New online database for identifying endocrine disruptors

5 August 2019

New online database for identifying endocrine disruptors

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A team at the Institute of Mathematical Sciences in Chennai, India, has placed online a database which identifies 686 endocrine disruptors. The database is called DEDuCT: Database on Endocrine Disrupting Chemicals and their Toxicity Profiles

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DEDuCT is based on an analysis of existing scientific literature. More than 16,000 articles have been reviewed. To begin with, 1,626 chemical agents were identified in the articles that met the criteria for inclusion in the study. Some agents were then ruled out, notably natural hormones, agents tested as a mixture and agents tested for therapeutic use. The research also ruled out the agents for which there only data from in vitro testing with rodents available. The final selection, based on 1,796 publications, identifies 686 endocrine disruptors.

The identified endocrine disruptors have been classed according to different criteria. Their effects may have been observed in vivo in human beings (Category I: 7 substances identified), in vivo in rodents and in vitro in experiments with human cells (Category II: 142 substances identified), solely on in vivo in rodents (Category III: 367 substances identified), or solely in vitro with human cells (Category IV: 170 substances identified).

Another purpose of the database is to identify effects on health. Seven general categories of effects of disruptors linked to the hormonal system were established: reproduction, development, metabolism, the hepatic system, immunology and neurology, as well as cancers relating to the hormonal system. For each of these categories, the database can be used to verify if specific effects have already been identified in the scientific literature regarding particular substances. For example, if the user searches for ‘ovarian cancer’, they will find four endocrine disruptors identified as being associated with this pathology.

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Inail. Bollettino trimestrale delle denunce di infortunio e malattie professionali – 2° trimestre2019

Il Bollettino trimestrale dell’Inail contiene informazioni riferite al numero delle denunce di infortunio e malattie professionali rilevato a partire dall’inizio di ciascun anno con riferimento ai periodi: gennaio-marzo (I trimestre),
gennaio-giugno (II trimestre), gennaio-settembre (III trimestre) e gennaio-dicembre (IV trimestre). I dati esposti non sono definitivi in quanto soggetti a consolidamento in esito alla definizione amministrativa dei singoli casi.
Nel numero complessivo degli infortuni sono comprese anche le comunicazioni obbligatorie effettuate ai soli fini statistici e informativi da tutti i datori di lavoro e i loro intermediari, compresi i datori di lavoro privati di lavoratori
assicurati presso altri enti o con polizze private, degli infortuni che comportano un’assenza dal lavoro di almeno un giorno, escluso quello dell’evento.
La pubblicazione è corredata da una nota metodologica sulle fonti dei dati statistici e da un glossario attinto
dal modello di lettura della numerosità degli infortuni e delle malattie professionali.
Le tavole statistiche e i “dati elementari” relativi al numero delle denunce di infortunio e malattie professionali sono resi disponibili mensilmente nella sezione “Open data” del Portale Inail.
Il Bollettino è realizzato da Inail, Direzione centrale pianificazione e comunicazione. Per eventuali chiarimenti, possono essere inoltrate richieste all’indirizzo e-mail: dcpianificazione-comunicazione@inail.it.

IL BOLLETTINO INAIL DEGLI INFORTUNI E DELLE MALATTIE PROFESSIONALI 2° trimestre 2019 

 

Conferenza: il futuro della salute e della sicurezza in Europa3 dicembre – 4 dicembre 2019, International Trade Union House (ITUH), Bd du Roi Albert II, 5; 1210 Bruxelles

3 dicembre – 4 dicembre 2019, International Trade Union House (ITUH), Bd du Roi Albert II, 5; 1210 Bruxelles

Conferenza: il futuro della salute e della sicurezza in Europa

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30 anni dopo la direttiva quadro dell’UE sulla salute e la sicurezza sul lavoro , qual è la strada da percorrere?

Trenta anni fa, il 12 giugno 1989, l’Unione europea ha adottato la direttiva quadro sulla salute e la sicurezza sul lavoro, accettando molte delle principali richieste espresse dal movimento sindacale negli ultimi due decenni. Dalla fine degli anni ’60 in poi, i problemi di salute e sicurezza sono stati al centro del conflitto sociale, evidenziando le esigenze dei lavoratori di aumentare il controllo sull’organizzazione del lavoro al fine di proteggere la loro salute. In queste lotte, sono emerse convergenze tra il movimento sindacale e il mondo della ricerca molto critico, risultando in un forte legame tra azione collettiva e produzione di conoscenza.

Sotto il nome iniziale dell’Ufficio tecnico sindacale europeo per la salute e la sicurezza, un centro di conoscenza è stato istituito su iniziativa della Confederazione europea dei sindacati. Successivamente è stato integrato nell’Istituto sindacale europeo.

Trent’anni dopo, qual è lo stato di avanzamento della salute sul lavoro in Europa? Quali sono le prospettive di sviluppo di fronte a un ritmo sempre crescente di cambiamento nel mondo del lavoro e con il futuro dell’Unione europea segnato da incertezze? Quali collegamenti si possono creare tra azione collettiva e conoscenza? Che ruolo gioca la conoscenza degli esperti? Queste domande saranno al centro di questa conferenza di due giorni tenutasi a Bruxelles dall’Istituto sindacale europeo.

La conferenza inizierà il 3 dicembre 2019 alle 13.00 e terminerà il 4 dicembre alle 17.00.

L’interpretazione simultanea verrà fornita in inglese, francese e spagnolo.

Per registrarti, clicca qui . La registrazione è gratuita ma obbligatoria a causa della disponibilità limitata di posti.

Scarica il progetto di ordine del giorno . 

Per informazioni pratiche con consigli e indicazioni sugli hotel, fare clic qui .

Contatto: thefutureofhealthandsafetyineurope@etui.org

TUTTI

Sindacato internazionale : lavoratori ancora in pericolo nei siti olimpici del Giappone

 

La morte di un altro operaio edile in una sede delle Olimpiadi di Tokyo ha spinto un sindacato internazionale a cercare un’indagine di terzi, affermando che il suo precedente avvertimento sulle condizioni pericolose è stato ampiamente ignorato.

I lavoratori stessi hanno affermato di sperare che l’edificio e il Wood Workers ‘International (BWI) siano maggiormente coinvolti nell’ispezione dei cantieri “pericolosi” per i Giochi

La BWI ha pubblicato a maggio un rapporto intitolato “Il lato oscuro delle Olimpiadi estive di Tokyo 2020” che descriveva una “cultura della paura” tra gli operai edili che lavoravano duramente nei vari siti.

Un funzionario della BWI ha dichiarato che la protezione della sicurezza dei lavoratori è indispensabile per il successo delle Olimpiadi del prossimo anno.

Il rapporto di maggio è stato presentato al comitato organizzatore olimpico di Tokyo, al governo metropolitano di Tokyo e al Japan Sport Council (JSC). Descriveva in dettaglio le dure condizioni affrontate dai lavoratori, inclusi alcuni che lavoravano per 28 giorni consecutivi in ​​un mese. Altri furono costretti a lavorare sotto enormi lastre di cemento oscillante dalle gru.

Il comitato organizzatore e il governo metropolitano di Tokyo hanno intervistato i funzionari dei principali appaltatori dei principali cantieri.

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Patrizia Veclani Un esposto contro il petrolchimico di Marghera arriva in procura 22 agosto 1994

 

Quel 22 agosto del 1994, Gabriele Bortolozzo, in sella alla sua bici, si reca alla procura della Repubblica presso il Tribunale di Venezia e deposita sulla scrivania del pm un fitto fascicolo. Si tratta dell’esposto contro il petrolchimico di Portomarghera (Venezia) che, quattro anni dopo, porterà al maxiprocesso penale alti dirigenti di Montedison, Enichem ed Enimont per strage, omicidio e lesioni plurime a titolo colposo.

Gabriele è operaio al petrolchimico dal 1956, da quando aveva 22 anni, assunto come manovale comune. A tratteggiare la tremenda realtà di Portomarghera bastano questi versi del poeta-operaio Ferruccio Brugnaro: “L’aprile è scomparso da Portomarghera/la primavera/è morta”; “L’aria oggi puzza di uova marce/è infetta/di tetraetile idrocaburi/catrami” (da Verde e ancora verde e L’ho sentito implorare con durezza). Un ragazzo di 22 anni entra così in quel mondo senza aprile, carico di veleni, gerarchico e autoritario, per rimanerci l’intera vita lavorativa. Fin dal primo giorno viene destinato al reparto Cv6, l’impianto di polimerizzazione Cvm in emulsione, come turnista. Il Cvm è il cloruro di vinile monomero, un gas usato per produrre Pvc, che secondo il suo esposto, presentato 38 anni dopo e siglato da Medicina Democratica, sta moltiplicando le malattie e le morti tra i suoi compagni di lavoro. Gabriele ne ha viste tante, in tanti anni di lavoro in quel reparto della Montedison; dice che si sente un sopravvissuto perché dei sei operai con cui ha iniziato, quattro sono morti di tumore e uno è malato.

È il 1973 quando viene a conoscenza che l’Organizzazione mondiale della sanità classifica il Cvm come sostanza cancerogena; la sua prima reazione è quella di andare dal responsabile dell’infermeria di fabbrica a contestare che le persone che si ammalano non vengono curate ma mandate a casa o spostate di reparto. Si rifiuta quindi di sottoporsi alle visite mediche obbligatorie nella fabbrica, dichiarandosi invece disponibile a farsi visitare da strutture esterne, pubbliche, senza però ricevere mai risposta né dalla direzione, né dal consiglio di fabbrica, né da strutture esterne. Silenzio. E sporge le sue prime denunce alla magistratura. Ancora silenzio.

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