¿Mejora la sanidad cuando se privatiza?

nimito/Shutterstock

Juan Alguacil Ojeda, Universidad de Huelva; Angel R. Zapata-Moya, Universidad Pablo de Olavide; Carmen Rodríguez Reinado, Universidad de Huelva; Juan Antonio Córdoba Doña, Junta de Andalucía; Soledad Márquez, Junta de Andalucía y Vanesa Santos, Universidad de Huelva

Actualmente, existe una tendencia a la privatización de los sistemas sanitarios en la mayoría de países occidentales.

Los principales argumentos a favor de la privatización son que el aumento de la competitividad mejoraría la calidad del servicio y reduciría los costes a través de innovación y mejoras en gestión, además de aumentar las oportunidades de empleo.

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Colpire i bambini per punire i genitori.

 

Fonte Saluteinternazionale.info  che ringraziamo 

Chiara Saraceno

I due esempi più espliciti di sacrificio dei diritti dei figli per colpire i genitori riguardano i figli delle coppie dello stesso sesso e delle madri condannate penalmente. Le scelte del governo sulla famiglia.

Colpire bambini e adolescenti per punire i genitori. Non è una storia nuova e non solo italiana. Ma l’Italia, tra i paesi occidentali democratici, mostra una particolare pervicacia nel farlo, anche quando in contemporanea ci si lamenta della bassa fecondità e del crescente squilibrio tra le fasce di età a sfavore dei più giovani. Tra gli episodi più recenti, che vedono il governo in carica attivamente impegnato nel sacrificare i diritti dei bambini, in quanto figli, per colpire i genitori vi è il rifiuto della normativa europea circa il riconoscimento transfrontaliero della bigenitorialità nel caso di figli di coppie dello stesso sesso e la mancata approvazione della proposta di legge che mirava ad evitare che i figli piccoli di madri condannate al carcere siano di fatto sottoposti al regime carcerario. Aggiungerei la resistenza a concedere la cittadinanza italiana a bambini nati e cresciuti in Italia e in Italia scolarizzati, ma con genitori stranieri. Anche se in questo caso non si tratta direttamente di sacrificare i figli per punire i genitori, si tratta pur sempre di considerare questi bambini come pure appendici dei genitori, a prescindere dal fatto che la nazionalità di questi ultimi costituisca un mondo culturale e talvolta anche linguistico largamente sconosciuto ai figli. Aggiungo il paradosso di un paese, l’Italia, che riconosce la cittadinanza (incluso il diritto di voto) ai discendenti dei propri emigrati che spesso non conoscono l’Italiano e mai sono venuti neppure fuggevolmente in Italia, mentre lo ostacola a chi in Italia nasce e in Italia si forma.

 

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Alcuni indizi per una prova…

 

Fonte: SNOP.IT

Quando arriva un nuovo governo, anche politicamente molto diverso da quelli precedenti, è  lecito chiedersi “come andranno le cose per le materie di cui ci occupiamo?”.

Vediamo alcuni segnali recenti in tema di salute di tutti e di salute nei luoghi di lavoro.

Il disegno di legge “Calderoli” sull’autonomia differenziata “individua i principi per l’attribuzione di funzioni alle Regioni che abbiano chiesto l’accesso a forme e condizioni particolari di autonomia per una o più materie richiamate dall’art 116, terzo comma, della Costituzione” e “definisce le modalità procedurali di approvazione, modifica e cessazione di efficacia delle intese fra lo Stato e la singola Regione”. Si tratta di ben 24 materie che sono state riconosciute di potestà legislativa concorrente con lo Stato.  Tra queste la tutela e sicurezza sul lavoro, l’istruzione, la produzione il trasporto e la distribuzione dell’energia e, ancora, la tutela della salute e il governo del territorio.

Per leggere l’articolo completo vai alla fonte SNOP.IT

Crise des systèmes de santé en Europe : comment expliquer les difficultés françaises ?

Laurent Chambaud, École des hautes études en santé publique (EHESP)

Les systèmes de santé de nombreux pays européens sont en difficulté. Au Royaume-Uni, le manque de moyens pour le National Health Service (NHS) est criant depuis des années. En Espagne, des manifestations d’ampleur à la fin de l’année dernière demandaient de meilleures conditions de travail pour les soignants. En Italie ou en Allemagne, la crise de recrutement des soignants prend des proportions inquiétantes. Au Québec, des voix s’élèvent pour repenser en profondeur le système de santé.

La France, elle aussi, vit au rythme des crises de son système de santé. Elles ont précédé la pandémie de SARS-Cov-2, et reviennent régulièrement sur le devant de la scène. Cette fragilité, qui touche tous les secteurs, de l’hôpital au médico-social en passant par le secteur libéral. Quelles sont les raisons de cette situation de crise permanente ?

Le système de santé français

Les systèmes de santé qui ont été mis en place dans les pays occidentaux après la Seconde Guerre mondiale pouvaient à l’origine être classés en trois catégories : les systèmes nationaux de santé (pays scandinaves, Royaume-Uni, Italie, Espagne…), les systèmes de santé basés sur l’assurance-maladie (France, Allemagne, Pays-Bas…), et les systèmes de santé libéraux (États-Unis, Suisse).

Le système français s’est construit selon les principes de la seconde catégorie : l’offre de services de santé est en partie publique (majeure partie du système hospitalier notamment), en partie privée, et financée dans une large proportion par des cotisations sociales. Son fonctionnement repose sur l’articulation de différentes structures, qui assurent des niveaux d’attention aux personnes peu coordonnés entre eux : les soins « de ville » (notamment assurés par les professionnels libéraux, mais pas uniquement), l’accueil dans les établissements de santé, et les dispositifs d’accueil et de soutien médico-social et social (publics « fragiles », âgés ou porteurs de handicaps). Dans ce système, chaque patient peut en théorie choisir son médecin, généraliste ou spécialiste, et son établissement de santé.

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Why Do Politicians Weaponize Medicare? Because It Works


The Medicare wars are back, and almost no one in Washington is surprised.

This time it’s Democrats accusing Republicans of wanting to maim the very popular federal health program that covers 64 million seniors and people with disabilities. In the past, Republicans have successfully pinned Democrats as the threat to Medicare.

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I “nuovi” manicomi

Fonte : Saluteinternazionale.it che ringraziamo 

 

di Benedetto Saraceno

Le violenze di Foggia, all’interno dell’istituzione Don Uva, non rappresentano il caso isolato. Le violazioni dei diritti sono molto diffuse non solo a danno dei  pazienti dei servizi psichiatrici ma anche, e forse soprattutto, a danno di tutte quelle persone che, per disabilità e vulnerabilità, sono ospiti in strutture residenziali di varia natura.

Nella notte del 23 di gennaio i carabinieri e i NAS di Foggia hanno eseguito una misura cautelare nei confronti di trenta operatori sanitari (infermieri e ausiliari) della istituzione Don Uva di Foggia. L’operazione ha coinvolto otto dipendenti della struttura, sedici operatori sociosanitari della società Universo Salute, tre operatori sociosanitari dipendenti della società Etjca spa, due educatrici professionali dipendenti della società Universo Salute e un addetto alle pulizie della La Pulisan srl. Alcuni di questi operatori sono stati messi in carcere, altri sono ai domiciliari e i restanti sono indagati senza misure coercitive. I reati contestati sono quelli di maltrattamenti aggravati, sequestro di persona e violenza sessuale ai danni di venticinque donne degenti.

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Garattini: “Investire nel privato non giova alla salute pubblica”

Fonte Scienzainrete che ringraziamo

Privatocrazia: oltre il mantra della parità pubblico-privato in sanità è l’eloquente titolo di un convegno organizzato dall’Istituto Mario Negri di Milano lo scorso 6 febbraio, e che ha affrontato con nettezza la contraddittorietà di un sistema sanitario nato pubblico nel 1978 e poi scivolato in una problematico condominio con la sanità privata, che in regioni come la Lombardia ha decisamente preso il sopravvento su una controparte pubblica via via più debole e impoverita. La fondamentale legge 833 del 1978 aveva fatto dell’Italia un avamposto dell’applicazione del costituzionale diritto alla salute nel mondo intero, sancendo l’universalità della copertura del Servizio sanitario nazionale.

In questo momento, il nostro sistema sanitario è ancora effettivamente universale. Tuttavia, alcuni principi stanno venendo meno, come quello per il quale tutti i cittadini devono essere curati nello stesso modo. Non è così, in un’Italia dove non solo permangono, ma si acuiscono, disparità di assistenza tra regione e regione così gravi da portare a una differenza di 13 anni di vita in salute tra chi abita in Alto Adige e chi abita in Calabria.

Accesso negato nel pubblico, le scorciatoie nel privato

Anche la globalità delle prestazioni erogate è ormai messa in discussione: la gamma delle prestazioni in capo al servizio sanitario è molto ampia nel testo di legge ma, nella realtà, i LEA (livelli essenziali di assistenza) che avrebbero dovuto essere il “pavimento” sotto il quale non bisognava scendere, sono ora una chimera irraggiungibile in molte situazioni nazionali: LEA e LEP (livelli essenziali di prestazioni) sono ormai diritti esigibili per prestazioni non disponibili, in termini di presenza regionale, di tempi d’attesa e di qualità non sufficiente. Infine, i ticket sanitari sono differenziati per regione, pur su LEA identici. Continua a leggere “Garattini: “Investire nel privato non giova alla salute pubblica””

La politica sociale nell’Unione europea: stato di avanzamento 2022. Il processo decisionale in una permacrisi

 

Fonte ETUI.ORG

All’inizio del 2022, le speranze erano alte che la pandemia di Covid-19 fosse in declino e che l’Unione europea (UE) potesse concentrarsi nuovamente sulla sfida principale di questo secolo: come affrontare in modo proattivo la transizione verde e digitale in modo socialmente equo e inclusivo. Ma l’invasione russa dell’Ucraina ha deluso queste speranze. La Realpolitik era tornata all’ordine del giorno, con l’UE che doveva capire come comportarsi con il suo vicino orientale. Da un giorno all’altro, la dipendenza dell’UE dai combustibili fossili russi è diventata un grosso grattacapo. Con l’aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari, l’inflazione a due cifre ha alzato la sua brutta testa in tutto il mondo, provocando una crisi del costo della vita che ha spinto milioni di persone nella povertà, alimentando il malcontento popolare e mobilitando i sindacati, con la prospettiva di ulteriori disordini civili, proteste e scioperi. Ovviamente, tutto ciò ha avuto una grande influenza sul processo decisionale dell’UE: mentre l’aggressione militare russa all’inizio del 2022 ha spinto l’UE a rispondere con passi avanti senza precedenti nell’integrazione europea, ha anche evidenziato le debolezze del sistema di governance dell’UE. Una crisi sanitaria, una crisi economica e finanziaria e una crisi climatica si stanno svolgendo in parallelo, mentre in Europa è tornata la guerra su vasta scala. La domanda ora è se i “tempi normali” torneranno mai o se ci ritroveremo a vivere in uno stato di “permacrisi”. una crisi economica e finanziaria e una crisi climatica si stanno svolgendo in parallelo, mentre in Europa è tornata la guerra su vasta scala. La domanda ora è se i “tempi normali” torneranno mai o se ci ritroveremo a vivere in uno stato di “permacrisi”. una crisi economica e finanziaria e una crisi climatica si stanno svolgendo in parallelo, mentre in Europa è tornata la guerra su vasta scala. La domanda ora è se i “tempi normali” torneranno mai o se ci ritroveremo a vivere in uno stato di “permacrisi”.

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Health Action Zones (HAZ) per l’equità: un nuovo strumento per il PRP piemontese

 

Fonte : Disuguaglianze di salute   che ringraziamo

Nell’ambito delle attività preparatorie all’individuazione dei territori regionali sui quali implementare a livello locale gli interventi e le azioni previste dalle linee progettuali del Piano regionale di prevenzione (PRP), la regione Piemonte si è dotata di un nuovo strumento che aiuta gli operatori coinvolti nelle attività di piano ad individuare le aree oggetto degli interventi in ottica di equità.

A partire dalle esperienze maturate dal National Health Service (NHS) anglosassone degli anni 2000, lo strumento si pone due obiettivi fondamentali:

  1. individuare e costruire degli aggregati territoriali sufficientemente piccoli per catturare la variabilità e l’eterogeneità dei fenomeni che l’indice si propone di rappresentare, restituendo un’informazioni contestuale a livello di piccola area;
  2. individuare e mettere insieme disagio sociale e bisogno di salute espressi dalle popolazioni residenti in questi territori attraverso alcuni indici compositi.

Rispetto al primo punto, il lavoro ha utilizzato alcuni sistemi di classificazione geografica disponibili nel patrimonio informativo territoriale regionale che, opportunamente combinati tra loro, hanno consentito di costruire 323 Health Action Zones (HAZ) con una popolazione media di circa 13.000 abitanti a copertura regionale e a livello di granularità territoriale sub distrettuale. I sistemi di classificazione in questione fanno riferimento alle unioni montane e collinari, alle zone omogenee dell’area metropolitana torinese, ai grandi comuni dell’area metropolitana con popolazione superiore ai 20.000 abitanti, ad alcune ex unioni socio-sanitarie locali (USSL) e per i capoluoghi di provincia, per tenere conto della variabilità intra cittadina dei grandi centri, a zone statistiche, quartieri e circoscrizioni. L’idea di fondo è che questi aggregati territoriali così ragionati consentano di catturare e discriminare meglio che dimensioni strettamente amministrative (comuni, distretti sanitari, ASL…), disagio sociale e bisogno di salute espressi dai territori piemontesi. Continua a leggere “Health Action Zones (HAZ) per l’equità: un nuovo strumento per il PRP piemontese”

E’ disponibile online la Rivista Lavoro e Salute dicembre 2022 con molti articoli su prevenzione, sanità, politiche sociali e sanitarie…

In questo fascicolo del 12 dicembre molti articoli interessanti in fattispecie sul destino del Servizio Sanitario Nazionale che con l’attuale governo è destinato ad essere ulteriormente definanziato e impoverito con un crescente dirottamento degli utenti alle prestazioni sanitarie offerte dal settore privato … in convenzione e/o a…pagamento. Un percorso che dovrebbe essere  contrastato con molta decisione, ma …..

Per scaricare il file .pdf della Rivista Lavoro e Salute clicca QUI 

Cortina fumogena

In questa epoca, mentre prosegue il taglio dei finanziamenti al Servizio Sanitario nazionale e alla Scuola Pubblica in Italia e in altri paesi europei è cominciata una corsa agli armamenti. Ingenti risorse vengono sottratte  dalla salute e e dall’istruzione per investirli negli armamenti. Per questi motivi abbiamo ritenuto utile postare questo articolo e il Report elaborati da TNI.  Il Transnational Institute (TNI) è un istituto internazionale di ricerca e advocacy impegnato a costruire un mondo giusto, democratico e sostenibile. Per quasi 50 anni, TNI ha servito da nesso unico tra movimenti sociali, studiosi impegnati e responsabili politici.

Fonte TNI –The Transnational Institute (TNI) 

‘Come gli stati stanno usando la guerra in Ucraina per guidare una nuova corsa agli armamenti? 
Rapporto

Dall’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022, i governi occidentali hanno promesso un sostegno finanziario senza precedenti al militarismo, adducendo come giustificazione la minaccia rappresentata dalla guerra. I leader politici hanno ripetutamente ritenuto che questa risposta fosse ragionevole, proporzionata e necessaria per sostenere lo sforzo bellico dell’Ucraina e per dissuadere la Russia dall’avanzare ulteriormente verso ovest.

 

La militarizzazione dell'Europa dall'inizio della guerra in Ucraina

La militarizzazione dell’Europa dall’inizio della guerra in Ucraina

 

Dall’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022, i governi occidentali hanno promesso un sostegno finanziario senza precedenti al militarismo, adducendo come giustificazione la minaccia rappresentata dalla guerra. I leader politici hanno ripetutamente ritenuto che questa risposta fosse ragionevole, proporzionata e necessaria per sostenere lo sforzo bellico dell’Ucraina e per dissuadere la Russia dall’avanzare ulteriormente verso ovest. Continua a leggere “Cortina fumogena”

Il vuoto sulla sanità

Fonte: Saluteinternazionale che ringraziamo

Autore : Marco Geddes da Filicaia

Nell’assenza di un adeguato progetto per il futuro della sanità pubblica nei diversi programmi elettorali c’è dell’altro. Non solo e non tanto le colpe passate. C’è un’assenza di pensiero.

Facile affaticabilità, pallore, mancanza di respiro, sono sintomi di anemia sideropenica.  La moria di topi un segno evidente dell’approssimarsi della peste. Costruire il nemico, da parte di un Governo, indica la trasformazione di tale istituzione in un regime.

Da alcuni segni, dall’esame del particolare si può presumere, o intravedere, un problema generale. Mi sono tornate alla mente queste considerazioni di fronte a una serie di sintomi che sembrano predittivi di una sistemica crisi del nostro Servizio sanitario nazionale. Si tratta di alcuni eventi, riportati dalla cronaca quotidiana, occorsi in queste ultime settimane.

Mi riferisco, ad esempio, non tanto alla situazione critica in cui versano molti Pronto Soccorso, ma ai conseguenti provvedimenti che sono stati presi in alcune realtà per tappare, alla meno peggio, tali falle del sistema di emergenza urgenza. Si dirà che sono provvedimenti occasionali, giustificati dalla necessità di mettere in atto, con immediatezza, un qualche rimedio e dalla mancanza di alternative. Forse sarà così, ma proprio per questo sono sintomi dello sfascio in cui, in molte situazioni, ci troviamo; segno evidente di aver, come si suol dire, “raschiato il fondo del barile” in assenza di soluzioni più adeguate e di lunga durata. Continua a leggere “Il vuoto sulla sanità”

L’anima smarrita del NHS

Fonte Salute Internazionale

Gavino Maciocco

“Rischiamo di passare da un paese in cui le persone almeno non devono preoccuparsi delle spese mediche, a uno in cui potrebbero dover scegliere tra riscaldare la propria casa o vivere con un ginocchio malsano per un anno.”

Poco prima che scoppiasse la pandemia COVID-19, nel dicembre 2019, The Guardian così denunciava la crisi del Servizio sanitario nazionale (National Health Service – NHS):  “I tempi di attesa per accedere ai Pronto soccorso, alla chirurgia di elezione, e alle cure oncologiche sono così peggiorati negli ultimi anni al punto da mettere a rischio di rottura la rete di protezione del NHS. I ritardi sono i peggiori da quando sono iniziate le registrazioni dei dati. I milioni di persone colpite da tempi di attesa sempre più lunghi stanno diventando probabilmente il problema più grosso per Boris Johnson, sul versante della sanità”.

Dopo quasi tre anni, con in mezzo una pandemia per lungo tempo fuori controllo, la crisi del sistema sanitario inglese è ancora più profonda come certifica un rapporto della British Medical Association (BMA) del 19 luglio 2022 (NHS backlog data analysis) dedicato all’analisi dei tempi di attesa o, come dice il titolo, del “lavoro arretrato” del NHS.  Il numero di persone in attesa di una cura o di un intervento chirurgico di elezione all’aprile 2022 era di 6,5 milioni (contro i 4,5 milioni del febbraio 2020 e i 3,2 milioni del settembre 2015).  Di queste 6,5 milioni di persone, 2,4 milioni sono in attesa da oltre 18 settimane, mentre la media generale dei tempi di attesa è 12,7 settimane. La situazione è particolarmente critica in campo oncologico dove solo il 65% di pazienti riceve il primo trattamento entro due mesi dalla segnalazione urgente del proprio medico curante. Le cose non vanno meglio nei reparti di Pronto soccorso (Accident&Emergency – A&E) dove nel giugno 2022 più di 22 mila persone hanno atteso più di 12 ore prima di essere ricoverate (3 mila in più rispetto al mese precedente).

La pandemia ha aggravato a dismisura la situazione di sofferenza del NHS, che però preesisteva a causa delle politiche del governo conservatore che da anni ha ridotto al minimo gli investimenti sul settore pubblico, privilegiando quello privato spingendo i pazienti a rivolgersi alle cliniche private, anche tramite assicurazioni private. Il dato più impressionante della crisi è il progressivo impoverimento della manodopera (workforce) pubblica, sanitaria e sociale, che sta alla base dell’insopportabile dilatazione dei tempi di attesa. Così insopportabile da richiedere l’istituzione di una commissione d’inchiesta della Camera dei Comuni (House of Commons), che lo scorso luglio ha reso pubblico un Rapporto dal titolo “Workforce: recruitment, training and retention in health and social care” (vedi Risorse) che si apre con questa categorica affermazione: “The National Health Service and the social care sector are facing the greatest workforce crisis in their history” (“Il NHS e il settore dell’assistenza sociale stanno affrontando la più grave crisi del personale della loro storia”).

Nel Rapporto si legge che al settembre 2021 erano vacanti 99.460 posti nel NHS e 105.000 nel settore sociale (gestito dalle amministrazioni comunali): in particolare nella sanità mancavano all’appello 12 mila medici ospedalieri, 6 mila medici di famiglia e 50 mila tra infermieri e ostetriche. La Commissione, per metà composta da membri conservatori, non esita ad accusare il Governo (conservatore) di negligenza e di reticenza nel rispondere alle domande. Si scopre, ad esempio, che nel 2017 il Governo decise di bloccare l’erogazione delle borse di studio per gli studenti di Infermieristica. Un provvedimento, adottato nell’ottica di tagliare la spesa sanitaria, che provocò una drastica riduzione delle iscrizioni al corso (da 51.840 nel 2016 ai 40.060 nel 2017). Le borse di studio furono reintrodotte nel 2020 (all’inizio della pandemia), ma il danno era stato fatto provocando la carenza di decine di migliaia di infermieri nel momento di maggiore bisogno.

E poi ci sono gli effetti deleteri della Brexit che ha innalzato barriere spesso insormontabili per l’accesso nel Regno Unito di personale sanitario e sociale straniero. Il Regno Unito ha da sempre fatto affidamento sugli stranieri per ricoprire posti vacanti di medici, soprattutto medici di famiglia, infermieri e operatori sociali, ma ora le procedure per stranieri che cercano di ottenere il visto per lavorare in UK sono, per ammissione della commissione parlamentare,  “lengthy and opaque, complex, difficult and expensive with potential inconsistencies, and in need of regulatory reform to make it proportionate and streamlined to assist in ethical overseas recruitment”.  Insomma, un disastro. Il massimo dell’incongruenza (inconsistency) si registra nell’arruolamento del personale sociale: qui per ottenere il visto è necessario essere in possesso di un contratto di lavoro con un reddito annuale non inferiore a 20.840 sterline, quando il reddito medio nazionale di questi operatori è di molto inferiore, 17.900 sterline.

Infine, la stoccata conclusiva: “Il rifiuto del governo di rendere pubblici i dati sulla workforce significa che la domanda che ogni operatore sanitario e sociale si pone: stiamo formando personale sufficiente per soddisfare i bisogni dei pazienti? è destinata a rimanere senza risposta”.

La pubblicazione del Rapporto ha suscitato un’ondata di indignazione e di proteste, anche perché avvenuta all’indomani delle dimissioni da Primo ministro di Boris Johnson, travolto da una marea di scandali, oltre ad essere ritenuto responsabile del collasso del NHS. Non l’unico, s’intende. Perché la crisi del NHS parte da lontano e vede nel partito conservatore – e nei vari Primi ministri che si sono succeduti, da M. Thatcher, D. Cameron, T. May fino a B. Johnson – il soggetto politico più ostile nei confronti del servizio sanitario pubblico, e così riluttante a finanziarlo, come dimostra la Figura 1, tratta da un servizio della BBC.

Figura 1. Incremento annuale della spesa sanitaria in %, a seconda del Governo in carica (dal 1955 al 2015).

 

Quando il NHS è stato fondato nel 1948 da Aneurin Bevan – si legge in un editoriale del The Guardian del 31 luglio scorso – , aveva alla base tre principi fondamentali: a) che avrebbe soddisfatto i bisogni di tutti, b) che sarebbe stato gratuito al momento dell’erogazione delle prestazioni e c) che sarebbe stato basato sul bisogno clinico, non sulla  capacità di pagare. Coloro che sono preoccupati per le minacce all’esistenza del NHS di solito si concentrano sul rischio che venga smantellato il principio della gratuità nel punto di utilizzo. Ma la minaccia politica di gran lunga più significativa, come stiamo vedendo in questo momento, è la progressiva erosione della garanzia che riesca a soddisfare i bisogni di tutti, a causa del persistente sottofinanziamento e della mancata formazione del personale di cui ha bisogno”.

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La pandemia della disuguaglianza By Oxfam International 17 Agosto 2022

 

Articolo già pubblicato da Antropocene che ringraziamo

Fonte: Climate&Capitalism – 03.07.2022

La ricchezza miliardaria è aumentata a dismisura durante la pandemia da Covid-19, grazie alle aziende del settore alimentare, farmaceutico, energetico e tecnologico. Nel frattempo, milioni di persone in tutto il mondo stanno affrontando una crisi del costo della vita a causa dei continui effetti della pandemia e del rapido aumento dei costi dei beni di prima necessità, tra cui cibo ed energia.


Estratti da PROFITING FROM PAIN, un documento informativo pubblicato nel maggio 2022 da Oxfam International.

La ricchezza miliardaria e i profitti aziendali sono saliti a livelli record durante la pandemia da COVID-19, mentre oltre un quarto di miliardo di persone in più potrebbero precipitare verso livelli estremi di povertà nel 2022 a causa del coronavirus, della crescente disuguaglianza globale e dello shock dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari sovralimentato dalla guerra in Ucraina. La ricerca di Oxfam ha rilevato che:

I miliardari hanno visto le loro fortune aumentare in 24 mesi tanto quanto in 23 anni.

I miliardari del settore alimentare ed energetico hanno visto le loro fortune aumentare di un miliardo di dollari ogni due giorni. I prezzi del cibo e dell’energia sono aumentati ai livelli più alti degli ultimi decenni. Sono stati creati 62 nuovi miliardari del settore alimentare.

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Germania.Schizzano al 16.2% i contributi per le assicurazioni sanitarie: la nuova legge di Lauterbach

 

16.2%
Il ministro della sanità Karl Lauterbach (SPD). Sandro Halank, Wikimedia Commons, CC BY-SA 4.0, CC BY-SA 4.0 , via Wikimedia Commons

Mercoledì il ministro della sanità Lauterbach ha annunciato il contenuto della nuova legge con cui la Germania si prepara a contrastare il deficit record delle Assicurazioni Sanitarie, stimato in termini di 17 miliardi, secondo l’Handelsblatt. Non era esattamente un secreto e contributi più alti a partire dal 2023 erano già stati annunciati, anche da noi, ma finalmente si conosce l’entità dell’aumento: si parla di contributi pari al 16.2% del salario lordo.

Oltre a far arrivare la soglia dei contributi al 16.2%, Lauterbach intende attingere anche dalle riserve delle stesse Casse Malattia e dal Fondo per la salute, a cui tuttavia garantisce sovvenzioni e prestiti da parte del governo, e di praticare un prelievo supplementare dall’industria farmaceutica. Lauterbach sostiene che questa combinazione di misure abbia lo scopo di far rientrare la crisi, senza però attuare tagli alle prestazioni sanitarie erogate.

 

Assicurazioni Sanitarie Obbligatorie: i contributi salgono al 16.2%

Il deficit delle Assicurazioni Sanitarie Obbligatorie è una bella patata bollente per il governo di Scholz e in particolare per il ministro della sanità, Karl Lauterbach. L’esponente dell’SPD, principale responsabile delle politiche tedesche sulla salute, ha annunciato mercoledì il contenuto della proposta di legge a cui ha lavorato nel corso delle ultime settimane e che è stata approvata dal governo.

Per far fronte al disastro, in un momento in cui incombono anche l’inflazione e l’aumento dei costi dell’energia, il ministro ha deciso di alzare il contributo aggiuntivo da versare alle Casse Malattia di 0,3 punti, che uniti all’aumento dell’1,6% già predisposto, portano l’aliquota generale dal 14,6% al 16,2% dei salari lordi. Il provvedimento, che entrerà in vigore dal 2023, riguarderà circa 57 milioni di iscritti. Il totale dei contributi sociali salirà inoltre e conseguentemente al 40,45%, superando, per la prima volta dal 2012, la soglia del 40%.

 

Prelievi anche dalle riserve delle Assicurazioni. Lauterbach: “Puntiamo a non tagliare le prestazioni sanitarie”

Per far fronte alla crisi, tuttavia, il governo preleverà anche le risorse delle stesse Casse Malattia e del Fondo sanitario, con una pressione pari a 6,4 miliardi di euro. Le Casse dovranno fornire un contributo di solidarietà di quattro miliardi di euro dalle loro riserve, mentre dal Fondo sanitario saranno prelevati 2,4 miliardi. Il governo aumenterà inoltre di 2 miliardi l’attuale sussidio federale per l’Assicurazione Sanitaria Obbligatoria e concederà alle Casse e al Fondo sanitario un prestito di un miliardo a zero interessi. Gli sconti che le aziende farmaceutiche hanno l’obbligo di concedere alle Casse per i farmaci protetti da brevetto, infine, verranno aumentati dal 7 al 12% per cento per un anno. Provvedimento che ovviamente scontenta anche l’industria del farmaco. Lauterbach ha specificato che questa combinazione di misure punta a contenere i costi senza tagliare le prestazioni agli assicurati e senza gravare su di loro in modo sensibile.

Protesta a gran voce il presidente dell’AOK del Baden-Württemberg, Johannes Bauernfeind, infastidito dal fatto che Latuerbach abbia dichiarato che gli assicurati non saranno gravati da oneri significativi. “Questo è un tentativo deliberato di nascondere gli oneri reali” ha commentato Bauernfeind, che sostiene che anche un aumento di pochi punti comporterà un problema per molti, inclusi i datori di lavoro, specie in questa congiuntura di crisi generale. Bauernfeind è inoltre chiaramente irritato dal fatto che le stesse Assicurazioni subiranno prelievi. Ha ribadito che le Case Malattia si sostengono grazie ai pagamenti degli assicurati o dei loro datori di lavoro e ha dichiarato che attingere dalle riserve delle assicurazioni, senza attuare riforme strutturali del sistema sanitario, non potrà che ricadere sui contribuenti.

 

 

Riteniamo utile e importante condividere questa bozza del Regolamento che delinea le modalità di riordino dell’Istituto Superiore di Sanità.

 

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Per scaricare il file pdf  del documento clicca QUI 

 

 

La lettura del documento suscita diverse perplessità in particolare per quanto attiene la questione della tematica della prevenzione in materia di infortuni e malattie professionali. Questa tematica che ha un peso rilevante per quanto riguarda la tutela e la promozione della salute della popolazione viene allocata nell’area delle competenze della Direzione Ambiente Salute. Nel comma b) dell’art.7 ci troviamo di fronte ad una definizione generica e confusa nella quale si fa riferimento ad una “prevenzione universale delle esposizioni ad agenti chimici, biologici e psicosociali nell’ambiente naturale, nell’ambiente di vita, nelle acque destinate al consumo umano e… nell’ambiente di lavoro..”
Sarebbe interessante comprendere cosa gli estensori della bozza abbiano voluto dire con questo comma e saremmo pure curiosi di conoscere meglio la definizione di “agenti psicosociali” su cui fare prevenzione… In un certo senso questo documento, qualora non venisse emendato e riscritto per quanto attiene la tematica della prevenzione della salute e della sicurezza nel lavoro, testimonia la separazione culturale, scientifica e operativa che il Ministero della salute sta praticando da tempo rispetto alla tematica “lavoro salute”. Non sono sufficienti i commi p) e q) per “recuperare” il pastrocchio del comma b) dell’art.7.
I rapidi e rilevanti cambiamenti che stanno avvenendo nel lavoro, le nuove modalità di lavoro sempre più ritmate e plasmate da algoritmi e sistemi di AI richiederebbero una definizione certa delle competenze della DG Ambiente Salute di ricerca e monitoraggio sugli impatti sulla salute dei lavoratori nei nuovi contesti lavorativi in collaborazione con le Università e la rete dei Servizi di Prevenzione delle ASL.
Verosimilmente questo non pare interessare. Si preferisce la delega a Inail e/o al IdL con la riduzione dell’intervento alla mera vigilanza antinfortunistica. Tutto ciò in piena coerenza con il percorso normativo già messo in atto con la recente e pessima norma 215/2021. Per questi motivi invitiamo i lettori e le lettrici ad una lettura attenta di questa bozza di Regolamento…

editor

Effetti collaterali della pandemia

Fonte: Saluteinternazionale.info

Alice Fanfani, Silvia Mele e Sophia Papini,

La pandemia da COVID-19 ha avuto notevoli ripercussioni sull’uso dei servizi sanitari di base, in particolare quelli di salute materno-infantile, sia a causa delle restrizioni che del minore afflusso dell’utenza, timorosa di contrarre l’infezione nelle strutture sanitarie.

A gennaio 2022 la popolazione mondiale ha superato gli 8 miliardi di persone. Secondo il PRB (Population Reference Bureau) (1) entro il 2050 potrebbe raggiungere i 10 miliardi con un aumento di circa il 24% rispetto al 2020. Nonostante a livello globale il tasso di fertilità totale (TFR), definito come il numero medio di nascite per donna, sia sceso da 3,2 nel 1990 a 2,3 nel 2020 e la situazione pre-pandemica abbia evidenziato la tendenza ad un ritardo nella gravidanza nei paesi ad alto reddito, la percentuale di nascite da madri adolescenti di età compresa tra 15 e 19 anni è rimasta stabile in molti paesi a basso reddito.In questo quadro si inseriscono i dati OMS che raccontano come nel mondo ogni anno circa 370.000 morti al femminile siano causate da gravidanza mentre più di 8 milioni di morti infantili avvengano proprio nei Paesi a basso e medio reddito prima di aver raggiunto i cinque anni di età. Continua a leggere “Effetti collaterali della pandemia”

Di fronte a una multicrisi fuori controllo

Autori : Claudia Cosma e Benedetto Saraceno

È inedito per l’umanità doversi misurare con la contestualità di una pandemia respiratoria, una guerra con minaccia di escalation nucleare e l’incombere di cambiamenti climatici di natura antropica.

Spesso nella storia epidemie e guerre si intrecciano. Alcune volte i destini delle seconde sono intimamente legati all’imprevisto di una pestilenza. Si narra in proposito che per secoli l’arma difensiva più potente in Europa per resistere a un’aggressione fosse il tifo, malattia che puntualmente falcidiava le potenze assedianti impedendo la conquista di una stabile egemonia nel Vecchio Continente (1). È abbastanza inedito, tuttavia, per l’umanità doversi misurare con la contestualità di una pandemia respiratoria, una guerra con minaccia di escalation nucleare e l’incombere di cambiamenti climatici di natura antropica. Una trama sofferta che merita, anzitutto, un lessico appropriato oltre che strumenti adeguati per comprendere e affrontare le sfide che ne derivano in termini di salute pubblica.

È lungo questi binari che va interpretato un breve, ma densissimo editoriale del British Medical Journal (BMJ) (2), a firma del suo editor-in-chief Kamran Abbasi, che ripercorrendo una lunga serie di articoli pubblicati dalla rivista negli ultimi due anni punta un faro sulle crisi incontrollate dei giorni nostri ovvero quella climatica, quella pandemica e la più recente frutto dell’invasione militare mossa dalla Russia contro l’Ucraina. Se ne ricava così un contesto di plurime emergenze o, come definito dal BMJ, di multicrisi, che vede da una parte l’incapacità di farvi fronte simultaneamente dall’altra, come naturale conseguenza, lo spettro di un rimbalzo incessante e privo di soluzioni efficaci da una crisi all’altra. L’attenzione delle istituzioni e dei governi, del resto, si direbbe venire catturata con maggiore facilità dalla crisi cronologicamente più recente, facendo sfumare la focalizzazione sulle altre. Deriva da questo modo di procedere la tentazione di parlare di missione compiuta o di crisi sotto controllo anche quando non appare vero, aggrappandosi a un magic bullet da presentare come chiave di volta per porre fine all’emergenza. Continua a leggere “Di fronte a una multicrisi fuori controllo”

ISS. Amianto e Salute in Italia: priorità e prospettive nel trentennale del bando in Italia – 24 marzo 2022

Incontro organizzato da

 ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ
MINISTERO DELLA SALUTE

Programma_Amianto e Salute in Italia_24 marzo 2022

Per scaricare il file pdf  clicca QUI 

Dalla pandemia alla guerra – Podcast di Diario Prevenzione – 5 marzo 2022 – Puntata n° 95

a cura di Gino Rubini

In questa puntata parliamo di :

– Un percorso difficile già avviato con fatica dalla fuoriuscita dalla pandemia verso la transizione ecologica per contenere il riscaldamento del clima rischia di essere interrotto dalla guerra …. cosa si può fare
– La guerra come rappresentazione dei demoni che convivono da sempre nelle profondità della psiche di noi umani …
– Un Convegno sul tema delle violenze contro operatori sanitari e socio-sanitari
– il resto delle notizie è su diario prevenzione… alla prossima

Comment le travail social est-il devenu un métier à risque ?

Marcel Jaeger, Conservatoire national des arts et métiers (CNAM)

Comment comprendre les crises qui agitent le monde du travail social ? Les drames récents – meurtres d’Audrey Adam le 12 mai dans l’Aube et de Cyril Pierreval, directeur d’un centre d’accueil à Pau en février – mais aussi la dénonciation de conditions de travail compliquées pour ces professionnels participent d’un phénomène ancien.

Pour une grande part, le malaise est consubstantiel à des métiers qui sont nés en réponse à des situations de crise sociale et économique. Ils ont toujours contribué à l’accompagnement de personnes débordées par leurs difficultés : des individus vulnérables, exposés à des risques de toutes sortes, ou fragiles du fait de leur propre histoire. Mais ces deux volets de la vulnérabilité et de la fragilité touchent désormais également les professionnels chargés de venir en aide aux autres.

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