Ridurre l’orario di lavoro: una prospettiva di cambiamento nelle fabbriche e nella società

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La riduzione dell’orario di lavoro è una rivendicazione storica del movimento operaio che ha intrinsecamente a che fare con il conflitto distributivo tra capitale e lavoro e con la sua evoluzione all’interno delle trasformazioni delle modalità di produzione, delle innovazioni tecnologiche e del contesto economico e sociale.

Parlare della necessità di ridurre orario di lavoro ha sempre  sottinteso la necessità di mettere in discussione il potere unilaterale delle Aziende di decidere sull’organizzazione del lavoro e di combattere la visione politica di una società tutta costruita intorno alle esigenze produttive delle imprese.

Abbiamo deciso, partendo dal libro Tempo Rubato, scritto da Simone Fana, di sperimentare una modalità di confronto che speriamo possa costituire un utile contributo ad un dibattito che interroga tanto le organizzazioni sindacali, quanto chi a livello sociale e politico si pone l’obiettivo di unificare un mondo del lavoro sempre più frammentato e diviso.

L’ARTICOLO E I FILMATI PROSEGUONO ALLA FONTE FIOMNOTIZIE BOLOGNA

Le nuove norme su immigrazione e sicurezza: punire i poveri

Fonte : ASGI che ringraziamo

Il dl 113/2018 (cd. decreto Salvini), convertito con l. 132/2018, rivela un disegno unificatore, lucido e crudele: colpire gli emarginati, privandoli di dignità e diritti. Gli avvocati, i pm ed i giudici sono chiamati ad una sfida densa di valori costituzionali, con cui affrontare consapevolmente quella “linea di politica criminale, di politica sociale e di politica tout court”che ne costituisce la cifra dominante.

di Livio Pepino
già consigliere della Corte di cassazione
direttore Edizioni Gruppo Abele

1. Tanto tuonò che piovve. Il decreto legge 4 ottobre 2018 n. 113, in tema di immigrazione e cittadinanza, è stato convertito, con piccole modifiche e integrazioni, nella legge 1 dicembre 2018, n. 132. Il Ministro dell’interno e segretario della Lega Matteo Salvini esulta. Non senza ragione, dal suo punto di vista. La rottura del sistema realizzata con il decreto – pur anticipata da provvedimenti di diversi governi e da tempo nell’aria – è, infatti, di grande portata.

I contenuti sono noti.

Si comincia con l’immigrazione.

Scompare il permesso di soggiorno per motivi umanitari (solo in parte sostituito da permessi parcellizzati per situazioni specifiche e limitate) e, con esso, la protezione che in questi anni ha contribuito in maniera significativa a dare attuazione al diritto di asilo previsto dall’articolo 10, comma 3, Costituzione; viene portato da 90 a 180 giorni il periodo massimo di possibile trattenimento nei centri di permanenza per i rimpatri (CPR) e viene introdotto il trattenimento per un massimo di 30 giorni in hotspot o in Centri governativi di prima accoglienza dei richiedenti asilo «per la determinazione o la verifica dell’identità e della cittadinanza» (così aumentando a dismisura l’area della detenzione amministrativa, id est del carcere senza reato); viene sostanzialmente smantellato il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati gestito dai Comuni (SPRAR), espressione di un modello di accoglienza inclusivo e diffuso sul territorio da oggi riservato esclusivamente ai titolari di protezione internazionale e ai minori non accompagnati, mentre i richiedenti asilo possono trovare accoglienza solo nei centri governativi di prima accoglienza e nei centri di accoglienza straordinaria (CAS); in caso di diniego dell’asilo è previsto, anche in pendenza di ricorso, l’obbligo di lasciare il territorio dello Stato (salvo gravi motivi di carattere umanitario) per chi è sottoposto a procedimento penale o condannato, anche con sentenza non definitiva, per alcuni reati gravi e di media gravità; viene previsto il rigetto della domanda di asilo per manifesta infondatezza in una pluralità di ipotesi, tra cui quelle, non certo eccezionali per chi fugge da guerre o persecuzioni, di ingresso illegale nel territorio dello Stato e di mancata presentazione tempestiva della domanda; viene affidata ai Ministeri degli esteri, dell’interno e della giustizia la predisposizione e l’aggiornamento di un «elenco dei Paesi d’origine sicuri» per i cui cittadini il diritto di asilo è concedibile solo in presenza di «gravi motivi» di carattere personale; vengono aumentati gli adempimenti a carico delle cooperative sociali che si occupano di migranti (e di esse soltanto) con la previsione dell’obbligo di pubblicare trimestralmente nei propri siti Internet o portali digitali «l’elenco dei soggetti a cui sono versate somme per lo svolgimento di servizi finalizzati ad attività di integrazione, assistenza e protezione sociale».

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Scopri un nuovo studio sui sistemi di allerta precoce per le malattie correlate al lavoro

Fonte Osha.eu

I sistemi di allarme e sentinella possono fornire ai responsabili politici e alle figure attive nell’ambito della salute e sicurezza sul lavoro un’allerta precoce sui rischi nuovi ed emergenti e sulle malattie correlate al lavoro. La relazione analizza in dettaglio un insieme di approcci, adottati sia all’interno sia all’esterno dell’UE, che si sono rivelati efficaci nel quadro dei sistemi di allarme e sentinella.

Inoltre, prende in esame come riprodurre tali approcci in altri paesi e come integrare una funzionalità di allarme nei sistemi di monitoraggio esistenti. La relazione, infine, conclude che è fondamentale migliorare la natura della comunicazione per quanto riguarda il contributo che i sistemi di allarme e sentinella apportano alle politiche e alla prevenzione basate su dati oggettivi, mantenere motivato chi trasmette le segnalazioni a tali sistemi e garantire un adeguato sostegno politico e sufficienti risorse finanziarie, oltre che promuovere la cooperazione internazionale e la condivisione di dati nell’UE.

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Ulteriori informazioni sui sistemi di allarme e sentinella