Antibiotic use on Kenya’s dairy farms is putting consumers and animals at risk

Per leggere l’articolo tradotto in italiano clicca l’icona blu (la quarta da sinistra in fondo alla pagina)  google translate . Per un uso professionale o di studio raccomandiamo  di fare riferimento al testo originale.

 

Dishon Muloi, International Livestock Research Institute and Arshnee Moodley, CGIAR System Organization

Farmers often use antibiotics to keep their livestock healthy. They’re sometimes used as “quick fixes”, to avoid more costly management measures like regular disinfection, waste management, routine vaccination or provision of clean drinking water.

Animal husbandry now accounts for about two thirds of the global consumption of antibiotics. As livestock and fish production grows, by 2030 the consumption of antibiotics is projected to increase by 67%.

Worryingly, this overuse in food animal production can create problems for both animals and people.

It can contribute to the development of antibiotic-resistant bacteria which, through food or environmental exposure such as drinking contaminated water, can be transmitted to people.

This means that some antibiotics may become ineffective in treating human infections. Antibiotic resistant infections are associated with 4.95 million deaths globally every year. Sub-Saharan Africa accounts for 22% of these.

Similarly, animals can also become infected with antibiotic-resistant bacteria. This leads to infections that are difficult or impossible to treat.

Our latest study, which focused on the central Kenyan highlands, looked at antibiotic use on smallholder dairy farms as well as antibiotic quality (substandard or counterfeit antibiotics).

Kenya is one of the largest milk producers in Africa and one of the countries with the largest per capita consumption of milk. About 80% of the milk produced in Kenya comes from smallholder farmers.

We found that smallholder farmers weren’t using antibiotics properly and were buying poor quality products. Also, traces of some antibiotics were found in milk.

This puts the health of both people and animals at risk.

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È necessario proseguire gli sforzi per combattere l’antibiotico-resistenza (AMR) nell’uomo e negli animali

Riteniamo utile riprodurre questo comunicato dal sito dell’Autorità per la Sicurezza Alimentare EFSA  .Per tutti gli approfondimenti raccomandiamo di fare riferimento al testo pubblicato alla fonte

Secondo un rapporto pubblicato oggi dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) congiuntamente al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), la resistenza dei batteri Salmonella e Campylobacter agli antimicrobici di uso comune continua a essere osservata di frequente nell’uomo e negli animali.

La resistenza congiunta ad antimicrobici di importanza primaria in medicina umana rimane però molto bassa, tranne che in alcuni tipi di Salmonella e Campylobacter coli in alcuni Paesi.

È inoltre aumentata la percentuale di isolati di Escherichia coli da animali destinati alla produzione di alimenti che presentano una “suscettibilità completa” o “zero resistenza” ai principali antimicrobici. Questo dato, insieme alla diminuzione della prevalenza di isolati di E. coli produttori di ESBL o AmpC – enzimi che possono rendere inefficaci alcuni antibiotici – dimostra i progressi compiuti nella riduzione dell’antibiotico-resistenza (AMR) in E. coli da animali destinati alla produzione di alimenti in diversi Stati membri dell’UE.

Hanno dichiarato Carlos Das Neves, direttore scientifico dell’EFSA, e Mike Catchpole, direttore scientifico dell’ECDC: “Anche se abbiamo registrato risultati positivi grazie alle misure attuate per ridurre l’AMR, è essenziale continuare a unire le forze per controbattere questa minaccia mondiale. L’approccio One Health ci ricorda che per affrontare l’antibiotico-resistenza è necessario congiungere le forze tra diversi settori: quello della salute umana, della salute animale e dell’ambiente”.

Per Salmonella la resistenza ai carbapenemi è stata riscontrata in isolati dall’uomo, ma non da animali destinati alla produzione di alimenti; per E. coli la resistenza ai carbapenemi è stata rilevata in isolati da animali da produzione alimentare[1]. Sebbene l’insorgenza di resistenza ai carbapenemi sia attualmente segnalata a livelli molto bassi in isolati sia dall’uomo che da animali, negli ultimi anni un numero crescente di Paesi ha segnalato la presenza di batteri produttori di enzimi carbapenemasi in varie specie animali. Ciò richiede attenzione e ulteriori indagini dal momento che i carbapenemi sono una classe di antibiotici di ultima istanza e qualsiasi rilevamento di resistenza ad essi è motivo di preoccupazione.

Tra il 2013 e il 2022, in pazienti umani, almeno la metà dei Paesi dichiaranti ha osservato tendenze all’aumento della resistenza ai fluorochinoloni in isolati di Salmonella Enteritidis e Campylobacter jejuni, solitamente associata al pollame. Questo dato è preoccupante per la salute pubblica poiché nelle rare occasioni in cui le infezioni da Salmonella o Campylobacter evolvono in malattie gravi, i fluorochinoloni sono tra gli antimicrobici utilizzati per il trattamento.

Un terzo dei Paesi ha osservato tendenze alla diminuzione della resistenza ai macrolidi in isolati di Campylobacter dall’uomo, in particolare per C. coli. Questo dato è degno di nota perché l’aumento della resistenza ai fluorochinoloni fa sì che i macrolidi diventino sempre più importanti per il trattamento delle infezioni alimentari gravi nell’uomo.
In due terzi dei Paesi dichiaranti la resistenza di isolati umani a penicilline e tetracicline è diminuita nel tempo in Salmonella Typhimurium, solitamente associata a maiali e vitelli. Questi antimicrobici sono utilizzati spesso per trattare infezioni batteriche nell’uomo e negli animali.

La resistenza agli antimicrobici rimane un grave problema di salute pubblica che deve essere affrontato su diversi fronti e da più soggetti. Sono necessarie misure specifiche per ridurre la comparsa e la diffusione di batteri resistenti agli antimicrobici. Tra questi promuovere un uso oculato degli antimicrobici, supportare il miglioramento delle prassi di prevenzione e controllo delle infezioni, incrementare la ricerca e l’innovazione nello sviluppo di nuovi antimicrobici nonché l’attuazine di politiche e procedure a livello nazionale.

L’EFSA sta pubblicando sul proprio sito diverse pagine interattive per comunicare sul tema, ad esempio:

Gli agenti patogeni batterici hanno ucciso 7,7 milioni di persone nel 2019, ma attirano a malapena finanziamenti per la ricerca

 

Sorveglianza delle malattie 23/11/2022 • 

Fonte Health Policy Watch

che ringraziamo

N.B   La traduzione è stata fatta con google translator. Per un uso professionale fare riferimento al testo originale in lingua inglese . editor

Si stima che circa 7,7 milioni di persone siano state uccise da agenti patogeni batterici nel 2019, secondo uno studio pubblicato su The Lancet questa settimana, rendendo questa la seconda causa di morte a livello globale nel 2019.

Circa 33 agenti patogeni batterici in 11 sindromi infettive sono stati collegati al 13,6% di tutti i decessi globali nel 2019, secondo lo studio, condotto dall’Institute of Health Metrics and Evaluation (IHME) dell’Università di Washington

Quasi il 55% di queste morti batteriche proveniva da soli cinque agenti patogeni: Staphylococcus aureus, Escherichia coli, Streptococcus pneumoniae, Klebsiella pneumoniae e Pseudomonas aeruginosa.

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INAIL. PREVENZIONE E CONTROLLO DELLA RESISTENZA ANTIMICROBICA PER I LAVORATORI ESPOSTI NEGLI ALLEVAMENTI AVICOLI E SUINICOLI

LA RESISTENZA ANTIMICROBICA
La resistenza agli antimicrobici (AMR) è il fenomeno per il quale un microrganismo acquisisce la resistenza all’azione di un farmaco antimicrobico a cui generalmente risulta sensibile per il trattamento delle infezioni da esso causate. Il problema può riguardare tutti i tipi di farmaci antimicrobici: gli antibatterici (detti anche antibiotici), gli antifungini, gli antivirali e gli antiparassitari; questa monografia esamina l’AMR in relazione all’uso degli antibiotici in allevamento.
L’antibiotico-resistenza è un meccanismo evolutivo insito nei batteri, i quali esprimono naturalmente geni di resistenza per contrastare tossine e sostanze prodotte da altri batteri competitori con cui condividono la stessa nicchia ecologica. Si riconoscono due tipologie di resistenza: intrinseca e acquisita. La resistenza intrinseca è determinata da caratteristiche fisiologiche o anatomiche del batterio, che impediscono al farmaco di agire sul target……

La Brochure Inail

PrevenzioneAntimicrobicaAllevamenti

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