Progettare la lotta politica per la sanità pubblica (prima parte)

Riprendiamo da  Dinamopress questo importante saggio che contribuisce a capire meglio la storia, gli assalti esterni e le criticità  interne del SSN da affrontare per invertirne  la rotta  di destrutturazione e declino. Ringraziamo Dinamopress e l’autore  Luca Negrogno  .  

Fonte Dinamopress 

Autore: Luca Negrogno

In occasione del centenario della nascita di Giulio Maccacaro, medico tra i fondatori di Medicina Democratica, pubblichiamo la prima parte di questo saggio sulle prospettive politiche delle lotte sociali e il Servizio Sanitario Nazionale

Osservare il Servizio Sanitario Nazionale nel rapporto con le lotte sociali permette di considerarne la nascita, le funzioni e le trasformazioni all’interno di un framework complesso, capace di illuminare le dimensioni materiali, culturali e istituzionali sulle quali è maggiormente necessario intervenire per invertire la rotta della sua destrutturazione. Oggi che «il Ssn si trova al centro della più perfetta delle tempeste, la più grave dalla sua istituzione», come scrivono Chiara Giorgi e Francesco Taroni, la ricerca sul quadro storico e concettuale in cui si sono svolte le lotte necessarie per la sua istituzione, sui controversi processi della sua gestione istituzionale e sugli “assalti” reazionari orientati alla sua distruzione (così li ha recentemente indicati Nerina Dirindin – e noi accettiamo solo momentaneamente tale definizione in quanto rischia di porne l’origine esclusivamente all’esterno del sistema, oscurando quanta parte della destrutturazione reazionaria sia emersa dalle stesse contraddizioni interne della sua lacunosa gestione istituzionale) risulta necessario in primo luogo per evitare che la crisi di questa fondamentale istituzione di civiltà venga avvertita come una imponderabile fatalità, rispetto alla quale sia impossibile, inutile o insensato opporsi.

Obiettivo delle lotte attuali dovrebbe essere infatti rivitalizzare la pensabilità e la credibilità dell’ipotesi di un Servizio Sanitario Nazionale di fronte alle avversità date sia dalla modificazione delle caratteristiche strutturali del contesto sociale (epidemiologiche, demografiche, tecnologiche), sia dalla situazione geopolitica e dalle trasformazioni della governance sovranazionale – con le loro significative conseguenze sulle condizioni macroeconomiche e culturali su cui la possibilità di un servizio sanitario universalistico si basa (la caduta in disgrazia della redistribuzione della ricchezza verso il basso e della tassazione progressiva dei redditi, in primo luogo).

Osservato da una visuale che voglia coglierne l’incrocio strutturale con le lotte sociali, il Servizio Sanitario Nazionale appare come un’istituzione il cui senso è inscritto nelle logiche dell’azione pubblica e risente delle sue trasformazioni. Esso va letto cioè sul terreno di una costante dialettica tra spinte dal basso, rivolte alla socializzazione del lavoro riproduttivo, e tentativi di appropriazione privatistici, la cui interazione e il cui relativo equilibrio danno luogo a processi costituenti –- da cui derivano specifiche configurazioni istituzionali – costantemente contesi tra innovazioni progressiste e resistenze reazionarie. Come hanno messo in luce i recenti lavori di Chiara Giorgi (20212023), il modo in cui si sono evolute la struttura, le funzioni e le articolazioni del servizio sanitario stesso, le diverse composizioni delle soggettività che vi hanno agito, anche all’interno di una dialettica conflittuale, le sintesi momentanee, gli accomodamenti e le divaricazioni venute in essere tra loro, i risultati e i limiti della loro azione (nella mutevolezza dei contesti storici: vale a dire lungo le diverse fasi della sua istituzione, del suo malgoverno, dei suoi svariati tentativi di razionalizzazione) costituiscono un oggetto d’analisi che è necessario delineare unitariamente, al fine di osservare efficacemente gli attuali elementi di crisi e le possibilità di contribuire al loro superamento con l’azione politica.

Leggi tutto

Risolvere la crisi climatica significa porre fine alla nostra dipendenza dalla crescita economica

Source: Open Democracy

 

Fonte Znetwork  che ringraziamo 

 

 

Ma la decrescita nel Nord del mondo non funzionerà se non sarà accompagnata da risarcimenti per il Sud del mondo

I leader mondiali arriveranno ora a Dubai per la COP28 , dove discuteranno su come accelerare la spinta globale verso l’energia pulita.

E con il Nord del mondo responsabile del 92% delle emissioni di anidride carbonica in eccesso a livello mondiale o del 74% dell’uso di materiali in eccesso (metà del quale viene estratto nel Sud del mondo), è chiaro che l’attuale crisi ecologica è responsabilità delle economie industrializzate che sedersi attorno al tavolo.

La fonte del problema risiede nello stesso sistema economico che dà priorità alla crescita economica, al profitto e all’accumulo di ricchezza rispetto al benessere delle persone e del pianeta. Il cieco perseguimento di una crescita economica esponenziale ha dato impulso al processo decisionale economico. Ma la crescita economica esponenziale comporta un’estrazione esponenziale e un approfondimento esponenziale delle disuguaglianze.

Leggi tutto

Affrontare le condizioni di lavoro per migliorare la salute pubblica: una serie su The Lancet

 

Fonte IWH  che ringraziamo

12 ottobre 2023 (Toronto, Ontario) — Le condizioni di lavoro possono avere un impatto sulla salute e risultati sanitari diseguali tra la popolazione. Di conseguenza, i decisori dei diversi dipartimenti governativi dovrebbero prestare maggiore attenzione al lavoro come determinante sociale della salute.

Questo è il messaggio chiave di una serie di tre articoli pubblicati oggi su una delle riviste mediche più importanti al mondo, The Lancet . Nella serie, gli autori sostengono che il lavoro non viene utilizzato al massimo delle sue potenzialità come mezzo per affrontare le disuguaglianze sanitarie.

Leggi tutto

Le basi psicopatogene della criminalizzazione delle persone migranti e della detenzione amministrativa

 

Il numero di Medicina Democratica in uscita è dedicato al tema della salute mentale, anticipiamo per l’attualità questi temi con un articolo sugli effetti della detenzione nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) dei migranti, articolo che verrà pubblicato sul numero successivo e redatto dalla rete Mai più Lager – No CPR.

Da hospes a captivus: le basi psicopatogene della criminalizzazione delle persone migranti e della detenzione amministrativa di NoCPRSalute (Mai più Lager – No ai CPR)*

Per leggere l’articolo in formato .pdf clicca QUI

Health Action Zones (HAZ) per l’equità: un nuovo strumento per il PRP piemontese

 

Fonte : Disuguaglianze di salute   che ringraziamo

Nell’ambito delle attività preparatorie all’individuazione dei territori regionali sui quali implementare a livello locale gli interventi e le azioni previste dalle linee progettuali del Piano regionale di prevenzione (PRP), la regione Piemonte si è dotata di un nuovo strumento che aiuta gli operatori coinvolti nelle attività di piano ad individuare le aree oggetto degli interventi in ottica di equità.

A partire dalle esperienze maturate dal National Health Service (NHS) anglosassone degli anni 2000, lo strumento si pone due obiettivi fondamentali:

  1. individuare e costruire degli aggregati territoriali sufficientemente piccoli per catturare la variabilità e l’eterogeneità dei fenomeni che l’indice si propone di rappresentare, restituendo un’informazioni contestuale a livello di piccola area;
  2. individuare e mettere insieme disagio sociale e bisogno di salute espressi dalle popolazioni residenti in questi territori attraverso alcuni indici compositi.

Rispetto al primo punto, il lavoro ha utilizzato alcuni sistemi di classificazione geografica disponibili nel patrimonio informativo territoriale regionale che, opportunamente combinati tra loro, hanno consentito di costruire 323 Health Action Zones (HAZ) con una popolazione media di circa 13.000 abitanti a copertura regionale e a livello di granularità territoriale sub distrettuale. I sistemi di classificazione in questione fanno riferimento alle unioni montane e collinari, alle zone omogenee dell’area metropolitana torinese, ai grandi comuni dell’area metropolitana con popolazione superiore ai 20.000 abitanti, ad alcune ex unioni socio-sanitarie locali (USSL) e per i capoluoghi di provincia, per tenere conto della variabilità intra cittadina dei grandi centri, a zone statistiche, quartieri e circoscrizioni. L’idea di fondo è che questi aggregati territoriali così ragionati consentano di catturare e discriminare meglio che dimensioni strettamente amministrative (comuni, distretti sanitari, ASL…), disagio sociale e bisogno di salute espressi dai territori piemontesi.

Leggi tutto

Podcast di Diario Prevenzione 20 novembre 2022 Puntata n° 102. Come riqualificare il sistema di formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

 

 

a cura di Gino Rubini

In questa puntata parliamo di:

– La formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Le proposte della CIIP
– L’industria del trasporto aereo deve implementare nuovi standard per l’aria in cabina
– Le disuguaglianze: l’acqua
– OMS. Vite sane e prospere per tutti in Italia
– Stop aggressioni al personale sanitario. Prendiamoci cura di chi ci cura.
– Per essere all’altezza dei tempi ….

OMS. Vite sane e prospere per tutti in Italia

Nota di Editor

Prendiamo dalla newsletter della Organizzazione Mondiale della Sanità ( WHO ) questo articolo che riporta in sintesi i contenuti del Rapporto ” Italian Health Equity Status Report Initiative (IHESRi)”. Lo studio è stato effettuato prima del cambio di governo. Molte indicazioni contenute nel Rapporto hanno un valore molto importante per il miglioramento delle condizioni di salute della popolazione nel medio periodo. Il superamento delle diseguaglianze sanitarie richiederebbe un superamento delle diseguaglianze sociali che stanno invece accentuandosi.La traduzione in italiano è stata effettuata, per facilitare la lettura con google translator. Per un uso professionale del testo si raccomanda  la versione originale in lingua inglese 

7 novembre 2022

Comunicato stampa
Tempo di lettura: 3 min (864 parole)
Il nuovo rapporto dell’Italian Health Equity Status Report Initiative (IHESRi), “Vite sane e prospere per tutti in Italia”, esplora ciò che impedisce alle persone di essere in buona salute e fornisce raccomandazioni chiave per ridurre le disuguaglianze sanitarie. IHESRi ribadisce l’impegno dell’OMS/Europa e del Ministero della Salute italiano per migliorare la salute e l’equità sanitaria nel Paese, senza lasciare indietro nessuno.
Il rapporto raccomanda di garantire la sostenibilità e la resilienza del sistema sanitario, ridurre la povertà e costruire economie più solide e stabili, nelle regioni e a livello nazionale. Inoltre, la piattaforma Italian Health Equity Dataset, lanciata da OMS/Europa, consente agli utenti di esplorare i dati alla base del rapporto e analizzare chi è in ritardo per problemi di salute, nonché valutare quali lacune nelle politiche e nei servizi sono fondamentali per l’equità sanitaria dal dai primi anni alla fine della vita.
“Attuando le raccomandazioni di questo rapporto, l’Italia potrebbe aumentare del 4,2% il prodotto interno lordo nazionale. Con queste raccomandazioni potremmo migliorare, in 4 anni, la vita di 150 mila italiani”, ha sottolineato Chris Brown, capo dell’Ufficio europeo per gli investimenti per la salute e lo sviluppo dell’Oms, con sede a Venezia.
Il governo italiano ha adottato una serie di misure per migliorare l’equità sanitaria, inclusa l’integrazione di un approccio di equità nell’attuale Piano nazionale di prevenzione 2020-2025. Investire nella salute e nelle riforme per ridurre le disparità tra regioni, generazioni e genere sono anche le principali priorità del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Inoltre, nel 2019, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), ha istituito un’unità sulle disuguaglianze di salute, che promuove azioni concrete per ridurre le disuguaglianze di salute.

Progetto JAHEE, contrastare le disuguaglianze di salute in Europa

Fonte Associazione Ambiente Lavoro

Il progetto JAHEE (Joint Action Health Equity Europe), finanziato dalla Commissione Europea e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, nasce con l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze di salute – sia all’interno dei singoli Paesi che tra Paesi – considerate responsabili di una quota significativa di mortalità e morbilità potenzialmente evitabili. Un articolo descrive il progetto e si sofferma sulle dieci raccomandazioni finali emerse.

JAHEE (Joint Action Health Equity Europe) è un Progetto finanziato dalla Commissione Europea e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (24 Paesi europei partecipanti; durata 2018-2021). Nasce con l’obiettivo di contribuire a ridurre le diseguaglianze di salute esistenti sia all’interno dei singoli Paesi europei che tra i Paesi stessi, riconoscendo in questo un problema di salute pubblica responsabile di una quota significativa di mortalità e morbilità potenzialmente evitabili. JAHEE ha contribuito a creare una solida base di cooperazione tra i Paesi
coinvolti, per contrastare le diseguaglianze di salute in modo efficace e sostenibile, fornendo evidenze su ciò che necessario fare a tale scopo in diversi ambiti politici.

Leggi tutto

USA. La biopsia al seno da $ 18.000: quando avere l’assicurazione ti costa un sacco di soldi

Pubblichiamo questo articolo che offre una rappresentazione su quello che può capitare ad un cittadino/a che ha la necessità di una prestazione diagnostica dal sistema sanitario Usa basato sulle assicurazioni private. Questo articolo di denuncia mette in luce la totale imprevedibilità del costo di una prestazione sanitaria, costo che può ridurre sul lastrico una famiglia. Per favorire la lettura postiamo in coda una traduzione effettuata con google translator. editor

The $18,000 Breast Biopsy: When Having Insurance Costs You a Bundle


When Dani Yuengling felt a lump in her right breast last summer, she tried to ignore it.

She was 35, the same age her mother had been when she received a breast cancer diagnosis in 1997. The disease eventually killed Yuengling’s mom in 2017.

“It was the hardest experience, seeing her suffer,” said Yuengling, who lives in Conway, South Carolina.

After a mammogram confirmed the lump needed further investigation, Yuengling scheduled a breast biopsy for Valentine’s Day this year at Grand Strand Medical Center in Myrtle Beach.

Among many concerns she had ahead of that appointment — the first being a potential cancer diagnosis — Yuengling needed to know how much the biopsy would cost. She has a $6,000 annual deductible — the amount her health plan requires she pay before its contribution kicks in — and she wasn’t close to hitting that. Whatever the procedure cost, Yuengling knew she’d be on the hook for most of it.

But the hospital wouldn’t give her a price. She was told her providers wouldn’t know what type of biopsy needle they needed until the procedure was underway and that would impact the price.

The hospital’s online “Patient Payment Estimator” showed Yuengling an uninsured patient would owe about $1,400 for the procedure.

“That’s fine. No big deal,” she thought to herself, confident it would be cheaper for her because she did have insurance. A Google search indicated it could be closer to $3,000, but Yuengling thought that price seemed reasonable, too. She wasn’t fretting too much about money as she underwent the procedure.

It soon brought the good news that she didn’t have cancer.

Then the bill came.

The Patient: Dani Yuengling, now 36, who is covered by Cigna through her employer, a human resources contractor for the Mayo Clinic.

Medical Service: An ultrasound-guided breast biopsy.

Service Provider: Grand Strand Medical Center, a 403-bed, for-profit hospital in Myrtle Beach, South Carolina. It is one of 182 hospitals owned by Nashville-based HCA Healthcare, which generated $58.7 billion in revenue last year.

Total Bill: $17,979 for the procedure, including lab work, pharmacy charges, and sterile supplies. Cigna’s in-network negotiated rate was $8,424.14, of which the insurance company paid the hospital $3,254.47. Yuengling was billed $5,169.67, the balance of her deductible.

Leggi tutto

L’importanza di una valutazione dei rischi lavorativi considerando i rischi cui sono soggetti donne e uomini separatamente.

Fonte : Puntosicuro.it  che ringraziamo 

Negli ultimi decenni del XX secolo, la “medicina di genere” ha sviluppato la crescente consapevolezza rispetto al fatto che la fisiologia della stessa malattia è significativamente differente per uomini e donne, tuttavia queste differenze non hanno sempre ricevuto la stessa attenzione nel campo della salute e della sicurezza, rispetto a materie come l’anatomia, la biochimica, la tossicologia. Solo recentemente si è riusciti a stabilire che le differenze biologiche possono portare a differenti vulnerabilità nelle donne e negli uomini, quando vengono esposti a sostanze pericolose o ad agenti biologici. Un semplice ma esplicativo esempio è il calcolo del valore TLV (Threshold Limit Value), ovvero il valore di concentrazione ambientale di sostanze chimiche aerodisperse, che viene tradizionalmente calibrato basandosi su parametri riferiti al lavoratore di sesso maschile. Questa pratica, dovuta anche agli stereotipi di genere, è eredità della tendenza del passato a categorizzare uomini e donne per mansioni differenti; mestieri come l’operaio in fabbrica, erano visti come “lavori mascolini”, mentre i lavori caratterizzati da una maggior sedentarietà venivano indentificati come “lavori femminili”.

Leggi tutto

La quarta ondata

Autore : Gavino Maciocco che ringraziamo 

Fonte: Saluteinternazionale.info

La quarta ondata della pandemia sta confermando l’incapacità dell’occidente nel difendere la salute della popolazione, con alcune differenze sostanziali tra paesi. L’arrivo di una nuova variante dal Sudafrica dimostra ancora una volta che nessuno si salva se non si salvano tutti.

La prima ondata della pandemia di Sars-CoV-2 originata dalla Cina si abbatté come uno tsunami prima in Europa e poi nel resto del mondo a partire da gennaio/febbraio 2020. Dure e prolungate misure di lockdown consentirono di ridurre al minimo la circolazione del virus all’arrivo della stagione estiva. In Europa (perché le ondate di cui stiamo parlando si applicano soprattutto in questa area) ad agosto 2020 sembrava che la pandemia avesse esaurito il suo corso. Sembrava, ma così non era. La ripresa delle attività sociali, lavorative e scolastiche, l’allentamento (o l’abbandono) delle misure di contenimento e di controllo, l’arrivo della stagione autunnale (con l’aumento della vita al chiuso) produssero una rapida, drammatica riaccensione della pandemia.

La seconda ondata ebbe effetti più gravi della prima perché nella circolazione epidemica il virus originario di Wuhan fu sostituito da varianti che provenivano da Sudafrica, Brasile e soprattutto dalla Gran Bretagna. La variante inglese del coronavirus, dotata di una trasmissibilità superiore del 37% rispetto ai ceppi non varianti, divenne rapidamente predominante provocando per questo un forte incremento dei casi di contagio e di decesso.

In Europa il picco dei casi della seconda ondata si registra nei mesi di novembre e dicembre 2020/gennaio 202, quando prende il via la vaccinazione anti-COVID dapprima in Israele e in USA e subito dopo in gran parte dei paesi europei. Anche grazie all’avvio delle vaccinazioni si registra una riduzione nella circolazione della variante inglese (e dei casi e dei decessi), ma la copertura vaccinale nei primi mesi del 2021 è ancora troppo bassa per impedire lo sviluppo di una nuova variante, proveniente dell’India, denominata “Delta” che sosterrà la comparsa della terza ondata.

Leggi tutto

E’ disponibile il numero di novembre 2021 di Lavoro e Salute .

Il Decreto “Rafforzamento della disciplina in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”

Primi appunti e … diverse  perplessità

Il Decreto si propone di semplificare una materia complessa con molti soggetti in campo.

Il primo aspetto che si avverte nella lettura di questo Decreto è  l’assenza totale di una ricerca e di una riflessione sulle cause profonde delle ragioni per cui la sequenza di incidenti gravi e mortali, tipici degli anni 50 del secolo scorso per le modalità con le quali avvengono, in gran parte evitabili, continuano ad accadere anche oggi, nel 2021. Ma su questo aspetto torneremo con un articolo specifico.

Nei fatti, oltre all’appesantimento delle sanzioni e delle misure interdittive, l’operazione proposta nel Decreto è l’accentramento del comando posto in capo all’Ispettorato nazionale del lavoro.

Da quanto risulta da diverse fonti la elaborazione del decreto dal quale dovrebbe scaturire un maggiore coordinamento degli Enti preposti alla vigilanza sarebbe avvenuta senza la consultazione delle Regioni e con l’assenza del Ministero della salute.

Le stesse assunzioni per rafforzare il sistema di vigilanza sono previste nella misura di 1024 unità destinate all’Ispettorato nazionale del Lavoro e il passaggio da 570 a 660 unità dei carabinieri preposti ai controlli in materia. Non conosciamo i requisiti delle figure professionali previste dai  futuri bandi di assunzione degli ispettori, temiamo che prevalgano le competenze giuridiche rispetto a quelle tecniche, sanitarie ed ergonomiche.

Leggi tutto

No-vax, no-greenpass: “Libertarismo indeterminista”

di Francesco Domenico Capizzi *

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti, stabilisce il primo articolo della Dichiarazione del 10 dicembre del 1948. Anche di commettere errori, in buona fede, s’intende? Sì, perché, continua l’articolo, tutti gli esseri umani sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza, e perché l’articolo 21 della nostra Costituzione stabilisce che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Da aggiungere il postulato cartesiano del libero arbitrio, inteso come diritto al dubbio e alla ricerca della verità da parte di ogni essere umano.

Dunque, una società di liberi pensatori! Anche se vengono commesse e sostenute involontarie distorsioni interpretative della realtà ed errori nelle azioni, a parte le facinorose, che meritano rispetto ed ascolto in nome dei vincoli irrinunciabili della solidarietà e della tolleranza che sorreggono l’intera vita civile.

Leggi tutto

E’ sufficiente il green pass per uscire dalla pandemia ?

Il rumore di fondo di una polemica con toni sopra le righe e con uno stile di comunicazione più appropriato per le tifoserie avversarie in un campo di calcio sta attraversando il paese. La questione riguarda l’utilizzo del green pass come strumento di gestione degli accessi ai luoghi pubblici, sui mezzi di trasporto, nei luoghi di lavoro.
Alla data del 24 agosto 2021 36.655.212 , il 67,87 % della popolazione over 12 ha completato il ciclo vaccinale. A fine settembre si dovrebbe raggiungere la quota del 80% della popolazione vaccinata in modo completo, secondo le dichiarazioni del generale Figliuolo. Questi sono dati certi che dimostrano che la maggioranza della popolazione italiana ha scelto di vaccinarsi. Permane una fascia di popolazione che per convinzione ideologica ( no vax ) o per superstiziosa ignoranza è restia a farsi vaccinare.

L’unica soluzione ragionevole in una situazione del genere e’ quella di proporre e approvare rapidamente una norma di sanità pubblica che obblighi i cittadini a vaccinarsi come unica misura certa ed efficace, al momento, di prevenzione rispetto alla diffusione dei contagi corona. Questo è il nodo da affrontare, il problema vero di cui discutere e decidere.

Leggi tutto

SDG report 2021: dal Covid effetti catastrofici sugli sforzi verso l’Agenda 2030

Fonte ASVIS che ringraziamo 

Povertà estrema in aumento, crescita delle disuguaglianze, passi indietro su parità di genere e biodiversità. È il quadro preoccupante che emerge dal rapporto annuale dell’Onu sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile.  8/7/21

Il 6 luglio è stato lanciato ufficialmente il Sustainable development Goals report 2021 delle Nazioni unite, che rappresenta la fonte più autorevole per tracciare lo stato di attuazione dell’Agenda 2030 e coincide con l’inizio dell’High level political forum (Hlpf) in programma fino al 15 luglio. Il Rapporto mostra che il Covid-19 ha rallentato i progressi per il raggiungimento dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, ma già prima della pandemia il mondo non era sulla buona strada indicata dall’Agenda Onu. Come sottolineato da Liu Zhenmin, sottosegretario generale di Un Desa, i prossimi 18 mesi saranno cruciali per capire se “le misure nell’ambito dei piani di ripresa dei Paesi saranno dirette a migliorare l’azione verso gli SDGs”.

In aumento povertà e diseguaglianza tra i Paesi. Nel 2020 tra 119 e 124 milioni di persone sono finite in condizioni di povertà estrema (Goal 1). Il tasso di individui sotto la soglia di povertà estrema è cresciuto, passando dall’8,4% nel 2019 al 9,5% nel 2020: non si registrava un aumento dal 1998. Nel mondo sono andati persi circa 255 milioni di posti di lavoro a tempo pieno. La crisi sanitaria ha acuito le diseguaglianze tra e all’interno dei Paesi, rallentando i progressi verso il Goal 10. Tra gli ambiti in cui la diseguaglianza si riflette maggiormente, vi è la distribuzione dei vaccini: “al 17 giugno 2021 in Europa e Nord America erano state somministrate 68 dosi di vaccino ogni 100 persone, nell’Africa sub-sahariana meno di due ogni 100”, si legge nel Rapporto. Un primo passo urgente in quella direzione è un piano di vaccinazione globale, ideato e attuato dai Paesi che oggi possono produrre vaccini o che potranno farlo se adeguatamente sostenuti.

Leggi tutto

A GLOBAL DEAL FOR OUR PANDEMIC AGE

Riteniamo opportuna la diffusione e la conoscenza dei contenuti di questo Documento elaborato da un Panel indipendente del G20 per affrontare con una vision del futuro la complessità dei problemi nell’eta della pandemia. Il rilievo di questo elaborato è rappresentato dal fatto che vi è un approccio per scenari ed un richiamo alle autorità degli Stati ad assumere una visione strategica rispetto alla fuoriuscita dalla pandemia. Il documento è complesso e va studiato con meticolosità e precisione in particolare per quanto attiene i problemi della prevenzione. Editor

Puoi scaricare il documento cliccando il link che segue

A GLOBAL DEAL FOR OUR PANDEMIC AGE Report of the G20 High Level Independent Panel on Financing the Global Commons for Pandemic Preparedness and Response www.pandemic-financing.org June 2021

Il documento in consultazione diretta

G20-HLIP-Report

 

 

 

 

 

La vulnerabilità delle donne straniere

Segnaliamo questo articolo pubblicato dal sito Openpolis

Assumere una prospettiva di genere può essere utile per cogliere la specificità dell’esperienza migratoria femminile. In quanto donne e spesso madri, oltre che straniere, le immigrate sono esposte a particolari vulnerabilità e a peculiari situazioni di marginalizzazione.

La presenza straniera femminile in Italia

Degli stranieri residenti in Italia, più della metà sono donne. Parliamo di circa 2,6 milioni di straniere, ovvero il 51,8% di tutta la popolazione straniera residente.

2.607.959 le donne straniere residenti in Italia nel 2020.In alcuni paesi si è sviluppata, negli anni, una migrazione più marcatamente femminile. È il caso delle nazioni dell’Europa orientale (Romania, Ucraina, Bielorussia), ma anche di quelle del Sud Est asiatico (Filippine, Thailandia). Altre nazionalità immigrate nel nostro paese, invece, hanno una presenza più fortemente maschile. Basti pensare all’Africa o all’Asia meridionale.

Nel 2002, gli stranieri si dividevano piuttosto egualmente tra uomini e donne. A partire dal 2006, invece, si è registrato un lieve ma costante aumento nella presenza femminile fino al 2015, quando in Italia risiedevano 293mila donne in più rispetto agli uomini.

L’ARTICOLO PROSEGUE ALLA FONTE SUL SITO OPENPOLIS 

Global herd immunity remains out of reach because of inequitable vaccine distribution – 99% of people in poor countries are unvaccinated

Autrice: Maria De Jesus, American University School of International Service

In the race between infection and injection, injection has lost.

Public health experts estimate that approximately 70% of the world’s 7.9 billion people must be fully vaccinated to end the COVID-19 pandemic. As of June 21, 2021, 10.04% of the global population had been fully vaccinated, nearly all of them in rich countries.

Only 0.9% of people in low-income countries have received at least one dose.

I am a scholar of global health who specializes in health care inequities. Using a data set on vaccine distribution compiled by the Global Health Innovation Center’s Launch and Scale Speedometer at Duke University in the United States, I analyzed what the global vaccine access gap means for the world.

A global health crisis

Supply is not the main reason some countries are able to vaccinate their populations while others experience severe disease outbreaks – distribution is.

Many rich countries pursued a strategy of overbuying COVID-19 vaccine doses in advance. My analyses demonstrate that the U.S., for example, has procured 1.2 billion COVID-19 vaccine doses, or 3.7 doses per person. Canada has ordered 381 million doses; every Canadian could be vaccinated five times over with the two doses needed.

Overall, countries representing just one-seventh of the world’s population had reserved more than half of all vaccines available by June 2021. That has made it very difficult for the remaining countries to procure doses, either directly or through COVAX, the global initiative created to enable low- to middle-income countries equitable access to COVID-19 vaccines.

Benin, for example, has obtained about 203,000 doses of China’s Sinovac vaccine – enough to fully vaccinate 1% of its population. Honduras, relying mainly on AstraZeneca, has procured approximately 1.4 million doses. That will fully vaccinate 7% of its population. In these “vaccine deserts,” even front-line health workers aren’t yet inoculated.

Haiti has received about 461,500 COVID-19 vaccine doses by donations and is grappling with a serious outbreak.

Even COVAX’s goal – for lower-income countries to “receive enough doses to vaccinate up to 20% of their population” – would not get COVID-19 transmission under control in those places.

The cost of not cooperating

Last year, researchers at Northeastern University modeled two vaccine rollout strategies. Their numerical simulations found that 61% of deaths worldwide would have been averted if countries cooperated to implement an equitable global vaccine distribution plan, compared with only 33% if high-income countries got the vaccines first.

Put briefly, when countries cooperate, COVID-19 deaths drop by approximately in half.

Vaccine access is inequitable within countries, too – especially in countries where severe inequality already exists.

In Latin America, for example, a disproportionate number of the tiny minority of people who’ve been vaccinated are elites: political leaders, business tycoons and those with the means to travel abroad to get vaccinated. This entrenches wider health and social inequities.

The result, for now, is two separate and unequal societies in which only the wealthy are protected from a devastating disease that continues to ravage those who are not able to access the vaccine.

A repeat of AIDS missteps?

This is a familiar story from the HIV era.

In the 1990s, the development of effective antiretroviral drugs for HIV/AIDS saved millions of lives in high-income countries. However, about 90% of the global poor who were living with HIV had no access to these lifesaving drugs.

Concerned about undercutting their markets in high-income countries, the pharmaceutical companies that produced antiretrovirals, such as Burroughs Wellcome, adopted internationally consistent prices. Azidothymidine, the first drug to fight HIV, cost about US$8,000 a year – over $19,000 in today’s dollars.

That effectively placed effective HIV/AIDS drugs out of reach for people in poor nations – including countries in sub-Saharan Africa, the epidemic’s epicenter. By the year 2000, 22 million people in sub-Saharan Africa were living with HIV, and AIDS was the region’s leading cause of death.

The crisis over inequitable access to AIDS treatment began dominating international news headlines, and the rich world’s obligation to respond became too great to ignore.

“History will surely judge us harshly if we do not respond with all the energy and resources that we can bring to bear in the fight against HIV/AIDS,” said South African President Nelson Mandela in 2004.

Pharmaceutical companies began donating antiretrovirals to countries in need and allowing local businesses to manufacture generic versions, providing bulk, low-cost access for highly affected poor countries. New global institutions like the Global Fund to Fight AIDS, Tuberculosis, and Malaria were created to finance health programs in poor countries.

Pressured by grassroots activism, the United States and other high-income countries also spent billions of dollars to research, develop and distribute affordable HIV treatments worldwide.

A dose of global cooperation

It took over a decade after the development of antiretrovirals, and millions of unnecessary deaths, for rich countries to make those lifesaving medicines universally available.

Fifteen months into the current pandemic, wealthy, highly vaccinated countries are starting to assume some responsibility for boosting global vaccination rates.

Leaders of the United States, Canada, United Kingdom, European Union and Japan recently pledged to donate a total of 1 billion COVID-19 vaccine doses to poorer countries.

It is not yet clear how their plan to “vaccinate the world” by the end of 2022 will be implemented and whether recipient countries will receive enough doses to fully vaccinate enough people to control viral spread. And the late 2022 goal will not save people in the developing world who are dying of COVID-19 in record numbers now, from Brazil to India.

The HIV/AIDS epidemic shows that ending the coronavirus pandemic will require, first, prioritizing access to COVID-19 vaccines on the global political agenda. Then wealthy nations will need to work with other countries to build their vaccine manufacturing infrastructure, scaling up production worldwide.

Finally, poorer countries need more money to fund their public health systems and purchase vaccines. Wealthy countries and groups like the G-7 can provide that funding.

These actions benefit rich countries, too. As long as the world has unvaccinated populations, COVID-19 will continue to spread and mutate. Additional variants will emerge.

As a May 2021 UNICEF statement put it: “In our interdependent world no one is safe until everyone is safe.”

[The Conversation’s most important politics headlines, in our Politics Weekly newsletter.]

Maria De Jesus, Associate Professor and Research Fellow at the Center on Health, Risk, and Society, American University School of International Service

This article is republished from The Conversation under a Creative Commons license. Read the original article.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

L’immunità di gregge globale rimane fuori portata a causa della distribuzione iniqua del vaccino: il 99% delle persone nei paesi poveri non è vaccinato

Autrice: Maria De JesusAmerican University School of International Service

Nella corsa tra infezione e iniezione, l’iniezione ha perso.

Gli esperti di sanità pubblica stimano che circa il 70% dei 7,9 miliardi di persone nel mondo debba essere completamente vaccinato per porre fine alla pandemia di COVID-19. Al 21 giugno 2021, il 10,04% della popolazione mondiale era stato completamente vaccinato , quasi tutti nei paesi ricchi.

Solo lo 0,9% delle persone nei paesi a basso reddito ha ricevuto almeno una dose.

Sono uno studiosa di salute globale specializzata in disuguaglianze sanitarie. Utilizzando un set di dati sulla distribuzione dei vaccini compilato dal Launch and Scale Speedometer del Global Health Innovation Center presso la Duke University negli Stati Uniti, ho analizzato cosa significa il divario globale di accesso ai vaccini per il mondo.

Una crisi sanitaria globale

L’offerta non è il motivo principale per cui alcuni paesi sono in grado di vaccinare le loro popolazioni mentre altri sperimentano gravi epidemie di malattie: lo è la distribuzione .

Molti paesi ricchi hanno perseguito una strategia di acquisto eccessivo di dosi di vaccino contro il COVID-19 in anticipo . Le mie analisi dimostrano che gli Stati Uniti, ad esempio, si sono procurati 1,2 miliardi di dosi di vaccino contro il COVID-19, o 3,7 dosi a persona. Il Canada ha ordinato 381 milioni di dosi; ogni canadese potrebbe essere vaccinato cinque volte con le due dosi necessarie.

Nel complesso, i paesi che rappresentano solo un settimo della popolazione mondiale avevano riservato più della metà di tutti i vaccini disponibili entro giugno 2021. Ciò ha reso molto difficile per i restanti paesi procurarsi le dosi, direttamente o tramite COVAX , l’iniziativa globale creata per consentire ai paesi a reddito medio-basso un accesso equo ai vaccini COVID-19.

Il Benin, ad esempio, ha ottenuto circa 203.000 dosi del vaccino cinese Sinovac, sufficienti per vaccinare completamente l’1% della sua popolazione. L’Honduras, facendo affidamento principalmente su AstraZeneca, ha procurato circa 1,4 milioni di dosi. Ciò vacinerà completamente il 7% della sua popolazione. In questi “deserti vaccinali”, anche gli operatori sanitari in prima linea non sono ancora stati vaccinati .

Haiti ha ricevuto circa 461.500 dosi di vaccino contro il COVID-19 tramite donazioni ed è alle prese con un grave focolaio .

Anche l’obiettivo di COVAX – per i paesi a basso reddito di ” ricevere dosi sufficienti per vaccinare fino al 20% della loro popolazione ” – non consentirebbe di tenere sotto controllo la trasmissione di COVID-19 in quei luoghi.

Il costo di non collaborare

L’anno scorso, i ricercatori della Northeastern University hanno modellato due strategie di lancio del vaccino . Le loro simulazioni numeriche hanno scoperto che il 61% dei decessi in tutto il mondo sarebbe stato evitato se i paesi avessero cooperato per attuare un equo piano di distribuzione globale dei vaccini, rispetto al solo 33% se i paesi ad alto reddito avessero ottenuto i vaccini per primi.

In breve, quando i paesi cooperano, i decessi per COVID-19 diminuiscono di circa la metà .

L’accesso ai vaccini è iniquo anche all’interno dei paesi, specialmente nei paesi in cui esiste già una grave disuguaglianza.

In America Latina, ad esempio, un numero sproporzionato della piccola minoranza di persone che sono state vaccinate sono le élite: leader politici, magnati degli affari e coloro che hanno i mezzi per viaggiare all’estero per farsi vaccinare . Ciò rafforza le più ampie disuguaglianze sanitarie e sociali.

Il risultato, per ora, sono due società separate e diseguali in cui solo i ricchi sono protetti da una malattia devastante che continua a devastare chi non può accedere al vaccino.

Una ripetizione dei passi falsi dell’AIDS?

Questa è una storia familiare dell’era dell’HIV.

Negli anni ’90, lo sviluppo di farmaci antiretrovirali efficaci per l’HIV/AIDS ha salvato milioni di vite nei paesi ad alto reddito . Tuttavia, circa il 90% dei poveri del mondo che vivevano con l’HIV non aveva accesso a questi farmaci salvavita .

Preoccupate per la sottoquotazione dei loro mercati nei paesi ad alto reddito, le aziende farmaceutiche che hanno prodotto antiretrovirali, come Burroughs Wellcome, hanno adottato prezzi coerenti a livello internazionale. L’azidotimidina, il primo farmaco per combattere l’HIV, costava circa 8.000 dollari l’anno , più di 19.000 dollari di oggi.

Ciò ha effettivamente reso i farmaci efficaci per l’HIV/AIDS fuori dalla portata delle persone nelle nazioni povere, compresi i paesi dell’Africa sub-sahariana, l’epicentro dell’epidemia. Nel 2000, 22 milioni di persone nell’Africa subsahariana vivevano con l’HIV e l’AIDS era la principale causa di morte nella regione .

La crisi per l’accesso iniquo alle cure per l’AIDS ha iniziato a dominare i titoli delle notizie internazionali e l’obbligo del mondo ricco di rispondere è diventato troppo grande per essere ignorato.

“La storia ci giudicherà sicuramente duramente se non risponderemo con tutte le energie e le risorse che possiamo mettere in campo nella lotta contro l’HIV/AIDS”, ha affermato il presidente sudafricano Nelson Mandela nel 2004 .

Le aziende farmaceutiche hanno iniziato a donare antiretrovirali ai paesi bisognosi e consentendo alle aziende locali di produrre versioni generiche, fornendo un accesso di massa e a basso costo ai paesi poveri altamente colpiti . Nuove istituzioni globali come il Fondo globale per la lotta all’AIDS, alla tubercolosi e alla malaria sono state create per finanziare programmi sanitari nei paesi poveri.

Sotto la pressione dell’attivismo di base, anche gli Stati Uniti e altri paesi ad alto reddito hanno speso miliardi di dollari per ricercare, sviluppare e distribuire trattamenti per l’HIV a prezzi accessibili in tutto il mondo .

Una dose di cooperazione globale

Ci sono voluti oltre un decennio dopo lo sviluppo degli antiretrovirali e milioni di morti inutili, perché i paesi ricchi rendessero questi farmaci salvavita universalmente disponibili.

A quindici mesi dall’inizio dell’attuale pandemia, i paesi ricchi e altamente vaccinati stanno iniziando ad assumersi la responsabilità di aumentare i tassi di vaccinazione globali.

I leader di Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Unione Europea e Giappone si sono recentemente impegnati a donare un totale di 1 miliardo di dosi di vaccino contro il COVID-19 ai paesi più poveri.

Non è ancora chiaro come verrà attuato il loro piano per “vaccinare il mondo” entro la fine del 2022 e se i paesi destinatari riceveranno dosi sufficienti per vaccinare completamente abbastanza persone per controllare la diffusione virale. E l’obiettivo della fine del 2022 non salverà le persone nei paesi in via di sviluppo che stanno morendo di COVID-19 in numeri record ora, dal Brasile all’India.

L’epidemia di HIV/AIDS mostra che porre fine alla pandemia di coronavirus richiederà, in primo luogo, la priorità dell’accesso ai vaccini COVID-19 nell’agenda politica globale. Quindi le nazioni ricche dovranno lavorare con altri paesi per costruire la loro infrastruttura di produzione di vaccini, aumentando la produzione in tutto il mondo.

Infine, i paesi più poveri hanno bisogno di più soldi per finanziare i propri sistemi sanitari pubblici e acquistare vaccini. Paesi ricchi e gruppi come il G-7 possono fornire tali finanziamenti.

Queste azioni avvantaggiano anche i paesi ricchi. Finché il mondo avrà popolazioni non vaccinate, il COVID-19 continuerà a diffondersi e a mutare. Emergeranno ulteriori varianti.

Come afferma una dichiarazione dell’UNICEF del maggio 2021 : “Nel nostro mondo interdipendente nessuno è al sicuro finché tutti non sono al sicuro”.

I titoli politici più importanti di The Conversation, nella nostra newsletter Politics Weekly .]

Maria De Jesus , Professore Associato e Research Fellow presso il Center on Health, Risk, and Society, American University School of International Service

Questo articolo è stato ripubblicato da The Conversation con una licenza Creative Commons. Leggi l’ articolo originale .

 

Pietre false e frammenti di vetro

 

Autore: Francesco Domenico Capizzi *

Trascorreranno numerosi secoli – fino al 1789 in Francia, al 1861 in Russia – prima che una campana, ben grande e dal rintocco grave come quella dell’Arengo  del Palazzo del podestà in piazza Maggiore a Bologna nell’agosto 1256, annunciasse la fine della “servitù della gleba” e, dunque, la restituzione della libertà, perduta da secoli, a 5.855 esseri umani destinati a rimanere, compresa la loro discendenza, nella condizione di autentica proprietà privata delle 400 abbienti famiglie bolognesi, alla medesima stregua di una proprietà terriera, come gli arbusti e gli impianti agricoli con annessi vari, bestiami cortilivi e armenti inclusi. L’onere del riscatto fu sostenuto dalle casse pubbliche del Libero Comune in ragione di 8 lire per ogni bambino e 10 lire per i maggiori di 14 anni (A. Antonelli, Il Liber Paradisus, Marsilio 2008).

Leggi tutto

Il sito dell’Associazione Scienza Medicina Istituzioni Politica Società

 

Presentiamo il sito della settimana : SMIPS.ORG

Il sito SMIPS.ORG è uno degli strumenti di comunicazione dell’Associazione  Scienza Medicina Istituzioni Politica Società .  Si è costituita  recentemente l’Associazione Medicina Istituzioni Politica Società con sede a San Lazzaro di Savena (SMIPS) . Le finalità dell’Associazione si riassumono in
● affermazione del diritto alla salute come pieno benessere e non soltanto come assenza di malattia;
● diffusione, con ogni mezzo d’informazione, della cultura e della pratica della evitabilità di molte malattie
mediante la conservazione e la difesa dell’ambiente, diverse modalità e qualità del produrre e consumare, l’adozione di sani ed opportuni stili di vita, scolarizzazione e contrasto alle diseguaglianze sociali;
● promozione della prevenzione primaria (evitabilità delle malattie connesse all’organizzazione sociale, ai
sistemi produttivi e di consumo) e secondaria (diagnosi precoce) presso la pubblica opinione, le Istituzioni, le sedi
della politica, delle autorità scientifiche, accademiche e scolastiche…

IL SITO DELL’ASSOCIAZIONE SMIPS

 

 

Missione 6: riforma o controriforma pro Terzo settore?

Autore : Ivan Cavicchi

Fonte: Il Manifesto  che ringraziamo

 

Sui 20 mld della sanità.  Bisognerebbe chiedere al ministro Speranza: se le case di comunità sono solo poliambulatori gestiti dalla azienda o se sono, come dice il presidente di “prima la comunità”, strumenti per “una rifondazione del sistema di welfare”

A parte l’ammodernamento delle dotazioni tecnologiche il grosso della missione 6 sulla sanità del Pnrr riguarda il rafforzamento della rete territoriale delle aziende sanitarie.

Riguarda cioè l’istituzione di 602 centri operativi territoriali, 1208 case di comunità e a livello intermedio 381 ospedali di comunità. Non esiste da nessuna parte una definizione chiara che spieghi senza ambiguità cosa voglia dire per questi servizi il termine “comunità”.
A tutta prima sembrerebbe una operazione puramente nominalistica cioè l’uso di un nome nuovo per chiamare delle cose vecchie come infatti sono oggi le “case della salute” che a loro volta altro non sono se non la riedizione dei poliambulatori Inam di circa un secolo fa. A giudicare dalle funzioni descritte nel Pnrr effettivamente sembrerebbe così.

Leggi tutto

Salute e Sicurezza nel lavoro. Perchè tanti incidenti mortali sul lavoro ? Podcast Diario Prevenzione 11 maggio 2021 – Puntata n° 83

 

 

In questa puntata parliamo di :

– Perché tanti incidenti gravi e mortali sul lavoro ? Quante di queste tragedie sul lavoro potrebbero essere evitate se si riuscisse a superare da parte delle aziende la frattura tra la rappresentazione formale e burocratica della organizzazione del lavoro predisposta , su misura, per gli Enti di ispezione e vigilanza e l’organizzazione di fatto, informale, del lavoro, a volte maligna, tollerata se non promossa dal management aziendale… Una riflessione sul tema.
–  Audit sulla qualità della consulenza alle imprese in materia di salute e sicurezza sarebbero necessari per superare questa emergenza di incidenti gravi e mortali sul lavoro
– L’indice sull’uguaglianza di genere, per monitorare i divari in Europa
– Frittura mista

 

Svizzera, se sei povero hai il doppio di possibilità di contrarre il Covid (e di morirne)

Fonte Areaonline.ch

Uno studio dell’Università di Berna attesta la diseguaglianza sociale di fronte alla pandemia

di Francesco Bonsaver

Nel (quasi) deserto svizzero di studi scientifici sull’impatto del Covid a livello socio-economico o nel mondo del lavoro, un’analisi dell’Università di Berna di recente pubblicazione dimostra quanto i poveri e diverse tipologie di lavoratori abbiano dei rischi nettamente maggiori di contrarre la malattia e di morirne. Uno studio importante, poiché per quanto si potesse supporne la correlazione, una conferma scientifica sbarazza il campo dalle narrazioni ideologiche.

Leggi tutto

Le lezioni di COVID-19

Fonte:  Saluteinternazionale.info che ringraziamo

 

Le lezioni di COVID-19: l’importanza delle cure primarie e di comunità per far fronte alle minacce sanitarie globali.

 

Sin dall’inizio della pandemia COVID-19 [1], è apparso chiaro che le cure primarie  (ovvero la medicina sul territorio o di continuità)  avrebbero potuto svolgere un ruolo fondamentale nell’assistenza clinica come lo screening dei pazienti, il triage, il supporto fisico e psicologico, ma anche nella promozione di una migliore consapevolezza del rischio e di una condivisione degli interventi  preventivi da parte della comunità. Soprattutto se integrate con l’assistenza ospedaliera  e i dipartimenti di prevenzione. Infatti, se si considera l’importanza dei fattori sociali e ambientali nella trasmissione di COVID-19 e nell’impatto della malattia, è essenziale garantire un adeguato coordinamento dei servizi sanitari per la popolazione con gli interventi di sanità pubblica.

Leggi tutto

Brevetti&Vaccini. La resa dei conti

Fonte:  Saluteinternazionale.info che ringraziamo 

Autore Gavino Macciocco

 

Cronologia

2 ottobre 2020

I governi di India e Sudafrica presentano all’Organizzazione mondiale del commercio (Omc) una proposta congiunta con cui chiedono una deroga ai brevetti e agli altri diritti di proprietà intellettuale in relazione a farmaci, vaccini, diagnostici, dispositivi di protezione personale, e le altre tecnologie medicali per tutta la durata della pandemia, fintantoché non sia stata raggiunta l’immunità. La deroga è prevista in base all’accordo (TRIPs) che regola i diritti di proprietà intellettuale; la condizione è che esista una giustificazione fondata su circostanze eccezionali (la pandemia lo è), e che siano esplicitati i termini anche temporali di suddetta sospensione.

L’OMC inizia a discutere la proposta a metà ottobre. A favore di essa molti stati membri dell’Omc, di organizzazioni internazionali (Oms, Unaids, Unitaid), di economisti come Joseph Stiglitz, di oltre 400 organizzazioni della società civile impegnate nel mondo per l’accesso ai farmaci essenziali. La Santa Sede si è espressa con una posizione forte a sostegno della soluzione indicata da India e Sudafrica.  Un lungo testo di appoggio alla deroga sui brevetti è stato sottoscritto da diversi Rapporteurs dell’ONU. Si oppone invece il blocco dei paesi industrializzati, gli stessi paesi che hanno finanziato il colossale sforzo della ricerca con imponenti contributi pubblici (11 miliardi di dollari gli USA, 16 miliardi di euro la Commissione Europea), senza negoziare con l’industria del farmaco la benché minima condizione sui prezzi, sulla trasparenza degli studi clinici, sul trasferimento di tecnologie  (vedi Vaccini veramente per tutti). La discussione venne rimandata a metà novembre e la data della decisione fissata per i giorni 1 e 2 marzo 2021.

Leggi tutto

La campagna vaccinale

Autori : Marco Geddes e Gavino Maciocco

L’obiettivo è erogare due milioni di dosi di vaccino la settimana. Serve per questo un’organizzazione territoriale efficiente, in grado di garantire a) coinvolgimento della popolazione, b) proattività, c) universalità  d) equità.

Leggi l’articolo alla fonte : Salute internazionale
L’articolo in formato .pdf

L’acqua, “the ultimate commodity” * è entrata in borsa. Povera acqua!

Abbiamo ripreso da Pressenza.com questo articolo del Prof.Riccardo Petrella sulla finanziarizzazione dell’acqua che proietta sul futuro scenari inquietanti rispetto al diritto universale di accesso da parte di grandi masse di persone. 

Fonte : Pressenza.com

Autore : Riccardo Petrella

L’entrata in Borsa è il risultato di una lunga serie di passaggi.

All’inizio c’é stata ….la “petrolizzazione” dell’acqua

L’hanno annunciata, proclamata sin dagli anni ’70. La “petrolizzazione dell’acqua” (1) ha guidato la maniera di immaginare e vedere l’acqua nelle società industrializzate e ” sviluppate”. Cosi, nel 2020 l’oro nero (il petrolio) ha una compagna “ufficiale, l’oro blu (l’acqua).

La mercificazione dell’acqua è stata al centro della “petrolizzazione”. ll petrolio è una merce. Anche l’acqua lo é diventata Il petrolio è una risorsa/merce non rinnovabile, l’acqua è rinnovabile ma l’abbiamo resa, specie sul piano della qualità buona per usi umani, una risorsa scarsa in via di rarefazione.(2) Il valore economico del petrolio, il solo che conta nel suo caso, é determinato in Borsa.

Leggi tutto

Cronache da Berlino – di Franco Di Giangirolamo 03 dicembre 2020

Immagini da Berlin – foto gierre

Germania. ” TUTTO PUO’ ANDARE STORTO“ titolava il SDZeitung il 27.09, alludendo ad una filosofia esattamente antitetica a quella dell’ “andrà tutto bene“ che circolava in Italia qualche mese fa.

Il riferimento specifico era a quel gigantesco progetto logistico messo in campo per il Piano di Vaccinazione di massa che contiene diverse incognite che STYKO (Commissione permanente per e Vaccinazioni dell’Istituto Koch) dovrà declinare nel corso dell’anno prossimo.

L’interrogativo tuttavia si pone anche per le strategie di contenimento della pandemia che pare non consentano di raggiungere l’obiettivo (50 infezioni per 100.000 abitanti/ sett,) in tempi veloci. Le preoccupazioni della Merkel e di alcuni presidenti regionali, che qualche settimana fa potevano sembrare eccessive, alla luce dei dati comparati a livello europeo, si stanno dimostrando più che realistiche. Con i 487 decessi di ieri (17.123 in totale), il numero più elevato di morti giornalieri dall’inizio della pandemia, e una distanza ancora troppo rilevante dall’obiettivo relativo alle infezioni, seppure con un Rt= 0,89, ormai ci si sta muovendo nella inevitabile direzione di prolungare le norme del lock down attuale non solo fino al 20 dicembre, ma fino al 10 gennaio, senza alcun allentamento per il periodo natalizio.

Leggi tutto