Progettare la lotta politica per la sanità pubblica (seconda parte)

Riprendiamo da Dinamopress la seconda parte di questo importante articolo di Luca Negrogno . Ringraziamo Dinamopress e l’Autore per questo  contributo alla riflessione sulla crisi del SSN ,  per una nuova stagione delle pratiche della cura, per una ri/nascita del SSN . La prima parte dell’articolo è linkabile QUI 

 

Fonte  Dinamopress

Autore: Luca Negrogno

Nella seconda e ultima parte di questo articolo, le prospettive teoriche e politiche delle lotte sulla salute, dall’analisi critica del settore pubblico alle nuove forme di politicizzazione delle pratiche della cura

LA RIFLESSIONE TEORICA NELLE NUOVE FORME DI MOBILITAZIONE SULLA SALUTE: RIPOLITICIZZAZIONE DELLA CURA E SOLIDARIETÀ

Donatella Della Porta e Mario Diani, indagando il rapporto tra mobilitazioni sociali e sistemi di welfare, hanno indicato come centrale nelle lotte sociali la capacità di «spostare i confini tra pubblico e privato», superando la visione evolutiva dei cluster di diritti (civili, sociali e politici) e mostrando come tale ridefinizione contribuisca a forgiare e a permettere l’emersione di nuove soggettività, che a loro volta riarticolano con la loro presenza il campo politico complessivo. Le lotte sociali novecentesche hanno favorito «l’espansione del ruolo dello stato» che, intervenendo «con crescente frequenza nei settori relativi alla vita privata, in particolare attraverso la fornitura di servizi sociali e l’azione delle agenzie assistenziali», ha anche prodotto «un maggiore controllo su aspetti della vita che in precedenza sarebbero stati lasciati alla regolamentazione autonoma degli attori sociali, con esiti ambivalenti. L’estensione del servizio sanitario pubblico, ad esempio, ha favorito la standardizzazione dei metodi terapeutici e il trattamento di eventi cruciali nell’esperienza degli individui, come la maternità. È seguita una tendenza alla burocratizzazione e alla razionalizzazione della sfera privata» (Dalla Porta) su cui sono intervenute le critiche di nuove soggettività che a loro volta hanno modificato il campo della riflessione politica. Il movimento femminista, i movimenti di critica alla psichiatria, i gruppi attivi contro la nocività degli ambienti urbani hanno sì propugnato una «estensione del welfare, ma anche una trasformazione delle istituzioni dello stato sociale».

Sempre seguendo la riflessione di Della Porta e Diani, se «molta ricerca, focalizzata su movimenti sociali progressisti, ha sottolineato il loro ruolo nell’espansione dei diritti», tale estensione non è nè univoca nè lineare: «Marshall ha suggerito una evoluzione dai diritti civili a quelli politici e sociali, in realtà le lotte per questi diritti sono state spesso intrecciate, mobilitando sempre nuovi gruppi sociali, dalle donne ai migranti».

L’analisi del rapporto tra lotte sociali e welfare va quindi condotta tenendo conto della mutevolezza e dell’articolazione interna dei diversi gruppi sociali, della trasformazione dei gruppi sociali stessi e del loro rapporto con la configurazione degli ambiti di intervento statale – anche nei termini della retroazione esercitata dai nuovi fronti di diritto istituiti con le lotte precedenti.

 

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Meno salario e più stress per i lavoratori

Fonte: Sbilanciamoci che ringraziamo

Stipendi che diminuiscono mentre avanza l’inflazione, divari di genere, stress in aumento, scarsa o nulla formazione e innovazione. E una distanza siderale dei giovani e precari dal sindacato. Il sondaggio della Fondazione Di Vittorio.

dati Istat sulla povertà pubblicati qualche giorno fa segnalavano come quella relativa sia stabile e quella assoluta in aumento. Le crisi internazionali in serie e l’inflazione colpiscono chi ha redditi non continui e precari ma anche i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato il cui potere d’acquisto, ormai lo sanno anche le pietre, è fermo o diminuito nel corso degli ultimi tre decenni. A pochi giorni da quei dati, il quadro sconfortante trova riscontro in un’importante ricerca/inchiesta condotta dalla Fondazione Di Vittorio della Cgil, che con un lavoro meticoloso di mesi ha sottoposto un questionario da cinquanta domande a decine di migliaia di lavoratori – i questionari completati e considerati validi dal team di ricercatori supera i 30mila. Le domande riguardavano il lavoro, la sua organizzazione, il ruolo del sindacato e le risposte sono di grande interesse. Anche quel che manca è interessante. Riassumiamo qualche elemento importante.

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La stella polare dell’universalismo in salute e in sanità

 

Fonte: Disuguaglianze di salute

 

La salute degli italiani è meno disuguale che in altri paesi europei grazie alla disponibilità di alcune risorse per la salute, tra cui l’accesso alle cure tramite il Servizio Sanitario Nazionale, gli stili di vita alimentari e la rete famigliare di aiuto, disponibilità ancora abbastanza uniforme tra gli strati sociali.  Si tratta di risorse fondamentali che hanno assicurato resilienza ai fattori ciclici di stress come le crisi economiche e sociali degli ultimi decenni, risorse quindi che vanno protette e rinforzate per continuare a promuovere salute e giustizia.

La pandemia ha insegnato nel bene e nel male che solo la concertazione tra responsabilità e politiche rilevanti per la salute, come quelle della sanità, dello sviluppo, del lavoro, dell’ambiente, dei trasporti, della scuola, della cultura e del tempo libero, è in grado di trovare le soluzioni adeguate per proteggere e migliorare i risultati di salute.

 

LABOSS è un laboratorio di idee che aiuta punti di vista e linguaggi differenti a confrontarsi sui temi più sensibili per l’universalismo in salute. Diverse discipline scientifiche (medicina e sanità pubblica, sociologia, economia, diritto), diversi ruoli di rappresentanza (amministratori, imprese e forze sociali, attivismo e comunicazione), diverse generazioni (giovani e vecchi professionisti) hanno così occasione di confrontarsi per comprendere meglio fenomeni anche controversi, come è accaduto nel seminario LABOSS di Fiesole 2023. A Fiesole si sono esaminati tre temi: la storia del sistema sanitario italiano alla luce dell’universalismo, la dialettica più recente del rapporto pubblico e privato in sanità, e l’impatto sulla salute (disuguale) di queste trasformazioni.  La documentazione preparatoria del seminario  è disponibile in copia al sito https://www.saluteinternazionale.info/2023/09/giornate-fiesolane-di-politica-sanitaria-6-8-settembre-2023-documentazione/. Si riassumono di seguito le principali conclusioni del seminario.

L’universalismo nelle cure e nella promozione della salute è la stella polare, di fondamento costituzionale, da seguire per continuare a garantire salute e benessere sempre più uguale nella popolazione e nei territori, sia in sanità che nelle politiche a impatto sulla salute.

Questo significa che il finanziamento dei livelli essenziali di assistenza LEA nel Servizio Sanitario Nazionale SSN deve rimanere su base fiscale e proporzionale alle capacità contributive, senza facoltà di opting out. Ogni altra copertura assicurativa privata o corporate deve riguardare livelli di assistenza integrativi e non sostitutivi, e non deve dar luogo a benefici fiscali che sottraggano risorse al SSN.  Il severo sottofinanziamento di cui soffrono i LEA del SSN potrebbe trovare compensazione a svantaggio di altri livelli essenziali di prestazione LEP in altri settori delle politiche pubbliche, decisione che richiede una solida base di conoscenze sul beneficio marginale prodotto dai vari LEA e LEP, conoscenze che richiedono un’adeguata metrica di misura del beneficio di queste diverse forme di tutela.  L’alternativa del razionamento di qualche LEA non è percorribile in assenza di una metrica comparativa del livello di tutela assicurato da ogni LEA. Ulteriore possibilità è l’aumento del prelievo fiscale, soprattutto quello di scopo per venire incontro al modello della economia e finanza di impatto sociale. Infine rimane la possibilità di aumentare la produttività, che in sanità significa soprattutto agire sull’appropriatezza, fattore ancora poco esplorato e difficile da operazionalizzare.

Sul versante dell’erogazione, il  ruolo del privato accreditato deve essere regolato sotto regia pubblica guidata esclusivamente dalla necessità di coprire il fabbisogno in modo efficiente. La libera professione risponde alla legittima esigenza di libertà di scelta  del medico e dell’assistito, ma deve essere regolata esclusivamente nell’intramoenia con tetti compatibili con gli scopi di soddisfazione del fabbisogno in urgenza. L’esternalizzazione di attività del SSN, soprattutto quelle più legate alle funzioni core del SSN (come le PPP, i medici di emergenza a gettone, i gruppi di cure primarie, la digitalizzazione, le Case della Comunità) deve essere giustificata in base a trasparente verifica sperimentale di convenienza nel rapporto costo-benefici/sicurezza, valutazione che può essere esigibile come condizione di approvazione della esternalizzazione stessa.

E’ impegno di LABOSS contribuire a far crescere le conoscenze su minacce, rischi e opportunità per l’universalismo e farle circolare nelle sedi dove possono aiutare i processi decisionali ad essere meglio informati.

A cura di Giuseppe Costa, Università di Torino,

giuseppe.costa@unito.it

 

I determinanti politici della salute

 

Fonte saluteinternazionale.info che ringraziamo

Autori:  Primo Buscemi, Gabriele Cerini, Francesco Giannuzzi, Simone Iadevaia e Lorenzo Latella

I determinanti politici della salute, agendo a monte rispetto ai determinanti sociali, influenzano la salute della popolazione e contribuiscono ad attenuare o esacerbare le disuguaglianze di salute.

L’influenza dei determinanti sociali sulla salute delle popolazioni è al giorno d’oggi ampiamente riconosciuta. La World Health Organization (WHO) definisce i determinanti sociali di salute come quei fattori non medici che influenzano la salute, comprendenti le condizioni in cui le persone nascono, crescono, lavorano, vivono e invecchiano e, in senso più ampio, l’insieme delle forze e dei sistemi che plasmano le condizioni di vita quotidiane. Questi ultimi includono le norme sociali, le politiche economiche e il sistema politico. [1]

Daniel E. Dawes, uno dei principali promotori dell’Affordable Care Act (ObamaCare), nonché consulente per la COVID-19 Health Equity Task Force della Casa Bianca, ha pubblicato nel 2020 un libro in cui sostiene che i fattori politici dovrebbero essere considerati in modo distinto dai determinanti sociali della salute. [2] Infatti, quelli che Dawes definisce determinanti politici della salute, agiscono a monte rispetto ai determinanti sociali della salute, svolgendo un ruolo fondamentale nel generare, sostenere ed esacerbare i determinanti sociali, che a loro volta influenzano la salute della popolazione, attenuando o incrementando le disuguaglianze di salute.

A livello globale, sono molti gli esempi dell’impatto della politica sulla salute della popolazione: la iniqua distribuzione dei vaccini anti-Covid-19 nel mondo (sottolineati da varie dichiarazioni WHO), il reclutamento di operatori sanitari da parte di paesi sviluppati che soffrono carenze di personale in paesi da cui originano flussi migratori, le politiche di assimilazione razziale di fine ‘800 in Australia che portarono alla “Generazione Rubata” (vedi Nota) con gravi conseguenze sulla salute fisica e mentale degli individui, le conseguenze della Brexit sulla salute e l’assistenza sanitaria nel Regno Unito e nei paesi dell’Unione Europea (per approfondire: “La Brexit fa male alla salute”). [3]

Una nuova cornice concettuale

Dawes definisce i determinanti politici della salute come quei fattori “implicanti il processo sistematico di strutturare le relazioni, allocare le risorse e amministrare il potere, che operano simultaneamente, rafforzandosi reciprocamente o influenzandosi a vicenda, per determinare le opportunità che possono ridurre o esacerbare le disuguaglianze di salute”. I determinanti politici della salute creano le condizioni strutturali e i fattori sociali che, a loro volta, influenzano tutte le dinamiche coinvolte nella salute, come, ad esempio, le condizioni ambientali, la sicurezza nei trasporti, l’insicurezza abitativa e la mancanza di opzioni alimentari sane. Riflettere sul ruolo che svolgono i determinanti politici significa analizzare come il potere, le istituzioni, gli interessi e le posizioni ideologiche possono influenzare la salute nel contesto di differenti sistemi politici e culture, e a diversi livelli di governance.

 

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¿Mejora la sanidad cuando se privatiza?

nimito/Shutterstock

Juan Alguacil Ojeda, Universidad de Huelva; Angel R. Zapata-Moya, Universidad Pablo de Olavide; Carmen Rodríguez Reinado, Universidad de Huelva; Juan Antonio Córdoba Doña, Junta de Andalucía; Soledad Márquez, Junta de Andalucía y Vanesa Santos, Universidad de Huelva

Actualmente, existe una tendencia a la privatización de los sistemas sanitarios en la mayoría de países occidentales.

Los principales argumentos a favor de la privatización son que el aumento de la competitividad mejoraría la calidad del servicio y reduciría los costes a través de innovación y mejoras en gestión, además de aumentar las oportunidades de empleo.

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Colpire i bambini per punire i genitori.

 

Fonte Saluteinternazionale.info  che ringraziamo 

Chiara Saraceno

I due esempi più espliciti di sacrificio dei diritti dei figli per colpire i genitori riguardano i figli delle coppie dello stesso sesso e delle madri condannate penalmente. Le scelte del governo sulla famiglia.

Colpire bambini e adolescenti per punire i genitori. Non è una storia nuova e non solo italiana. Ma l’Italia, tra i paesi occidentali democratici, mostra una particolare pervicacia nel farlo, anche quando in contemporanea ci si lamenta della bassa fecondità e del crescente squilibrio tra le fasce di età a sfavore dei più giovani. Tra gli episodi più recenti, che vedono il governo in carica attivamente impegnato nel sacrificare i diritti dei bambini, in quanto figli, per colpire i genitori vi è il rifiuto della normativa europea circa il riconoscimento transfrontaliero della bigenitorialità nel caso di figli di coppie dello stesso sesso e la mancata approvazione della proposta di legge che mirava ad evitare che i figli piccoli di madri condannate al carcere siano di fatto sottoposti al regime carcerario. Aggiungerei la resistenza a concedere la cittadinanza italiana a bambini nati e cresciuti in Italia e in Italia scolarizzati, ma con genitori stranieri. Anche se in questo caso non si tratta direttamente di sacrificare i figli per punire i genitori, si tratta pur sempre di considerare questi bambini come pure appendici dei genitori, a prescindere dal fatto che la nazionalità di questi ultimi costituisca un mondo culturale e talvolta anche linguistico largamente sconosciuto ai figli. Aggiungo il paradosso di un paese, l’Italia, che riconosce la cittadinanza (incluso il diritto di voto) ai discendenti dei propri emigrati che spesso non conoscono l’Italiano e mai sono venuti neppure fuggevolmente in Italia, mentre lo ostacola a chi in Italia nasce e in Italia si forma.

 

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Alcuni indizi per una prova…

 

Fonte: SNOP.IT

Quando arriva un nuovo governo, anche politicamente molto diverso da quelli precedenti, è  lecito chiedersi “come andranno le cose per le materie di cui ci occupiamo?”.

Vediamo alcuni segnali recenti in tema di salute di tutti e di salute nei luoghi di lavoro.

Il disegno di legge “Calderoli” sull’autonomia differenziata “individua i principi per l’attribuzione di funzioni alle Regioni che abbiano chiesto l’accesso a forme e condizioni particolari di autonomia per una o più materie richiamate dall’art 116, terzo comma, della Costituzione” e “definisce le modalità procedurali di approvazione, modifica e cessazione di efficacia delle intese fra lo Stato e la singola Regione”. Si tratta di ben 24 materie che sono state riconosciute di potestà legislativa concorrente con lo Stato.  Tra queste la tutela e sicurezza sul lavoro, l’istruzione, la produzione il trasporto e la distribuzione dell’energia e, ancora, la tutela della salute e il governo del territorio.

Per leggere l’articolo completo vai alla fonte SNOP.IT