Reddito di salute! Una proposta “indecente”?

Fonte SaluteInternazionale

Inserito da  on 19 settembre 2018 – 09:47Lascia un commento

Marco Geddes

Rapporto Rbm – Censis ci spiega che:  “…sulla base delle simulazioni condotte, la scelta di sottoscrivere una Polizza Sanitaria o di aderire ad un Fondo Integrativo risulta decisamente più conveniente per il cittadino rispetto al pagamento di tasca propria delle cure private”. Questo confronto fra spesa out of pocket e la sua benefica sostituzione con Polizze e Fondi sanitari si basa su tre presupposti, ovvero su tre affermazioni, completamente false.


 

dire, fare, commettere un’i., delle indecenze.
Frequente in frasi esclamative, come espressione di sdegno
davanti a fatti o situazioni sconvenienti, o
che per qualche motivo suscitino risentimento e riprovazione:
è un’i., una vera i.!; che i.!; che cos’è questa indecenza? (Treccani)

Ho letto in questa estate l’aggiornamento del VIII Rapporto Rbm – Censis, pensando che contenesse una eliminazione o quantomeno rettifica alla proposta di Reddito di salute[1]. Al contrario, tale esilarante ipotesi è stata nuovamente avanzata sul supplemento economico del Corriere della sera. “Si potrebbe introdurre un reddito di salute – spiega il CEO di Rbm –   magari come componente strutturale di quello di cittadinanza, oppure assegnare un voucher con cui finanziare un’assicurazione sociale integrativa [cioè, intende, quella che io presiedo…] per tutti coloro che ancora non dispongono di una polizza o di un fondo integrativo. Pagare le cure private di tasca propria, infatti, non solo non è equo, ma soprattutto non è mai conveniente per i cittadino. Al netto dei benefici fiscali, cioè la detrazione per le spese mediche, il costo aggiunto sostenuto da ogni cittadino per le cure private è pari in media a 530 euro. Una polizza o un fondo sanitario integrativo garantiscono un risparmio medio di quasi 245 euro, considerando il differenziale medio fra il costo, gli importi rimborsati e la deduzione media.”[2]

Tale ipotesi, o meglio proposta al nuovo Governo, nasce da un presupposto ampiamente illustrato nel Rapporto, sia a parole che con gli opportuni grafici e figure, che sono assai suggestivi e convincenti. L’illustrazione contenuta nel Rapporto mette infatti a confronto i benefici della sanità integrativa, ove venissero a sostituire la spesa privata out of pocket (OoP)[3] (vedi Figura 1).

La bilancia sulla destra evidenzia il costo medio della spesa out of pocket, che risulta di 654,89 €, entità che viene tuttavia ridotta, grazie ai benefici fiscali di cui si giova (124,43€), a 530, 46€.

Tale spesa, se invece fosse intermediata da Polizze sanitarie o dai Fondi integrativi, come proposto dal Rapporto e poi sviluppato in una serie di ipotesi finanziaria per il totale della popolazione, assommerebbe a 339,81 €  pro capite effettivamente pagati dall’assicurato e 113,27 € finanziati “indirettamente” dallo Stato in ragione della loro natura di oneri deducibili. Il rimborso medio che si ottiene è di 425,96  a cui poi, il Rapporto afferma, è necessario tener conto di un’ulteriore decurtazione di 96,52 €  derivante dal contenimento del costo delle cure private per effetto della negoziazione delle tariffe delle Strutture Sanitarie e/o dei medici convenzionati attuata dalla Compagnia Assicurativa o dal Third Party Administrator del Fondo Integrativo! Il vantaggio medio sarebbe quindi 243,13 €, come indicato anche nella recente dichiarazione al Corriere della sera?

Il Rapporto ci spiega, a commento di tale suggestiva immagine, che:  “… sulla base delle simulazioni condotte, la scelta di sottoscrivere una Polizza Sanitaria o di aderire ad un Fondo Integrativo risulta decisamente più conveniente per il cittadino rispetto al pagamento di tasca propria delle cure private”.

Questo confronto fra spesa out of pocket e sua benefica sostituzione con Polizze e Fondi sanitari si basa su tre presupposti, ovvero su tre affermazioni, completamente false.

  1. La prima affermazione è che nelle attuali Polizze assicurative e Fondi sanitari siano mediamente comprese le prestazioni che il cittadino si paga out of pocket. Ma scherziamo?
    La spesa privata, valutabile a 39.680 milioni di euro (escludendo 3.362 milioni che vengono “restituiti” dallo Stato sotto forma di detrazioni fiscale), ha questa composizione[4]:
  • 1.310 milioni sono relativi all’acquisto di farmaci di fascia A, virtualmente a carico del Ssn, ma che i cittadini acquistano in autonomia per loro volontà (3,3%)
  • 1.500 milioni sono destinati alla compartecipazione della spesa per i farmaci, ma di questi un miliardo viene sborsato per acquistare farmaci brand al posto degli equivalenti (3,8%)
  • 5.900 milioni sono destinati a prodotti omeopatici, erboristici, integratori, nutrizionali, parafarmaci, etc. (14,9%)
  • 5.215 milioni vengono spesi per farmaci di fascia C e di automedicazione, buona parte dei quali sono di efficacia non dimostrata (13,1%)
  • 11.000 milioni (che includono € 1.300 milioni di ticket) sono destinati a visite specialistiche ed esami diagnostici di laboratorio e strumentali, di cui una variabile percentuale del 30-50%, secondo stime internazionali, è inappropriata (27,7%)
  • 8.500 milioni vanno per le cure odontoiatriche (21,4%)
  • 2.255 milioni per l’assistenza ospedaliera (5,7%)
  • 3.000 milioni per la long-term-care ( 7,6%)
  • 1.000 milioni per protesi e ausili (2,5%).Ora voi leggete le offerte assicurative, le polizze, gli accordi che consentono a ormai molteplici categorie di dipendenti di usufruire di Fondi sanitari e spiegatemi da dove ci si può togliere dalla testa che questi “prodotti” sopra elencati, che compongono appunto la spesa out of pocket mostrata nella bilancia, siano offerti, mediamente, ai potenziali “neo mutuati”? I farmaci acquistati per loro volontà, compresi in fascia C? Integratori nutrizionali e omeopatici? La long-term care? Le cure odontoiatriche di qualsiasi tipo, anche la pulizia dei denti (compresa, ovviamente, nella spesa out of pocket)? 

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Il cattivo stato della salute della sicurezza sul lavoro in Italia

Segnalazione Intervista

FONTE : PUNTOSICURO.IT

Autore: Tiziano Menduto
Categoria: Interviste e inchieste
21/09/2018: Parliamo a Safety Expo 2018 con l’avvocato Lorenzo Fantini, ex dirigente del Ministero del Lavoro, della scarsa attenzione ai temi della salute e sicurezza, dei possibili cambiamenti del Testo Unico e di cosa sta avvenendo oggi al Ministero.

Bergamo, 21 Set – Come sta in Italia la tutela della salute e sicurezza sul lavoro? Si sta facendo abbastanza a livello istituzionale per aumentare la prevenzione di infortuni e malattie professionali nel nostro paese? La normativa, con particolare riferimento al D.Lgs. 81/2008, è ancora attuale? Deve essere modificata?
E come leggere, dopo i nostri articoli passati che hanno sottolineato le lentezze e il rischio di corto circuito istituzionale, le novità relative all’ applicazione dello spoils system (la cessazione degli alti incarichi dirigenziali nella Pubblica Amministrazione ad ogni cambio di esecutivo) che hanno reso vacante, in questo momento delicato, il ruolo del Capo dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro e del Segretario Generale del Ministero del Lavoro?

L’INTERVISTA PROSEGUE ALLA FONTE PUNTOSICURO.IT

Prevenzione dell’esposizione alle emissioni dei motori diesel e ad altri gas di scarico durante il controllo tecnico dei veicoli

FONTE OSHA.EU

Prevenzione dell’esposizione alle emissioni dei motori diesel e ad altri gas di scarico durante il controllo tecnico dei veicoli

 

Questo studio di caso descrive dettagliatamente come il direttore di una piccola impresa indipendente – all’interno di un più ampio franchising – abbia preso provvedimenti per evitare l’esposizione a fumi cancerogeni sul luogo di lavoro. Grazie al sostegno fornito da un organismo ufficiale di previdenza sociale, il direttore ha deciso di ideare e mettere in atto un nuovo sistema di ventilazione degli efflussi per migliorare l’ambiente di lavoro.

Questo esempio di buona pratica mostra come sia stato possibile garantire il finanziamento esterno e la competenza necessaria per ideare una soluzione semplice e sostenibile. Il sistema è già stato utilizzato come modello per apportare miglioramenti in altri stabilimenti.

Downloadin:EN

Arezzo, tragedia sul lavoro all’Archivio di Stato

FONTE RASSEGNA.IT

Due impiegati morti intossicati da una fuga di gas. Solidarietà dei sindacati alle famiglie. “Non sono a rischio solo i tradizionali settori manifatturieri, ma anche gli altri”. La Fp Cgil accusa: mancati investimenti, tagli e “leggerezza” su sicurezza

Tragedia del lavoro, questa mattina ad Arezzo, dove due impiegati dell’Archivio di Stato hanno perso la vita in seguito alla fuga di un gas inodore, l’argon. Le due vittime (Piero Bruni e Filippo Bagni) erano scese in un ripostiglio per un controllo, dopo che era scattato l’allarme antincendio nell’edificio. Un terzo impiegato è intossicato.

“Quando è scattato l’allarme – ricostruisce l’agenzia Adnkronos – i due impiegati sono scesi nel piccolo locale dove si trova la centralina dell’impianto per verificare l’accaduto. Nel locale sarebbe avvenuta la fuga del gas che avrebbe saturato l’ambiente provocando la morte di due impiegati, caduti a terra dopo aver perso conoscenza. I colleghi di lavoro, insospettiti dal mancato rientro in ufficio di Bruni e Bagni, sono andati a cercarli. Sarebbe stato il centralinista ad avvisare un altro collega che è sceso nel locale e ha trovato i due impiegati distesi sul pavimento privi di sensi. Il terzo impiegato – ricostruisce ancora l’agenzia – ha risentito anche lui degli effetti dell’argon, ma è riuscito ugualmente a chiamare i soccorsi. In breve tempo sono arrivati i vigili del fuoco e i sanitari del 118 che hanno praticato sul posto il massaggio cardiaco, ma non c’è stato nulla da fare e i due impiegati sono giunti morti in ospedale. Il terzo impiegato è stato trasportato al pronto soccorso per accertamenti”.

L’articolo prosegue alla fonte su Rassegna.it 

Rapid Alert System – Weekly Report Report 38 (Published on: 21/09/2018)

 

Rapid Alert System è il sistema UE per tutti i prodotti di consumo pericolosi, ad eccezione di alimenti, prodotti farmaceutici e dispositivi medici. La relazione include informazioni dettagliate sui prodotti interessati, i rischi, lo Stato membro notificante e le misure adottate in risposta. Il sistema di allarme rapido consente uno scambio rapido di informazioni tra 31 paesi europei e la Commissione europea in merito a prodotti non alimentari pericolosi che presentano un rischio per la salute e la sicurezza dei consumatori. Ogni settimana, un aggiornamento delle ultime segnalazioni inviate dagli Stati membri è pubblicato sul sito web. Questo servizio di messaggi consente agli abbonati di essere informati su questi avvisi ogni settimana.

Report 38 (Published on: 21/09/2018)