Intervista ad Andrea Cerase, autore della monografia “Rischio e comunicazione. Teorie, modelli e problemi”

 

FONTE  ARPATNEWS

Riproduciamo dalla fonte Arpatnews l’intervista ad Andrea Cerase che ringraziamo . editor

Intervista ad Andrea Cerase, autore della monografia “Rischio e comunicazione. Teorie, modelli e problemi”

Su Arpatnews abbiamo pubblicato una serie di interviste ad esponenti di associazioni ambientaliste, giornalisti, professionisti della comunicazione, esperti delle tematiche della trasparenza, per approfondire temi quali la comunicazione, l’informazione ambientale e processi partecipativi.

Rivolgiamo qui qualche domanda ad Andrea Cerase, dottore di ricerca in Scienze delle Comunicazioni, ricercatore all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e cultore della materia all’Università la Sapienza di Roma. Oltre agli studi sulla comunicazione e gli impatti sociali del rischio, si è occupato di giornalismo e del rapporto tra media tradizionali e digitali e fenomeni di discriminazione ed esclusione sociale. Tra le sue numerose pubblicazioni sui temi del rischio si segnalano la recente monografia “Rischio e comunicazione. Teorie, modelli e problemi” (Egea, Milano, 2017).


Il rischio ed il conseguente senso di paura ed incertezza condiziona ormai fortemente la vita e le scelte dei cittadini. Secondo i suoi studi, quali sono i motivi che hanno portato alla centralità del concetto di rischio nella società contemporanea?

La rilevanza e la centralità del concetto di rischio si devono all’emergere di una tipica contraddizione della modernità: da un lato, il sapere tecnico-scientifico ha enormemente ampliato il dominio dell’uomo sulla natura, che appare sempre meno inconoscibile e imprevedibile che in passato. Dall’altro, lo stesso sapere tecnico-scientifico si è rivelato – per usare una metafora di Otwin Renn – una sorta di Vaso di Pandora, in grado di generare pericoli completamente nuovi, imprevedibili e spesso persino inconoscibili.

In una simile situazione, il concetto di rischio sta emergendo come cornice interpretativa unificante, in grado di dare forma a qualsiasi manifestazione dell’incertezza del nostro tempo. Questa inedita centralità culturale del rischio può essere letta in diversi modi: una delle interpretazioni sociologicamente più plausibili attiene alla paura di perdere il controllo sulla continuità della propria esistenza e della propria biografia, in linea con l’idea di “sicurezza ontologica” proposta da Giddens.

Di fronte ad un mondo che produce inesauribili promesse di sicurezza, la possibilità di deragliare – non per propria volontà – rispetto alla prescritta linearità del corso della propria esistenza a causa di una malattia, o per un deterioramento dell’ambiente fisico e sociale, tende a produrre sconcerto, paura e indignazione. Non a caso le preoccupazioni che maggiormente agitano il dibattito pubblico sono quelle che riguardano rischi imposti piuttosto che quelli liberamente scelti, e quelli che gravano sull’individuo e sul suo immediato contesto di riferimento.

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E’ disponibile in rete il magazine Lavoro e Salute, marzo 2018

E’ disponibile in rete il magazine Lavoro e Salute, marzo 2018
Anche in questo numero del periodico diretto da Franco Cilenti molti articoli e documenti importanti per comprendere e contrastare l’attacco mortale cui è sottoposto il Servizio Sanitario Nazionale.

LAVORO & SALUTE MARZO 2018 ( PDF . 56 PAGINE)

 

 

 

Nella democratica Inghilterra ‘La polizia infiltrò i sindacati per ottenere informazioni per la costruzione della lista nera dei muratori’ da fornire alle imprese edili. I lavoratori della black list erano discriminati: non venivano assunti dalle imprese e/o venivano licenziati.

Fonte  :  ‘Police infiltrated unions to get information for construction worker blacklist’

 

Traduzione sintetica col supporto di Google Translator dell’articolo apparso sul Belfasttelegraph del 23 marzo 2017 .

Nella democratica Inghilterra ‘La polizia infiltrò i sindacati per ottenere informazioni per la costruzione della lista nera dei muratori’ da fornire alle imprese edili. I lavoratori della black list erano discriminati: non venivano assunti dalle imprese e/o venivano licenziati.

Reparti speciali della polizia si sono infiltrati nei sindacati dei lavoratori per ricavare informazioni sugli attivisti sindacali, sui lavoratori in particolare su quelli più esigenti rispetto all’adozione di misure da parte delle aziende per la sicurezza e la salute nel lavoro.
Una lista nera di lavoratori edili è stata esposta nel 2009 con la scoperta che un’organizzazione chiamata la Consulting Association teneva files segreti su migliaia di membri del sindacato, spesso per aver sollevato dubbi sulla sicurezza dei cantieri. Ai lavoratori del database illegale è stata negata l’assunzione per progetti di costruzione. Tutto ciò è avvenuto in violazione della norma Data Protection Act.Indagini sono in corso presso l’Alta Corte per verificare l’operato di agenti sotto copertura infiltrati nelle Organizzazioni sindacali.

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