttavia largamente influenzati dai determinanti di salute non ascrivibili al sistema sanitaria, ma anche indicatori più influenzati dai sistemi di cura quali la mortalità trattabile e accesso alle cure[1], che testimoniano un livello elevato di efficacia (dato del 2015). Si nota invece una diminuzione, nel 2017 rispetto all’anno precedete, dell’aspettativa di vita in buona salute a 65 anni, che risulta inferiore rispetto alla media UE sia nelle donne (9,8, vs 10,2) sia negli uomini (9,4 vs 9,8).
Riteniamo utile segnalare i Rapporti delle Arpa sugli eventi climatici sempre più intensi ed estremi. I quotidiani descrivono gli eventi in forme drammatiche il giorno dopo l’esondazione dei fiumi, pubblicano le foto degli interventi di protezione civile…. ma dopo un paio di giorni le notizie scompaiono. Ritorneranno ad occuparsi del cambiamento climatico, delle bombe d’acqua alla prossima occasione… Riteniamo invece che i cittadini abbiano diritto ad una informazione qualificata, non sensazionalistica sui temi che li toccano da vicino . Per questo segnaliamo i Rapporti ufficiali delle Arpa, in questo dell’Arpa Emilia Romagna in relazione all’evento meteo avvenuto dal 22 al 25 novembre . Riteniamo utile la lettura di questi Rapporti per una corretta informazione dei cittadini e per formare una opinione pubblica più responsabile e meno esposta alle strumentalizzazioni. editor
Relazione tecnica sull´evento dal 22 al 25 novembre 2019
Precipitazioni intense e persistenti causano alcune frane sull´Appennino Occidentale.
(10/12/19)
La presenza di un minimo sul Mediterraneo occidentale con ciclogenesi nei bassi strati tra Mare di Sardegna e Mar Ligure favorisce l’estensione sull’Italia di un’area di divergenza a curvatura ciclonica, che determina forte instabilità, e che lascia presto spazio all’arrivo di un profondo minimo che produce forti correnti meridionali. Si generano sulla Regione precipitazioni intense e persistenti principalmente nella giornata del 23 e sull’Appennino Occidentale, dove gli accumuli sull’evento superano i 100 mm e in alcune zone raggiungono anche i 200 mm, producendo alcune frane in Appennino.
La descrizione dell´evento è contenuta nel documento disponibile a questo indirizzo:
Vi segnaliamo il link al Documento provvisorio del Consiglio Europeo ESPCO
OUTCOME OF THE COUNCIL MEETING
3737th Council meeting
Employment, Social Policy, Health and Consumer Affairs
Health
Brussels, 9 December 2019
President Krista Kiuru
Minister of Family Affairs and Social Service
La dichiarazione dello stato di emergenza climatica potrebbe rivelarsi controproduttiva e perfino pericolosa, tanto da ostacolare l’azione dei movimenti globali per la giustizia climatica.
Gli attivisti per il clima hanno messo in piedi uno dei più promettenti movimenti globali degli ultimi anni. Milioni di giovani allarmati dalle condizioni ambientali si sono mobilitati per spingere attori della società civile e politici ad agire rapidamente e contrastare i cambiamenti climatici in corso e altri disastri ambientali a essi legati. Eppure, sosterrò in questo scritto che chiedere ai governanti di dichiarare lo stato di emergenza climatica può risultare controproduttivo e pericoloso per gli stessi attivisti. Il mio riferimento principale è la narrativa dell’”emergenza climatica” proposta da Extinction Rebellion (XR) e supportata dagli scioperanti dei Fridays For Future (FFF). Sebbene si debba riconoscere che XR sia un movimento articolato e con specificità territoriali, che esprime un certo grado di autonomia su come le richieste debbano essere localmente sviluppate, resta vero che tutti i membri condividono un piano argomentativo e tre domande, la prima delle quali è indirizzata ai governanti ai quali si chiede di dichiarare lo “Stato di Emergenza Climatica”. Questa domanda è largamente condivisa da personaggi assai influenti, quali Papa Francesco, una coalizione mondiale di migliaia di scienziati e politici americani del calibro di Alexandria Ocasio-Cortez e Nernie Sandres. Le dichiarazioni sono state adottate rapidamente in tutto il mondo: già più di 1.195 governi locali di 23 differenti nazioni, molti governi nazionali e pure il Parlamento Europeo hanno dichiarato l’emergenza climatica.
Ritengo che gli appelli all’emergenza possano vanificare gli sforzi che gli attivisti dei movimenti climatici globali stanno facendo per cambiare il sistema socio-economico mondiale. Non è un caso che una crescente letteratura nel campo dell’ecologia politica suggerisca che l’uso della parola “emergenza” nella governance ambientale serva a riprodurre nuove forme, pratiche e relazioni di potere che consolidano determinate élite a scapito dei poteri pubblici e dei movimenti. Di seguito provo a condividere con lettrici e lettori i risultati di anni di ricerca accademica e intervento politico rispetto agli “stati di emergenza” in Italia.
Casi emblematici dello Stato di Emergenza in Italia: il terremoto dell’Aquila e la crisi dei rifiuti in Campania
Molti ricorderanno quando, nel 2009, l’allora primo Ministro Silvio Berlusconi decise di spostare l’incontro italiano del G8, originariamente previsto nella zona della Maddalena in Sardegna, nella città de L’Aquila. Alcuni giorni prima di prendere quella decisione, il capoluogo abruzzese era stato l’epicentro di un grave terremoto. Il bellissimo centro della città fu quasi completamente distrutto. Il magnifico campanile di San Bernardino crollato divenne presto il simbolo di un evento devastante. Molte persone persero casa, famigliari e amici. Come sempre accade nei casi di disastro socio-ambientale, il primo ministro dichiarò lo stato di emergenza. Eppure, Berlusconi fece qualcosa di più: ebbe la brillante idea di chiedere ai capi di stato che alcuni mesi dopo sarebbero volati in Italia per l’incontro del G8 se fossero disponibili a cambiare rotta e atterrare nell’area in rovina de L’Aquila anziché nell’amena Maddalena. Tutti i presidenti accettarono e applaudirono il piano e si unirono con piacere alla riunione nel mezzo del disastro.
“Esposizione ambientale e occupazionale a silice libera cristallina: ieri, oggi e domani” a cura di Claudio Minoia, Fulvio Cavariani, Alessia Angelini, Stefano Porru, Fabio Capacci e Franco Carnevale
Tipografia Pime Editrice, Pavia, 2019
Un libro nuovo, che parla di salute e di lavoro.Un libro sulle polveri che contengono silice cristallina, e su una malattia antica, la silicosi. Poco nobile la polvere, perché oltre che sporcare, uccide in ogni parte del mondo, poco signorile la malattia perché colpisce solo i lavoratori, ovunque sfruttati e in condizioni di cattiva salubrità ambientale.
I medici sanno che la silicosi è una malattia polmonare grave, irreversibile ed incurabile, ed è causata dall’inalazione di polveri fini contenenti particelle di silice libera cristallina (SLC). E’ la malattia professionale più “antica” (nota anche ai Romani) e più diffusa al mondo: l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che continui a causare nel mondo oltre 30.000 decessi ogni anno.
La SLC è uno dei fattori di rischio in ambiente di lavoro più diffuso nel mondo, poiché è presente nella maggior parte delle rocce e nei minerali della crosta terrestre. Sono milioni i lavoratori esposti a questo rischio nel mondo sviluppato (Europa: 2 milioni; Stati Uniti: 2 milioni; Giappone: 0,5 milioni), ancora di più in Cina (dove si stima che oltre 25 milioni di lavoratori corrano il rischio di ammalarsi) e nelle altre parti del mondo, come l’India (11,5 milioni di esposti a rischio) e in tutti i siti estrattivi di minerali in Africa.
In Italia tra il 2000 ed il 2015, 6.317 lavoratori sono morti per silicosi, su un numero stimato di 250.000 esposti a SLC; 1.372 persone hanno avuto ricoveriospedalieri per questa patologia e 1.432 ricevono una rendita pensionistiche per malattia grave dovuta alla SLC; i lavoratori colpiti con più frequenza dalla silicosi risultano essere i minatori, i ceramisti, i muratori e i marmisti.
L’esposizione a SLC si verifica infatti in settori produttivi tradizionalmente polverosi (come leminiere, durante le costruzioni e la movimentazione di terra, nelle cave di pietre e minerali lapidei, nella produzione ceramica, nelle fonderie) e in settori nuovi (come la lavorazione pietre artificiali, nella sabbiatura del tessuto denim per la produzione di jeans – solo in Turchia ci sono stati 50.000 lavoratori esposti e 5.000 ammalati gravi; ora la lavorazione è vietata, ma continua in Bangladesh e Vietnam; nell’orificeria e per la formatura di protesi dentarie) e continua a produrre sofferenza e malattie in tutto il mondo.