Lavorare con i gruppi. Una raccolta di tecniche di partecipazione

 

Questo articolo è stato pubblicato da DORS.IT che ringraziamo. Per l’importanza del tema trattato lo proponiamo ai lettori di Diario Prevenzione. Editor 

FONTE : DORS.IT Lavorare con i gruppi.

Nuovo articolo che fa sintesi, aggiorna e propone metodi e strumenti che facilitano i processi partecipativi nella progettazione di interventi e nella pianificazione di programmi.

a cura di Alessandra Suglia e Eleonora Tosco – Dors

Dors ha pubblicato sul proprio sito, nel corso degli anni, alcune tecniche di partecipazione: brainstorming, metaplan, nominal group, world cafè, focus group, photovoice, goal oriented project planning. Gli articoli dedicati a queste tecniche sono tuttora tra i più letti dai nostri utenti.

Per queste ragioni, abbiamo pensato di renderle disponibili in un unico documento – aggiungendo una tecnica non ancora descritta: l’incidente critico – adattando i contenuti a un format che renda il loro utilizzo pratico e agevole.

La raccolta si apre con il contributo dedicato al questionario, anche questo già pubblicato sul sito dors. Come le altre tecniche, questo strumento è stato aggiornato nei testi e nella bibliografia. Il format è organizzato in più paragrafi brevi e complessivamente più lungo rispetto a quello scelto per le altre tecniche, poiché il questionario rappresenta il tipico strumento, nonché il più diffuso e più utilizzato per la rilevazione delle informazioni.

Per gli operatori che hanno il compito di gestire il lavoro con i gruppi, l’impiego di tecniche partecipative può essere utile per raccogliere informazioni, agevolando l’intervista, la consultazione, la stessa partecipazione. Si creano così opportunità di confronto, di riflessione critica e di mediazione tra: le finalità e gli obiettivi dell’intervento e le istanze, i bisogni e le risorse dei suoi potenziali destinatari.

I lavori per la definizione del Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 sono in corso. Il Ministero della Salute ha dichiarato che il prossimo Piano rafforzerà la sua azione proattiva per intercettare il bisogno di salute dei cittadini coinvolgendoli sempre più nella gestione della propria salute.

Perché questo obiettivo si realizzi poi nella pratica della prevenzione e promozione della salute, il lavoro con i gruppi diventa il mezzo privilegiato perché le persone diventino capaci di costruire un’azione collettiva che le renda “protagoniste” degli interventi di salute pubblica.

 

Presentazione del volume :” Da Ippocrate al budget” di Francesco Domenico Capizzi

 

 

 

DA IPPOCRATE AL BUDGET
In Scienza e Coscienza

PREMESSA

Le pagine di questo libro non intendono riscrivere una “Storia della Medicina”, ma
revisionarne alcuni tratti per ricollocarla criticamente nelle varie epoche in cui si è
sviluppata, soprattutto a partire dal positivismo con la rigogliosa rapida ascesa
tecnico-tecnologica, sospinta dal grande fiume impetuoso ed incalzante della grande Storia dopo la seconda metà dell’800.
Le interpretazioni e le narrazioni di ogni epoca spesso esulano dalla vita
dei popoli e dai loro bisogni essenziali dando origine ad una sorta di alienazione dalla realtà. Uno scostamento dai reali bisogni di interi popoli che traspare in larga parte delle storiografie politico-socio-economiche tendenti ad attribuire al potere di singoli uomini ed oligarchie, impropriamente elevati ad unici protagonisti, l’inizio e l’esito di eventi succedutisi, eclissandone le cause e gli effetti con suggestivi proclami ed allettanti promesse in larga parte irrealizzate e che, anzi, oggi, sembrano allontanarsi dall’orizzonte.
È quanto accade nell’illustrare la trasmissione e l’applicazione accademica
dell’apparato dottrinario medico, con le mirabili innovazioni apportate nei secoli,
precipuamente orientato a diagnosticare ed a curare malattie in larga parte evitabili
che trovano origine e crescita nelle medesime variegate pieghe della società in cui il
corpus medicus vive ed opera. Si descrivono gli avanzamenti della Medicina, si
illustrano le gesta dei suoi protagonisti ed i risultati conseguiti, si annunciano mete
avveniristiche contro le ormai pandemiche malattie degenerative e neoplastiche
trascurando le cause che le producono e l‘incertezza degli esiti ottenibili con le
terapie pur molteplici e complesse.
Le ragioni di tanta indeterminazione risiedono nella collocazione culturale
asimmetrica delle classi dirigenti, politiche e professionali, sempre più orientate verso un tecnicismo tecno-autocratico che assume il ruolo di entità poliedrica ed immobile nel tempo e nello spazio, perciò incapace di modificare le molteplici contraddizioni in cui si dibatte la vita quotidiana, nelle sue molteplici forme e nelle sue proiezioni future.
Intanto viene trascurato il lento e quasi impercettibile declino di ogni istanza
di progresso sociale a favore di uno straordinario svettante sviluppo tecnico-
tecnologico. Bisogna ammettere che perfino l’idealità di un progresso sociale,
confuso con il pragmatismo economico-finanziario dello sviluppo industriale e
tecnologico, si mostra in disuso nelle sedi della politica, della cultura e delle
organizzazioni ed aggregazioni sociali, debole e sfocato nel raggio visuale di larga
parte delle persone che vivono il nostro tempo.
Assimilato a sviluppo il termine progresso è andato dissolvendosi nel
vocabolario quotidiano per la forte prevalenza, storica e contemporanea, dello
sviluppo tecnico-tecnologico-autocratico sulle ragioni che ostacolano il realizzarsi di
un vero progresso sociale auspicato dalla Dichiarazione universale dei Diritti
dell’Uomo, dalla Carta europea e dalle Costituzioni nazionali. Un fenomeno di
eclissamento che non è ascrivibile soltanto a ragioni semantiche, ma ad una
distrazione dalle fonti della conoscenza.
Non che i due concetti, sviluppo e progresso, debbano oggi trovarsi
contrapposti, anzi ambedue possono contribuire armonicamente a formare e sostenere il medesimo circolo virtuoso con il centro occupato saldamente, nella coscienza e nell’agire di ognuno, dal bene comune.
In forza del suo corpus medicus, depositario di millenari codici etici e
deontologici, la Medicina può assumersi il compito di contribuire a colmare la
divaricazione creatasi fra progresso e sviluppo, a partire dalla promozione
dell’unitarietà delle culture scientifico-tecnologica ed umanistica per giungere a
concepire ogni potere esercitato nelle Istituzioni come la sommatoria di bisogni,
diritti e doveri che fondano il contratto sociale di ogni Stato liberal-democratico.