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Selezione di notizie, informazioni, documenti, strumenti per la promozione della salute e della sicurezza negli ambienti di lavoro e di vita. Diario Prevenzione è online dal 1996. Progetto e realizzazione a cura di Gino Rubini
” Linee Guida SNPA n. 51/2024 – ISBN: 978-88-448-1222-5
Le Linee Guida si riferiscono alle attività svolte dalle Agenzie del Sistema, in considerazione del fatto che la normativa assegna alle ARPA/APPA specifiche competenze nell’’ambito della sorveglianza radiometrica, sia per quello che riguarda la fase autorizzativa che quella di gestione degli eventi di rinvenimento di materiale radioattivo.
Tali Linee Guida vogliono dare agli operatori delle Agenzie un inquadramento organico di tutta la materia inerente alla sorveglianza radiometrica, con l’obiettivo specifico di fornire indicazioni tecniche chiare e strumenti di lettura ben strutturati di tutti gli aspetti, sia tecnici che normativi, che riguardano tale tema.
A questo scopo per la stesura del documento, è stato utilizzato un approccio più pratico, con esempi, tabelle ed elenchi concisi, che permetta agli operatori delle Agenzie di inquadrare i vari aspetti della materia e della sua applicazione.
Inoltre, questo documento è stato redatto in seguito all’entrata in vigore del decreto legislativo 101/2020 e s.m.i. che ha abrogato il decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230 e s.m.i.; questa linea guida, pertanto, innova e supera quanto trattato nel documento prodotto nel 2014 dalla Task 01.02.02 “Rottami metallici, rifiuti, sorgenti radioattive” ed avente per oggetto “Linee guida per la sorveglianza radiometrica di rottami metallici e altri rifiuti”, che era stato redatto con riferimento al previgente decreto legislativo 230/95. ” ( il testo è riprodotto dalla fonte Snpambiente )
Per scaricare il testo pdf delle Linee Guida clicca QUI
• Alcuni partiti europei di estrema destra potrebbero parlare sempre più di sinistra, ma continuano in gran parte a votare di destra su questioni socio-economiche.
• Nonostante l’eterogeneità all’interno dei due gruppi politici di estrema destra al Parlamento europeo (2019-2024) – Identità e Democrazia (ID) e Conservatori e Riformisti europei (ECR) – nel complesso, resta il fatto che l’estrema destra è chiaramente contraria ai diritti dei lavoratori. La grande maggioranza di 18 partiti di estrema destra (su 22) ha votato contro le iniziative socio-economiche a livello europeo.
• Sebbene i membri di estrema destra del Parlamento europeo (MEP) votino in gran parte in modo omogeneo all’interno del loro partito, riscontriamo una notevole eterogeneità su questioni socio-economiche chiave all’interno di ID ed ECR, in particolare sulle questioni della tassazione minima delle società per le multinazionali e di salari minimi adeguati.
• Mentre le differenze regionali sono relativamente piccole, i partiti di estrema destra nell’Europa settentrionale sono particolarmente inclini a votare di destra su questioni socio-economiche.
• La scarsa disciplina di voto all’interno dei due gruppi indica che le questioni socio-economiche non sono centrali né per l’ID né per l’ECR.
Molto inchiostro è stato versato sull’ideologia, le questioni chiave e la retorica dell’estrema destra. Ma pochi studi hanno esaminato il suo programma socio-economico, per non parlare del suo record di voto su questioni socio-economiche. Mentre il neoliberismo era inizialmente considerato parte della “formula vincente” della destra radicale (Kitschelt e McGann 1997), i partiti di estrema destra si sono sempre più allontanati dalla loro posizione iniziale e si sono avvicinati al centro economico (de Lange 2007). Molti hanno adottato una posizione più pro-welfare, sebbene con un tocco “sciovinista”, ovvero proteggendo uno stato sociale forte ma solo per la loro “gente”, il che potrebbe essere descritto come “sciovinismo del welfare” (Mudde 2019). In quanto tali, i partiti di estrema destra oggigiorno spesso si ritraggono come “i” (veri) difensori “della” classe operaia, con cui intendono principalmente uomini bianchi che lavorano nelle industrie tradizionali.
Alcuni studiosi hanno notato che l’estrema destra offusca deliberatamente la sua posizione economica per attrarre elettori con preferenze diverse su questioni economiche, mentre compete su questioni secondarie, spesso trascurate (per lo più socio-culturali) (ad esempio, Rovny 2013). Altri studiosi distinguono tra benefici sociali “orientati al consumo”, come le pensioni, e quelli “orientati all’investimento”, come l’assistenza all’infanzia, e suggeriscono che l’estrema destra favorisca i primi rispetto ai secondi (ad esempio, Enggist e Pinggera 2022).
Tra i dati della ricerca emerge, in primo piano, la consapevolezza sulla necessità di proteggere la natura: in Italia nove intervistati su dieci si dichiarano preoccupati della condizione in cui versano gli ecosistemi e il 62% è consapevole che il mondo si sta avvicinando a pericolosi punti di rottura, quelli che gli scienziati hanno definito tipping points, cioè punti di non ritorno oltre i quali i processi di degrado dell’ambiente diventano irreversibili. Due italiane/i su tre (67%) si dichiarano favorevoli rispetto al fatto che la distruzione o il danneggiamento della natura da parte di politici o imprese – il cosiddetto ecocidio, su cui è stato di recente approvata la direttiva Ue – debba essere considerato un crimine penale.
Più della metà (56%) è favorevole al riconoscimento di diritti propri della natura, come già avviene in alcuni Paesi, come per esempio i diritti di un fiume, di una montagna o di una foresta, con l’obiettivo di conservarli meglio. Il 60% degli intervistati è favorevole al riconoscimento di diritti legali per le generazioni future, in continuità con la riforma della Costituzione del 2022 che, anche grazie al lavoro dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), ha introdotto la tutela degli interessi delle future generazioni tra i principi costituzionali, all’articolo 9.
Visto quando accade quotidianamente non sorprende che circa metà degli italiani si senta esposto a rischi ambientali e climatici, come ondate di calore, incendi, alluvioni o frane. A giugno 2024, quando un primo set di dati di questo sondaggio era stato pubblicato, ne abbiamo scritto su Green & Blue, era già emerso che il 62% degli intervistati chiedeva al governo con urgenza una transizione ecologica rapida e incisiva questo decennio.
I risultati del sondaggio hanno portato a individuare cinque diverse “visioni del mondo” trasversali al campione intervistati dei diversi Paesi del G20. Un quarto di chi ha riposto dall’Italia (25%) si possono definire “protettori del pianeta”. Persone che comprendono i rischi derivanti dalla distruzione della natura e dall’aumento delle temperature, e sono propense a sostenere una decisa e immediata trasformazione politica ed economica. Il 15% sono “ottimisti preoccupati”, consapevoli dei rischi ma anche convinte che sia possibile invertire la rotta. Un altro 18% è formato da “pragmatici progressisti”, moderati, fiduciosi nella scienza, in cerca di soluzioni bilanciate. Questi tre gruppi chiedono tutti ai governi un’azione robusta e urgente su natura e clima, dimostrandosi molto o estremamente preoccupati della situazione attuale. Solo una piccola minoranza, il 13%, si oppone all’azione climatica e la quota rimanente del campione è disinteressata ai temi sociali e ambientali.
Il sondaggio misura anche come gli italiani guardino al futuro e i risultati sono abbastanza preoccupanti in quanto l’Italia appare uno dei Paesi più pessimisti tra quelli del G20: infatti, solo un italiano su tre è ottimista sul proprio futuro (31%), un quarto (25%) è ottimista sul futuro dell’Italia e solo un quinto (il 20%) è ottimista sul futuro del mondo. I risultati dell’indagine rivelano l’importanza, e l’urgenza, di ridare fiducia a italiane e italiani, offrendo una visione positiva ma realistica del futuro, e investendo seriamente per realizzarla. Questa prospettiva è vista con favore dalla maggioranza della popolazione, che concorda con quanto dice la scienza sullo stato di salute del pianeta ovvero che bisogna agire subito.
I tempi sono stretti ma le opportunità per intervenire sono concrete. Il governo italiano, nelle prossime settimane, dovrebbe: presentare all’Unione Europea un Piano fiscale strutturale di medio-termine che acceleri le riforme in favore della transizione energetica, proteggendo le fasce più deboli e più esposte della popolazione; approvare una Legge sul Clima, sul modello di quanto fatto da altri importanti Paesi; mettere in pratica la Direttiva europea sul Ripristino della Natura, attraverso un piano nazionale credibile e adeguatamente finanziato; promuovere i diritti delle future generazioni, approvando il Disegno di Legge sulla valutazione di Impatto Generazionale delle nuove normative, ora in Parlamento. Siamo a pochi giorni dal Summit sul Futuro dell’Onu che vedrá i governi del mondo approvare un Patto in cui si rilanciano gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 e una “Dichiarazione sulle generazioni future”. Sappiamo che è ancora possibile generare un benessere durevole, per tutte e tutti, all’interno dei confini planetari. La dimensione ambientale, quella economica e quella sociale dello sviluppo possono e devono diventare obiettivi sempre più interconnessi e conciliabili.
di Owen Gaffney, project lead Earth4All, e Luca Miggiano, responsabile “Ecosistema Futuro”, ASviS
Autore : Maurizio Mazzetti
Fonte: IlManifestoinrete che ringraziamo
Riprendiamo la rubrica dopo la pausa estiva per parlare della (finalmente) versione definitiva della patente a crediti in edilizia, in vigore dal prossimo 01 ottobre.
La patente a crediti, di cui si parlava da anni senza costrutto, vorrebbe essere uno strumento di qualificazione delle imprese, tale da garantire rispetto sia della normativa in materia di lavoro, sia di quella sulla prevenzione e sicurezza su lavoro. Richiesta da molto tempo dalle organizzazioni sindacali, che in realtà parlavano di patente a punti, e per il momento limitata al settore dell’edilizia anche se da sempre le organizzazioni sindacali ne chiedono l’applicazione anche in altri settori, in primo luogo l’agricoltura, è infine stata istituita sulla spinta dei ripetuti e gravi infortuni collettivi in edilizia, norma principale l’art. 29, comma 19 del D.L 19/2024 noto come “Decreto PNRR 4” (convertito con Legge 56/2024), che va letto insieme al nuovo articolo 27, comma 10, del TU 81/2008 sulla sicurezza sul lavoro e al Decreto Ministeriale 23 luglio 2024. E con appropriata grancassa mediatica da parte di Ministero e Governo volta a dimostrare (finalmente …) qualche intervento in materia dopo anni di immobilismo giustificato dal “non disturbare chi fa”, e giustificate riserve o vere e proprie contrarietà delle organizzazioni sindacali per le soluzioni concrete previste (riserve e contrarietà, come si vedrà, sacrosante, ancorché pressoché silenziate dai media). In effetti, la patente a crediti odierna è istituto largamente diverso basato su una filosofia opposta al modello richiesto dalle organizzazioni sindacali (non tutte, indovini chi legge chi, se non contrario, neppure ne era propugnatore).
In estrema sintesi, il meccanismo è il seguente: le imprese regolari per quel che riguarda rapporti di lavoro e gestione della sicurezza ricevono un certo punteggio (vedremo come e da chi); in caso di accertate violazioni da parte degli organi di vigilanza, come accade per la normale patente di guida, il punteggio viene progressivamente decurtato (proporzionalmente alla gravità delle violazioni), fino a che sotto una certa soglia non è più possibile lavorare; le decurtazioni possono essere recuperate attraverso una serie di interventi di ripristino delle regolarità, anch’essi di diverso valore.
Pubblicato il rapporto del COR-RENAM Emilia-Romagna con i dati del Registro Mesoteliomi aggiornati al 30 giugno 2024.
Il Registro Mesoteliomi rileva incidenza/esposizione ad amianto di questa temibile patologia neoplastica ad alta frazione eziologica professionale su tutto il territorio della Regione Emilia-Romagna dal 1996. Istituito presso l’Ausl IRCCS di Reggio Emilia, il suo responsabile scientifico è il dott. Antonio Romanelli
I dati dell’anno 2023, che nel precedente rapporto erano ancora in via di definizione passano da 133 casi a 142 casi, nel 2024 i nuovi casi di mesoteliomi da esposizione pregressa all’amianto, sono 59 relativamente al Primo semestre (ovviamente bisognerà aspettare i prossimi Rapporti per avere un consolidamento di questi dati).
Andamento medie quinquennali: (1998-2002) media 90,4 casi anno; (2003-2007) media 113,2 casi anno; (2008-2012) media 138,8 casi anno; (2013-2017) media 150,6 casi anno; (2018-2022) media 152,4 casi anno;
Al 30 giugno 2024, risultano archiviati 4.362 casi, tra cui 203 sospetti, risultati alle successive indagini non mesoteliomi e 4.159 mesoteliomi maligni. Tra questi, 107 risultano incidenti in epoca anteriore al 01/01/1996, data di inizio della rilevazione dell’incidenza su base regionale, e 468 diagnosticati in persone non residenti nella nostra Regione, la cui documentazione è stata per intero trasmessa al COR di residenza.
L’analisi dei dati, pertanto, è stata condotta sui 3.584 casi di MM incidenti in cittadini effettivamente residenti in Emilia-Romagna alla data della diagnosi.
Scarica il rapporto “Il MESOTELIOMA MALIGNO IN EMILIA-ROMAGNA: incidenza ed esposizione ad amianto aggiornata al 30 giugno 2024” a cura di A. Romanelli, C. Storchi, L. Mangone
Richard Hull, University of Central Lancashire
Governments have a duty to protect their citizens. While they won’t go as far as telling us what we can and cannot put in our homes, we do expect them to ensure that the buildings we live in are safe from fire.
The final report of the Grenfell Tower inquiry confirms that this was not the case in 2017 when 72 people lost their lives to a fire that engulfed their home in west London.
There is a general principle that residents of high-rise buildings should be as safe as those living in typical two-storey houses. This is achieved using what is known as “compartmentation” – a strategy of using fire-resistant construction to ensure that a fire in one flat cannot spread to neighbouring flats.
This strategy worked for decades, in combination with the “stay put” policy for fire and rescue in high-rise buildings, which told people to remain in their home if theirs was not directly affected by fire.
By the 2000s, understandable demands to reduce carbon emissions fuelled greater requirements to insulate buildings. In 2006, the government permitted the use of combustible insulation foams on high-rise buildings. It was a cheap way to save energy.
But the presence of combustible insulation and cladding panels on the outside of buildings completely circumvents compartmentation. It allows fire to spread from flat to flat around the outside of a building. As fire spreads up and across the walls, it successively ignites the contents of individual flats while filling each flat with toxic smoke.
Inhalation of toxic smoke is one of the primary causes of fire-related deaths. In his introductory statement to the final publication of the Grenfell Tower inquiry report, chairman Martin Moore-Bick said that “all those who died in the building were overcome by toxic gases”.
When certain types of plastics burn, they release hydrogen cyanide as well as carbon monoxide. As the fire grows, it becomes limited by the air supply, and the amount of both toxicants increases by a factor of ten to 50. Some flame retardants, added to the product in order to pass the regulatory test, slow ignition but result in much more toxic, thicker, blacker smoke, even when there is plenty of air. When these products burn without enough air, the toxicity is even greater.
PIR (polyisocyanurate) is based on polyurethane, and gives off hydrogen cyanide and carbon monoxide when burning. PIR foam insulation, containing flame retardants, was used on Grenfell Tower. Its smoke is highly toxic, containing large quantities of hydrogen cyanide and carbon monoxide. At low concentrations, hydrogen cyanide causes rapid loss of consciousness, preventing escape but leaving the victim inhaling more toxic smoke.
Carbon monoxide has no smell, and hydrogen cyanide has a slight, sweet smell. The unpleasant, acrid components of the thick black smoke reported by those escaping are actually less harmful than the undetectable hydrogen cyanide and carbon monoxide.
Prior to the Grenfell tragedy, the architects and specifiers for new tall buildings and those being refurbished had to choose between non-combustible insulation (products such as glass wool and stone wool) or two types of combustible insulation – phenolic foam or PIR foam.
Had they chosen non-combustible insulation for Grenfell, the fire would not have taken hold. Had they chosen phenolic foam, with similar flammability but around a fifth of the smoke toxicity of PIR, fewer people would have been trapped and lost consciousness, but the fire would have spread in a similar way.
Unfortunately, although manufacturers have to provide information on the fire behaviour of construction products, there is no requirement to quantify the toxicity of the smoke. There is also little publicly available information for architects and specifiers to inform their decisions about which materials to use and how toxic each might be.
For example, if the team refurbishing Grenfell Tower had access to information that the smoke from PIR was five times more toxic than from phenolic foam, but the price and performance in other respects was comparable, would they still have chosen the PIR?
Some progress has already been made towards averting a further disaster. Since January 2019, combustible materials have been banned from the external walls of tall, residential buildings. However, thousands of buildings with combustible facades that would not be allowed today are still standing across the country.
In 2020, the previous government announced a four-year, £600,000 research project to investigate the feasibility of regulating smoke toxicity for construction products. I am a member of the steering committee for that project, which followed my own research on this topic. It is due for completion in September 2024.
The conclusions of the Grenfell Tower inquiry are now part of longer standing statistics that show that the inhalation of toxic gases is one of the primary causes of fire-related deaths. This demonstrates a very clear need to quantify smoke toxicity, and to set regulatory limits on the smoke toxicity of construction products used in high-risk applications, like tall buildings. The conclusions of that research project are therefore eagerly awaited.
Richard Hull, Professor of Chemistry and Fire Science, University of Central Lancashire
This article is republished from The Conversation under a Creative Commons license. Read the original article.
Fonte Emigrazione-Notizie
Coinvolti 30 mila lavoratori e tutte le strutture della Cgil. Obiettivo: conoscere meglio il mondo del lavoro con l’obiettivo di migliorarne le condizioni
La grande inchiesta sul lavoro condotta dalla Fondazione Di Vittorio e pubblicata da Futura editrice, è ora scaricabile gratuitamente QUI dal sito dell’istituto di ricerca della Cgil. Un’indagine capillare, coordinata da Daniele Di Nunzio della Fondazione, e che ha raggiunto 31 mila lavoratrici e lavoratori di tutti i settori pubblici e privati, tutte le dimensioni di impresa, tutte le tipologie contrattuali e anche a chi era senza contratto o disoccupato.
Un’operazione di grande rilievo condotta attraverso 30 mila interviste e che ha visto coinvolti 34 ricercatori e ricercatrici e tutte le strutture sindacali della Cgil tra il 2021 e il 2022.
Che lavoro fai? Con che tipo di contratto? Sei soddisfatto delle condizioni in cui si svolge il tuo lavoro? Cosa reputi necessario per poter migliorare la tua situazione? Che rapporto hai con il sindacato? Sono alcune delle domande ineludibili alla base dell’inchiesta.
Con un obiettivo preciso: conoscere meglio il mondo sempre più complesso del lavoro, con l’obiettivo di migliorarne le condizioni e fornire al sindacato una base di conoscenze utile per rendere sempre più efficace la sua capacità d’intervento.
Aumento dei salari, difesa e aumento dell’occupazione, contrasto alla precarietà, salvaguardia del ruolo dei servizi pubblici (sanità, scuola, trasporti), lotta alle diseguaglianze e alla povertà. Sono queste le priorità su cui i lavoratori chiedono al sindacato di intervenire
Dal sito della Fondazione è anche possibile rivedere la presentazione del volume che si è svolta il 26 a ottobre a Roma e a cui hanno partecipato, tra i numerosi ospiti anche di parte datoriale, del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, e del presidente della Fondazione Di Vittorio Francesco Sinopoli.
Fonte Vega Engineering che ringraziamo
Riceviamo e ben volentieri socializziamo la newsletter di Vega Engineering sui dati degli infortuni sul lavoro. Riteniamo che questi dati dovrebbero essere ulteriormente approfonditi con la definizione della distribuzione su scala regionale degli occupati e del monte ore lavorate dei comparti produttivi che registrano un maggiore rischio di infortunio . Questo consentirebbe una migliore focalizzazione delle strategie di prevenzione necessarie . editor
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GINEVRA (Notizie ILO) – Nel suo World Employment and Social Outlook: September 2024 Update appena pubblicato , l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) rileva una pressione crescente sulla disuguaglianza poiché la quota di reddito da lavoro ristagna e una grande quota di giovani rimane senza occupazione, istruzione o formazione. Il rapporto indica lenti progressi sui principali Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) con l’avvicinarsi della scadenza del 2030.
Lo studio rivela che la quota globale del reddito da lavoro, che rappresenta la quota del reddito totale guadagnato dai lavoratori, è diminuita di 0,6 punti percentuali dal 2019 al 2022 e da allora è rimasta invariata, aggravando una tendenza al ribasso di lunga data. Se la quota fosse rimasta allo stesso livello del 2004, il reddito da lavoro sarebbe stato maggiore di 2,4 trilioni di dollari solo nel 2024.
Loxosceles rufescens, noto come “ragno violino” per la macchia scura presente sulla parte anteriore del corpo (cefalotorace) che ricorda vagamente la forma di un violino, è un piccolo aracnide (6-11 millimetri di corpo) ampiamente diffuso sia a livello insulare che peninsulare.
È una specie comune negli ambienti naturali, ma è facile trovarlo anche all’interno delle abitazioni.
In ambito domestico questo ragno si ripara in zone poco frequentate, come soffitte, garage e ripostigli, nascondendosi negli anfratti riparati e di difficile accesso, come le fessure dietro i battiscopa, il retro dei quadri, dietro termosifoni o mobili. Le stoffe dimenticate sul pavimento, le scarpe poco usate, la biancheria o scatoloni di cartone possono ad esempio essere un ottimo nascondiglio.
Questa specie di aracnide è schiva e, anche quando viene infastidita, raramente tenta di mordere, preferendo solitamente la fuga. Non rappresenta normalmente un serio pericolo per l’uomo. Tuttavia, se viene accidentalmente schiacciato, è in grado di infliggere morsi per difendersi.
Il morso non è doloroso, passa inizialmente inosservato e spesso non ha conseguenze rilevanti. I suoi effetti si manifestano localmente, causando lievi pruriti e arrossamenti nelle forme più leggere.
Raramente può portare a manifestazioni più gravi (necrosi locale), e le rarissime manifestazioni severe sono legate a fenomeni di allergia al veleno dell’aracnide (in modo simile alla puntura di un’ape) o di infezione batterica.
In generale, non cercare di schiacciare il ragno ed evitare di toccarlo a mani nude. È innocuo se non viene minacciato.
Un bilan de l’exposition des adultes aux polluants organiques persistants en France vient d’être dressé par des scientifiques du Centre de recherche en épidémiologie et santé des populations (CESP) à Villejuif. Possiblement dangereuse pour la santé, cette exposition est massive, bien qu’elle tende à diminuer depuis l’adoption de politiques publiques restreignant leur usage. Ce travail décrit par ailleurs un certain nombre de facteurs associés à une exposition plus importante à différentes substances.
Vai alla fonte : Polluants organiques persistants : une exposition généralisée qui tend à diminuer
E’ stato pubblicato ed è disponibile on line il Report “Gli infortuni sul lavoro in orario notturno in Italia”
La Consulenza statistico attuariale dell’Inail ha condotto uno studio che descrive il lavoro notturno in Italia in termini di normativa vigente, di lavoratori occupati e soprattutto di infortuni sul lavoro.
E’ uno strumento di lavoro utile per chi si occupa di prevenzione salute e sicurezza sul lavoro.
Sono esaminate le denunce (compresi gli eventi mortali) e i casi definiti positivamente avvenuti nel quinquennio 2018-2022, con aggiornamento al 31 ottobre 2023, ultimo disponibile alla stesura del testo. Attraverso la descrizione di molte variabili viene presentato un quadro completo ed esauriente del fenomeno infortunistico, ancora poco analizzato. A completamento, considerazioni sulle differenze rispetto agli infortuni in complesso e sulla rischiosità del lavoro notturno.
Fonte e link al Rapporto: “Gli infortuni sul lavoro in orario notturno in Italia”
Vedi la sintesi curata da Gabriella Galli su Repertorio Salute
GliInfortuniSulLavoroInOrariNotturnoInItalia
Parole chiave:
Il settore dell’istruzione è definito come un’area ad alto rischio per quanto riguarda l’intelligenza artificiale. Il rapporto esamina l’impatto della digitalizzazione e presenta approfondimenti da un’analisi della sua influenza sulla sicurezza, la salute e il benessere degli insegnanti.
Nel rivedere lo stato attuale da una prospettiva incentrata sull’insegnante, questo rapporto sottolinea la necessità di ulteriori ricerche su come supportare gli insegnanti. Strategie e misure per minimizzare i rischi e sfruttare il potenziale per gli insegnanti sono presentate insieme a indicatori politici rilevanti per i livelli di insegnanti, istituzionali, nazionali ed europei.
Prendiamo dalla Rivista Hazards questo articolo molto interessante sulle speranze nel mondo del lavoro che il neoeletto governo laburista realizzi un cambio di passo verso i problemi della salute e della sicurezza nel lavoro.
Fonte: HAZARDS che ringraziamo
Il 3 luglio 2024, ultimo giorno del governo conservatore, nuovi dati ufficiali hanno rivelato che i decessi sul posto di lavoro sono nuovamente aumentati. La cattiva salute correlata al lavoro ha raggiunto il massimo storico. Qui, Janet Newsham della campagna nazionale Hazards spiega cosa deve fare il partito laburista ora per rendere il lavoro più sicuro e più sano.
I dati pubblicati dall’Health and Safety Executive (HSE) il 3 luglio 2024 hanno rivelato che 138 persone sono morte sul lavoro nel 2023/24. Si tratta di un aumento rispetto ai 136 decessi dell’anno precedente e segna un aumento per il terzo anno consecutivo.
Il numero di coloro che soffrono di problemi di salute correlati al lavoro ha raggiunto quota 1,8 milioni, un numero mai raggiunto prima.
Questo è un problema che passa inosservato e non viene controllato. Il numero di “tutti gli ispettori” dell’HSE è sceso da 1.651 nel 2010 a 974 nel 2023, rispecchiando i drastici tagli ai finanziamenti sotto i conservatori ( Hazards 163 ).
TEMPI DIFFICILI Sotto i conservatori, i lavori sono diventati più duri, meno salubri e meno sicuri per molti lavoratori.
E la legislazione anti-sciopero sui “livelli minimi di servizio” dei conservatori, che ha portato l’ Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) a esprimere “serie preoccupazioni” circa le violazioni degli obblighi internazionali del Regno Unito, limita la capacità dei sindacati e dei loro iscritti di contestare il lavoro in ambienti potenzialmente pericolosi o pericolosi per la vita.
Qualcosa deve cambiare.
Mélanie Dufour-Poirier, Ph. D., Université de Montréal et Jean-Paul Dautel, Ph. D., Université du Québec en Outaouais (UQO)
La santé mentale est un enjeu majeur de notre société.
Ses coûts s’estiment à environ 50 milliards de dollars à chaque année au Canada. Au Québec, depuis la pandémie liée de Covid-19, près d’un travailleur sur deux éprouverait désormais de la détresse psychologique.
Parmi les éléments pathogènes figurent la porosité des temps de travail, l’isolement, la concurrence entre les collègues et les exigences d’une rentabilité à court terme. Des formes d’organisation du travail plus stressantes occasionnent de la surcharge et une augmentation des rythmes de travail.
Cela appelle à repenser les modes de gestion pour mieux protéger en amont la santé mentale des employés, par une démarche participative impliquant tous les acteurs du milieu de travail. Elle se pose en porte-à-faux avec la tendance visant à individualiser la prévention et le traitement de ces atteintes.
Dans le sillage de ces réflexions, nous avons développé une démarche de recherche-intervention qui s’aligne sur la réforme du régime québécois de santé et de sécurité au travail de 2021. Respectivement professeure à l’École de relations industrielles de l’Université de Montréal et professeur au département de relations industrielles de l’Université du Québec en Outaouais (UQO), nous nous intéressons à l’effectivité du droit de la santé et de la sécurité du travail sur la santé mentale.
Fonte : Blog LKA della Segreteria Internazionale per la messa al bando dell’amianto
Autrice Laurie Kazan-Allen che ringraziamo
La vita odierna è vissuta a grande velocità. I cicli di notizie di ventiquattro ore significano che ciò che è stato riportato oggi sarà storia domani. Questioni di vita e di morte, carestia e privazione, scandali e pettegolezzi si rincorrono sui portali di notizie prima di scomparire in un buco nero nell’oblio. Il 1° agosto 2024, Giornata mondiale contro il cancro ai polmoni, premiamo il pulsante di pausa e rendiamo omaggio ai feriti, alle persone coinvolte in una lotta non creata da loro e a coloro che hanno portato loro conforto, compassione e sostegno.
Alcune settimane fa, è stato trasmesso un documentario di un’ora su Kansai TV in onore della memoria di Takao Migita, un malato giapponese di mesotelioma che ha lavorato incessantemente per supportare altre persone affette da patologie simili. 1 Dal momento in cui gli è stata diagnosticata la malattia nel 2016 fino alla sua prematura scomparsa all’età di 59 anni nel marzo 2024, Takao ha aiutato le persone emarginate dalle malattie legate all’amianto in tutto il Giappone, individualmente, collettivamente e a livello nazionale. Era una figura gioviale con la capacità di portare umorismo nei momenti più bui. Faceva ridere i suoi compagni di sofferenza e diceva loro: “Resterò in salute finché non morirò”. Ha pagato un prezzo terribile per la sua dedizione, perdendo un amico dopo l’altro, mentre ogni malato di mesotelioma soccombeva alla sua malattia.
Il malato di mesotelioma Eiji Kurita, raffigurato nella foto sopra, ha lavorato a stretto contatto con Takao. A Eiji è stato diagnosticato il mesotelioma all’età di 33 anni. Nel 2017, lui e Takao hanno fondato la Mesothelioma Support Caravan e sono stati co-presidenti dell’associazione. Eiji è morto nel 2019, quasi 20 anni dopo la diagnosi.
Dopo la morte di Eiji, Takao e i membri della Carovana si sono riconsacrati al suo lavoro in una cerimonia online il 25 aprile 2021 a cui hanno partecipato decine di pazienti, familiari e dottori. Fino alla sua morte all’inizio di quest’anno, Takao è rimasto disponibile per i membri dell’organizzazione e per i nuovi pazienti colpiti in qualsiasi momento tramite telefono, videochiamate e, quando possibile, in incontri di persona. Il prezzo emotivo che ha pagato per la sua amicizia con i membri della Carovana è stato immenso.
Riteniamo utile segnalare questa scheda elaborata da INRS Francia sui rischi da micotossine negli ambienti di lavoro.
La scheda informativa fa il punto sulle conoscenze sugli effetti sanitari delle micotossine e sulle possibili misure di prevenzione per limitare l’esposizione dei lavoratori che potrebbero esserlo.
Per scaricare la scheda vai alla pagina INRS : Mycotoxines en milieu de travail
Segnaliamo sul sito della Società Nazionale degli Operatori della Prevenzione (SNOP) questa importante nota sul Dlgs 103 del 12 luglio 2024 :” Decreto Legislativo 12 luglio 2024, n. 103: considerazioni su una norma confusa che preoccupa.”
La nota è composta dagli interventi di Graziano Maranelli e Tiziana Vai e, in allegato, l’analisi critica di Manuela Peruzzi.
Per leggere gli interventi clicca QUI
Nasce il Sistema nazionale prevenzione salute dai rischi ambientali e climatici
Fonte: SMIPS.ORG
Non ho la minima idea di come finirà a Gaza, né di quando finirà, forse nemmeno se finirà … quello che è certo che, nel momento in cui sarà finita la situazione attuale ed il massacro in atto si comincerà a porre il problema del futuro di Gaza. Prescindendo dal futuro politico, sono persuaso che tra le diverse drammatiche situazioni economiche e sociali che esploderanno ci sia , con enorme peso, quella sanitaria. Gli ospedali sono stati polverizzati , e ci vorrà qualche anno e molti fondi per ricostruirli, lo stesso vale per le attrezzature, tra le vittime ci sono centinaia di medici e infermieri, e qui ci vorranno molti anni per rimpiazzarli, e questo in anni in cui si dovranno gestire centinaia o migliaia di amputati, di persone con altre lesioni invalidanti e deturpanti, di bambini (e non solo bambini) portatori di traumi psichici che non riusciamo nemmeno ad immaginare (e abbiamo paura ad usare la parola genocidio ?).
Ma c’è un altro problema di cui ora quasi non di parla, e che si porrà invece nei prossimi decenni come uno dei più critici : il problema dell’amianto. Le sue dimensioni sono incredibili (anche se va precisato che si tratta per ora di stime, però provenienti fa fonti qualificate. Il 1 maggio2024 sul sito SWISSinfo.ch compaiono i dati del servizio ONU per la lotta contro le mine e gli ordigni inesplosi (UNMAS), che fanno riferimento ai territori palestinesi di Gaza : in questa striscia di circa 40 km di lunghezza da nord a sud vi sono 37 milioni di tonnellate di macerie (più che su tutta la linea del fronte in Ucraina, lunga quasi 1.000 km). Secondo Charles Mungo Birch , capo del succitato servizio, ci vorranno non meno di 14 anni per rimuoverle. Questi dati sono ripresi anche da un articolo di Gilbert Achcar su “Le monde Diplomatique” del 18 giugno 2024. Ma non è solo un problema di quantità , il problema è anche l’estrema pericolosità di queste macerie (sempre Birch afferma che “queste macerie sono probabilmente fortemente contaminate da munizioni inesplose, ma ripulirle sarà ulteriormente complicato da altri pericoli presenti”).
E tra i pericoli presenti, drammatico è quello correlato all’amianto : si stima che tra le macerie di Gaza ci siano oltre 800.000 tonnellate di amianto, sempre secondo il responsabile dell’UNMAS. Abbiamo quindi migliaia e migliaia di persone che vivranno in ambienti fortemente contaminati da amianto, che dovranno scavare e trasportare (dove?) tonnellate di macerie contenenti amianto, con un impatto sui livelli di rischio, sia ambientale che lavorativo, che non è al momento quantificabile ma che non si fatica ad immaginare terrificante , per persone debilitate nel corpo e nello spirito dalla guerra , in un contesto in cui le strutture sanitarie sono state rase a zero o quasi, e che comunque quando ripartiranno dovranno gestire le drammatiche urgenze quotidiane e potranno dedicare poche risorse a prevenire i danni futuri , come i mesoteliomi da amianto. Pensate a quanto se ne è parlato a proposito delle torri gemelle di New York e fate un confronto tra le diverse dimensioni quantitative del problema macerie e la diversa capacità di risposta dei servizi sanitari.
Tenendo conto che i tempi di latenza del mesotelioma pleurico, il principale tumore da amianto, oscillano tra i 20 e i 40 anni (ovvero il mesotelioma inizia a manifestarsi tra le persone esposte in genere non prima di 20 anni dall’inizio dell’esposizione e non oltre i 40 dall’inizio stesso) , dalla prima metà degli anni ’40 del nostro secolo avremo i primi casi … e nessuno oggi può dire quando avremo gli ultimi : dipenderà da quanto tempo si protrarranno i lavori di rimozione della macerie e bonifica dell’amianto. Come pure credo che oggi sia impossibile prevedere con una sufficiente attendibilità quanti saranno i casi , anche se credo che ipotizzare numeri dell’ordine di diverse migliaia non sia una follia. E questa sarà una delle tante code della guerra di Gaza (vogliamo chiamarlo genocidio ritardato?)-
Leopoldo Magelli, medico del lavoro già AUSL di Bologna
Parole chiave:
I lavoratori che soffrono di problemi di salute mentale solitamente vogliono continuare a lavorare. Questo rapporto offre ai luoghi di lavoro informazioni pratiche sulle misure che possono essere adottate per supportare questi lavoratori a lavorare o a tornare al lavoro dopo un’assenza per malattia.
Una raccomandazione primaria è che i problemi di salute mentale dovrebbero essere trattati allo stesso modo dei problemi di salute fisica. Altrettanto importante è prevenire i rischi correlati al lavoro che potrebbero avere un impatto sulla salute mentale e sul benessere dei lavoratori. Il rapporto fornisce esempi pratici di sistemazioni economiche e semplici che possono aiutarli a supportare e trattenere i lavoratori.
Christopher Merchant, University of Reading
A 13-month streak of record-breaking global warmth has ended.
From June 2023 until June 2024, air and ocean surface water temperatures averaged a quarter of a degree Celsius higher than records set only a few years previously. Air temperatures in July 2024 were slightly cooler than the previous July (0.04°C, the narrowest of margins) according to the EU’s Copernicus Climate Change Service.
July 2023 was in turn 0.28°C warmer than the previous record-hot July in 2019, so the remarkable jump in temperature during the past year has yet to ease off completely. The warmest global air temperature recorded was in December 2023, at 1.78°C above the pre-industrial average temperature for December – and 0.31°C warmer than the previous record.
Global warming has consistently toppled records for warm global average temperatures in recent decades, but breaking them by as much as a quarter of a degree for several months is not common. The end of this streak does not diminish the mounting threat of climate change.
So what caused these record temperatures? Several factors came together, but the biggest and most important is climate change, largely caused by burning fossil fuels.
Fonte: Goodelectronics.org che ringraziamo
Il settore minerario globale, in particolare nell’estrazione di minerali, è fondamentale nella spinta verso l’energia sostenibile. Minerali essenziali come rame, litio e nichel sono cruciali per raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2050, il che richiede ingenti investimenti minerari in tutto il mondo. L’Indonesia, un importante produttore di nichel, svolge un ruolo chiave nel soddisfare la crescente domanda di batterie per veicoli elettrici. Tuttavia, questo boom pone sfide come il degrado ambientale, i rischi per la salute dei lavoratori e la volatilità economica nelle comunità locali. Queste domande cruciali danno il tono a questo studio di caso preparato da INKRISPENA – Research Centre for Crisis and Alternative Development Strategy. https://www.solidar.org/publications-page/case-study-critical-minerals-critical-conditions-the-struggle-of-nickel-mine-workers-in-indonesia/
[ nb . la traduzione del testo dall’inglese è automatica ed è sotto la nostra responsabilità ]
Fonte: Collettiva che ringraziamo
Le proposte di legge di Fdi e Lega in materia di salute mentale rimandano ai vecchi manicomi, con una visione securitaria della psichiatria
Nel centenario della nascita di Franco Basaglia in commissione Affari sociali del Senato sono all’esame due provvedimenti targati Lega e Fratelli d’Italia e che sollevano critiche dalle associazioni del settore, oltre che dalle forze di opposizione in Parlamento perché “stravolgerebbero peggiorandola la legge 180”, quella che ha determinato la chiusura dei manicomi.
Carla Ferrari Aggradi, psichiatra e presidente del Forum salute mentale, ci spiega i motivi delle contrarietà alle due proposte che anche la sua associazione ha rilevato, illustrando anche parte del contenuto dei due progetti di legge. “Ci sono due concetti di fondo che si ripetono in modo diverso – afferma –: nel disegno di legge di Fratelli d’Italia traspare l’idea che il servizio psichiatrico debba essere finalizzato alla difesa di operatori, familiari e pazienti dalla violenza e dall’aggressività, e che quindi debba essere pensato con criteri securitari e difensivi. Non vengono invece date le risposte che la vita di un paziente e il suo vissuto di dolore richiedono. Se si è troppo occupati nella difesa, non si può dare aiuto”.
“Nell’altro provvedimento, quello targato Lega – prosegue – l’idea di fondo è quella di un’impostazione non di collaborazione col privato, ma di grande presenza del privato stesso di tutti i tipi e generi nel servizio sanitario, compreso quello psichiatrico. Noi siamo per un servizio sanitario psichiatrico pubblico universalistico per tutti, anche se poi sicuramente ci può essere la collaborazione col privato sociale, una collaborazione però all’interno delle linee che il sistema sanitario nazionale prevede, con la prevalenza del pubblico sul privato. Invece nel pensiero alla base della legge della Lega prevale il passaggio al privato”.
Ferrari Aggradi poi, nel concreto, porta alcuni esempi delle norme in questione. Per quanto riguarda il provvedimento di Fratelli d’Italia intanto si aumentano i giorni di trattamento sanitario obbligatorio che può essere fatto all’interno di un reparto di psichiatria e anche nelle carceri, con l’istituzione negli istituti di pena di sezioni sanitarie specialistiche. Addirittura, c’è un articolo sulle misure di sicurezza che manda in capo gli interventi al ministero dell’Interno e al ministero della Giustizia, d’intesa con il ministero della Sanità. Queste sono cose che ci riportano la legge del 1904, che si reggeva praticamente sugli ospedali psichiatrici e sul ricovero coatto.
Quello della Lega propone il dirottamento delle risorse dal pubblico al privato. “Io vivo in Lombardia – ci dice la presidente del Forum – dove il terzo settore non è che collabora con pubblico, ma praticamente fornisce tutti i servizi. Questo significa che tutto il flusso economico che dovrebbe andare verso i servizi territoriali (questo sarebbe il concetto fondamentale che non compare in nessuno dei due disegni di legge) va a finire verso il terzo settore, che ovviamente fornisce posti letto e comunità. Nelle norme depositate non c’è nessuna critica a questo sistema.
• Appropriarsi dei programmi politici dei partiti di estrema destra non è una strategia vincente per i socialdemocratici e i sindacati perché nella maggior parte dei casi un accomodamento probabilmente alienerà una larga fetta dei loro tradizionali sostenitori di sinistra.
• Le strategie di “imitazione” che vanno ben oltre le questioni di “proprietà” raramente hanno successo: l’adattamento delle politiche aumenta la rilevanza della questione dell’immigrazione, correndo così il rischio di aumentare ulteriormente il sostegno all’estrema destra.
• La percentuale di elettori nel bacino di sostenitori di centro-sinistra con preoccupazioni esclusivamente culturali sull’immigrazione è bassa nella maggior parte dei paesi. Gli elettori di centro-sinistra preoccupati per l’immigrazione tendono invece a essere spinti principalmente da considerazioni economiche. Questi sostenitori probabilmente abbandoneranno i partiti e le organizzazioni di sinistra se adottano posizioni populiste di estrema destra.
• I governi di sinistra e i sindacati dovrebbero concentrarsi sull’affrontare le lamentele economiche riducendo l’insicurezza del mercato del lavoro, promuovendo la crescita economica e garantendo un’efficace protezione sociale. Dovrebbero rivendicare la proprietà delle questioni a cui sono associati, in particolare l’uguaglianza. Le strategie di successo galvanizzano la base di sostenitori del centro-sinistra e mobilitano oltre di essa affrontando le lamentele (economiche) che riguardano gran parte dell’elettorato.
I partiti politici di estrema destra sono in ascesa in tutta Europa dagli anni ’80, con un forte aumento a partire dagli anni 2000 (Figura 1). Questi partiti rappresentano una minaccia per la stabilità democratica, la coesione sociale e il multiculturalismo, la crescita economica e la sicurezza, nonché gli sforzi per affrontare il cambiamento climatico.
Il loro successo può essere osservato attraverso tre dimensioni:
(i) Ottima (seppur eterogenea) performance elettorale: partiti come Alternativa per la Germania (AfD), Raggruppamento Nazionale (RN) in Francia, Vox in Spagna e Chega in Portogallo hanno ottenuto ottimi risultati nelle recenti elezioni.
(ii) Ingresso nel governo: diversi partiti di estrema destra hanno ricoperto posizioni governative da soli o in coalizione, tra cui Fratelli d’Italia (FdI) e Lega (Lega Nord) in Italia, il Partito della Libertà (FPÖ) in Austria, il partito Diritto e Giustizia (PiS) in Polonia, Fidesz in Ungheria, il Partito Popolare (DF) in Danimarca e Alleanza Nazionale (NA) in Lettonia.
(iii) Crollo del “cordone sanitario”, la politica di marginalizzazione dei partiti estremisti e la loro legittimità come opposizione credibile. In molti paesi europei, i partiti di estrema destra si sono progressivamente radicati nel sistema politico come partiti di opposizione credibili in grado di influenzare l’agenda politica degli altri partiti. Il RN, il DF e l’UK Independence Party (UKIP), ad esempio, hanno tutti gareggiato con successo nei loro sistemi nazionali, permeando il mainstream e spingendo i loro concorrenti ad adottare strategie accomodanti. Il “cordone sanitario” si è rotto anche nei paesi in cui è stato tradizionalmente efficace. Nel 2022, per la prima volta i partiti svedesi hanno negoziato con i Democratici svedesi (SD).
La nostra analisi su chi sostiene l’estrema destra e perché suggerisce che l’economia gioca un ruolo molto più centrale di quanto a volte si supponga. In primo luogo, molti elettori di estrema destra sono spinti da considerazioni economiche o di protesta, come la sfiducia nelle istituzioni. L’immigrazione, a volte considerata una preoccupazione esclusivamente culturale, è in realtà anche una preoccupazione economica. In secondo luogo, i partiti di estrema destra stanno perseguendo strategie di mobilitazione che attingono all’insicurezza economica e a un particolare tipo di sciovinismo assistenziale. In terzo luogo, le politiche sociali possono mitigare le insicurezze che guidano il sostegno all’estrema destra.
Sosteniamo che cooptare i programmi politici dei partiti di estrema destra non sia una strategia vincente per i socialdemocratici e i sindacati. In effetti, questi ultimi sono stati finora riluttanti a perseguire questa strategia. Le strategie “imitative” che si estendono ben oltre le questioni di “proprietà” raramente hanno successo. Tutto ciò che questo tipo di accomodamento politico farà è aumentare la rilevanza della questione dell’immigrazione, correndo così il rischio di aumentare ulteriormente il sostegno ai partiti di estrema destra. Allo stesso tempo, è probabile che l’accomodamento alieni una larga fetta di sostenitori di sinistra. La percentuale di elettori con preoccupazioni sull’immigrazione tra i sostenitori del centro-sinistra è piuttosto bassa. I pochi che hanno tali preoccupazioni sono ancora principalmente spinti da considerazioni economiche. Questi sostenitori probabilmente abbandonerebbero i partiti e le organizzazioni di sinistra se adottassero tali posizioni. Invece, una strategia migliore per i socialdemocratici e i sindacati è quella di rivendicare la proprietà del problema che conoscono meglio: l’uguaglianza. Le strategie di successo galvanizzeranno la base di sostenitori del centro-sinistra e mobiliteranno oltre affrontando le lamentele (economiche) che riguardano gran parte dell’elettorato.
Quali partiti possono essere classificati come di estrema destra e che tipo di strategie adottano per mobilitare gli elettori? Adottiamo il termine “estrema destra” per descrivere i partiti che condividono un focus sulla sovranità, propongono soluzioni nazionaliste a una varietà di problemi socioeconomici e “posseggono” la questione dell’immigrazione (Halikiopoulou e Vlandas 2022). “Estrema destra” è un termine generico che comprende sia le varianti estreme che quelle radicali, in altre parole i partiti che hanno un’ampia gamma di relazioni con la democrazia. Mentre sia i partiti di estrema destra che quelli di destra radicale si oppongono ai valori democratici fondamentali, le varianti di estrema destra si oppongono sia alla democrazia procedurale che a quella sostanziale, mentre le varianti di destra radicale si oppongono alla democrazia liberale e mettono in discussione aspetti chiave dell’ordine costituzionale (Mudde 2010; Golder 2016). In pratica, tuttavia, le varianti di estrema destra spesso usano la democrazia e si candidano alle elezioni come mezzo per raggiungere i loro obiettivi (Vasilopoulou e Halikiopoulou 2023). Mentre qualsiasi termine generico inevitabilmente include un’ampia gamma di partiti e gruppi che differiscono per agenda e politica, gli studiosi sostengono sempre più che il termine “estrema destra” cattura sia le differenze che le somiglianze che rendono questi partiti comparabili (Golder 2016).
Cristina Linares Gil, Instituto de Salud Carlos III y Julio Díaz, Instituto de Salud Carlos III
¿Qué es una ola de calor? Lo cierto es que existen al menos dos definiciones dependiendo de los parámetros que tengamos en cuenta. Podemos considerar únicamente la meteorología o podemos contemplar su impacto en la salud, una variable determinante a la hora de activar alertas y planes de prevención.
Desde un punto de vista estrictamente meteorológico, se denomina ola de calor a un episodio de al menos tres días consecutivos en el cual, como mínimo, el 10 % de las estaciones registran temperaturas máximas diarias por encima del percentil 95 % de su serie de temperaturas máximas diarias de los meses de julio y agosto del periodo de referencia vigente (1971-2000).
Se trata de una definición basada exclusivamente en la climatología histórica de cada lugar y esta definición es la misma para toda España.
Sin embargo, desde el punto de vista del impacto en la salud de las personas, una ola de calor se define como aquella temperatura máxima diaria a partir de la cual la mortalidad diaria aumenta de forma estadísticamente significativa.
En esta segunda definición, intervienen diferentes determinantes sociales que la Organización Mundial de la Salud (OMS) define como:
“Las circunstancias en que las personas nacen crecen, trabajan, viven y envejecen, incluido el conjunto más amplio de fuerzas y sistemas que influyen sobre las condiciones de la vida cotidiana”.
Estas fuerzas y sistemas incluyen políticas y sistemas económicos, programas de desarrollo, normas y políticas sociales y sistemas políticos.
Por tanto, en la mortalidad poblacional influyen factores socioeconómicos, demográficos, sanitarios, de infraestructuras, de urbanismo, geográficos, etc. que evidentemente varían de un lugar a otro.
Si el objetivo es determinar cómo influyen las altas temperaturas en la mortalidad, son muy importantes estos factores locales.
La citada OMS llegó en 2021 a la conclusión de que las temperaturas umbrales de definición de ola de calor deben basarse en riesgos en salud y no solo en condiciones meteorológicas.
Para la cuantificación y evaluación de los impactos en salud de las altas temperaturas en olas de calor se debe determinar, para cada zona, cuál es la temperatura umbral a partir de la cual aumenta la mortalidad de forma estadísticamente significativa y determinar a qué percentil corresponde esa temperatura en la serie de temperaturas máximas de los meses de verano.
Las temperaturas que definen una ola de calor meteorológica y el impacto de una ola de calor en salud no tienen por qué coincidir ya que representan conceptos diferentes y sirven para fines distintos.
El conflicto aparece cuando se habla de impactos en salud y se utiliza la definición meteorológica de ola de calor, algo que se ve en publicaciones científicas y en los medios de comunicación de forma generalizada, no representando fielmente el impacto en salud sobre la población.
En un estudio reciente, investigadores del Instituto de Salud Carlos III determinamos la temperatura de definición de ola de calor desde el punto de vista del impacto en salud para 182 regiones coincidentes con las zonas de meteoalerta de la Agencia Estatal de Meteorología (AEMET), que son aquellas que presentan un comportamiento climático similar.
Para determinar las temperaturas umbrales en cada una de esas zonas, consideramos la mortalidad diaria registrada en todos los municipios incluidos en cada región y lo relacionamos mediante análisis de series temporales con las temperaturas máximas diarias obtenidas de aproximadamente 1 100 observatorios meteorológicos.
Innovazione, ma responsabile
DI VINCENZO BALZANI *
Abbiamo faticosamente attraversato un periodo di recessione. Economisti e
politici ci dicono che per uscirne dobbiamo consumare di più perché, se
crescono i consumi, cresceranno anche la produzione, l’occupazione e il PIL. Le
parole d’ordine sono sviluppo, crescita e innovazione. L’innovazione, parola oggi
così frequentemente usata (20.800.000 voci su Google), è considerata il motore
dello sviluppo e della crescita. All’innovazione si chiede, anzitutto, di fare
aumentare i consumi, cioè di creare prodotti nuovi, sempre più attraenti e
desiderabili per il consumatore.
L’articolo di Vincenzo Balzani prosegue alla fonte su SMIPS.ORG
Un primo intervento della dirigenza dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro che in modo “elegante” definisce inapplicabile quanto previsto nel dlgs 103/2024 per quanto attiene il preavviso all’impresa di dieci giorni prima di accedere ai luoghi di lavoro.
“ << Non appare invece sostanzialmente applicabile agli accertamenti di competenza dell’Ispettorato nazionale del lavoro la previsione secondo cui le amministrazioni sono tenute a fornire, prima di un accesso nei locali aziendali, “l’elenco della documentazione necessaria alla verifica ispettiva”. Da tale obbligo sono infatti esonerate tutte le iniziative avviate dalle amministrazioni che hanno esigenze di ricorrere ad accessi ispettivi “imprevisti o senza preavviso”, esigenze che ricorrono pressoché ogni volta l’Ispettorato avvii una attività di vigilanza sia in materia lavoristica, sia in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Va da sé, infatti, che l’eventuale richiesta di documentazione alle imprese prima di un qualsiasi accesso ispettivo vanificherebbe l’efficacia della tipologia di accertamenti di competenza di questo Ispettorato.>> “
Su questa vicenda non abbiamo visto reazioni adeguate delle Organizzazioni sindacali dei lavoratori …. Un letargo pericoloso . Editor
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Dans un contexte postpandémique de « Grande démission », nous assistons aujourd’hui à une inflation des discours, médiatiques notamment, sur le sens du travail. Plus que jamais, la question du sens du travail serait centrale dans les choix de carrières et les bifurcations professionnelles. Deux économistes du travail, Thomas Coutrot et Coralie Perez, proposent de prendre à bras le corps cette question d’un point de vue scientifique. Leur livre de 160 pages se présente ainsi comme un essai, aux fondements scientifiques, revendiquant l’intérêt théorique de la question du sens du travail, soulignant ses enjeux actuels et affirmant la nécessité de la mettre au centre des politiques publiques.
2Le défi relevé par les deux auteurices est de faire d’une expression issue du langage indigène un concept scientifique, analytiquement opérant. Leur définition du sens du travail s’appuie sur une conception positive du travail, éloignée de la vision « ordinaire et doloriste » (p. 12) : « C’est d’abord l’activité organisée par laquelle les humains transforment le monde naturel et social et se transforment eux-mêmes » (p. 12-13). L’emploi, « institution qui encadre l’exercice du travail » (p. 16-17), est volontairement exclu du champ de l’étude. Ainsi, les questions de salaires, de carrière ou encore de conciliation sont laissées de côté. Dans ce cadre, les auteurices proposent de définir le sens du travail à partir de trois dimensions : l’utilité sociale, la cohérence éthique avec les valeurs personnelles et la capacité de développement ou d’accomplissement de soi. Ces trois dimensions, analysées tout au long de l’ouvrage, sont en partie définies en fonction de questions présentes dans les enquêtes statistiques « Conditions de travail » de la Direction de l’animation de la recherche, des études et des statistiques (DARES) rattachée au ministère du Travail. L’un des deux auteurices, Thomas Coutrot, connaît très bien ces enquêtes pour avoir dirigé le département Conditions de travail et santé de la DARES de 2003 à 2022. Le sens du travail est mesuré à partir de scores calculés sur huit questions. En plus des résultats statistiques, qui donnent lieu à de nombreux graphiques particulièrement bien construits, l’analyse s’appuie sur une vaste revue de la littérature en économie et sociologie du travail, mais aussi sur diverses sources journalistiques. Elle est ponctuée d’entretiens placés dans des encadrés dont on peut interroger la portée : si ces récits de vie allègent le propos centré sur les chiffres, ils sont purement illustratifs et ne font l’objet d’aucune analyse. La sélection de sources variées — entretiens des auteurices, mais aussi issus de documentaires télévisés, de reportages radiophoniques et de divers sites internet — aurait aussi nécessité quelques explications.
3Le livre est structuré en sept chapitres, les premiers étant plus descriptifs et les derniers plus prescriptifs.
4Le premier chapitre met en avant des résultats statistiques particulièrement intéressants issus de la définition du sens du travail en trois dimensions. Les auteurices montrent ainsi que les professions du haut de la hiérarchie sociale n’ont pas le monopole du sens. En effet, les assistantes maternelles apparaissent comme celles qui ont les plus hauts scores de sens du travail, tout comme beaucoup de professionnel·les du care.
5Thomas Coutrot et Coralie Perez ont anticipé les critiques que pourrait susciter leur concept de sens du travail. Le chapitre 2 a précisément vocation à contrer ces critiques d’ordres théorique et politique. La théorie économique dominante, fondée sur l’homo oeconomicus qui valoriserait uniquement le gain monétaire, est vite battue en brèche. Les auteurices s’attardent un peu plus sur les analyses sociologiques qui font du sens du travail un « problème de riches » (p. 35). S’iels accordent que les ouvrier·es trouvent en moyenne moins de sens à leur travail, le résultat statistique précédent sur les métiers du care montre que la qualification n’est pas centrale. Par ailleurs, même chez les ouvrier·es, la perte de sens au travail conduit à une forte hausse du risque dépressif.
6Le chapitre 3 interroge cette perte de sens du travail sous l’effet du management par le chiffre. Il met en évidence un déclin général de l’autonomie au travail depuis 1998, qui serait imputable à la demande croissante de reportings chiffrés de la part du management. Il montre aussi les effets négatifs des objectifs chiffrés sur le sens perçu du travail.