Fonte : AFL-CIO
A day where we felt energized and ready to build on this historic victory for women’s rights and increase the number of working people who could access safe abortion and quality, affordable reproductive health care.
Selezione di notizie, informazioni, documenti, strumenti per la promozione della salute e della sicurezza negli ambienti di lavoro e di vita. Diario Prevenzione è online dal 1996. Progetto e realizzazione a cura di Gino Rubini
A day where we felt energized and ready to build on this historic victory for women’s rights and increase the number of working people who could access safe abortion and quality, affordable reproductive health care.
Una ricerca canadese ha messo in evidenza il fatto che solo il 6% delle lavoratrici intervistate ritiene che i DPI siano fatti su misura e progettati per loro. Molte donne si trovano in difficoltà quando i responsabili sicurezza aziendali propongono loro prodotti DPI inadeguati per forma, dimensioni e comfort perchè progettati per i maschi.
Le imbracature progettate per i lavoratori maschi non tengono conto che le donne … hanno il seno.
Non si possono poi apportare accomodamenti e modifiche, come afferma Jennifer Teaguel, responsabile dei processi di certificazione perchè questi interventi annullerebbero la certificazione dei prodotti.
Il fatto che solo il sei per cento delle donne canadesi affermi che i DPI che indossano sono progettati per loro, secondo Canadian Women’s Experiences with Personal Protective Equipment in the Workplace è un fatto assai preoccupante.
“Le donne non sono solo versioni ridotte degli uomini”, ha detto Teague. “Non è necessariamente accettabile acquistare solo taglie più piccole dello stesso DPI perché non è necessariamente adatto.” L’articolo riporta molti altri esempi di non appropriatezza dei DPI in commercio, progettati per i maschi e inadatti per le donne. Molte lavoratrici poi cercano soluzioni individuali comprandosi i DPI con i propri soldi . La tavola sopra descrive i costi per una lavoratrice canadese quando decide di fare da sè comprandosi DPI adattati o progettati per le donne.
Nell’articolo vengono illustrate una serie d’iniziative per intervenire sia sulle aziende produttrici dei dispositivi ( scarpe, imbracature, tute, caschi , maschere , ecc ) per una progettazione di genere dei dispositivi sia sugli Enti certificazione che non si sono posti il problema . Abbiamo riportato questa notizia e il link alla Rivista OHS Canada che ospita l’articolo non solo per soddisfare una curiosità ma per porre una domanda : in Europa e in Italia i DPI in commercio vengono progettati con l’attenzione dovuta , oltre agli aspetti di affidabilità per la sicurezza, verso le differenze del corpo femminile rispetto a quello maschile ?
Qualcuno/a ha sollevato il problema ?
L’articolo citato : PPE is failing women at work, just 6 per cent say safety gear is designed for them: Report
Fonte : SaluteInternazionale.info che ringraziamo
Chiara Lorini, Luigi Palmieri e Guglielmo Bonaccorsi
Il livello di istruzione è risultato un fattore predittivo importante per quanto riguarda la capacità di orientamento nel sistema sanitario, di comunicare con i medici e per le competenze in ambito vaccinale (maggiore il livello di istruzione, più elevate le abilità specifiche).
La prima survey europea sulla Health Literacy (HL) è stata condotta nel 2009-2012 in otto Paesi: è stata in questa occasione usata una metodologia di indagine solida, con un questionario a 47 item, successivamente replicata in altre nazioni europe e asiatiche. L’indagine ha confermato l’importanza dell’HL per la salute delle persone. Infatti, la survey europea e gli altri studi che ne sono seguiti hanno dimostrato che:
In conseguenza a questi primi risultati e facendo seguito alle raccomandazioni espresse dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel documento “Health Literacy. The solid facts” (2013), ove è stata richiamata la necessità di misurare con regolarità e con strumenti standardizzati la HL della popolazione e delle organizzazioni sanitarie, l’Ufficio Regionale OMS per l’Europa ha avviato l’iniziativa M-POHL (Measuring Population and Organizational Health Literacy, M-POHL) che ha previsto la costituzione di una rete d’azione per la misurazione routinaria della HL della popolazione e delle organizzazioni, e che vede attualmente coinvolti 28 Paesi.
La pandemia da COVID-19 ha avuto notevoli ripercussioni sull’uso dei servizi sanitari di base, in particolare quelli di salute materno-infantile, sia a causa delle restrizioni che del minore afflusso dell’utenza, timorosa di contrarre l’infezione nelle strutture sanitarie.
A gennaio 2022 la popolazione mondiale ha superato gli 8 miliardi di persone. Secondo il PRB (Population Reference Bureau) (1) entro il 2050 potrebbe raggiungere i 10 miliardi con un aumento di circa il 24% rispetto al 2020. Nonostante a livello globale il tasso di fertilità totale (TFR), definito come il numero medio di nascite per donna, sia sceso da 3,2 nel 1990 a 2,3 nel 2020 e la situazione pre-pandemica abbia evidenziato la tendenza ad un ritardo nella gravidanza nei paesi ad alto reddito, la percentuale di nascite da madri adolescenti di età compresa tra 15 e 19 anni è rimasta stabile in molti paesi a basso reddito.In questo quadro si inseriscono i dati OMS che raccontano come nel mondo ogni anno circa 370.000 morti al femminile siano causate da gravidanza mentre più di 8 milioni di morti infantili avvengano proprio nei Paesi a basso e medio reddito prima di aver raggiunto i cinque anni di età. Continua a leggere “Effetti collaterali della pandemia”
Fonte Oxfam Italia
Dalle consegne per l’e-commerce, al cibo sulla nostra tavola, al lavoro domestico: “risultanze visibili” di lavoratori “invisibili”, sfruttati, precarizzati, dai
diritti e dignità profondamente erosi e “valore sociale” scarsamente riconosciuto. Questo rapporto restituisce una fotografia delle moderne forme di sfruttamento lavorativo e di un mercato del lavoro nazionale profondamente
iniquo – con ampi divari territoriali, generazionali e di genere – e che produce strutturalmente povertà. E una riflessione sul senso e sul valore del lavoro e su
come le istituzioni dovrebbero riportare la dignità del lavoro al centro dell’agire politico.
Per scaricare il file pdf dell’articolo clicca QUI
Nel 2015, l’INRS ha avviato una ricerca sulle pratiche digitali, in particolare sulla messaggistica elettronica, di fronte alla comparsa di problemi di salute legati all’uso di questi strumenti in un contesto professionale. Vari rapporti hanno rivelato l’emergere di una norma implicita di connessione permanente per alcuni dirigenti e dipendenti, il moltiplicarsi di strumenti senza gerarchia o strategia di utilizzo, una tendenza a cancellare i confini tra vita privata e vita lavorativa, un carico di informazioni inflazionistiche per molti dipendenti.
Lo scopo del lavoro svolto dall’INRS era di andare oltre queste osservazioni, per esplorare strade per la prevenzione.
Da 2 anni la crisi sanitaria legata al Covid-19 porta ad un aumento “di emergenza” del lavoro a distanza. A ciò si è accompagnato il proliferare degli incontri in videoconferenza e un aumento della comunicazione mediata (messaggistica, telefono, ecc.), a scapito degli scambi faccia a faccia. Questi sviluppi amplificano le preoccupazioni circa la disintegrazione dei gruppi di lavoro, la sensazione di isolamento, l’interruzione dei confini tra la vita lavorativa e la vita al di fuori del lavoro. Sottolineano inoltre l’importanza delle relazioni di lavoro informali e del supporto sociale per il benessere dei dipendenti, nonché per l’efficienza dei collettivi a lungo termine. Queste circostanze rendono più importante costruire una vera strategia di utilizzo digitale per l’azienda. Gli obiettivi sono mantenere le prestazioni. Continua a leggere “Francia.INRS. Iperconnessione. Impatto dell’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC)”
Il rapporto qui proposto presenta la sintesi più aggiornata degli sforzi internazionali di ricerca per monitorare le disuguaglianze globali. I dati e le analisi presentati si basano sul lavoro di oltre 100 ricercatori in quattro anni, dislocati in tutti i continenti, che contribuiscono al World Inequality Database (WID.world), gestito dal World Inequality Lab. Questa vasta rete collabora con istituzioni statistiche, autorità fiscali, università e organizzazioni internazionali, per armonizzare, analizzare e diffondere dati comparabili sulla disuguaglianza internazionale.
I dati sono univoci: le disuguaglianze di reddito e di ricchezza contemporanee sono molto grandi. Un individuo adulto medio guadagna PPP € 16.700 (PPP USD 23.380) all’anno nel 2021 e l’adulto medio possiede € 72.900 (USD 102.600). Ma queste medie nascondono ampie disparità tra e all’interno dei paesi. Il 10% più ricco della popolazione mondiale attualmente prende il 52% del reddito globale, mentre la metà più povera della popolazione ne guadagna l’8,5%. In media, un individuo del 10% più ricco della distribuzione del reddito globale guadagna 87.200 € (122.100 USD) all’anno, mentre un individuo della metà più povera della distribuzione del reddito globale guadagna 2.800 € (3.920 USD) all’anno.
Molte decine di migliaia le ragazze e i ragazzi che hanno risposto all’appello dello sciopero per il clima. Alle 12 di questa mattina 24 settembre 2021 nel grande parco di fronte al Bundestag sono arrivati con i loro cartelli scritti a mano, con striscioni, molti sono piccoli, poco più che adolescenti. Hanno gli zaini coi libri di scuola e con le merende, si siedono in circolo nel grande prato in attesa che cominci la manifestazione. Dai loro cartelli scritti a mano si comprende perchè sono lì: ” Fermare il cambiamento climatico, non abbiamo un altro pianeta “, ” Care culture not car cultur”, ” il cambiamento climatico è peggio dei compiti a casa” Molti slogan oltre che in tedesco sono scritti in inglese. Questi adolescenti sanno bene come comunicare con efficacia: si piazzano davanti alle camere di tante televisioni internazionali con i loro cartelli. Il movimento, sia pure liquido, senza strutture organizzative visibili e ossificate, ha una propria organizzazione fluida, efficace, il servizio d’ordine svolto da questi adolescenti è inflessibile con coloro che non portano la mascherina o che non mantengono le distanze.
Continua a leggere “#fridaysforfuture . Una grande manifestazione per le strade di Berlino”
Immagine. Greta Thunberg. European Parliament, CC BY 2.0 , via Wikimedia Commons
Fonte : ilMitte.com che ringraziamo
Le elezioni sono ormai imminenti e Greta Thunberg, leader del movimento mondiale Fridays for future, si prepara a manifestare a Berlino venerdì, 24 settembre. Unendo la sua voce a quella degli attivisti che da settimane chiedono a gran voce che la protezione del clima diventi non solo parte del programma di governo, ma anche la priorità assoluta di chiunque diventi cancelliere.
La manifestazione a cui anche Greta Thunberg parteciperà, ha luogo in occasione di quella che è stata pianificata come una giornata mondiale di azione per chiedere “giustizia climatica”.
Nonostante il suo arrivo quasi coincida con le elezioni federali e cittadine, la famosissima attivista svedese ci tiene a precisare che non sarà nella capitale tedesca per supportare partiti politici, neanche quello di Annalena Baerbock. “Non siamo i lobbisti dei Verdi” ha dichiarato al quotidiano tedesco Tagesspiegel.
Sempre al Tagesspiegel, Greta Thunberg ha affidato una critica netta all’intero sistema politico tedesco. “In Germania nessun politico e nessun partito trattano la crisi climatica come un’emergenza” ha infatti dichiarato, con particolare riferimento alla “terribile tragedia delle inondazioni avvenute in estate (nella Germania occidentale, ndr)”.
Thunberg ha ribadito che da ogni parte si parla di protezione del clima, ma che allo stesso tempo nessuno vuole realmente smettere di bruciare carbone fino al 2038. Per questa ragione l’attivista svedese ritiene che la Germania, “come quasi tutti gli altri Paesi”, mancherà i suoi obiettivi relativi all’accordo di Parigi sul clima e all’aumento massimo della temperatura a non oltre 1,5 gradi.
Ha inoltre aggiunto che non si tratta di scegliere “il partito giusto”, ma che è “Assolutamente cruciale che le persone vadano alle urne e votino per l’opzione che pensano sia la migliore, o la meno peggio, qualunque sia”.
Thunberg ha infine ribadito che la necessità di un cambiamento immediato “è più grande che mai” e che la politica non è ancora riuscita a uscire dalle pastoie che impediscono una rapida ed efficiente soluzione del problema. “Per questo dobbiamo essere attivi, come cittadini di una democrazia, scendere nelle strade e in questo modo mobilitare le persone“.
Fonte : Eurofound
Autore/i: Ahrendt, Dafne ; Mascherini, Massimiliano ; Nivakoski, Sanna ; Sándor, Eszter
Risultati chiave:
Abstract
Il terzo round del sondaggio elettronico di Eurofound, condotto a febbraio e marzo 2021, fa luce sulla situazione sociale ed economica delle persone in tutta Europa dopo quasi un anno intero di convivenza con le restrizioni COVID-19. Questo rapporto analizza i principali risultati e tiene traccia degli sviluppi e delle tendenze in corso nei 27 Stati membri dell’UE da quando il sondaggio è stato lanciato per la prima volta nell’aprile 2020. Individua i problemi emersi nel corso della pandemia, come l’aumento dell’insicurezza del lavoro a causa della minaccia di perdita del lavoro, calo dei livelli di benessere mentale, erosione dei recenti progressi nell’uguaglianza di genere, calo dei livelli di fiducia nei confronti delle istituzioni, deterioramento dell’equilibrio tra lavoro e vita privata e crescita dell’esitazione ai vaccini.
E’ disponibile il testo digitale di questo sondaggio alla fonte Eurofound
Segnaliamo questo articolo pubblicato dal sito Openpolis
Assumere una prospettiva di genere può essere utile per cogliere la specificità dell’esperienza migratoria femminile. In quanto donne e spesso madri, oltre che straniere, le immigrate sono esposte a particolari vulnerabilità e a peculiari situazioni di marginalizzazione.
Degli stranieri residenti in Italia, più della metà sono donne. Parliamo di circa 2,6 milioni di straniere, ovvero il 51,8% di tutta la popolazione straniera residente.
Nel 2002, gli stranieri si dividevano piuttosto egualmente tra uomini e donne. A partire dal 2006, invece, si è registrato un lieve ma costante aumento nella presenza femminile fino al 2015, quando in Italia risiedevano 293mila donne in più rispetto agli uomini.
a cura di Mara Grasso Dors
Fonte : Dors.it che ringraziamo
Il rilancio del Sistema Sanitario Nazionale nel periodo post-pandemia può essere avviato se in possesso di una bussola che orienti. Il convegno on-line (8 aprile) dell’AIS (Associazione Italiana di Sociologia) e della sezione di Sociologia della Medicina e della Salute, con il patrocinio dell’ISS – Istituto Superiore di Sanità, ha offerto questa possibilità di riflessione. In questa occasione, è stato presentato il volume “Libro Bianco. Il Servizio Sanitario Nazionale e la pandemia da Covid-19. Problemi e proposte” curato da Giovanna Vicarelli e Guido Giarelli ed edito da Franco Angeli (2020) e che è possibile scaricare liberamente al fondo dell’articolo. Un capitolo, a cura di Marco Ingrossi e Giorgio Osti, è dedicato alla promozione della salute e all’importanza di riformare l’assetto dei servizi socio-sanitari per adottare un approccio salutogenico che si basi sulla educazione e promozione della salute in dialogo anche con i temi dell’ambiente.
Durante il convegno sono state analizzate quattro distorsioni del Sistema Sanitario Nazionale: quella distributiva, relativa alle disuguaglianze sociali di salute; quella culturale, relativa alla medicalizzazione della vita; quella strutturale, relativa al regionalismo differenziato; quella funzionale, relativa all’ospedalcentrismo.
Continua a leggere “Una bussola per il rilancio del Sistema Sanitario Nazionale”
Fonte Openpolis
L’indice sull’uguaglianza di genere (gender equality index), è uno strumento che monitora le disparità tra uomo e donna nei paesi dell’Unione europea. È stato sviluppato da Eige, l’istituto europeo per l’uguaglianza di genere, e si basa sull’analisi di numerosi indicatori relativi ad alcune aree specifiche, i cosiddetti domini. Cioè ambiti della vita quotidiana in cui le donne rischiano di trovarsi in condizioni di svantaggio rispetto agli uomini. Sono in tutto sei i domini considerati dall’indice:
A questi si aggiungerà in futuro un settimo dominio, quello relativo alla violenza contro le donne. Per il quale i primi dati saranno disponibili solo nel 2023.
67,9 su 100 il punteggio dell’indice sull’uguaglianza di genere 2020 per l’Unione europea
Con ben 83,8 punti la Svezia è prima tra i paesi Ue, a distanza di circa 30 punti dalla Grecia, ultima in classifica.
La Spagna è l’unico paese del sud a superare l’indice Ue.
Mentre quasi tutti gli stati del nord, tra cui Danimarca (77,4), Finlandia (74,7) e Paesi Bassi (74,1) superano ampiamente il punteggio medio Ue (67,9), lo stesso non si può dire per nessun paese del sud né dell’est Europa, fatta eccezione per la Spagna (72).
In questo senso l’Italia si posiziona al di sotto della media con un punteggio di 63,5 su 100, distante di circa 4 punti dal dato Ue. Chiudono invece la classifica la Grecia, insieme a Ungheria (52), Romania (54,4) e Slovacchia (55,5). (Fonte Openpolis)
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