Infortuni e malattie professionali dei lavoratori stranieri in Italia

 

di Maurizio Mazzetti / 4 Febbraio 2024 /
Fonte : ilmanifestoinrete.it che ringraziamo 

 

In precedenti articoli si era già spiegato che il limite principale dei dati statistici INAIL che vanno a costituire, in larghissima prevalenza, il SINP – Sistema Informativo Nazionale Prevenzione – è che essi sono raccolti secondo logiche assicurative e non prevenzionali, e che sono elaborati partendo dai dati gestionali “grezzi”.

Pur con questi limiti, fino diciamo ad una quindicina di anni fa l’INAIL, non si limitava, come (purtroppo) oggi, a rendere disponibili pressoché esclusivamente dati elementari e statistici con ben pochi commenti e interpretazioni, ma conduceva analisi più approfondite attraverso soprattutto i Rapporti annuali nazionali e regionali, presentati pubblicamente ed occasioni di dibattito e confronto. Tra questi approfondimenti figuravano la situazione dei lavoratori stranieri, infortuni e malattie professionali al femminile, e qualche analisi specifica sui lavoratori allora detti da 1997 interinali, oggi somministrati. Per scelte politiche e gestionali che non possono essere trattati qui, ma che non riesco a disgiungere dal fatto che da una ventina d’anni i vertici INAIL sono stabilmente occupati da personalità legate al Centro destra, con prevalenza della Lega, se si è mantenuta un’attenzione alle differenze di genere (un Rapporto specifico viene prodotto per l’8 marzo di ogni anno) l’attenzione ai lavoratori stranieri è diminuita, presentando i pressoché nudi dati; oppure, un’analisi è contenuta (cfr. più avanti) in pubblicazioni e studi non INAIL. Ed anche alcuni specifici programmi di formazione alla sicurezza per gli stranieri, con attenzione alla transculturalità e alle relative problematiche di comunicazione, avviati verso la fine del primo decennio del secolo, sono stati abbandonati. Parimenti, non sono più disponibili i dati sui lavoratori somministrati, che pure costituiscono una minima parte dei lavoratori cosiddetti atipici (a tempo determinato, a chiamata, part time, coi voucher, stage professionalizzanti, e via precarizzando). Per amore di verità, una qualche inversione di tendenza si può osservare nella partecipazione a convegni ed eventi specializzati: ma si resta nell’ambito degli specialismi tecnici, con scarsa o nulla comunicazione/risonanza esterna.

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I dati Inail su infortuni e malattie professionali. Qualche irriverente riflessione

Fonte : Il Manifesto in rete che ringraziamo

come ringraziamo l’Autore:  Maurizio Mazzetti

E’ noto che la quasi totalità dei dati su infortuni e malattie professionali in Italia è di fonte INAIL, cioè dell’ente pubblico che gestisce la relativa assicurazione obbligatoria. La banca dati statistica INAIL (QUI) è invero estremamente ricca, sia di elaborazioni, sia dei dati elementari, i cosiddetti open data (magari pronunciati all’inglese da chi vuol darsi un tono, dimenticando o ignorando che il vocabolo data – dati – è, letteralmente, latino).

Ogni anno, peraltro, più o meno poco prima della giornata nazionale dedicata alle vittime del lavoro, giornata che cade nella seconda domenica di ottobre, l’INAIL stesso presenta una relazione annuale sui dati definitivi dell’anno precedente, in pompa più o meno magna (ma almeno il Ministro del Lavoro, o comunque chiamato il Ministero, è presente, talvolta hanno assistito anche altre autorità). Ed è quel che è avvenuto anche quest’anno lo scorso 04 ottobre; per chi fosse interessato alla Relazione integrale, con relative tabelle, interviste ecc. rinvio alla pagina (QUI)

Riporto invece qui una sintesi dei contenuti, presa di peso dalla pagina sopraindicata, relativamente ai meri dati numerici; farò poi qualche commento.

“….  Nel 2022 sono stati denunciati all’Inail 703.432 infortuni sul lavoro, circa 139mila in più rispetto agli oltre 564mila del 2021 (+24,6%). L’aumento è dovuto sia ai contagi professionali da Covid-19, passati dai 49mila del 2021 ai 120mila del 2022, sia agli infortuni “tradizionali”, che hanno fatto registrare un incremento di oltre il 13%. Gli infortuni riconosciuti sul lavoro sono stati 429.004, in aumento del 18,2% rispetto ai 363.074 dell’anno precedente. Circa il 15% è avvenuto “fuori dell’azienda”, cioè “in occasione di lavoro con mezzo di trasporto” o “in itinere”, nel tragitto di andata e ritorno tra la casa e il luogo di lavoro.

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Cgil Emilia-Romagna . I dati dell’Osservatorio permanente sugli infortuni e sulle malattie professionali in Emilia Romagna”

Conclude il suo primo anno di attività l’“Osservatorio permanente sugli infortuni e sulle malattie professionali in Emilia Romagna” costituito dalla CGIL Emilia Romagna per monitorare, attraverso i dati resi disponibili dall’INAIL, quanto avviene nella nostra regione riguardo alla sicurezza dei luoghi di lavoro.

Nel 2022 l’Osservatorio ha registrato:
• 81.170 infortuni denunciati (+9,6% rispetto ai 74.066 del 2021);
• 5.703 malattie professionali denunciate (+2,2% rispetto alle 5.578 del 2021);
• 88 denunce di infortunio con esito mortale (nel 2021 sono state 110).

I settori che nel 2022 hanno registrato il numero maggiore di morti sul lavoro in Emilia-Romagna sono:
• trasporto e magazzinaggio (21 infortuni mortali denunciati);
• agricoltura (11);
• costruzioni (7);
• commercio e riparazione (7)
• alloggio e ristorazione (5).

Dopo la crisi economica del 2020 a causa della pandemia, il 2021 ed il 2022 hanno rappresentato il tentativo di agganciare la ripresa, pur risentendo degli effetti della guerra in Ucraina.

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da il Manifestoinrete : La nuova rubrica “Il lavoro deve essere sicuro”, #1: Gli infortuni sul lavoro

Fonte ilmanifestoinrete 

Riprendiamo da ilmanifestoinrete il primo degli articoli della rubrica “Il lavoro deve essere sicuro” curata da Maurizio Mezzetti sulle problematiche del mondo del lavoro, degli infortuni, delle malattie professionali, sulla legislazione vigente in materia. Riteniamo importante socializzare questa iniziativa. Ringraziamo Maurizio Mezzetti per il suo impegno. editor

 

Con questo articolo, il manifesto in rete inaugura la nuova rubrica “Il lavoro deve essere sicurocurata da Maurizio Mazzetti* sulle problematiche connesse al mondo del lavoro, agli infortuni, le malattie e la legislazione vigente in merito. A partire da oggi, la rubrica uscirà la domenica a cadenza bisettimanale. Invitiamo le nostre lettrici e i nostri lettori a imbarcarsi con noi, verso questa nuova rotta nel mare dell’informazione, come sempre, in direzione ostinata e contraria.

Sui quotidiani dell’8 novembre leggiamo di tre morti sul lavoro, accaduti il giorno precedente una donna di 50 anni, alla vetreria di Borgonuovo, in Provincia di Piacenza, muore “accidentalmente incastrata e schiacciata tra un nastro trasportatore e un macchinario porta bancali”, come riporta l’ANSA, durante il turno notturno. Più o meno contemporaneamente, a Torino un operaio di 41 anni, straniero e dipendente da una Agenzia di somministrazione e operante presso una terza, muore schiacciato sotto dei tubi di metallo; a Casal di Principe un operaio di 49 anni durante il sopralluogo su un tetto precipita e muore per rottura del tetto stesso. Tre infortuni mortali, come vedremo, tipici, e non da oggi, nelle loro modalità di accadimento. Il neo Ministro del Lavoro annuncia che convocherà un apposito (ennesimo) tavolo; vedremo.

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Tre operai sono morti sul lavoro in Piemonte, Emilia Romagna e Campania.

 

 

Le modalità di accadimento di queste tragedie sono analoghe: traumi da schiacciamento. Sono le stesse tipologie di accadimento e di lesioni degli infortuni che avvenivano negli anni 50 e 60 del secolo scorso . Nella provincia torinese un operaio di 41 anni è stato travolto e schiacciato da numerosi tubi di metallo in un magazzino della Alessio Tubi. A dare l’allarme sono stati i colleghi di lavoro, ma quando sono arrivati i vigili del fuoco e il personale medico per l’uomo non c’era più nulla da fare. Alcune ore prima, una operaia di 50 anni è morta a Borgonovo, in provincia di Piacenza, dopo un incidente in una vetreria . Secondo quanto dichiarato dai carabinieri di Piacenza, la donna sarebbe rimasta schiacciata tra un macchinario che trasporta il vetro e un macchinario per i bancali. Gli operatori sanitari del 118 non hanno potuto fare altro che rilevare il decesso.

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Relazione annuale Inail 2021: dopo la pandemia l’impegno dell’Istituto per una ripresa nel rispetto della tutela della salute e sicurezza sul lavoro

Fonte Inail.it

I dati sull’andamento infortunistico e tecnopatico, i risultati economici conseguiti e le attività realizzate sui fronti della ricerca, della prevenzione, della riabilitazione e degli investimenti sono stati presentati a Palazzo Montecitorio dal presidente Franco Bettoni. Al netto dei contagi da Covid-19 di origine professionale, gli infortuni “tradizionali” denunciati sono aumentati del 20% e i casi mortali di quasi il 10%

ROMA – “La ripresa delle attività produttive dopo la pandemia deve proseguire in accordo con l’esigenza primaria di garantire la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro”. Lo ha detto questa mattina a Roma il presidente dell’Inail, Franco Bettoni, in occasione della presentazione a Palazzo Montecitorio della Relazione annuale 2021, alla presenza del vicepresidente Paolo Lazzara, dei consiglieri di amministrazione Teresa ArmatoCesare Damiano e Francesca Maione, del presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza, Guglielmo Loy, del direttore generale Andrea Tardiola e della presidente del Collegio dei sindaci, Daniela Carlà.

Illustrando alla Presidenza della Camera dei deputati, al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando, e alle altre autorità presenti l’andamento di infortuni e malattie professionali che emerge dai dati dell’Istituto, le attività realizzate, i risultati economici conseguiti e gli obiettivi strategici per il futuro, Bettoni ha citato il Capo dello Stato, che ha più volte richiamato la necessità di azzerare le morti sul lavoro, sottolineando che “l’Inail è pronto a fare la sua parte, aumentando gli investimenti sulla sicurezza e avvalendosi dei progressi compiuti in questi anni dalla ricerca scientifica”.

“Per l’Italia – ha aggiunto – i fondi stanziati dall’Unione europea nell’ambito del programma Next Generation EU rappresentano un’occasione unica di sviluppo, investimenti e riforme”. Si tratta, infatti, di “un’opportunità imperdibile per rafforzare il processo di modernizzazione e semplificazione della pubblica amministrazione, per potenziare le infrastrutture e le filiere produttive, e per migliorare la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori, puntando su formazione e cultura della sicurezza”.

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Luana e tanti altri

Autore: Claudio Calabresi

Fonte: SNOP.IT 

Come un fiume carsico, riemerge puntualmente in questi giorni la questione dell’insicurezza sul lavoro, portata prepotentemente all’attenzione dei media e delle comunità da una serie di drammatici infortuni sul lavoro che hanno travolto in rapida sequenza vite giovani e meno giovani, in un momento nel quale….molte energie sono concentrate nella “ripresa produttiva” dopo il lungo periodo di crisi legata alla pandemia: per vari aspetti, un brusco risveglio dalla speranza – come si dice – di uscire dal tunnel ma anche, purtroppo, nulla di nuovo. Colpisce la banalità delle dinamiche, che si ripetono sempre uguali oggi come nel passato, segnate dai ritmi di produzione, dagli orari di lavoro, dalla precarietà, dall’organizzazione della produzione e dal timore di perdere il lavoro o la commessa.

Come sempre accade in queste occasioni, la soluzione più invocata è quella dell’aumento dei controlli nei luoghi di lavoro. Chi quotidianamente si occupa di salute e sicurezza sul lavoro sa bene però che il problema non è solo quello dei controlli (e, semmai, della loro efficacia), certamente necessari, ma che non possono da soli portare ad un risultato stabile: un risultato che potrebbe conseguire solo ad un cambiamento che investa il sistema produttivo e l’intera società, che restituisca priorità alla salute come diritto fondamentale sul lavoro, che renda inconcepibile pensare un lavoro disgiunto dalla salute e dalla sicurezza, e la salute sul lavoro come tema separato dalla sicurezza.

E certamente a questo obiettivo deve essere in grado di contribuire un sistema pubblico di prevenzione rafforzato e arricchito di tutte le professionalità necessarie ad assumere un ruolo di supporto nei confronti della miriade di micro e piccole imprese che costituiscono la gran parte del tessuto produttivo del nostro Paese.

Non possiamo che ripetere anche in questa occasione considerazioni che da troppi anni andiamo facendo.

Riportiamo qui una più ampia riflessione in merito di Claudio Calabresi.

Anna Maria Di Giammarco

 

 

Qualche domanda, poche risposte

Ogni volta che ci sono morti un po’ meno anonimi, per vari motivi, l’effetto mediatico è improvvisamente imponente.  È naturale, e in parte va anche bene, che almeno ci sia periodicamente un effetto di risveglio generale dopo episodi così dolorosi.

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Il costo degli infortuni e delle malattie professionali Nuovo report dell’Eu-Osha che stima i costi degli infortuni e delle malattie professionali in cinque paesi dell’Unione Europea

FONTE DORS.IT

Gli infortuni e le malattie occupazionali comportano diversi tipi di costi. Innanzitutto ci sono i costi diretti, quelli legati all’assistenza sanitaria, che comprendono anche le cure “informali” a carico dei famigliari ed eventualmente della comunità. Inoltre vi sono i costi di produttività che comprendono il presentismo (quando il lavoratore si reca al lavoro anche se malato con maggiori probabilità di commettere errori), l’assenteismo, la riduzione della capacità lavorativa a seguito di menomazione permanente, la sostituzione di un lavoratore in congedo per infortunio o malattia, il minor contributo nelle attività domestiche. Infine sono stimati anche i costi legati alla perdita del benessere e della qualità della vita in generale. Tutti questi costi sono calcolati per ogni singolo caso di infortunio e malattia professionale per ottenere una stima totale.

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Legambiente ER presenta Pendolaria 2019

Nota di Editor. Conosciamo assai bene quanto pesi il pendolarismo nella condizione di vita e di lavoro di  un gran numero di lavoratori e lavoratrici. La metà delle vittime per incidenti sul lavoro è data da incidenti in itinere . Il pendolarismo consuma tempo di vita di migliaia di persone che oltre ai disagi del lavoro si trovano ogni giorno ad affrontare affollamento nei vagoni e ritardi. Va segnalato il fatto positivo , dopo molti anni,  che sulle linee ferroviarie regionali sono arrivati i nuovi treni, più moderni e confortevoli . Saranno i pendolari con la loro esperienza a valutare la qualità dei nuovi mezzi di trasporto.  Il miglioramento della qualità della vita  di molti tanti lavoratori e lavoratrici si è realizzata assai spesso quando è stato possibile arrivare al lavoro con un mezzo di trasporto, treno , navetta che risparmiasse la fatica e lo stress della guida. Per questi motivi segnaliamo questo Rapporto di Legambiente Emilia Romagna. 

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Pendolaria 2019: in Emilia-Romagna servono ancora più investimenti sul trasporto sostenibile

Presentiamo il nostro rapporto annuale di analisi del trasporto ferroviario in Italia. Cresce la mobilità su ferro con 5,7 milioni di persone che prendono ogni giorno metro e treni regionali.

In Emilia-Romagna salgono a 215mila i viaggiatori  che scelgono il treno quotidianamente (+88,6% in 7 anni). «Esiste una forte  domanda di servizio pubblico di qualità: per il clima e per la qualità dell’aria serve aumentare gli investimenti nel trasporto collettivo e sostenibile »

Un messaggio arriva anche dall’emergenza smog di questi giorni: superati in tutti i capoluoghi i livelli di inquinamento e le giornate di sforamento consentite

 

Cresce la mobilità su ferro: agli italiani il treno piace e dove si investe il successo è garantito, da Nord a Sud, dall’alta velocità alle linee metropolitane.  Per i pendolari c’è una buona notizia, sono in arrivo nuovi treni, ma al Meridione e per chi sta fuori dalla rete veloce i problemi rimangono rilevanti. Ad aumentare sono, infatti, anche le differenze tra le Regioni e le diversi parti del Paese e la dotazione di trasporto su ferro delle aree urbane rimane rilevantissima rispetto all’Europa e una delle cause dello smog che attanaglia le città italiane.

L’articolo prosegue alla fonte su  Legambiente Emilia Romagna 

 

Newsletter Medico Legale  INCA  Numero 2/2020 -Gli infortuni e le malattie professionali nei dati  INAIL anno 2019

Newsletter Medico Legale  INCA  Numero 2/2020

Gli infortuni e le malattie professionali nei dati  INAIL anno 2019

 

Nella sezione Open Data dell’INAIL sono stati resi pubblici i dati relativi agli infortuni ed alle malattie professionali denunciate all’INAIL nei primi 11 mesi dello scorso anno. Rileviamo che per quanto concerne le malattie professionali minore è il dettaglio statistico.

Le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail nei primi 11 mesi del 2019 sono state 56.556, 1.504 in più rispetto allo stesso periodo del 2018 (+2,7%), non disponibile trattandosi di casi ancora in corso di definizione  è il dato relativo ai riconoscimenti da parte delle sedi INAIL:

In aumento la partecipazione della componente femminile alla numerosità delle denunce di malattie professionale come pure quella dei lavoratori stranieri 1.343 sono infatti le denunce presentate da lavoratori provenienti da paesi dell’Unione Europea e 2.620 quelle  presentate da lavoratori extraUE.

LA NEWSLETTER N° 2 – 2020

Altro che lavoretti: come la gig-economy può incidere sulla salute (anche mentale) di chi lavora

 

Un servizio utile  racconta i disagi e i rischi per chi è “occupato” nei lavoretti, fattorini ( riders che portano i cibi a domicilio ), lavori a chiamata mediati dalle app delle piattaforme.
Segnaliamo questo articolo di Giada Ferraglioni apparso sulla piattaforma OpenOnline  che riporta dati importanti sulla gig-economy e sugli impatti severi sulla salute che questi lavoratori soffrono.

LEGGI L’ARTICOLO SU OPEN.ONLINE

Inail. Bollettino trimestrale delle denunce di infortunio e malattie professionali – 2° trimestre2019

Il Bollettino trimestrale dell’Inail contiene informazioni riferite al numero delle denunce di infortunio e malattie professionali rilevato a partire dall’inizio di ciascun anno con riferimento ai periodi: gennaio-marzo (I trimestre),
gennaio-giugno (II trimestre), gennaio-settembre (III trimestre) e gennaio-dicembre (IV trimestre). I dati esposti non sono definitivi in quanto soggetti a consolidamento in esito alla definizione amministrativa dei singoli casi.
Nel numero complessivo degli infortuni sono comprese anche le comunicazioni obbligatorie effettuate ai soli fini statistici e informativi da tutti i datori di lavoro e i loro intermediari, compresi i datori di lavoro privati di lavoratori
assicurati presso altri enti o con polizze private, degli infortuni che comportano un’assenza dal lavoro di almeno un giorno, escluso quello dell’evento.
La pubblicazione è corredata da una nota metodologica sulle fonti dei dati statistici e da un glossario attinto
dal modello di lettura della numerosità degli infortuni e delle malattie professionali.
Le tavole statistiche e i “dati elementari” relativi al numero delle denunce di infortunio e malattie professionali sono resi disponibili mensilmente nella sezione “Open data” del Portale Inail.
Il Bollettino è realizzato da Inail, Direzione centrale pianificazione e comunicazione. Per eventuali chiarimenti, possono essere inoltrate richieste all’indirizzo e-mail: dcpianificazione-comunicazione@inail.it.

IL BOLLETTINO INAIL DEGLI INFORTUNI E DELLE MALATTIE PROFESSIONALI 2° trimestre 2019 

 

Pendolaria: rapporto Legambiente su trasporto ferroviario

Le strategie per ridurre gli incidenti in itinere casa lavoro si basano sull’ampliamento dell’offerta del trasporto pubblico. Purtroppo solo una parte dei lavoratori, degli studenti riescono ad usufruire di un’offerta adeguata di servizi pubblici su ferro e su gomma . Il Rapporto Pendolaria offre un’immagine realistica sui pregi e sui limiti delle strategie degli anni scorsi. Si è investito molto arriveranno molti treni ma solo in alcune regioni, in altre sono diminuiti, le differenze aumentano tra regioni con cadute in Regioni come il Piemonte e situazioni drammatiche come la Sicilia… Su queste differenze occorre lavorare.
(Fonte : Regioni.it 3539 – 30/01/2019)
Il rapporto Pendolaria di Legambiente cerca di fare il punto sul nostro sistema di trasporto ferroviario. In particolare mette in evidenza come negli ultimi anni si sia investito molto sul trasporto ferroviario locale, con risultati visibili: “Gli investimenti di Trenitalia con la gara per 500 nuovi treni sta cambiando la situazione in molte Regioni e inciderà anche al sud nei prossimi anni – afferma il rapporto Pendolaria -. A questi si aggiungono quelli delle Regioni, che hanno consentito complessivamente di far entrare in esercizio oltre 410 treni nuovi. Inoltre, gli investimenti decisi nella scorsa legislatura stanno permettendo nel quadriennio 2017-2020 l’entrata in circolazione di 210 nuovi treni”.
Il numero dei passeggeri aumenta, toccando quota 5,59 milioni, con un nuovo record rispetto al 2012 (+8% in 4 anni). Sono 2 milioni e 874 mila coloro che ogni giorno usufruiscono del servizio ferroviario regionale e 2 milioni e 716 mila quelli che prendono ogni giorno le metropolitane, presenti in 7 città italiane. Tutti i servizi sono in crescita, ma “diminuiscono i chilometri di linee disponibili e la crescita nasconde differenze rilevanti nell’andamento tra le diverse Regioni e tra i diversi gestori. In alcune parti del Paese la situazione è migliorata, mentre in altre è peggiorata e si è ampliata la differenza nelle condizioni di servizio”.

L’Italia, insomma, è spaccata a metà, – afferma il rapporto – “con 9 Regioni e le due Province autonome in cui i passeggeri sono aumentati e 10 in cui sono diminuiti o rimasti invariati. Cresce il numero di persone che prende il treno al nord – come in Lombardia (750mila), è triplicato dal 2001 in Alto Adige, raddoppiato in Emilia-Romagna, cresciuto di 60mila in Puglia. Analoghi i successi della metropolitana a Milano (con più passeggeri delle altre 6 città italiane dotate di metro), dei tram a Firenze e a Bergamo. Molto diversa la situazione del Piemonte dove a causa delle linee soppresse i passeggeri sono calati del 4,4% mentre è drammatica in particolare la situazione in Sicilia, dove si è passati da 50.300 a 37.600 viaggiatori (dal 2009 ad oggi) in una Regione con 5 milioni di abitanti e grandi spostamenti pendolari, e in Campania dove si è passati da 413.600 viaggiatori a 308.500 (ma con un trend in risalita negli ultimi anni)”.

Strage sul lavoro, quest’anno 49 morti in Lombardia

Al primo posto della triste classifica c’è Milano con 14 vittime da gennaio. Cgil, Cisl e Uil regionali rilanciano l’allarme per l’ennesima volta: “Bisogna investire più risorse, perché quelle derivanti dalle sanzioni non sono sufficienti”

 

Secondo il registro regionale, sono 49 i morti sul lavoro in Lombardia nel 2018. Solo nel mese di novembre ce ne sono stati sei, due nell’ultima settimana. Al primo posto della triste classifica c’è Milano con 14 vittime. Numeri che, peraltro, non tengono conto degli infortuni in itinere e di quelli non comunicati alle Ats, quindi il dato reale è ben più grave. L’età anagrafica delle persone coinvolte, lavoratori autonomi, dipendenti e datori di lavoro stessi, va dai giovani fino ai pensionati. Nessuno viene risparmiato: agricoltura, industria e costruzioni i settori più colpiti e per cause ricorrenti: urto con oggetti, cadute dall’alto (due vittime per cadute da scale alte un metro e mezzo), ribaltamento da mezzi agricoli.

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DoRS ha pubblicato “Vittime”

FONTE C.I.I.P


Gruppo di lavoro Storie di infortunio – Settembre 2018

Questa raccolta di racconti, scritti dagli operatori dei Servizi di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro del Piemonte e della Lombardia, nasce dallo sforzo di restituire umanità e sentimento ai protagonisti delle inchieste e alle vittime degli infortuni, vittime entrambi di un sistema di sicurezza che deve essere migliorato.

Ogni racconto narra una storia individuale ma, riletto nell’ambito di una comunità, diventa parte di un sapere collettivo come patrimonio da condividere per evitare il ripetersi di tanti eventi infausti.

Vittime può essere scaricato dal sito di DoRS

INFORTUNI E MALATTIE PROFESSIONALI, DATI INAIL DEI PRIMI 7 MESI DEL 2018

 

A CURA DEL DIPARTIMENTO SICUREZZA SUL LAVORO DI CGIL CISL UIL ASCOLI PICENO (G. COLLINA, S. IONNI, G. BIANCHINI)

 

INFORTUNI IN COMPLESSO

Tra gennaio e luglio del 2018 gli infortuni rilevati dall’Inail sono stati 379.206 (-0,3% rispetto all’analogo periodo del 2017).

I dati nazionali mostrano una diminuzione sia dei casi in occasione di lavoro, passati da 325.390 a 325.054 (-0,1%), sia di quelli in itinere, scesi da 54.846 a 54.152 (-1,3%).

L’analisi territoriale evidenzia una stabilità nel Nord-Ovest e decrementi al Centro (-1,8%) e nelle Isole (-3,0%). Aumenti, invece, nel Nord-Est (+0,7%) e al Sud (+0,5%).

In diminuzione quelli della componente femminile dell’1,2% (da 136.411 a 134.789), mentre quella maschile presenta un aumento dello 0,2% (da 243.825 a 244.417).

In calo gli infortuni dei lavoratori italiani (-1,4%) e quelli comunitari (-0,2%); per i lavoratori extracomunitari c’è, invece, un aumento dell’8,6%.

Dall’analisi per classi d’età emergono diminuzioni per i lavoratori tra i 30-44 anni (-4,1%) e tra i 45-59 anni (-1,2%); per contro, i lavoratori fino a 29 anni e quelli tra i 60-69 registrano un aumento (rispettivamente del +3,7% e del +5,9%).

 

INFORTUNI MORTALI

Le denunce d’infortunio sul lavoro con esito mortale nel periodo in esame sono state 587, quattro in meno.

L’analisi territoriale evidenzia un incremento di 9 casi mortali nel Nord-Ovest (da 146 a 155) e una stabilità nel Nord-Est (157). Diminuzioni si riscontrano, invece, al Centro (da 112 a 110), al Sud (da 120 a 119) e nelle Isole (da 56 a 46).

In calo i mortali della componente maschile, passati da 531 a 527), mentre quella femminile ha registrato 60 decessi in entrambi i periodi.

La diminuzione ha interessato le denunce dei lavoratori italiani (da 498 a 494) e quelle degli extracomunitari (da 67 a 64), mentre quelle dei lavoratori comunitari sono aumentate di 3 unità (da 26 a 29).

Dall’analisi per classi di età emerge come una morte su due abbia coinvolto lavoratori di età compresa tra i 50 e i 64 anni, per i quali si è registrato un incremento tra i due periodi di 44 casi (da 247 a 291).

In diminuzione, invece, le denunce degli under 34 (da 99 a 91), i lavoratori tra i 35 e i 49 anni (da 202 a 164) e gli over 65 (da 43 a 41).

 

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L’ANMIL PRESENTA, NELLA SALA DEL PARLAMENTINO DEL CNEL, IL 2° RAPPORTO SULLA SALUTE E LA SICUREZZA SUL LAVORO Roma, 10 settembre 2018 

 

FONTE ANMIL

Tra le iniziative che vedono l’ANMIL in prima linea sul tema della prevenzione degli infortuni sul lavoro, dallo scorso anno abbiamo voluto prevedere un nuovo appuntamento annuale dedicando uno studio approfondito e mirato proprio sulla normativa in materia di sicurezza sul lavoro, realizzato da un gruppo di esperti, per fare il punto sui principali interventi del legislatore, della giurisprudenza, della prassi amministrativa e del mondo della ricerca in materia di salvaguardia della salute dei lavoratori in ambito lavorativo.

Il 17 maggio 2017, ospitati nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani del Senato, con il 1° Rapporto sulla Salute e sicurezza sul lavoro, l’ANMIL ha inaugurato un “annuario della sicurezza sul lavoro”, con l’obiettivo di mettere a disposizione e a beneficio di tutti gli addetti ai lavori un prodotto editoriale innovativo ed unico nello scenario nazionale ed europeo, e l’auspicio di contribuire all’innalzamento del livello di conoscenza e spirito critico che il tema merita.

Dunque, ricorrendo quest’anno anche il decennale dell’entrata in vigore del Testo Unico Sicurezza, il prossimo 10 settembre, dalle ore 10.00 alle ore 13.00, presenteremo il 2° Rapporto nella Sala del Parlamentino del CNEL (Viale Davide Lubin n. 2), per fare il punto sull’andamento del periodo 2008-2018, sia sotto il profilo dell’incidenza degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali sia alla luce di una più ampia prospettiva economico-normativa, in considerazione anche della ripresa della produzione e dell’occupazione, e con uno sguardo non solo al contesto nazionale ma anche alla prospettiva europea ed internazionale

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MORTI BIANCHE 2017 IN ITALIA: UNA TRAGEDIA SENZA FINE. IL 2017 SI CHIUDE CON 1029 VITTIME: UNA MEDIA DI QUASI 86 MORTI AL MESE. UN TRAGICO AUMENTO DEL 1,1% RISPETTO L’ANNO PRECEDENTE.

FONTE NEWSLETTER VEGAENGINEERING

“La legislazione italiana sulla sicurezza nei luoghi di lavoro è considerata una buona legislazione e il sistema dei controlli interviene su 200.000 imprese ogni anno. Serve, però, anche un impegno permanente di tutti i soggetti interessati ed una peculiare attenzione da parte degli imprenditori perché non dovrebbe mai accadere che un lavoratore perda la vita mentre svolge la sua attività”- Giuliano Poletti, Ministro del Lavoro.

Il fenomeno delle morti bianche continua silenziosamente il suo luttuoso cammino che conta un incremento della mortalità del 1,1% rispetto l’anno precedente. Infatti, il 2017 si è concluso con 1029 decessi (1018 casi registrati nel 2016), di cui 283 in itinere e 746 in occasione di lavoro. Soffermandosi su questi ultimi, appare significativo evidenziare che la situazione rispetto al 2016 è invariata: si segnala un’irrisoria diminuzione dello 0.4% (il numero di infortuni con esito mortale in occasione di lavoro rilevati nel periodo gennaio-dicembre 2016 era 749).

Analizzando le statistiche degli infortuni mortali avvenuti nei luoghi di lavoro, gli esperti dell’Osservatorio Sicurezza evidenziano che la fascia d’età più colpita è quella dei 55-64 anni. In questo caso, l’indice di incidenza sugli occupati è pari al 61,2 (30,8% del totale) con 230 casi registrati. A seguire troviamo i lavoratori con età compresa tra i 45 e 54 anni con un indice di incidenza sugli occupati del 33,0 (30,6% del totale) con 228 casi registrati.

Un Dicembre tragico per Lombardia ed Emilia Romagna, le quali rimangono stabili nella luttuosa classifica nazionale, contando rispettivamente 92 e 81 decessi (dati infortuni mortali in occasione di lavoro). Il Veneto si posiziona al terzo posto con 61 decessi, seguito da Piemonte e Lazio (60).

Nel 2017 il fenomeno delle morti bianche in occasione di lavoro ha toccato anche la Valle d’Aosta con 2 casi, al contrario del 2015 e del 2016 nei quali contava zero morti.

Roma si riconferma la provincia con più casi di infortuni mortali sul lavoro anche nel 2017. La capitale, con un indice di incidenza sugli occupati pari a 22, conta infatti 39 vittime (nel 2016 erano 35). Subito dopo si trovano Torino (24) e Milano (22).

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Incidente ferroviario a Pioltello, in Lombardia

(fonte Regioni.it 3309 – 25/01/2018) Un piccolo pezzo di binario, lungo appena 23 centimetri, ha ceduto questa mattina sotto un treno di 5 vagoni che viaggiava a 140 chilometri all’ora verso Milano, facendolo deragliare e provocando 3 vittime e decine di feriti, alcuni anche molto gravi. L’incidente, avvenuto poco prima delle 7 del 25 gennaio, ha coinvolto un convoglio Trenord proveniente da Cremona e diretto a Milano Porta Garibaldi, sul quale viaggiavano circa 350 persone
“Esprimo il cordoglio e la vicinanza della Regione Lombardia alle famiglie delle vittime e dei feriti del terribile incidente ferroviario avvenuto questa mattina. Sono in contatto costante con i vertici delle Ferrovie dello Stato, di Ferrovie Nord, Trenord e Areu che stanno accertando le cause dell’incidente”, ha dichiarato il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni in una nota a proposito dell’incidente ferroviario tra Pioltello e Segrate. Il presidente si è recato sul posto e nel pomeriggio Maroni ha incontrato a Milano il ministro Delrio con i vertici di RFI che stanno accertando le cause dell’incidente”. Il vertice si è tenuto nella Prefettura di Milano ed erano presenti, oltre a  Maroni e Delrio, il Capo della Dipartimento Protezione Civile Angelo Borrelli, la Prefetta di Milano, il Prefetto di Milano, Luciana Lamorgese, il Sindaco di Milano, Giuseppe Sala, l’Ad di Fs, Renato Mazzoncini, l’Ad di Trenord, Cinzia Farisè.
“Oggi siamo in questa sede per portare la vicinanza e il cordoglio del Governo e del Presidente del Consiglio ai familiari delle vittime e la vicinanza alle famiglie e a tutte le persone colpite da questo tragico incidente” ha dichiarato il Ministro Delrio al termine del vertice. Nel ringraziare la straordinaria prontezza ed efficacia dei soccorsi, ha aggiunto “Oggi è un giorno tragico non solo per Milano ma per tutto il sistema ferroviario italiano. Ma ovviamente noi vogliamo verità. Il sistema ferroviario italiano è certamente uno dei più sicuri al mondo, ma noi vogliamo la verità, vogliamo che si accerti rapidamente la responsabilità, perché morire mentre si è sul posto di lavoro o mentre ci si sta recando sul posto di lavoro è una cosa inaccettabile. Per questo – ha proseguito – la Direzione investigativa del mio Ministero ha già attivato una commissione d’inchiesta e anche l’agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria ha già attivato una sua inchiesta parallela, che non interferiscono con l’inchiesta della Procura, a cui abbiamo dato la massima collaborazione per tutto quello che si poteva fare”.
“Ma è il momento del rispetto, il momento del cordoglio, della vicinanza alle famiglie. Ho sentito dire molte volte in queste ore del tema della sicurezza e degli investimenti sulla sicurezza. Posso garantire, perché sono dati ufficiali, che gli investimenti messi a disposizione per la Rete Ferroviaria Italiana dal Governo sono aumentati del 340% in questi tre anni. Il sistema investe sempre di più, e sempre più in sicurezza: questa è la nostra priorità. E’ la nostra priorità in particolare sulle reti convenzionali, sulle reti dei pendolari, in maniera dimostrata dai numeri ma io non voglio entrare oggi in questo dibattito. Per ora – ripeto – credo che oggi sia il giorno della vicinanza, del silenzio, e del rispetto delle vittime e anche però della determinazione nel vedere fino in fondo a questa vicenda” ha concluso il Ministro.

Incidenti sul lavoro, i dati del Rapporto Inail 2017 c’entrano con le prossime elezioni e con la politica ?

Un contributo alla riflessione sulla sicurezza e salute nel lavoro  di Giuseppe Casadio che ringraziamo . editor

C’entra anche con le elezioni prossime, e in generale con la politica, il tema (di questi giorni) del rapporto annuale INAIL sugli incidenti e malattie sul lavoro nel 2017.
Nel 2017 hanno perso la vita sul lavoro 1029 persone; circa 3 per ogni giornata di lavoro. Dato di nuovo in crescita, dopo molti anni di tendenziale diminuzione, seppure lenta nell’ultimo ventennio.
Ma il dato numerico, in sè, non dice tutto: andrebbe opportunamente rapportato alle ore lavorate, più che al numero degli occupati, in tempi come l’attuale di lavori saltuari, precari, part-time (statisticamente computati al pari dei lavori permanenti e a tempo pieno).
Il rapporto preliminare INAIL ci dice anche che l’aumento delle vittime si è concentrato fra i lavoratori extra-comunitari (spesso i più de-qualificati e meno formati alla prevenzione del rischio da parte delle imprese), e, territorialmente, in Lombardia ed Emilia Romagna.
Già da questi semplici dati si evidenzia cosa significhi rispetto e dignità per il lavoro. Ma chi ne parla, anche nei programmi elettorali?
Solamente un’altra considerazione molto significativa: la nuova crescita ha a che fare anche con l’organizzazione dei cicli produttivi: il proliferare di esternalizzazioni, appalti, segmentazione dei cicli produttivi facilita il fenomeno, in quanto, tutt’al più, i lavoratori conoscono il rischio insito nel proprio segmento di attività, ma non altrettanto quello derivato dal lavoro che si svolge, magari sullo stesso piazzale o nella linea a fianco, perchè affidato o appaltato ad altra e separata impresa. E’ un dato più frequente di quanto si pensi: “rischio da interferenza”. (Si pensi, ad esempio, ad una situazione lavorativa molto complessa come un’area portuale, ecc.)
Sulle malattie professionali i dati sono ancora più incerti e problematici: non essendoci l’obbligo ad un libretto personale che illustri tutta la vita lavorativa del lavoratore, è molto aleatorio riconoscere come professionale una malattia che si manifesti oggi, pur essendo stata causata da una esposizione a fattori di rischio risalente a tempi anche lontani, e avente tempi lunghi di incubazione……….
Sono solo spunti di riflessione, ma quando si dice “dignità e valore del lavoro” si dicono cose molto concrete, per nulla ideologiche.

“SICURI IN ITINERE”

 

INFORTUNI IN ITINERE IN EMILIA-ROMAGNA DENTRO UNA LETTURA DI GENERE:    

MAPPATURA E VALIDAZIONE DI BUONE PRATICHE. 

COSTRUZIONE E SPERIMENTAZIONE DI STRUMENTI PREVENTIVI

Segnaliamo il sito web “SICURI IN ITINERE” che supporta un progetto che si pone l’obiettivo di esplorare le ragioni del fenomeno degli incidenti in itinere e costruire pratiche preventive e di contenimento degli accadimenti infortunistici.
I promotori di questo progetto sono Cgil Emilia-Romagna e Confindustria Emilia-Romagna, con il coordinamento di Ires Emilia-Romagna attraverso un bando co-finanziato da INAIL Direzione Regionale Emilia Romagna. Nel sito vengono riportati i dati risultanti dalla ricerca e gli stadi di avanzamento del progetto. La banca dati riporta inoltre già un certo numero di esperienze positive che rappresentano una prima risposta per mitigare il fenomeno degli incidenti in itinere.

IL SITO “SICURI IN ITINERE”