Selezione di notizie, informazioni, documenti, strumenti per la promozione della salute e della sicurezza negli ambienti di lavoro e di vita. Diario Prevenzione è online dal 1996. Progetto e realizzazione a cura di Gino Rubini
Categoria: Migrazioni legali e sicurezza nel lavoro
È online la dichiarazione di Erice su “La tutela della salute dei migranti. Una sfida di equità per il sistema sanitario pubblico”, predisposta al termine dell’omonimo corso residenziale svoltosi a Erice, in provincia di Trapani, dal 28 marzo al 2 aprile 2022 nell’ambito della Scuola Superiore di Epidemiologia e Medicina Preventiva della Fondazione e Centro di Cultura Scientifica “Ettore Majorana”.
La Dichiarazione è già stata sottoscritta da 92 professioniste e professionisti di vari ambiti (tra cui accademia, istituti di ricerca e aziende sanitarie) che hanno preso parte al corso e da altre 86 persone interessate ai temi affrontati. La dichiarazione contiene dieci richieste in forma di sollecitazioni, raccomandazioni o auspici, rivolte al mondo della politica e in particolare a quanti rivestono il ruolo di decisori, alle istituzioni pubbliche con particolare riferimento a quelle operanti nel settore della salute e in quello sociale, alle università e alle altre agenzie formative, agli enti di ricerca, alle società scientifiche, agli ordini e collegi professionali, ai mass media, alle comunità di migranti, alle organizzazioni della società civile nonché alle singole persone interessate a impegnarsi nel promuovere l’equità nella salute e nell’assistenza. Continua a leggere “Dichiarazione di Erice 2022 “La tutela della salute dei migranti. Una sfida di equità per il sistema sanitario pubblico””
Evitando i propri obblighi nei confronti delle persone in cerca di asilo sulle sue coste, il governo del Regno Unito ha firmato oggi un accordo con il Ruanda per inviare lì i richiedenti asilo attraverso la Manica.
Nel 2020 82 milioni di persone sono state obbligate a lasciare i loro territori per migrazione interna o esterna, nella maggior parte dei casi dovuta a conflitti armati e violenze locali.
Di rifugiati, profughi e più in generale si parla molto ogni giorno con esclusiva enfasi sulla loro capacità invasiva (rischio terrorismo, rischio importazione religione islamica, rischio competizione nell’accesso al lavoro, rischi trasmissione malattie infettive). Non uno di questi rischi è reale o perché è inesistente o perché è quantitativamente risibile. Ma di questo si parla e anche chi combatte questi stereotipi xenofobi e inaccettabili si limita troppo spesso a contestare la consistenza dei rischi che la propaganda enuncia, senza tuttavia riuscire a spostare il dibattito sulle vere questioni e, fra esse, certamente quella della salute. Infatti, non si parla della salute di quella categoria confusa di persone che chiamiamo a volte rifugiati, a volte profughi a volte genericamente migranti. Non se ne parla nei media nazionali e nel dibattito politico, come se la questione della salute fosse un problema che non ci riguarda e che soltanto loro dovrebbero risolvere. Tale disattenzione (a dir poco) fa parte delle crescenti manifestazioni di disumanità, di razzismo, di violenza verbale (e talvolta fisica) che si moltiplicano e lentamente ed inesorabilmente diventano accettabili e accettate.
La COVID-19 costituisce un nuovo rischio sanitario emergente correlato al lavoro. Il presente documento di riflessione valuta i rischi spropositati cui sono esposti i lavoratori migranti, che sono già tra le forze lavoro più vulnerabili in Europa.
Analizza gli impieghi correlati a un rischio particolarmente elevato di esposizione alla COVID-19 e ai disturbi muscolo-scheletrici (DMS), un altro rischio principalmente correlato al lavoro.
I risultati mostrano che i lavoratori migranti sono sovrarappresentati negli impieghi ad alto rischio di esposizione alla COVID-19 e di disturbi muscolo-scheletrici, a conferma del fatto che la COVID-19 ha esacerbato diseguaglianze pregresse per questa categoria di lavoratori.
Il documento propone una serie di misure per garantire la tutela della salute e del benessere dei lavoratori migranti, incluse campagne di informazione mirate, accesso all’assistenza sanitaria e misure di sostegno all’occupazione.
Pubblichiamo questo Documento redatto da un gruppo di medici e non che operano in Liguria, alcuni soci dell’ Ecoistituto di Reggio Emilia e di Genova.Le considerazioni contenute in questo documento propongono al dibattito, in forma ordinata e puntuale, le domande legittime sugli errori e sugli atti mancati e sulle carenze strutturali e istituzionali che sono stati all’origine , fin dall’inizio, della perdita di governo da parte delle istituzioni e delle strutture sanitarie dell’evento epidemico Covid. Riteniamo importante il contributo di riflessione e di proposta del Documento per il governo e la gestione delle fasi 2 e successive. Diario Prevenzione è uno spazio a disposizione per promuovere e socializzare i contributi che ci verranno inviati sul tema. Editor
Segnaliamo la pubblicazione degli interventi al Convegno conclusivo del Progetto Livingstone.
Il Progetto Livingstone ha studiato le correlazioni tra i fenomeni migratori e le relazioni complesse con la tematica della salute e sicurezza nel lavoro.
Questo Progetto biennale finanziato da Inail ha impegnato una pluralità di competenze scientifiche al fine di sviluppare strategie innovative per la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori immigrati impiegati nei settori ad alto rischio infortunistico (in particolare il settore agro-zootecnico). Per leggere le comunicazioni del Convegno conclusivo che si è svolto il 30 gennaio 2020 vai al sito del PROGETTO LIVINGSTONE.
Pubblichiamo l’indice della Rivista Hesamag 20 dell’Istituto ETUI
27 janvier 2020, Mundo B, Rue d’Edimbourg 26, 1050 Brussels – 18h-20h.
L’Institut syndical européen (ETUI) a le plaisir de vous inviter à un débat sur “Le travail des migrants dans la forteresse Europe”, thème de la 20ème édition du HesaMag, la revue de l’ETUI sur la santé et la sécurité au travail. Pour s’inscrire
ETUI – Réunion stratégique annuelle sur la santé et la sécurité à Budapest
L’unité Santé, sécurité et conditions de travail de l’Institut syndical européen (ETUI) a organisé la réunion stratégique annuelle du Comité consultatif pour la santé et la sécurité au travail (ACSH WIG) qui s’est tenue à Budapest, en septembre 2019. Les participants ont discuté des questions les plus pertinentes et des priorités du programme de travail pour les années à venir. Lire la suite
ETUI – Job vacancies
The European Trade Union Institute (ETUI) is looking for a full-time Education Officer to develop the ETUI’s potential, advise on, and run EWC and SE-works councils training, particularly company-specific training. He/she will organise the ETUI’s training provision and input. Read more
Le Luxembourg sera le premier pays de l’UE à interdire le glyphosate fin 2020
Le Luxembourg sera le premier pays de l’Union européenne (UE) à interdire totalement les produits à base de glyphosate. L’interdiction se fera en trois phases : un retrait de l’autorisation de mise sur le marché au 1er février 2020, un délai d’écoulement des stocks jusqu’au 30 juin, la fin totale de toute l’utilisation des herbicides contenant du glyphosate pour le 31 décembre 2020. Cette mesure avait été annoncée dès décembre 2018 dans le cadre de l’accord pour la formation d’un nouveau gouvernement entre socialistes, libéraux et verts. Lire la suite
Deux pesticides toxiques pour la reproduction interdits dans l’Union européenne
Suivant l’avis de l’Agence européenne de sécurité des aliments (EFSA), la Commission européenne a décidé d’interdire deux pesticides : le chlorpyrifos et le chlorpyrifos-methyl. Il s’agit de deux organophosphorés qui entrent dans la composition de différents insecticides. La multinationale Corteva (ex-Dow Chemical rebaptisée Corteva depuis sa fusion avec DuPont en juin 2019) est le principal producteur mondial du chlorpyrifos. Elle l’a mise sur le marché en 1966. Il est actuellement utilisée dans environ 80 pays. La décision d’interdiction a été confirmée par un vote à la majorité des Etats membres de l’Union européenne le 6 décembre 2019. Lire la suite
Alberto, Mariarita, Giulia, Flavia, Federica, Antonella Vincenzo, Samuele, Najla, Anna, Adou, Valentina, Stefania. Medici, psicoterapeuti, mediatori interculturali, operatori di MEDU. Siracusa, Pozzallo, Augusta, Roma e tutti i luoghi di approdo nell’Italia di questo secolo. “Diversi corpi stessa mente”: ecco a cosa mi hanno fatto pensare questi racconti di sé nell’incontro con altri sé.
Donne e uomini con vite personali e professionali diverse, che provano a raccontarci quello che teste, pance, anime differenti hanno visto e sentito negli anni in cui hanno provato, e tutt’oggi provano, a dare una risposta alla domanda “e noi dove siamo?”. Ed è proprio nelle differenze che disegnano questo libro che emerge con prepotenza la mente, il cuore, la determinazione comune: ascoltare l’inascoltabile, provare a dare una cura, provare a trasformare gli effetti disumani su corpi e menti causati da una povera, abbrutita umanità. Professionisti addestrati ed allenati ad ascoltare ogni storia terribile e disumana. Ma lo sarete mai veramente? mi viene da chiedermi leggendo i vostri racconti.
Ognuno con un diverso scavare in quello che è stato sentito. Ognuno con una forza diversa nel dare aria ad una cassaforte in cui piano, piano, parola, dopo parola, sguardo dopo sguardo, mano dopo mano, si sono accumulati dolori invece che tesori.Dolori della vita degli altri e i dolori della propria. Per alcuni mettere su carta sembra essere quasi un percorso catartico, per altri più un dovere di memoria. Ma comunque l’importante tentativo di condividere e testimoniare quello che, da essere umani, si possa provare al racconto della disumanità esercitata dal nostro simile. “Si riemerge insieme a rivedere le stelle” si legge in un passo del libro. Ed è proprio il “farlo insieme” che esprime meglio il senso della comune determinazione: cercare in ciò che si ascolta qualcosa di sé, o cercare in sé qualche cosa del dolore degli altri. Guarire insieme da ferite che stanno sui corpi di chi le ha subite e di chi, insieme a loro, prova a dargli una voce e non lasciare che sussurrino al cuore di spezzarsi. E in quelle pagine è come se ognuno, medici e pazienti, facessero insieme la propria rivoluzione di umanità. I primi per provare a rispondere ai tanti perché che questa generazione dovrebbe porsi, i secondi per tornare a credere che l’uomo non sia solo quello che hanno visto tra deserti, mari, prigioni e nuove terre.
Perché i sommersi e i salvati a cui questo libro è dedicato, sono le quattordicimilasettecentoquarantaquattro vite sepolte nelle acque del mare Mediterraneo e tutti quelli che sono riusciti ad arrivare sull’altra sponda. Ma i sommersi e i salvati siamo anche tutti noi, chi decide che tutto questo è troppo per poter essere anche solo guardato e chi prova a guardare oltre e dare il proprio contributo per creare un nuovo collettivo senso di essere umani. Decidiamo di sommergere quando scegliamo di schedare, numerare, prendere impronte digitali invece che ricordare nomi, credere a storie, ascoltare paure e incoraggiare i sogni. È qui che il Senso di Umanità inizia ad imbarcare acqua. Continua a leggere “L’umanità è scomparsa”
Il caldo ha anticipato la maturazione dei raccolti che rischiano di rimanere nei campi senza il via libera all’ingresso in Italia dei lavoratori stagionali extracomunitari. E’ quanto afferma la Coldiretti che chiede l’immediata approvazione del Decreto Flussi 2019 che regola l’arrivo di manodopera dall’estero. Si tratta – sottolinea la Coldiretti – di una esigenza per l’agricoltura italiana dove i dipendenti stranieri offrono oltre ¼ della forza lavoro necessaria al settore.
Sono molti i “distretti agricoli” dove i lavoratori immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso – aggiunge la Coldiretti – della raccolta delle fragole nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva in Piemonte fino agli allevamenti da latte in Lombardia dove a svolgere l’attività di bergamini sono soprattutto gli indiani.
L’andamento climatico – prosegue la Coldiretti – aggrava il preoccupante ritardo che si registra rispetto allo scorso anno quando il via alla presentazione delle domande di ingresso on line, con il cosiddetto click day, scattarono il 31 gennaio. Nel 2018 – continua la Coldiretti – era stato autorizzato l’ingresso di 18 mila lavoratori stagionali provenienti da Albania, Algeria, Bosnia-Herzegovina, Corea (Repubblica di Corea), Costa d’Avorio, Egitto, El Salvador, Etiopia, Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, Filippine, Gambia, Ghana, Giappone, India, Kosovo, Mali, Marocco, Mauritius, Moldova, Montenegro, Niger, Nigeria, Pakistan, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Sudan, Tunisia, Ucraina. La maggioranza – conclude la Coldiretti – ha trovato lavoro in agricoltura che, insieme al turismo, è il settore che ha offerto maggiori opportunità occupazionali.
Il numero di stranieri presenti regolarmente nel nostro Paese nel 2012 era pari a circa 4 milioni (6,8% della popolazione residente). Nonostante la crisi economica, la quota di immigrati residenti ha continuato a crescere in modo costante: nel 2017, infatti, superava i 5 milioni in termini assoluti (8,3% della popolazione residente) (Istat, 2017)
Secondo stime dell’ISMU, gli stranieri irregolarmente presenti nel nostro Paese, sulla cui presenza non esistono dati ufficiali, si aggirano tra le 400.000 e le 500.000 persone (ISMU, 2017). Si tratta quindi di una quota assai modesta rispetto alla presenza complessiva di stranieri regolari (intorno al 6-8%). La composizione per Paese di provenienza ha subito una forte modificazione a partire dal 2004, in seguito all’inclusione di alcuni Paesi dell’Est Europa nell’Unione Europea, determinando un incremento dei flussi migratori provenienti da tali nazioni: la nazionalità più rappresentata è attualmente la rumena, seguita da quella albanese e marocchina. Continua a leggere “Infortuni nei lavoratori stranieri regolari”
” Lanciamo un appello di impegno civile a difesa della legalità a fronte di una politica senza più legge”
Il nuovo anno si apre con 32 persone che, ancora una volta, attendono da molti giorni (tredici, alla data di oggi) di poter sbarcare in un porto sicuro. Al caso della Sea Watch 3 si aggiunge quello della Sea Eye, con 17 persone raccolte lo scorso 29 dicembre.
Da giuristi non possiamo quindi che denunciare, ancora una volta, l’illegittimità di quanto sta, nuovamente, accadendo nel Mediterraneo: il diritto di sbarco in un porto sicuro viene posto in discussione in ogni singolo episodio di salvataggio, senza considerazione alcuna per le norme.
Sono solo gli ultimi casi di uno stillicidio ormai costante in spregio del diritto e fuori da ogni inesistente “invasione”, ammontando gli sbarchi nel 2018 a poco più di 20.000.
Come associazione ribadiamo che:
– il diritto internazionale del mare (Convenzione Sar sulla ricerca e il soccorso in mare ratificata dall’Italia nel 1989; Convenzione Solas sulla salvaguardia della vita umana in mare ratificata dall’Italia nel 1980 e la Convenzione delle Nazioni unite sul diritto del mare, ratificata nel 1994, tra le altre) prevede chegli Stati e, quindi, anche le autorità italiane, abbiano l’obbligo di adottare tutte le misure necessarie a che tutte le persone soccorse possano sbarcare nel più breve tempo possibile in un luogo sicuro;
– il rifiuto di consentire lo sbarco, in particolare a persone vulnerabili (donne e bambini, anche piccolissimi) sfuggite a torture e violenze, che oggi si trovano in permanenza prolungata su una nave in condizioni di sovraffollamento e di promiscuità e con bisogno di accesso a cure mediche e a generi di prima necessità viola inoltre le norme a tutela dei diritti umani fondamentali e sulla protezione dei rifugiati, in particolare l’art.2 (diritto alla vita) e l’art.3 (divieto di trattamenti inumani e degradanti) della Convenzione europea per i diritti dell’Uomo, oltre che il principio di non refoulement e il diritto di accedere alla procedura di asilo sanciti dalla Convenzione di Ginevra, dal diritto comunitario e dall’art.10 c.3 della Costituzione italiana.
Ci riserviamo di supportare e promuovere ogni azione giudiziaria nelle sedi competenti per ingiungere il rispetto del diritto e sanzionare le violazioni in essere e l’indebita strumentalizzazione della situazione di persone vulnerabili al fine di porre in discussione le regole di ripartizione dei richiedenti asilo nell’Unione Europea al di fuori delle sedi proprie.
Pertanto come associazione invitiamo tutti i soggetti istituzionali, al di là della loro competenza, a far sentire la loro voce anche con atti di impegno civile a favore di coloro che sono ostaggio di una politica senza più legge.
Per adesioni all’appello, che proponiamo alla sottoscrizione di enti, associazioni e persone interessate, contattareinfo@asgi.it
Riteniamo utile e giusto socializzare tramite Diario Prevenzione questa brochure prodotta dalla Deutsche Akademie der Naturforscher Leopoldina sul delicato problema dell’accoglienza dei rifugiati traumatizzati. L’esperienza dell’accoglienza, in Germania, è stata affrontata dal 2015 con l’accoglienza di oltre un milione di rifugiati, in particolare dalla Siria. Tra le migliaia di uomini, donne, giovani e ragazze vi erano numerosi casi di persone traumatizzate dalle violenze subite direttamente o come testimonianza di massacri cui erano sfuggite. Queste persone portatrici molto spesso di gravi perdite famigliari sono afflitte dai danni post trauma, con gravi disturbi del sonno, incubi notturni, disturbi del comportamento e difficoltà a regolare le proprie emozioni. Nella brochure redatta da un gruppo di studio molto qualificato e pluridisciplinare sono contenute le descrizioni dei casi e delle situazioni affrontate e raccomandazioni rivolte agli operatori sociali, ai responsabili di strutture di accoglienza, ai formatori per l’apprendimento della lingua sulle pratiche da adottare e quelle da cui rifuggire. I processi di integrazione dei rifugiati messi in atto dal governo tedesco hanno richiesto rilevanti investimenti di risorse finanziarie e professionali con risultati rilevanti.
Qui si può scaricare la versione in lingua inglese Traumatised refugees – immediate response required
(40 pagine – pdf )
Trentacinque organizzazioni in tutto il Canada si sono coalizzate per formare la rete per i diritti dei migranti il 18 dicembre, la Giornata internazionale dei migranti. L’alleanza mira a lottare per i diritti dei migranti e combattere l’ondata crescente di razzismo nel paese.
Unifor, Migrant Centre Resource Center Canada e No One is Illegal sono tra i membri della coalizione, che è composta prevalentemente da gruppi per i diritti dei migranti e organizzazioni sindacali.
Una piattaforma antirazzista e “educazione popolare”
Syed Hussan, coordinatore della Migrant Network Alliance for Change, ha detto che la rete lancerà una piattaforma in vista delle elezioni federali del 2019 sui principi dell’anticapitalismo, dell’antirazzismo e della giustizia dei migranti.
“Daremo un messaggio chiaro, coerente, forte ai partiti politici che non permetteremo loro di manipolare ulteriormente e dividerli come un modo per ottenere voti”, ha detto Hussan, citando il tono sempre più nativista del partito conservatore e l’estrema destra
Ha detto che la retorica della destra politica contro i rifugiati ha avuto qualche risonanza all’interno della comunità dei migranti, che sarà affrontata attraverso l’educazione popolare.
Il dl 113/2018 (cd. decreto Salvini), convertito con l. 132/2018, rivela un disegno unificatore, lucido e crudele: colpire gli emarginati, privandoli di dignità e diritti. Gli avvocati, i pm ed i giudici sono chiamati ad una sfida densa di valori costituzionali, con cui affrontare consapevolmente quella “linea di politica criminale, di politica sociale e di politica tout court”che ne costituisce la cifra dominante.
di Livio Pepino già consigliere della Corte di cassazione
direttore Edizioni Gruppo Abele
1. Tanto tuonò che piovve. Il decreto legge 4 ottobre 2018 n. 113, in tema di immigrazione e cittadinanza, è stato convertito, con piccole modifiche e integrazioni, nella legge 1 dicembre 2018, n. 132. Il Ministro dell’interno e segretario della Lega Matteo Salvini esulta. Non senza ragione, dal suo punto di vista. La rottura del sistema realizzata con il decreto – pur anticipata da provvedimenti di diversi governi e da tempo nell’aria – è, infatti, di grande portata.
I contenuti sono noti.
Si comincia con l’immigrazione.
Scompare il permesso di soggiorno per motivi umanitari (solo in parte sostituito da permessi parcellizzati per situazioni specifiche e limitate) e, con esso, la protezione che in questi anni ha contribuito in maniera significativa a dare attuazione al diritto di asilo previsto dall’articolo 10, comma 3, Costituzione; viene portato da 90 a 180 giorni il periodo massimo di possibile trattenimento nei centri di permanenza per i rimpatri (CPR) e viene introdotto il trattenimento per un massimo di 30 giorni in hotspot o in Centri governativi di prima accoglienza dei richiedenti asilo «per la determinazione o la verifica dell’identità e della cittadinanza» (così aumentando a dismisura l’area della detenzione amministrativa, id est del carcere senza reato); viene sostanzialmente smantellato il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati gestito dai Comuni (SPRAR), espressione di un modello di accoglienza inclusivo e diffuso sul territorio da oggi riservato esclusivamente ai titolari di protezione internazionale e ai minori non accompagnati, mentre i richiedenti asilo possono trovare accoglienza solo nei centri governativi di prima accoglienza e nei centri di accoglienza straordinaria (CAS); in caso di diniego dell’asilo è previsto, anche in pendenza di ricorso, l’obbligo di lasciare il territorio dello Stato (salvo gravi motivi di carattere umanitario) per chi è sottoposto a procedimento penale o condannato, anche con sentenza non definitiva, per alcuni reati gravi e di media gravità; viene previsto il rigetto della domanda di asilo per manifesta infondatezza in una pluralità di ipotesi, tra cui quelle, non certo eccezionali per chi fugge da guerre o persecuzioni, di ingresso illegale nel territorio dello Stato e di mancata presentazione tempestiva della domanda; viene affidata ai Ministeri degli esteri, dell’interno e della giustizia la predisposizione e l’aggiornamento di un «elenco dei Paesi d’origine sicuri» per i cui cittadini il diritto di asilo è concedibile solo in presenza di «gravi motivi» di carattere personale; vengono aumentati gli adempimenti a carico delle cooperative sociali che si occupano di migranti (e di esse soltanto) con la previsione dell’obbligo di pubblicare trimestralmente nei propri siti Internet o portali digitali «l’elenco dei soggetti a cui sono versate somme per lo svolgimento di servizi finalizzati ad attività di integrazione, assistenza e protezione sociale». Continua a leggere “Le nuove norme su immigrazione e sicurezza: punire i poveri”
L’invito a manifestare sabato prossimo, 27 ottobre, arriva da un nutrito gruppo di associazioni. Che affermano: “In Italia e in Europa risuonano forti campanelli di allarme. I princìpi di civiltà e di convivenza democratica sono tornati a essere bersagli di chi vuole dividere, reprimere, escludere, cacciare”
20 ottobre 2018
ROMA – “Con i migranti per fermare la barbarie”. Con questo slogan un nutrito gruppo di associazioni organizza una manifestazione in numerose piazze italiane. L’appuntamento è per sabato prossimo, 27 ottobre, “non in una ma dieci, cento città”, affermano. Già tante, come detto, le adesioni. Tra le organizzazioni aderenti troviamo Arci, Aidos, Actionaid, Antigone, Avvocato di Strada, Centro Astalli, Baobab, Cipsi, Cnca, Cocis, Cospe, Focsiv, Gruppo Abele, Legambiente, Libera, Lunaria, Oxfam, Terre des Hommes, Un Ponte per, ecc…
Pathways to Healthcare for Migrant Workers : How Can Health Entitlement Influence Occupational Health Trajectories ?
Rutas hacia la salud de los trabajadores migrantes : ¿cómo el derecho a los servicios de salud influencia en la salud ocupacional ?
Jill Hanley, Sylvie Gravel, Katherine Lippel et Jah-Hon Koo
RESUME’
Cet article présente les résultats d’une étude exploratoire sur l’accès aux services de santé des migrants à statut précaire. Une enquête a été menée auprès de 211 hommes et femmes migrants, et parmi ceux-ci, 31 ont été retenus pour un entretien en profondeur. Pour cet article, nous présentons les résultats concernant 78 travailleurs comprenant ceux recrutés en tant que travailleurs (travailleurs étrangers temporaires) ou qui n’ont pas d’accès au filet de sécurité sociale et doivent habituellement travailler (les sans-papiers). Une revue de la littérature est présentée, reliant le statut migratoire à l’accès aux soins de santé et aux problèmes de santé au travail. Nous présentons la méthodologie et ensuite les résultats qui décrivent les réseaux sociaux auxquels les travailleurs migrants ont recours pour répondre à leurs préoccupations en matière de santé, comprenant notamment les professionnels du Québec, et des ressources transnationales en santé. Ces résultats pourront être utiles aux professionnels de la SST pour comprendre certains obstacles auxquels font face les travailleurs migrants ayant subi un accident du travail ou une maladie professionnelle. Les difficultés d’accès aux soins de santé peuvent-elles compromettre le recours des travailleurs migrants victimes de lésions professionnelles ?
L’Articolo completo prosegue alla Fonte sulla Rivista PISTES
Corso di Perfezionamento Migrazione, Salute, Diritti: un approccio multidisciplinare alle relazioni interculturali
Migrazione, salute, diritti: le sfide al sistema italiano di accoglienza
Presentazione del Corso di Perfezionamento “Migrazione, Salute, Diritti: Un Approccio Multidisciplinare Alle Relazioni Interculturali” (2° Edizione) Sabato 20 gennaio 2018 Ore 9.30 – 13.00 Aula Magna Via Laura , 48
Dipartimento Scienze Politiche e Sociali, Università degli Studi di Firenze
Un gruppo di Organizzazione Non Governative ha sollevato preoccupazioni sulle condizioni per i lavoratori edili in Qatar, anche se i lavoratori cambogiani non sono ancora stati inviati al ricco paese del Medio Oriente.
Domenica scorsa, Central e BWTUFC hanno tenuto un seminario intitolato Safety of Migrant Workers on Construction con 60 lavoratori edili, per spiegare loro come migrare e lavorare in sicurezza all’estero.
Dy Thehoya, responsabile del programma per i diritti dei lavoratori di Central, ha detto che nel 2016 il Qatar ha dichiarato al Ministero del Lavoro della Cambogia che il Qatar ha bisogno di 33.000 cambogiani per lavorare nei cantieri in Qatar. Questo fatto ha spinto le ONG a sollevare le loro preoccupazioni e a organizzare un seminario per lavoratori a condizioni in Qatar.
“Non sappiamo ancora se ci saranno dei cambogiani inviati a lavorare in Qatar”, ha detto. “Ad ogni modo, oggi teniamo un seminario per far loro sapere le condizioni e trovare informazioni dettagliate prima di decidere di migrare per lavoro.”
Ha aggiunto che ci sono stati molti casi di lavoratori provenienti da paesi come il Nepal che hanno subito abusi in Qatar.
“C’erano operai del Nepal che hanno sofferto in Qatar, alcuni sono anche morti, quindi abbiamo voluto condividere queste informazioni con loro in modo che capissero”, ha detto.
Yan Thy, un segretario della Federazione della Cambogia dei sindacati dei lavoratori del legno e degli edifici, ha affermato che alcuni lavoratori non hanno compreso i potenziali problemi di rischio. Quando qualcuno promette loro un alto salario, se ne vanno senza riflettere, ha detto.
“Lavorare localmente è meglio che lavorare come migranti all’estero”, ha detto. “Non sanno chiaramente quali siano le condizioni di lavoro in Qatar.
“Speriamo che questo seminario ricordi loro di pensare se migrare o meno”, ha aggiunto.
Il ministero del lavoro ha confermato che, sebbene il regno l’anno scorso abbia sottoscritto un memorandum d’intesa con il Qatar per inviare lavoratori, l’accordo non ha ancora avuto effetto.
L’accordo è stato firmato a seguito di una richiesta del governo del Qatar per 100.000 lavoratori. È stato concordato che 33.000 lavoratori cambogiani sarebbero stati inviati per una serie di progetti, tra cui la Coppa del mondo 2022, che si terrà nella capitale, Doha.