Dieci anni di REACH: sostanze chimiche più sicure per i consumatori, i lavoratori e l’ambiente

Fonte : Commissione europea – Comunicato stampa

Bruxelles, 5 marzo 2018

Negli ultimi 10 anni la principale normativa dell’UE sulle sostanze chimiche (“REACH”) ha migliorato sensibilmente la protezione della salute umana e dell’ambiente e ha promosso alternative alla sperimentazione animale. Forte di questo successo, oggi la Commissione propone misure per agevolarne ulteriormente l’attuazione.

Le sostanze chimiche accompagnano ogni aspetto della nostra vita: al lavoro, ma anche nei beni di consumo come i capi di abbigliamento, i giocattoli, i mobili e gli elettrodomestici. Pur essendo essenziali nella vita quotidiana, alcune di queste sostanze possono comportare rischi per la salute umana e per l’ambiente. Nel riesame del REACH pubblicato oggi si legge che grazie al “regolamento concernente la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche” (cioè il REACH), le imprese e le autorità dell’UE garantiscono l’impiego in sicurezza delle sostanze chimiche e la progressiva eliminazione delle sostanze pericolose.

Elżbieta Bieńkowska, Commissaria responsabile per il mercato interno e l’industria, ha dichiarato: “REACH è la normativa in materia di sostanze chimiche più avanzata e completa al mondo e molte altre giurisdizioni hanno seguito l’esempio dell’UE in questo senso. Grazie a questa normativa l’industria dell’UE rende le sostanze chimiche più sicure per i cittadini e per l’ambiente. Dobbiamo sfruttare questo successo e fare in modo che i produttori dell’UE non si trovino svantaggiati rispetto alla concorrenza dei produttori di paesi terzi, in particolare garantendo che i prodotti importati rispettino la normativa dell’UE in materia di sostanze chimiche.”

Leggi tutto

Il rischio psicosociale nei dati assicurativi francesi e belgi

 

Newsletter Medico-Legale Inca Cgil Numero 3/2018
Il rischio psicosociale nei dati assicurativi francesi e belgi

Due recenti pubblicazioni curate dagli Istituti Assicuratori francese e belga pongono l’attenzione al tema del rischio psicosociale e come tale rischio appaia sottovalutato sia in termini prevenzionali che assicurativi nel nostro Paese.
I rischi psicosociali corrispondono a situazioni di lavoro in cui sono presenti, in combinazione o no:

  • Stress legato ad un disequilibrio fra la percezione che una persona ha delle richieste del suo ambiente di lavoro e la percezione delle proprie risorse per farvi fronte;
  • Violenze interne all’ambiente di lavoro ()mobbing morale o sessuale, conflitti nei gruppi di lavoro);
  • Violenze esterne (insulti, minacce, aggressioni….).
    L’esposizione a tali situazioni di lavoro può avere conseguenze sulla salute dei lavoratori, in particolare in termini di malattie cardio-vascolari, disturbi muscolo-scheletrici, disturbi ansioso-depressivi, esaurimento professionale ed anche suicidio.
    Naturalmente occorre fare una distinzione fra:
    1) Rischi psicosociali cioè probabilità di comparsa di patologie psicosociali correlae ad una esposizione a fattori di rischio psicosociale;
    2) Patologie psicosociali o patologie psichiche la cui origine è direttamente correlata all’ambiente di lavoro.

L’Assicurazione malattia/rischi professionali (AT/MP) francese ha riconosciuto che più di 10.000 infortuni sul lavoro avvenuti in Francia nel corso del 2016 erano imputabili a disturbi psichici.
Nel 2016 in Francia si sono avuti 623.000 infortuni sul lavoro e dunque i disturbi psichici rappresentano l’1,8% del totale dei casi di infortunio che hanno determinato un periodo di temporanea.
Il tasso di riconoscimento degli infortuni sul lavoro dovuti a cause psichiche è stato del 70% , un tasso di riconoscimento decisamente inferiore a quello per tutti gli infortuni che si attesta al 93%.
La durata media della temporanea per disturbo psichico riconosciuto come infortunio sul lavoro è stata di 112 giorni, contro una media di 65 giorni per la totalità degli infortuni.
L’Assicurazione malattie calcola per l’anno 2016 in 200 milioni di euro il costo dei disturbi psichici correlati al lavoro. Per fare un confronto basti pensare che le lombalgie lavoro correlate comportano un costo per l’assicurazione di un miliardo di euro.
Secondo le cifre dell’Assurance Maladie il 60% dei casi di disturbo psichico correlato al lavoro interessa le donne, in particolare le donne nella fascia di 40 anni sono particolarmente a rischio. Si tratta di un dato coerente con la maggiore esposizione, segnalata in letteratura,, della donne ai rischi psicosociali.
La frequenza dei disturbi psichici è da una volta e mezzo a due volte superiore nelle donne rispetto agli uomini nella fascia di età 40-49 anni.
Tre settori di attività sono particolarmente vulnerabili, secondo i dati assicurativi francesi: il settore sanitario-sociale (18% dei casi riconosciuti), i trasporti e più in particolare il settore del trasporto passeggeri (15%) ed il commercio al dettaglio (13%).
Gli impiegati sono la categoria che è maggiormente interessata da questa situazione di rischio mentre i quadri ed i tecnici sono le categorie che registrano la minore frequenza.
Si tratta di dati sia di grandezza che di tendenza che trovano conferma in ulteriori studi disponibili. Santè Publique France calcola che il tasso si prevalenza della sofferenza psichica correlata al lavoro sia aumentato nel periodo 2007-2012 sia fra le lavoratrici (da 1,1% a 1,4%) che fra i lavoratori (da 2,3% a 3,1%).
Infatti la quota di persona che presentano una incapacità permanente in relazione ad una malattia psichica riconosciuta come infortunio sul lavoro era pari al 2,6% del totale degli infortuni nel 2012 per giungere al 4,6% nel 2016.
Un aumento significativo si è registrato anche nelle domande di riconoscimento a titolo di malattia professionale passando dalle 200 domande del 2012 ad oltre 1100 domande nel 2016 e a circa 1500 nl 2017.
Nel caso in cui la patologia determini una incapacità permanente superiore al 25% il caso viene trasmesso al Comitato Regionale (CRRMP) che è pervenuto a riconoscere l’origine professionale della patologia in circa il 50% dei casi sottoposti, con un tasso di riconoscimento marcatamente superiore a quello per tutte le altre patologie non tabellate che è del 20%..
In tale modo nel 2016 ben 596 patologie psichiche sono state riconosciute a titolo di malattia professionale, con u aumento di 7 vote rispetto ai 5 anni precedenti.

Secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Assicurazione Malattia-invalidità (INAMI) che è l’organismo belga che prende in carico l’indennizzo dei lavoratori che presentano una incapacità lavorativa, nel 2017 sono 28.000 i casi di burnout pervenuti all’Ente Assicuratore.
Dei 400.000 lavoratori indennizzati nel 2017 il 7% lo è stato sulla base di una diagnosi di burnout e il 15% di una diagnosi di depressione.
Secondo l’Istituto assicuratore negli anni si è certo avuto un aumento dei casi di burnout anche per il miglioramento delle diagnosi che ha fatto si che casi che precedentemente erano classificati nella voce più generica di depressione oggi vedano la loro giusta collocazione diagnostica.

Tutta la documentazione citata può essere richiesta alla Consulenza Medico-Legale Nazionale via e-mail all’indirizzo m.bottazzi@inca.it