INRS Francia. Pratiche di dipendenza sul posto di lavoro: comprensione e prevenzione

 

Da INRS Francia materiali prodotti per assistere le aziende nella gestione del problema delle dipendenze tra i lavoratori . Alcol, tabacco, cannabis, psicofarmaci… Il consumo occasionale o ripetuto di sostanze psicoattive può rappresentare un rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Un nuovo opuscolo INRS offre chiavi per aiutare le aziende a comprendere meglio e prevenire meglio i rischi professionali associati alle pratiche di dipendenza. Le spiegazioni del dottor Philippe Hache, medico dell’INRS.

Per accedere ai materiali  vai al sito INRS

Vedi inoltre questo opuscolo

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“Sono dipendente dal lavoro, ma mi sto prendendo cura di me stesso!” » : consapevolezza in soccorso dei « maniaci del lavoro »

« Je suis accro au travail, mais je me soigne ! » : la pleine conscience au secours des « workaholics » 

[ in coda abbiamo postato una traduzione in italiano per facilitare la lettura dell’articolo . Traduzione effettuata con google translator: il testo di riferimento resta l’articolo in lingua francese ]

Carole Daniel, SKEMA Business School; Elodie Gentina, IÉSEG School of Management et Jessica Mesmer-Magnus, University of North Carolina Wilmington

Connaissez-vous la « boulomanie » ? Il s’agit de l’addiction au travail, un terme issu de l’anglicisme « workaholism » pour décrire le besoin incontrôlable de travailler sans cesse, inventé par le psychologue et éducateur religieux américain Wayne Oates en 1971. Ce phénomène addictif n’est pas lié à la consommation de substance comme l’alcool ou la drogue, mais décrit une addiction comportementale, au même titre que l’addiction aux jeux d’argent et de hasard par exemple.

Les accrocs au travail sont des personnes qui ressentent un besoin de travailler si fort qu’ils n’hésitent pas à mettre en danger leur santé physique et mentale, ainsi que leurs relations interpersonnelles. Une étude récente indique que 37 % des actifs utilisent des outils numériques professionnels hors temps de travail. Sur le plan légal, l’addiction au travail a été ajoutée à la liste des risques psychosociaux.

L’addiction au travail ne qualifie pas l’augmentation ponctuelle du temps de travail, liée à un gros dossier à traiter par exemple. Pour parler d’addiction au travail, il faut que ce comportement devienne compulsif et qu’il perdure pendant plusieurs semaines. Comme pour d’autres addictions, cette dépendance s’installe petit à petit, souvent à l’insu de ses victimes. Le besoin compulsif de travailler s’installe sournoisement. Il empiète toujours un peu plus sur la vie de famille, les loisirs ou les vacances, au point de devenir source de conflit, voire de rupture.

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Se la barca affondasse …

Francesco Domenico Capizzi * – 25.11.2020

Sigaretta elettronica

Sembra nascere una nuova sindrome? La sindrome secondaria a Sars-2 Covi 19, una miscellanea di singole e molteplici situazioni associate potenzialmente patogenetiche che potrebbero persistere nel tempo, anche dopo la fine della pandemia:

– durante il lockdown della scorsa primavera i tabagisti abituali sono passati dal 23% a circa il 22% della popolazione adulta: 630 mila consumatori in meno mantenendo pressoché intatta la proporzione maschio/femmina. E’ confortante che oltre 200 mila persone tra i 18 e i 34 anni e circa 270 mila tra i 35 e i 54 anni abbiano rinunciato a fumare. Il fenomeno in sé positivo è, però, subito contraddetto dai quasi 4 milioni di persone che, nel medesimo periodo di chiusura, hanno debuttato nel club dei fumatori abituali e dai già fumatori, per così dire incalliti, che hanno incrementato il consumo quotidiano di tabacco. Il consuntivo complessivo, visto che “è la somma che fa il totale”, del consumo giornaliero medio di sigarette nel nostro Paese risulta balzare, in soli quattro mesi, dalle 11 alle quasi 13 sigarette consumate al giorno e, dunque, si è passati dai  circa 12 milioni ai quasi 14 milioni di fumatori.

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