Il cambiamento climatico aumenta le malattie infettive in tutto il mondo

Fonte  Climate & Capitalism  che ringraziamo 

di Neha Pathak
Yale Climate Connections, 22 febbraio 2023

Ondate di calore, inondazioni, siccità e temperature in aumento alimentate dai cambiamenti climatici hanno reso il mondo più vulnerabile alle epidemie e alla diffusione di un’ampia varietà di agenti patogeni, da batteri e virus a funghi e protozoi.

Il cambiamento climatico ha già aumentato il rischio di quasi il 60% di tutte le malattie infettive conosciute, comprese le malattie trasmesse da zecche e zanzare – come la malattia di Lyme e la dengue – e varie infezioni trasmesse da cibo e acqua, secondo un’analisi pubblicata sulla  rivista  Nature Climate Cambia .

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2023. La pandemia COVID-19 non è finita

Fonte : Saluteinternazionale che ringraziamo 

The Lancet

Il governo Cinese ha reagito all’ondata di proteste contro la politica  “zero-Covid”, ponendo fine alla maggior parte delle restrizioni. L’improvvisa inversione di tendenza ha causato una rapida diffusione  dell’infezione in molti milioni di cinesi nel dicembre 2022. Piuttosto che affidarsi alla speranza che la pandemia sia finita, abbassando la guardia e pensando che il problema sia da qualche altra parte, occorre che tutti restino vigili. La pandemia è tutt’altro che finita (1).

3 anni fa, era il 5 gennaio 2020, il Dipartimento delle Zoonosi dell’Istituto Nazionale per il Controllo e la Prevenzione delle malattie trasmissibili (Chinese Center for Disease Control and Prevention) annunciò l’isolamento di un nuovo Coronavirus responsabile di un’ondata di malattie respiratorie. Il 30 gennaio l’OMS dichiarò un’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale. Nonostante i molti sforzi degli ultimi 3 anni per cercare d’imparare dalla pandemia e nonostante le discussioni sui trattati internazionali per prepararsi alla pandemia, la risposta globale rimane inadeguata e frammentata. Nel 2023, lungi dall’essere alla fine della pandemia (come da molti auspicato e come annunciato negli USA dal presidente Biden nel settembre dello scorso anno), c’è una nuova, pericolosa fase che richiede un’urgente attenzione.

Lo scorso 7 dicembre, il governo Cinese reagì all’ondata di proteste contro la sua politica draconiana cosiddetta “zero-Covid”, ponendo fine alla maggior parte delle restrizioni.

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A quando una vera integrazione Ambiente Salute?

di Fabrizio Bianchi e Mauro Valiani

Fonte Quotidiano Salute che ringraziamo 

Il recente decreto legge n.36, che ha perso per strada l’incremento di risorse per il personale dei Dipartimenti di Prevenzione delle ASL, merita di essere discusso. Diversi si sono già pronunciati su QS, ad esempio Bisceglia e altri per l’Associazione Italiana di Epidemiologia, noi ci proponiamo di offrire qualche spunto sulla prevenzione necessaria e quindi sui Dipartimenti di Prevenzione (DP) delle ASL, così essenziali e così bistrattati.

 

La pandemia ha evidenziato, ancora una volta, la natura interconnessa dei nostri sistemi planetari, dalle origini zoonotiche delle malattie e la loro relazione con il nostro ambiente naturale e sistemi alimentari, alla maggiore vulnerabilità alle malattie derivante dalla disuguaglianza sociale, dall’inquinamento dell’aria e altri fattori ambientali. Come ci indicano le grandi Agenzie dell’OMS, la strategia One Health è un approccio integrato e unificante che mira ad equilibrare e ottimizzare in modo sostenibile la salute di persone, animali ed ecosistemi. Il raggiungimento della visione di sostenibilità dell’UE per il 2050 è veramente messo a rischio dai venti di guerra, ma anche dalla mancanza di volontà politiche e cambiamenti decisivi nel carattere e nell’ambizione delle azioni.

Assai rilevante è la recente approvazione della legge costituzionale che modifica gli articoli 9 e 41 della Costituzione, introducendo tra i principi fondamentali la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi e l’attenzione al destino delle future generazioni. Effettivamente, per i costituenti, nel dopoguerra, l’attuale emergenza ambientale e climatica non era immaginabile. Questo nuovo quadro ‘chiama’ una revisione delle politiche e delle pratiche, delle risorse e dell’assetto organizzativo dei servizi pubblici più direttamente connessi con questa materia.

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Di fronte a una multicrisi fuori controllo

Autori : Claudia Cosma e Benedetto Saraceno

È inedito per l’umanità doversi misurare con la contestualità di una pandemia respiratoria, una guerra con minaccia di escalation nucleare e l’incombere di cambiamenti climatici di natura antropica.

Spesso nella storia epidemie e guerre si intrecciano. Alcune volte i destini delle seconde sono intimamente legati all’imprevisto di una pestilenza. Si narra in proposito che per secoli l’arma difensiva più potente in Europa per resistere a un’aggressione fosse il tifo, malattia che puntualmente falcidiava le potenze assedianti impedendo la conquista di una stabile egemonia nel Vecchio Continente (1). È abbastanza inedito, tuttavia, per l’umanità doversi misurare con la contestualità di una pandemia respiratoria, una guerra con minaccia di escalation nucleare e l’incombere di cambiamenti climatici di natura antropica. Una trama sofferta che merita, anzitutto, un lessico appropriato oltre che strumenti adeguati per comprendere e affrontare le sfide che ne derivano in termini di salute pubblica.

È lungo questi binari che va interpretato un breve, ma densissimo editoriale del British Medical Journal (BMJ) (2), a firma del suo editor-in-chief Kamran Abbasi, che ripercorrendo una lunga serie di articoli pubblicati dalla rivista negli ultimi due anni punta un faro sulle crisi incontrollate dei giorni nostri ovvero quella climatica, quella pandemica e la più recente frutto dell’invasione militare mossa dalla Russia contro l’Ucraina. Se ne ricava così un contesto di plurime emergenze o, come definito dal BMJ, di multicrisi, che vede da una parte l’incapacità di farvi fronte simultaneamente dall’altra, come naturale conseguenza, lo spettro di un rimbalzo incessante e privo di soluzioni efficaci da una crisi all’altra. L’attenzione delle istituzioni e dei governi, del resto, si direbbe venire catturata con maggiore facilità dalla crisi cronologicamente più recente, facendo sfumare la focalizzazione sulle altre. Deriva da questo modo di procedere la tentazione di parlare di missione compiuta o di crisi sotto controllo anche quando non appare vero, aggrappandosi a un magic bullet da presentare come chiave di volta per porre fine all’emergenza.

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“…e dopo il COVID? Proteggere la salute e l’ambiente per prevenire le pandemie e altri disastri”

Segnalazione Libro

 

-Quale prevenzione è possibile? Come proteggere salute e ambiente?

Anche se la COVID-19 ci ha insegnato che occorre mettere la Salute al centro di qualsiasi “transizione” che punti alla sostenibilità sociale ed ecologica, occorre fare molta attenzione, perché esistono diversi gravi rischi. In primo luogo, perché si può confondere la Salute con la felicità e la bellezza, come sembra suggerire il bombardamento quotidiano della pubblicità. Poi, perché è assai comune pensare che la Salute sia un fatto personale.

In realtà, il “patrimonio” del nostro corpo ci permette la relazione con l’esterno (gli altri, la cultura e l’ambiente). Solo con questa consapevolezza si può organizzare una prevenzione niente affatto velleitaria e non rimandabile, anche e soprattutto per affrontare le sfide globali che purtroppo ci attendono.

GLI AUTORI

Giovanni S. Leonardi, medico di sanità pubblica formato in Italia, Paesi Bassi e Regno Unito, dirige il gruppo di epidemiologia ambientale presso l’agenzia di sanità pubblica del Regno Unito.

Paolo Lauriola, medico, epidemiologo già responsabile dell’Unità di Epidemiologia del Dipartimento di Prevenzione della USL di Modena e della Epidemiologia ambientale dell’ARPA Emilia-Romagna.

Simonetta Martorelli, medico di sanità pubblica, autore della monografia Guida ai Servizi d’Igiene Ambientale del 1981, e già direttore del Dipartimento Materno Infantile della ASL RM B a Roma per i servizi ospedalieri e territoriali.

Jan C. Semenza, epidemiologo medico, è stato il capo del programma sui determinanti della salute presso il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), dove ha diretto il lavoro sui determinanti ambientali e sociali delle malattie infettive.

 

Politicamente – Prospettive e valori del pensiero democratico

  • Editore: Intra S.r.l.s. (26 febbraio 2022)
  • Lingua: Italiano
  • Copertina flessibile: 236 pagine
  • epub 9,99– cartaceo 19,99
  • ISBN-13: 9791259913128

How COVID-19 transformed genomics and changed the handling of disease outbreaks forever

Angela Beckett, University of Portsmouth and Samuel Robson, University of Portsmouth

If the pandemic had happened ten years ago, what would it have looked like? Doubtless there would have been many differences, but probably the most striking would have been the relative lack of genomic sequencing. This is where the entire genetic code – or “genome” – of the coronavirus in a testing sample is quickly read and analysed.

At the beginning of the pandemic, sequencing informed researchers that they were dealing with a virus that hadn’t been seen before. The quick deciphering of the virus’s genetic code also allowed for vaccines to be developed straight away, and partly explains why they were available in record time.

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“SE ATENE PIANGE SPARTA NON RIDE” . SI PRIVILEGI IL DIALOGO 

  Fonte Smips.org 

 

 

di Francesco Domenico Capizzi*

La contrapposizione aperta fra cittadini no-vax, da una parte, e Istituzioni politiche e scientifiche, sostenute da una larga maggioranza di cittadini, dall’altra, rischia di concludersi con quanto la sapienza antica ha mirabilmente voluto rappresentare nell’espressione “se Atene piange Sparta non ride”: qualunque sarà l’esito della tensione crescente le conseguenze socio-sanitarie della pandemia danneggeranno, comunque, ambedue i contendenti, compresa la frazione, anche se maggioritaria, che prevarrà. Tali saranno i guasti prodotti sul piano sociale da poterli assimilare agli effetti di una guerra, anche se vinta. Vi saranno innumerevoli “morti e feriti” ed uno sconquasso sociale assimilabile al periodo post-bellico che ricadrà su tutti indistintamente e irrimediabilmente.

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Pandemia, in UK il sindacato Unite richiama il Governo per controllare l’uso delle mascherine a bordo bus

Il comunicato del sindacato inglese Unite sull’uso delle mascherine a bordo bus

Le regole sulle maschere per il trasporto pubblico devono essere pienamente applicate. Unite è il principale sindacato del Regno Unito e rappresenta oltre 70.000 lavoratori di autobus nel Regno Unito.

Commentando l’annuncio del governo che le maschere per il viso saranno di nuovo obbligatorie sui trasporti pubblici, l’ufficiale nazionale Unite per il trasporto passeggeri, Bobby Morton ha dichiarato:

“Il governo deve percorrere la strada e non solo parlare. Non è sufficiente annunciare che le mascherine torneranno ad essere obbligatorie, questa politica deve essere pienamente applicata per proteggere la salute pubblica.

 “I precedenti messaggi incoerenti del governo sull’uso della maschera per il viso quasi sicuramente si tradurranno in un alto grado di non conformità.

 “Il consiglio di Unite agli autisti di autobus è chiaro. Non è loro compito imporre l’uso della maschera, la loro responsabilità è guidare e far funzionare l’autobus in sicurezza. Il compito di far rispettare la maschera è quello dell’operatore dell’autobus e della polizia.

 “Unite ha costantemente avvertito che l’obbligo di indossare maschere per il viso non avrebbe mai dovuto essere rimosso, mentre i tassi di Covid-19 sono rimasti elevati. È solo l’arrivo della nuova variante che ha costretto il governo ad agire».

 

 FINE

Note per gli editori:

Durante la crisi del coronavirus, Unite sta lavorando per proteggere i lavoratori e il pubblico, difendere i posti di lavoro e proteggere i redditi.

Cronache da Berlino di Franco Di Giangirolamo – 20 luglio 2021

Foto street in Berlin  gierre 2017 

20 luglio 2021

Le mie esplorazioni di Berlino, dal buco della serratura, sono diventate rare e me ne scuso con i miei amici FB che ogni tanto le seguivano,

Pigrizia pandemica e qualche acciacco di troppo, sicuramente, ma anche priorità che si impongono e non tutte piacevoli.

Nulla si potrebbe aggiungere alle informazioni sul disastro che ha interessato vari paesi europei, né sulle sue inevitabili ripercussioni politica, soprattutto in Germania, che a settembre rinnova il Bundestag e la Cancelleria e dove i Verdi sono un concorrente temibile per tutti i partiti, i quali, non a caso, da settimane hanno scatenato una campagna di discredito della loro candidata.

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Il dibattito sull’indagine dell’OMS sulle origini del virus SARS-CoV2 si dirige verso la resa dei conti nell’Assemblea mondiale della sanità

In questo articolo di Health Policy Watch Elaine Ruth Fletcher descrive la complessità di una ricerca approfondita sull’origine del Coronavirus con particolare riferimento ai passaggi di spillover fino agli umani. I dubbi che il virus possa essere passato agli umani in un laboratorio di ricerca cinese per negligenze operative sono alla base delle ricerche in atto. L’autrice con interviste mette in chiaro l’elevato rischio di strumentalizzazioni politiche o meglio di natura geopolitica che possono alterare le modalità e i percorsi di questa ricerca della verità. Ancora una volta la scienza deve confrontarsi con molti fattori di confusione che possono mettere in discussione i risultati di questa ricerca.

Debate Over WHO Investigation of SARS-CoV2 Virus Origins Heads For Showdown in World Health Assembly

COVID in India: the deep-rooted issues behind the current crisis

Vageesh Jain, UCL

India finds itself in the throes of a humanitarian disaster. Until March 2021, case numbers were low in most parts of the country, leading many to think that the worst was over. Much like in Brazil though, jingoism, overconfidence and false reassurance from the political elite negated hard-won progress.

Mass gatherings have acted as state-sanctioned super-spreader events. More infectious variants and a sluggish uptake of vaccines are also fuelling the current surge. These are the triggers, but there are more deep-rooted issues at the heart of the current crisis.

India is an inherently high-risk country for an epidemic. The country holds 1.4 billion people, living in crowded areas with extensive community networks and limited facilities for sanitation, isolation and healthcare.

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È uscito il rapporto dell’OMS sull’origine del coronavirus. Ecco cosa succede dopo, dice il medico australiano che è andato in Cina

The WHO report into the origin of the coronavirus is out. Here’s what happens next, says the Australian doctor who went to China

Dominic Dwyer, University of Sydney

The World Health Organization (WHO) overnight released its report into the origins of the coronavirus, a report I contributed to as a member of the recent mission to Wuhan, China.

The report outlines our now well-publicised findings: SARS-CoV-2, the virus that causes COVID-19, most likely arose in bats, and then spread to humans via an as-yet unidentified intermediary animal. The evidence we have so far indicates the virus was possibly circulating in China in mid-to-late November 2019. We considered viral escape from a laboratory extremely unlikely.




Read more:
I was the Australian doctor on the WHO’s COVID-19 mission to China. Here’s what we found about the origins of the coronavirus


However, the release of the report prompted governments, including in the United States, United Kingdom and Australia, to share their concerns over whether investigators had access to all the data. The joint statement also called for greater transparency when investigating pandemics, now and in the future.

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Cosa abbiamo imparato dal monitoraggio di ogni politica COVID nel mondo

What we learned from tracking every COVID policy in the world

Thomas Hale, University of Oxford

In March 2020, as COVID-19 swept around the globe, my colleagues and I began debating the bewildering new measures popping up around the world with our master’s students in a politics of policymaking class at the Blavatnik School of Government at Oxford University.

We had a lot of questions. Why were governments doing different things? Which policies would work? We didn’t know. And to answer those questions, we needed comparable information on these new policies, including school closings, stay at home orders, contact tracing and more.

A few weeks later, we launched the Oxford COVID-19 Government Response Tracker to help find these answers. It has now become the largest repository of global evidence relating to pandemic policies.

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US. Health Workers and Hospitals Grapple With Millions of Counterfeit N95 Masks

Michael Rose, a section chief in U.S. Immigration and Customs Enforcement’s global trade division, has been investigating a wide variety of covid-related scams over the past year. Of all those cases, he says, the flood of fake 3M masks from China has been the most consistent. (PHOTO COURTESY OF U.S. CUSTOMS AND BORDER PROTECTION)

 

This story also ran on NBC News. It can be republished for free.

Thousands of counterfeit 3M respirators have slipped past U.S. investigators in recent months, making it to the cheeks and chins of health care workers and perplexing experts who say their quality is not vastly inferior to the real thing.

N95 masks are prized for their ability to filter out 95% of the minuscule particles that cause covid-19. Yet the fakes pouring into the country have fooled health care leaders from coast to coast. As many as 1.9 million counterfeit 3M masks made their way to about 40 hospitals in Washington state, according to the state hospital association, spurring officials to alert staff members and pull them off the shelf. The elite Cleveland Clinic recently conceded that, since November, it had inadvertently distributed 3M counterfeits to hospital staffers. A Minnesota hospital made a similar admission.

Nurses at Jersey Shore University Medical Center have been highly suspicious since November that the misshapen and odd-smelling “3M” masks they were given are knockoffs, their concerns fueled by mask lot numbers matching those the company listed online as possible fakes.

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COVID: why are Swedish towns banning masks?

Tine Walravens, Copenhagen Business School and Paul O’Shea, Lund University

Officials in Halmstad municipality, Sweden, recently forced a teacher to remove their mask and prohibited the use of masks and all forms of PPE in schools. The municipality said there was no scientific evidence for wearing masks, citing the Swedish public health agency. At the time, agency guidance stated that there were “great risks” that masks would be used incorrectly. This guidance has since been removed.

To someone unfamiliar with the Swedish response to COVID-19, this mask ban might sound shocking. After all, while masks are not foolproof, there is evidence that indicates that they do help reduce the spread of COVID-19, especially in situations where maintaining distance is impossible – such as schools.

The municipality eventually backed down. But new examples of mask bans keep popping up in Sweden. Librarians in the affluent town of Kungsbacka, for example, have been instructed not to wear masks.

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Come mettere a fuoco il Recovery plan secondo gli esperti – Documento

Riproduciamo questo importante Documento al fine di agevolarne la massima diffusione. Ringraziamo la fonte : Scienza in rete . editor

La temperatura del pianeta continua a crescere e le proiezioni dicono che è molto probabile che tra il 2030 e il 2040 arriveremo ad un riscaldamento globale medio di 1,5°C. L’impatto del cambiamento è sempre più evidente, con gli eventi estremi che diventano più intensi e frequenti e con ulteriori rischi per la salute a cominciare da quello di pandemie. Non si può far finta di niente! Occorre definire politiche basate sulle evidenze scientifiche e sostenere la partecipazione alle decisioni che condizioneranno la nostra vita quotidiana sulla terra. Occorre un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che ci faccia uscire dalla catastrofe attuale, eviti quelle prevedibili per il futuro e punti sui co-benefici per il clima e la salute derivanti dalle azioni che riducono l’inquinamento.

Giulio Betti (meteorologo LAMMA-IBE/CNR), Fabrizio Bianchi (epidemiolgo CNR),  Antonio Bonaldi (medico Slow medicine), Roberto Buizza (fisico Scuola Superiore Sant’Anna), Mario Carmelo Cirillo (ingegnere già ISPRA), Daniela D’alessandro (medico Sapienza UNI Roma), Gianluigi De Gennaro (chimico UNI BA), Aldo Di Benedetto (medico Ministero Salute), Francesco Forastiere (epidemiologo CNR), Paolo Lauriola (epidemiologo RIMSA), Carmine Ciro Lombardi (chimico e tecnologo farmacologo Tor vergata UNI Roma), Alberto Mantovani (tossicologo ISS), Vitalia Murgia (medico CESPER), Francesca Pacchierotti (biologa ENEA), Maria Grazia Petronio (medico UNI PI), Pietro Paris (ingegnere ISPRA), Paolo Pileri (docente PoliMI), Roberto Romizi (medico ISDE), Gianni Tamino (biologo già UNI PD), Raffaella Uccelli (biologa ENEA),  Sandra Vernero (medico Choosing wisely Italy), Giovanni Viegi (pneumologo ed epidemiologo CNR), Paolo Vineis (epidemiologo Imperial College London).

Questo documento non esprime necessariamente la posizione delle istituzioni di provenienza degli autori.

 

Qualsiasi tentativo di rendere il nostro mondo più sicuro è destinato a fallire a meno che non si affrontino l’interfaccia critica tra persone e agenti patogeni e la minaccia esistenziale del cambiamento climatico, che sta rendendo la nostra Terra meno abitabile.
Ghebreyesus T.A., DG dell’OMS.  Discorso alla 73a Assemblea mondiale della Sanità, 18 maggio 2020

 

Tutti gli organismi scientifici nazionali ed internazionali, governativi e non governativi concordano sulla gravità della crisi del clima che rappresenta già allo stato attuale una grande minaccia per la salute globale e nelle proiezioni future un rischio inaccettabilmente alto di eventi potenzialmente catastrofici.
Secondo l’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services, future pandemie emergeranno più spesso, si diffonderanno più rapidamente, arrecheranno più danni all’economia mondiale e determineranno la morte di più persone rispetto a quelle uccise dal Covid-19, qualora non si cambi l’approccio al problema passando dalla reazione – agire dopo che il problema si è verificato – alla prevenzione. Questo soprattutto considerando che:

  • si stima esistano altri 1,7 milioni di virus ancora “non scoperti” nei mammiferi e negli uccelli di cui fino a 850.000 potrebbero avere la capacità di infettare le persone;
  • il contesto socio-ambientale (dall’inquinamento atmosferico, delle acque e dei suoli, alle diseguaglianze che si riflettono sui determinanti di salute come l’alimentazione e l’ambiente di vita e di lavoro) favorisce la vulnerabilità delle comunità, di fasce di popolazione e di singoli individui alle pandemie;
  • gli sforzi economici per la ripresa sono stimati essere 100 volte superiori a quelli per la prevenzione.

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Dopo la pandemia, un nuovo sistema sanitario

Fonte Saluteinternazionale.info che ringraziamo

Autore Marco Menicacci,  Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva. Università di Firenze.

Imparare la lezione della pandemia per riorientare radicalmente le politiche sanitarie.  Più universalità e equità, più sanità pubblica e cure primarie.

La pandemia Covid-19 ha messo sotto un’estrema pressione i sistemi mondiali rilevandone limiti e manchevolezze, ma anche pregi e positività.  Molto si è discusso su come i sistemi sanitari avrebbero dovuto meglio prepararsi di fronte a questo prevedibile evento, ma non si sono analizzate a sufficienza le conseguenze di una governance sanitaria frammentata, basata su finanziamenti verticali di singoli programmi, incapace di collegare e integrare i vari settori del sistema. Un recente articolo di Lancet[1] cerca di individuare quale modello di sistema sanitario abbia meglio resistito allo stress della pandemia giungendo alla conclusione che la soluzione vincente è stata quella che riusciva ad allineare le politiche di sicurezza sanitaria globale (global health security, GHS)  con quelle di copertura sanitaria universale (universal health coverage, UHC).

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Covid-19, in una pubblicazione Inail le indicazioni di protezione per i lavoratori agricoli

FONTE:  INAIL.IT

Con linguaggio semplice e chiaro e con l’aiuto di tavole e illustrazioni grafiche, l’opuscolo fornisce agli operatori del settore agro-zootecnico norme e istruzioni necessarie da osservare negli ambienti di lavoro per fronteggiare il diffondersi del virus

La protezione da SARS-CoV-2 per i lavoratori agricoli

ROMA – L’emergenza epidemiologica in corso ha dimostrato in modo evidente che nessun settore produttivo può essere considerato totalmente immune dal contagio. Non fa eccezione il mondo agricolo e zootecnico, dove il rischio biologico, causato dall’esposizione al virus Sars-CoV-2, viene classificato come basso e può essere provocato principalmente dal mancato rispetto della distanza interpersonale tra gli operatori e tra questi ed altri soggetti esterni all’azienda. Alla prevenzione dei pericoli e dei rischi, talora non sempre riscontrabili con facilità, a cui può andare incontro nell’attuale crisi sanitaria questa comunità professionale eterogenea, connotata da diverse tipologie contrattuali, è indirizzata una recente pubblicazione dell’Inail.

Sicurezza sul lavoro e protezione sanitaria come misure di contrasto al virus. L’opuscolo è stato elaborato congiuntamente dal Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici (Dit) e dal Dipartimento di medicina, epidemiologia e igiene del lavoro e ambientale (Dimeila), ed è disponibile online sul sito dell’Istituto. L’obiettivo è quello di offrire strumenti utili e di facile comprensione per una gestione attenta della sicurezza lavorativa e della protezione sanitaria, in linea con le norme in vigore, individuate come misure adeguate per contrastare e contenere la diffusione del virus.

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OXFAM. l virus della disuguaglianza: a farne le spese sono sempre i più poveri

Segnaliamo questo Rapporto di OXFAM che denuncia con forza le nuove diseguaglianze e povertà che vedranno miliardi di persone uscire ancora più povere dalla pandemia mentre le 1000 persone più ricche del pianeta hanno recuperato in meno di nove mesi tutte le perdite generate dalla pandemia….

Fonte OXFAM 

 

La disuguaglianza ai tempi del Covid-19: mille super-ricchi recuperano le perdite generate dalla pandemia in soli 9 mesi, mentre per miliardi di persone più povere del pianeta la ripresa potrebbe richiedere oltre dieci anni.

Le 1.000 persone più ricche del mondo hanno recuperato in appena nove mesi tutte le perdite che avevano accumulato per l’emergenza Covid-19mentre i più poveri per riprendersi dalle catastrofiche conseguenze economiche della pandemia potrebbero impiegare più di 10 anni. È quanto emerge da Il virus della disuguaglianza, il nuovo rapporto pubblicato oggi da Oxfam, organizzazione impegnata nella lotta alle disuguaglianze in occasione dell’apertura dei lavori del World Economic Forum di Davos, che quest’anno si terrà in forma virtuale.

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Aggiornamenti rapidi Covid-19 al 5 gennaio 2021

Riportiamo in forma sintetica i dati della pandemia su scala europea. I dati sono significativi, non sono necessari commenti. Per coloro che si lamentano per le restrizioni decretate dal governo italiano suggeriamo di leggere le prescrizioni del governo inglese. Editor

 

Italia

Comunicato stampa del Consiglio dei Ministri n. 88
5 Gennaio 2021Il Consiglio dei Ministri si è riunito lunedì 4 gennaio 2021, alle ore 21.55, a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente Giuseppe Conte. Segretario il Sottosegretario alla Presidenza Riccardo Fraccaro.  PREVENZIONE DEL CONTAGIO DA COVID-19

 

Germania 

I dati delle curve epidemiche in Germania suddivisi per Laender dal Rapporto del giorno 4 gennaio 2021. Fonte Robert Koch Institute RKI.DE

Francia 

Tavole sui dati delle curve epidemiche in Francia Fonte: Governo. 

Spagna

Tavole sui dati delle curve epidemiche in Spagna. Fonte: Governo 

Inghilterra

 

Aggiornamenti COVID – 19  dal Centro Controllo Malattie Agenzia EuropeaOMS. Rapporti di situazione sulla malattia di coronavirus (COVID-2019)

MAPPA GLOBALE CASI COVID-19

 

 

E… tutto tornerà come prima?

 

Una riflessione sullo stato dell’arte nella lotta contro la pandemia Coronavirus.

– Un programma globale: il monitoraggio dei luoghi e delle traiettorie dei fenomeni di spillover per sconfiggere le future zoonosi allo stato sorgente..
– I poteri istituzionali a fronte dell’emergenza pandemia. Cosa non ha funzionato e come evitare che si ripeta. Il fallimento del modello sanitario ambrosiano ove la sanità privata ha nei fatti programmato e gestito molto male la sanità pubblica.
– Il mondo del lavoro. I lavoratori “essenziali”, in genere maltrattati e malpagati nei periodi di lockdown hanno mantenuto in vita le funzioni fondamentali ….

Autore: Gino Rubini, editor di Diario Prevenzione

L’ARTICOLO  (.pdf)

Il vaccino Covid-19 deve essere gratuito, lo afferma il sindacato Servizi pubblici internazionale

Fonte PSI – Public Services International

Autore Articolo : Baba Aye – Funzionario sanitario e servizi sociali

Pfizer e BioNTech hanno annunciato il successo del loro  vaccino sperimentale contro Covid-19 in una prima analisi ad interim del loro studio di fase 3 nella seconda settimana di novembre. Il PSI chiede la rinuncia ai diritti di proprietà intellettuale come proposto all’OMC dai governi del Sud Africa e dell’India.

E i paesi ricchi hanno già iniziato ad accumulare il rivoluzionario vaccino . Le due società hanno già stretto accordi bilaterali con paesi ricchi che possono comodamente pagare, per fornire loro oltre un miliardo di dosi di vaccino. La proiezione dell’offerta totale delle multinazionali è di 50 milioni di dosi nel 2020 e di 1,3 miliardi nel 2021. Ma i paesi ricchi hanno già ordinato più di 1 miliardo di dosi. L’UE e solo cinque paesi rappresentano quasi  un miliardo di dosi.

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Pandemie ed equilibri globali

Fonte: Salute Internazionale che ringraziamo 

Autori: Chiara Di Benedetto e Andrea Atzori

 

Intervista a David Quammen, autore di Spillover, per guardare con lui alla salute globale, all’Africa e al ruolo delle organizzazioni di cooperazione internazionale.

«Qualche Cassandra bene informata parla addirittura del Next big one, il prossimo grande evento, come di un fatto inevitabile. Sarà causato da un virus? Si manifesterà nella foresta pluviale o in un mercato cittadino della Cina meridionale? Farà trenta, quaranta milioni di vittime?»

Era il 2012 quando David Quammen scriveva queste parole nel suo saggio “Spillover. Animal Infections and the Next Human Pandemic”[1], un viaggio “dentro” le epidemie della storia, e a rileggerle oggi suonano come una profezia. Niente del genere, solo una riflessione o, meglio, una domanda critica, maturata attraverso studio e osservazione: gli spillover – salti di specie  – non sono certo una novità nella storia delle malattie infettive – si pensi a HIV, Ebola, Sars – ma vanno letti oggi in un contesto planetario dove le distanze, tra luoghi geografici, esseri umani, mondo animale e addirittura quelle con l’ambiente selvaggio, si sono accorciate. E le possibilità di queste “tracimazioni” da una specie animale all’uomo di conseguenza aumentano.

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Riccardo Petrella: La risposta mondiale al Coronavirus. Che mistificazione!

 

FONTE INCHIESTAONLINE 

Ci fu una volta… ma non c’è più.

Se continua la tendenza attuale, circa 5 miliardi di persone non avranno ancora accesso alla salute nel 2030, termine entro il quale (secondo l’Agenda 2030 dell’ONU) i dirigenti mondiali hanno fissato la realizzazione della copertura sanitaria mondiale. La stragrande maggioranza delle persone che non hanno accesso sono povere .

(OMS, Rapporto su monitoraggio dello stato della copertura sanitaria universale, settembre 2019).

L’allerta è grave perché per raggiungere l’obiettivo occorrerà raddoppiare la copertura attuale in soli dieci anni!

Per alcuni decenni dopo la Seconda guerra mondiale, in alcuni paesi “ricchi” del mondo (Paesi scandinavi, Germania, Olanda, Francia e, meno, Italia, niente negli Stati Uniti) grandi passi in avanti furono compiuti grazie alle politiche del welfare centrate sulla protezione e la sicurezza sociale. Inoltre, ai primi anni ’70 si registrò un inizio di riduzione del tasso di crescita delle grandi disuguaglianze di reddito tra Paesi “ricchi” e Paesi impoveriti

Tutto cambiò nel decennio ‘70 a seguito del crollo del sistema finanziario internazionale messo in piedi nel ‘45-‘48 dalle potenze occidentali. I gruppi sociali del Nord, principali detentori dei capitali mondiali iniziarono con successo a smantellare lo Stato del Welfare accusato di aver condotto alla crisi del sistema perché aveva incoraggiato nella ripartizione del reddito prodotto un aumento della parte dedicata ai redditi da lavoro e, relativamente, diminuito quella andata ai redditi da capitale. Da qui riuscirono in meno di vent’anni ad imporre le grandi ondate di mercificazione di ogni forma di vita (brevetti sul vivente e sull’intelligenza artificiale compresi) e di privatizzazione e finanziarizzazione dell’intera economia, inclusi i beni e i servizi pubblici.

Russia, India, Cina, chi più o meno con autonomia, si sono integrate nella nuova economia mondiale dominata dal neocapitalismo finanziario ad alta intensità tecnoscientifica e, soprattutto, tecnocratica. Le conseguenze per la vita della Terra sono state disastrose: devastazioni ambientali e climatiche, sconquasso economico, disastro sociale, guerre, militarizzazione della economia e della politica. È in questo contesto come mai convulso e violento che si è manifestata la crisi sanitaria mondiale da Coronavirus. Questa ha toccato finora soprattutto i Paesi “più ricchi” al mondo. Ed è probabilmente per questa ragione che, contrariamente alle precedenti pandemie, essa è diventata di gran lunga la grande questione del nostro tempo, per lottare contro la quale i potenti del mondo hanno adottato misure mai viste nel passato quali il confinamento di milioni e milioni di persone con conseguente arresto generale delle attività economiche, salvo quelle essenziali di prima necessità.

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«Siamo stati noi a generare l’epidemia di Coronavirus. Potrebbe essere iniziata da un pipistrello in una grotta, ma è stata l’attività umana a scatenarla.» (David Quammen, «The New York Times»)

 

In questa epoca le buone letture possono aiutarci a superare le difficoltà quotidiane e a renderci più consapevoli su quello che sta succedendo. Spillover, ovvero “Salto di specie” di David Quammen spiega con un linguaggio comprensibile il lavoro dei “cacciatori di virus” che si immergono nelle profondità di grotte per prelevare tamponi di saliva a pipistrelli o nelle folte foreste pluviali del Congo alla ricerca di sospettose famiglie di gorilla cui fare qualche prelievo di sangue….

Questi ricercatori con il loro lavoro hanno dato rilevanza scientifica con dati precisi al fenomeno dello “spillover” ovvero del salto di specie da polli, maiali, scimpanzè di alcune famiglie di virus agli umani. Stiamo vivendo una pandemia che ha origine, verosimilmente, dal salto di specie da un animale, pippistrello o pangolino o altro, all’uomo con le conseguenze catastrofiche che abbiamo visto. Le dinamiche con le quali si verifica questo fenomeno non sono sufficientemente conosciute. Ciò che è certo che il Covid-19 non è un prodotto frutto del bricolage di un qualche laboratorio di virologi maldestri e sprovveduti.

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