Selezione di notizie, informazioni, documenti, strumenti per la promozione della salute e della sicurezza negli ambienti di lavoro e di vita. Diario Prevenzione è online dal 1996. Progetto e realizzazione a cura di Gino Rubini
Les entreprises de la gig economy (ou économie à la tâche) mettent régulièrement en avant la liberté dont jouissent leurs employés pour organiser leur emploi du temps comme l’une des principales raisons pour préserver le statut de travailleur indépendant (généralement des autoentrepreneurs en France). Le site Internet d’Uber, par exemple, recrute ses chauffeurs en valorisant la flexibilité que permet son application, le tout appuyé par des statistiques démontrant à quel point leurs chauffeurs tiennent à cette indépendance. D’autres acteurs comme les entreprises américaines de livraison de nourriture DoorDash et Instacart, font appel aux mêmes arguments dans leur communication.
Il existe cependant un désagrément lié à cette flexibilité excessive, et celui-ci est rarement abordé : au lieu de recevoir un salaire horaire, les travailleurs indépendants sont rémunérés pour chaque tâche effectuée, sans garantie de salaire minimum. Sans revenus garantis, ces travailleurs sont victimes d’une « volatilité de rémunération », c’est-à-dire que leurs revenus sont soumis à des fluctuations fréquentes.
– Cosa significa la grande ondata di dimissioni volontarie dai posti di lavoro (Great Resignation) in atto in Italia e in molti paesi occidentali ?
– CIIP.PRIMO DOCUMENTO DI CONSENSO. DALLO STRESS LAVORO CORRELATO ALLA PREVENZIONE DEI RISCHI PSICOSOCIALI
– NUOVO SONDAGGIO: I LAVORATORI DI AMAZON IN 8 PAESI AFFERMANO CHE IL MONITORAGGIO INTRUSIVO LI STA RENDENDO MALATI E ANSIOSI
– I lavoratori di Tesla hanno paura di denunciare il peggioramento delle condizioni di lavoro
– INFORTUNI MORTALI SUL LAVORO: ANCORA DATI ALLARMANTI
14 dicembre 2022 – L’incidente mortale in una miniera di carbone nella provincia pakistana di Khyber-Pakhtunkhwa il 30 novembre non è stato un incidente a sé stante. Nove lavoratori sono stati uccisi e altri quattro hanno riportato ferite gravi in un’esplosione di gas, che si è aggiunta al già allarmante bilancio delle vittime nell’industria mineraria del paese.
Secondo i dati raccolti da IndustriALL Global Union, l’attività mineraria non sicura in Pakistan ha causato la morte di oltre 150 lavoratori e il ferimento di oltre 20 solo quest’anno.
La maggior parte degli incidenti è causata da crolli di miniere, fughe di gas e inondazioni. L’estrazione mineraria è continuata durante le disastrose piogge che hanno colpito il paese all’inizio di quest’anno, uccidendo numerosi lavoratori. Le miniere non registrate e il lavoro non regolamentato si aggiungono ulteriormente all’ambiente di lavoro pericoloso. Continua a leggere “Le miniere pakistane hanno ucciso quest’anno almeno 150 lavoratori – IndustriAll”
A study by IWH finds six patterns of daily movement among Canadians, all but one associated with lower heart risks when compared to the most sedentary
Which of the following workers have a healthier heart? The desk-bound office worker who bikes to work and jogs at night? The health-care worker who constantly shifts gears between light duties and highly physical tasks? Or the construction worker whose job is strenuous from the beginning to end of a shift?
A study by the Institute for Work & Health (IWH) explored these questions using, for the first time, a large and nationally representative sample of Canadian workers and minute-to-minute activity tracker data.
It found Canadian workers’ physical activity habits generally fall into one of six patterns. Not surprisingly, one of the largest groups of workers, making up 31 per cent of the sample of 8,909 participants, are those with low physical activity. These might be, for example, people who commute mostly by car, get up from their desks just to go to the water cooler, and do only light activity such as short walks and household chores in their off-hours.
Compared to this group—let’s call them the sedentaries as a shorthand—almost all other groups have better heart health down the road. Whether they’re fitness buffs or only on the move mainly for work, almost all workers who do various levels of moderate or intense physical activity throughout the week have lower risks of cardiovascular diseases 10 years later. Continua a leggere “Workers doing vigorous, tiring activity all day no healthier than those who are least active”
Venerdì 24 giugno 2022, i sindacati del personale di cabina Ryanair in Belgio, Portogallo e Spagna hanno annunciato uno sciopero di tre giorni sui salari e le condizioni di lavoro. Gli equipaggi in Francia e in Italia avrebbero dovuto scioperare questo fine settimana, mentre il personale in Spagna avrebbe dovuto scioperare il 30 giugno e l’1 e 2 luglio.
I sindacati denunciano il mancato rispetto da parte di Ryanair delle leggi nazionali sul lavoro, in particolare per quanto riguarda il salario minimo, e sollecitano l’azienda a migliorare le condizioni di lavoro. In Belgio, i sindacati ACV e BBTK hanno affermato che Ryanair non ha rispettato il diritto del lavoro belga per alcuni lavori prima e dopo il volo. In effetti, i contratti dei lavoratori non si basano sull’ordinamento giuridico del loro paese di residenza, ma solo su quello irlandese, il che consente all’azienda irlandese di essere ermetica alle richieste dei suoi dipendenti. Inoltre, i lavoratori non hanno sempre accesso ai benefici pubblici del proprio paese, poiché sono soggetti alla legge irlandese sul servizio civile.
– … E dopo il COVID? La formazione come strumento e metodo per una prevenzione efficace
– INAIL. PREVENZIONE E CONTROLLO DELLA RESISTENZA ANTIMICROBICA PER I LAVORATORI ESPOSTI NEGLI ALLEVAMENTI AVICOLI E SUINICOLI
– Quaderno nucleare Armi nucleari degli Stati Uniti, 2022 Hans M. Kristensen& Matt Korda
– Covid 19 e equità: sintesi delle evidenze
– Il rapporto OXFAM sul lavoro in Italia .DISUGUITALIA Ridare valore, potere e dignità al lavoro
– Una storia di lotte per la salute e la sicurezza in fabbrica
Riprendiamo da Diseguaglianze di salute che ringraziamo questa pagina di indicazioni di grande utilità rispetto alla gestione del problema scuola in questa fase di pandemia.
La pandemia di COVID-19 ha ripreso vigore. L’incidenza in Italia è in continua ascesa da metà ottobre, soprattutto tra le persone non vaccinate. La crescita dei contagi tra i bambini, in particolare al di sotto dei 12 anni, ha caratterizzato soprattutto la fase iniziale della salita della curva epidemica.
Parallelamente alla campagna vaccinale, che a partire dal 16 dicembre riguarderà anche la fascia di età 5-11 anni, occorre continuare a formulare raccomandazioni per il mantenimento della scuola in sicurezza, per la diagnosi precoce dei casi e per la prevenzione di focolai in setting scolastico.
L’Associazione Italiana di Epidemiologia ha formulato delle raccomandazioni per gestire l’attuale fase pandemica nella scuola per far sì che non si debba ricorrere a chiusure o didattica a distanza che hanno inasprito le disuguaglianze sia negli apprendimenti sia negli abbandoni scolastici.
Salute mentale e pandemia: testimonianze dall’Associazione Arcobaleno
16/03/2020 Covid19: Corona Virus. Settimana dopo settimana solo con me stesso in 65 metri quadrati e due balconi. Unico ausilio alla mia solitudine un “oggetto indispensabile”: uno specchio, da cuiLeggi tutto »Salute mentale e pandemia: testimonianze dall’Associazione Arcobaleno…
«La giornata iniziava con l’ambiente infernale del magazzino Dpd di Giubiasco. Alle sei eravamo tutti lì. C’eravamo noi, i trentacinque corrieri suddivisi fra i tre padroncini subappaltori di Dpd, attorniati dai loro capetti la cui unica funzione è quella di spronare noi corrieri a correre, correre, senza fermarci mai. Spronare non è la parola giusta. Ad insultarci, denigrarci affinché fossimo sempre più veloci, perché fruttassimo loro sempre di più. Lo sfogo era a cascata, dal padroncino al capetto, dal capetto ai corrieri, dal corriere fisso a quello ingaggiato a ore. L’aria era densa di aggressività. La stanchezza faceva sì che ci si odiava l’uno con l’altro, senza una vera ragione. Due ore d’inferno quotidiane a caricare i pacchi nel furgone pronto per partire con le 150 o più consegne di quel giorno. Ai piani alti, la direzione del magazzino, i soli alle dipendenze dirette della Dpd. “I vostri problemi non mi riguardano” rispondeva a noi corrieri il direttore di allora (poi sostituito). “Parlo solo coi padroncini, gli unici con cui abbiamo un contratto”».
Centinaia di migliaia di lavoratori stagionali devono attraversare l’Europa all’inizio dell’estate 2020 per aiutare con i raccolti, ma devono affrontare un mosaico di regole di frontiera incoerenti. Pescatori europei bloccati nell’Atlantico a causa della chiusura dei porti di sbarco in Senegal e Costa d’Avorio. I lavoratori commerciali nelle principali città sono stati aggrediti per la carenza di determinati beni e le misure obbligatorie di allontanamento sociale. Stampanti di fronte alla carenza di solventi a causa dell’esplosione della domanda di gel idroalcolico. Tecnici delle telecomunicazioni vessati perché, secondo i rumor, il 5G favorirebbe la pandemia. In che modo datori di lavoro e lavoratori hanno affrontato situazioni a volte del tutto inaspettate?
Un recente studio dell’Istituto sindacale europeo (ETUI) ha esaminato le negoziazioni sociali tra rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori a livello settoriale europeo. Circa 30 settori di attività economica, che vanno dall’industria dell’ospitalità ai servizi di sicurezza privati, inclusi turismo, trasporti, agricoltura e pesca, intrattenimento dal vivo, ecc. sono state vagliate alla luce delle misure adottate o richieste all’Europa e ai governi per cercare di superare le conseguenze concrete della pandemia nel loro settore.
Dopo anni di lievitazioni abnormi del costo degli appartamenti e di affitti alle stelle, il 20 febbraio 2020 il Senato Rosso-rosso-verde decide (Rent Cover Act) di stabilire un tetto per gli affitti che interessa 1,5 milioni di appartamenti e 9 inquilini su 10.
La legge avrebbe dovuto avere validità fino al 2025, avrebbe consentito aumenti solo per recuperare l’ inflazione annua, esentando dal vincolo solo le abitazioni di recente costruzione.
Conseguenza: una mole non piccola di riduzioni degli affitti.
280 deputati del Bundestag, in gran parte dell’Unione e dell’FDP, hanno impugnato la legge davanti alla Corte Costituzionale Federale di Karlsruhe e a metà aprile 2021 la doccia fredda per gli inquilini è arrivata. La Corte ha sentenziato la nullità del provvedimento in quanto la materia trattata non sarebbe di competenza dei singoli Stati. Non un intervento di merito, ovviamente, ma una interpretazione di un problema molto controverso e sempre presente in un sistema federale, di legislazione concorrente tra Stati regionali e Stato Federale.
Equaltimes è un sito web trilingue di notizie e opinioni incentrato su lavoro, diritti umani, cultura, sviluppo, ambiente, politica ed economia da una prospettiva di giustizia sociale. Come diario prevenzione abbiamo revisionato la traduzione automatica del testo, delle eventuali imperfezioni della traduzione è responsabile Diario Prevenzione.I lettori potranno comparare in ogni momento il testo tradotto in italiano con l’originale inglese
Navi da centocinquanta mila tonnellate attraverseranno gli oceani senza equipaggio. Città industriali che trascinano l’acqua come placche tettoniche. Come spettri di metallo. Questo è il futuro del settore marittimo se seguiamo le sue stesse previsioni. Le navi autonome ( automatizzate. ndr ) sono da tempo all’ordine del giorno delle compagnie di navigazione e l’Organizzazione marittima internazionale lavora dal 2017 per garantire il funzionamento sicuro e pulito delle navi marittime autonome di superficie (MASS). La loro automazione sta procedendo imperterrita, sebbene siano ancora necessari ulteriori sviluppi, sia tecnologici che normativi, per raggiungere la fase finale in cui le navi sono libere di navigare senza un solo essere umano a bordo. Per il momento, quasi 100.000 navi e il loro equipaggio stanno attualmente solcando i mari, trasportando gran parte del carico mondiale. Si tratta di molte barche e molti lavori che dipendono dalla navigazione convenzionale. Continua a leggere “Le navi autonome saranno la “rovina” del settore marittimo?”
[ Unison è il sindacato dei lavoratori della funzione pubblica inglese ]
Un nuovo rapporto di UNISON rivela che la pandemia ha avuto un effetto negativo sugli acquisti etici.
Quando scoppiò la pandemia COVID-19, ci fu una corsa alla ricerca di dispositivi di protezione individuale (DPI) per i lavoratori chiave e laptop per coloro che lavoravano da casa. Ma con l’urgente necessità di stare al sicuro, pochi si sono fermati a chiedersi chi stesse fabbricando l’attrezzatura e se anche loro fossero al sicuro.
Che impatto ha avuto sugli standard di lavoro? E l’impegno del Regno Unito di porre fine alla schiavitù moderna è stato effettivamente messo da parte?
A 266 milioni di persone viene negato un salario minimo a causa di leggi restrittive e inadempienze, in particolare i lavoratori agricoli e domestici.
Sharan Burrow, Segretario generale dell’ITUC, ha dichiarato: “Questo rapporto denuncia uno scandalo salariale globale, con alcuni paesi che hanno persino un salario minimo inferiore alla soglia di povertà. Il settantasei percento delle persone nel sondaggio globale ITUC 2020 non crede che il salario minimo sia sufficiente per una vita dignitosa. Centinaia di milioni di lavoratori vivono ai margini e la loro situazione è solo peggiorata durante la crisi del Covid-19, anche se i miliardari tecnologici e gli approfittatori della pandemia estraggono miliardi di dollari. È fondamentale garantire un salario minimo di sussistenza a tutti i lavoratori per consentire a loro e alle loro famiglie di vivere dignitosamente “.
Il rapporto sottolinea anche l’impatto sproporzionato sulle donne, che rappresentano circa il 60% di tutti i lavoratori il cui orario di lavoro si è ridotto durante la pandemia.
I risultati dell’ILO aiutano anche a sfatare il mito secondo cui i salari minimi vitali danneggiano la crescita economica: un aumento dei salari minimi riduce effettivamente la disuguaglianza salariale e di reddito.
“I salari minimi non sono solo vitali per i lavoratori e le loro famiglie, ma sono anche di fatto un investimento, che contribuiscono all’attività economica e riducono la necessità di sostegno al reddito. L’idea che un salario minimo dignitoso costi posti di lavoro è un errore inventato dagli economisti di destra, che dovrebbe essere consegnato nella pattumiera della storia. Il salario minimo deve essere basato sull’evidenza, tenendo conto del costo della vita dei lavoratori e delle loro famiglie, e sviluppato insieme alle parti sociali. Devono avere la forza della legge e il mancato rispetto deve essere affrontato con sanzioni forti e dissuasive “, ha detto Sharan Burrow.
I sindacati stanno conducendo una campagna insieme in Africa, Asia, Europa e America centrale per chiedere salari equi e dignitosi attraverso le seguenti campagne regionali:
In Sri Lanka, i lavoratori dell’abbigliamento sono stati messi in quarantena dai militari nel cuore della notte, a seguito di un rapido aumento delle infezioni. I sindacati dicono che questo avrebbe potuto essere evitato istituendo i comitati sanitari raccomandati.
A partire dal 19 ottobre, il numero totale di casi di Covid-19 a Minuwangoda Brandix è salito a 2.122, inclusi più di mille lavoratori tessili Brandix Limited, i loro parenti e familiari.
Questo gruppo rappresenta quasi la metà del numero totale di casi di Covid nello Sri Lanka e ha fatto notizia a livello nazionale.
La presentazione del volume “Lavorare in fabbrica oggi. Inchiesta sulle condizioni di lavoro in Fca/Cnhi/Marelli”. Le condizioni negli stabilimenti sono peggiorate per sei lavoratori su dieci
È stato presentato oggi da Massimo Bonini, Davide Bubbico, Francesco Garibaldo, Francesca Re David, Maurizio Landini, Giuseppe Berta e Gad Lerner a Milano, presso la Società umanitaria, il volume “Lavorare in fabbrica oggi. Inchiesta sulle condizioni di lavoro in Fca/Cnhi/Marelli”, edito dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, un progetto di ricerca a cura delle Fondazioni Claudio Sabattini e Giuseppe Di Vittorio. Alla redazione del volume hanno partecipato diversi docenti, esperti e ricercatori.
“La prima parte del volume – spiega una nota della Fiom – si focalizza sulle condizioni di lavoro negli stabilimenti, con una ricerca che è il risultato di circa 10 mila questionari raccolti all’inizio del 2018, ovvero circa il 20% della platea operaia di riferimento dei 54 stabilimenti coinvolti nell’inchiesta. Inoltre, sono state effettuate circa 170 interviste qualitative in 16 stabilimenti con lavoratori e delegati sindacali”. L’obiettivo dell’inchiesta è fare un bilancio coinvolgendo i lavoratori, tra iscritti e non iscritti al sindacato, delll’applicazione del World ClassManufacturing (Wcm) e dell’Ergo- Uas.
Dall’inchiesta emerge che negli ultimi anni la percezione dei lavoratori è che le condizioni di lavoro negli stabilimenti di Fca, Cnhi e Marelli sono peggiorate per 6 lavoratori su 10 (il 59,7%). Solo l’11,9% le giudica migliorate. Pesano soprattutto i carichi di lavoro, dei quali il 43,1% dei dipendenti Fca esprime un giudizio negativo a fronte del 9,7% che vede un netto miglioramento. Visti gli alti carichi, i tempi di lavoro sono poco o per nulla sostenibili secondo il 46,2% del campione, ma dobbiamo anche registrare che una parte dei lavoratori ritiene migliorata la situazione ergonomica. È invece interessante constatare come l’obiettivo della partecipazione alla vita aziendale non trova conferma nell’indagine, infatti solo il 22% dichiara di aver preso parte alle riunioni di team.
La seconda parte del volume, spiega ancora il sindacato, è sulla situazione industriale ed economica del gruppo Fca, fino alle prospettive relative alla fusione con Psa. Affronta la trasformazione radicale che sta avvenendo nell’industria dell’auto in Italia e a livello globale dalla propulsione alle nuove tecnologie, mettendo in risalto il ritardo degli investimenti e l’assenza di una politica industriale che dia risposte alle incognite del futuro anche in vista della fusione tra Fca e Psa. Il settore automotive italiano occupa 1,2 milioni di occupati nell’industria e servizi di cui 258.700 nel settore industriale diretto e indiretto, pari all’1,5% di tutta l’attività manifatturiera, e di questi 162.000 in quello diretto. Il fatturato è di 330 miliardi di euro; di questi il settore industriale ne genera 100 pari al 5,9% del Pil.
“Bisogna poi considerare la componentistica con 156.550 addetti e un fatturato di 46,5 miliardi con 22 miliardi di esportazione e un saldo attivo di 6,8 miliardi. Stiamo parlando di uno dei settori chiave dell’industria italiana ed europea, che rappresenta circa il 6% dell’occupazione totale dell’Unione europea, e l’11% di quella manifatturiera. La presentazione di questo volume fa parte di un percorso della Fiom per tenere aperta l’attenzione sui lavoratori del settore automotive”, conclude la nota.
Lo sterminio deliberato di una comunità, un gruppo etnico, un popolo intero, per azione diretta od omissione di determinate azioni che potrebbero impedirlo, non fa più parte di una nefasta ipotesi, di un timore precoce determinato dalle parole proferite in comizi di piazza: lo sterminio genocida è la realtà che respiriamo ogni giorno. E adesso non più solamente attraverso le frasi mille volte usate durante la campagna elettorale come una promessa per risolvere i mali della nazione; ora quelle frasi sono divenute politica di governo, azione di Stato. L’autoritarismo fascistoide della nuova economia imposto da un mercato onnipresente, ci obbliga a leggere le statistiche e i numeri con la tipica indifferenza di chi ormai ha tutto si è abituato.
I mille morti al giorno… (in realtà 1200, 1300, 1400… ogni giorno, dai primi di maggio fino ad oggi) ormai sono una innocua nota a piè di pagina. E quando si fa menzione al termine “genocidio” non è certamente per banalizzare una parola che fa rabbrividire, ma per dire le cose come stanno veramente.
I documenti parlano chiaro: gli organi dello stesso ministero della salute, tre mesi fa avvisavano il nuovo ministro (il terzo dall’inizio della pandemia, un generale dell’esercito), sulla carenza delle sostanze necessarie alla fabbricazione dei medicinali fondamentali per il trattamento del Covid. E non solo: i documenti avvisavano la mancanza cronica di apparecchi e l’assenza di una logistica distributiva nel territorio nazionale di medicinali e materiali. I documenti arrivano alla stampa che incalza il ministro: “i responsabili della organizzazione sanitaria sono i singoli municipi e i singoli stati, non è il governo federale, né tanto meno il ministero della salute”.
Durante la pandemia di Covid-19, 13 milioni di lavoratori hanno perso il lavoro, secondo uno studio del Research Center of DISK. Inoltre, secondo l’ampia definizione di disoccupazione, il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 39 percento, ha affermato Arzu ererkezoğlu, presidente della DİSK. “Essere sindacalizzati ha limitato il danno creato da Covid-19. È possibile affermare che Covid-19 ha creato danni molto maggiori ai lavoratori che lavorano in luoghi di lavoro non sindacali e non registrati “, ha affermato.
Il modo di lavorare è cambiato
Il lavoro di breve durata, il lavoro da casa e il lavoro alternativo sono diventati molto diffusi poiché il 63 percento dei membri del DISK ha affermato che il loro modo di lavorare è cambiato. Alcuni lavoratori hanno usufruito di ferie annuali mentre altri sono stati messi in congedo amministrativo a causa di una malattia cronica.
Tra coloro che lavorano nel settore privato, il 76% ha affermato che il loro modo di lavorare è cambiato mentre l’81% delle donne ha dato la stessa risposta.
I lavoratori hanno avuto perdite di reddito
A causa della pandemia, l’orario di lavoro dei lavoratori è diminuito, con conseguenti perdite di reddito.
Tra i partecipanti, il 36 percento ha dichiarato che il proprio reddito è diminuito. Il 47,7 delle donne e il 34,2 per cento degli uomini ha dichiarato di non aver ricevuto lo stipendio completo, gli straordinari o le indennità sociali.
Il 75 percento ha incontrato difficoltà economiche
La pandemia ha causato difficoltà economiche al 75 percento dei lavoratori. Più del 25 percento ha dichiarato che i propri debiti sono aumentati e il 19,4 percento ha dichiarato di non poter effettuare il pagamento minimo per le proprie carte di credito. Inoltre, il 13,7 per cento dei lavoratori ha dichiarato di avere difficoltà a pagare le bollette.
I tempi di lavoro sono diminuiti
I tempi di lavoro dei lavoratori sono diminuiti perché una parte significativa dei posti di lavoro ha sospeso l’acquisto di beni e servizi, causando una riduzione dei tempi di lavoro. Tra tutti i lavoratori, il 41% ha dichiarato che il tempo di lavoro è diminuito. Nel settore privato, era del 51 percento.
Le lavoratrici sono state maggiormente colpite
Lo studio ha scoperto che le donne ricevono salari più bassi rispetto agli uomini, il loro modo di lavorare è cambiato di più e i tempi di lavoro sono diminuiti di più. Mentre il loro tempo di retribuzione è aumentato, il loro carico interno è aumentato.
Il 27 percento dei lavoratori DİSK ha ricevuto indennità
Le pratiche di indennità di lavoro di breve durata e indennità di congedo non retribuite si sono diffuse durante la pandemia. La metà dei lavoratori del settore privato e il 27% dei lavoratori membri del DİSK hanno ricevuto indennità dall’agenzia turca per l’impiego (İŞKUR).
D’altra parte, il 92% dei lavoratori ha dichiarato di non aver ricevuto un’indennità da nessun’altra entità diversa da İURKUR. “La perdita di salari durante l’epidemia di Covid-19 è stata coperta in misura molto limitata dalle indennità di İKUR e dai programmi di assistenza sociale”, afferma il rapporto.
I lavoratori non possono sbarcare il lunario se il loro flusso di reddito viene interrotto
Se il loro flusso di reddito viene interrotto, il 63 percento dei lavoratori può sbarcare il lunario per meno di un mese. Il 29 percento ha dichiarato 1-3 mesi e il 3,8 percento ha dichiarato 3-6 mesi.
Il 40 percento dei lavoratori preferisce alimenti più economici
La pandemia ha anche cambiato le preferenze di spesa dei lavoratori per il cibo. Mentre alcuni hanno preferito prodotti più costosi per motivi di salute, il 40% ha dichiarato di preferire cibi più economici.
Il 29 percento ha dichiarato che loro o i loro amici hanno contratto il virus
Tra tutti i lavoratori, l’1,6 per cento ha dichiarato di aver contratto il coronavirus mentre l’1,9 per cento dei lavoratori del settore privato era infetto. 29,4 dei partecipanti hanno dichiarato che loro o i loro amici hanno contratto il virus.
La produzione è stata interrotta nel 15 percento dei luoghi di lavoro
Il 15,4% dei lavoratori ha dichiarato che la produzione è stata interrotta nei luoghi di lavoro a causa di un caso di coronavirus. Il 7,7 per cento ha dichiarato che il dipartimento del caso è stato chiuso, il 5,8 per cento ha dichiarato che i propri datori di lavoro hanno interrotto il lavoro e 1,9 hanno dichiarato di aver esercitato il loro diritto di evitare di lavorare.
Il 53 percento afferma che le misure non sono adeguate
Il 53 percento dei lavoratori ha dichiarato di aver preso precauzioni contro il virus sul posto di lavoro e durante il tragitto mentre il 47 percento ha dichiarato di aver trovato le misure adeguate.
L’82% ritiene che il proprio lavoro sia in pericolo
L’81,8 percento dei lavoratori ha dichiarato di sentirsi e / o il proprio lavoro in pericolo e quasi l’84 percento ha dichiarato di percepire Covid-19 come una minaccia alla propria situazione economica.
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I risultati della ricerca sul campo sono stati condivisi con la conferenza stampa presso la Camera di medicina di Istanbul, mercoledì 8 luglio 2020.
L’intervento del Segretario generale del Sindacato DISK Arzu Çerkezoğlu,
Nota di Editor. Conosciamo assai bene quanto pesi il pendolarismo nella condizione di vita e di lavoro di un gran numero di lavoratori e lavoratrici. La metà delle vittime per incidenti sul lavoro è data da incidenti in itinere . Il pendolarismo consuma tempo di vita di migliaia di persone che oltre ai disagi del lavoro si trovano ogni giorno ad affrontare affollamento nei vagoni e ritardi. Va segnalato il fatto positivo , dopo molti anni, che sulle linee ferroviarie regionali sono arrivati i nuovi treni, più moderni e confortevoli . Saranno i pendolari con la loro esperienza a valutare la qualità dei nuovi mezzi di trasporto. Il miglioramento della qualità della vita di molti tanti lavoratori e lavoratrici si è realizzata assai spesso quando è stato possibile arrivare al lavoro con un mezzo di trasporto, treno , navetta che risparmiasse la fatica e lo stress della guida. Per questi motivi segnaliamo questo Rapporto di Legambiente Emilia Romagna.
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Pendolaria 2019: in Emilia-Romagna servono ancora più investimenti sul trasporto sostenibile
Presentiamo il nostro rapporto annuale di analisi del trasporto ferroviario in Italia. Cresce la mobilità su ferro con 5,7 milioni di persone che prendono ogni giorno metro e treni regionali.
In Emilia-Romagna salgono a 215mila i viaggiatori che scelgono il treno quotidianamente (+88,6% in 7 anni). «Esiste una forte domanda di servizio pubblico di qualità: per il clima e per la qualità dell’aria serve aumentare gli investimenti nel trasporto collettivo e sostenibile »
Un messaggio arriva anche dall’emergenza smog di questi giorni: superati in tutti i capoluoghi i livelli di inquinamento e le giornate di sforamento consentite
Cresce la mobilità su ferro: agli italiani il treno piace e dove si investe il successo è garantito, da Nord a Sud, dall’alta velocità alle linee metropolitane. Per i pendolari c’è una buona notizia, sono in arrivo nuovi treni, ma al Meridione e per chi sta fuori dalla rete veloce i problemi rimangono rilevanti. Ad aumentare sono, infatti, anche le differenze tra le Regioni e le diversi parti del Paese e la dotazione di trasporto su ferro delle aree urbane rimane rilevantissima rispetto all’Europa e una delle cause dello smog che attanaglia le città italiane.
I Riders fanno sul serio e a Bologna promuovono un’azione legale per condotta discriminatoria contro un gigante mondiale del cibo a domicilio. Alla base della causa l’utilizzo dell’algoritmo ‘Frank’: per il sindacato emargina i lavoratori che, per motivi personali legati a diritti come la malattia e lo sciopero, non si rendono continuativamente disponibili al lavoro. Antonio Prisco è uno dei protagonisti di questa lotta: 36 anni, rider per Deliveroo impegnato da tempo con la Cgil per cercare di mettere ordine in un mondo che sembra strutturato proprio per disaggregare i lavoratori e comprimerne i diritti.
Come nasce la causa di Bologna e quanti sono i lavoratori coinvolti?
La causa vede coinvolti tutti i lavoratori italiani sfruttati da Deliveroo. Alcuni tra noi compariranno anche come testimoni, lo faranno anche per altri colleghi, che specialmente al Sud sono ancora più ricattati dalla scarsità di lavoro e preferiscono non esporsi. Quello che combattiamo è un sistema simile al caporalato delle campagne E’ la prima volta che in Europa si intenta una causa del genere.
Che aspettative avete? Davide riuscirà a battere Golia?
In alcuni lander tedeschi sono state intentate cause simili ma non sono arrivate in giudizio perchè sono state regolate prima dalle nuove leggi sul lavoro. Non sappiamo se riusciremo a vincere ma ce la stiamo mettendo tutta
Possiamo quindi sfatare il luogo comune che vede il sindacato lontano dalle nuove forme del lavoro?
Oggi si, oggi i lavoratori della gig economy si avvicinano e il sindacato deve continuare a parlare con nuove parole. Abbiamo riscontri importanti in tante città, non solo Bologna e Firenze ma anche Napoli, Palermo o Catania.
Antonio e altri rider incontrano Landini
Come si sta evolvendo questo mondo, cosa dobbiamo aspettarci?
Il sistema di sfruttamento del lavoro della Gig Economy si sta, se possibile, estremizzando. Pensa alle Virtual Kitchen , ristoranti che non esistono nella realtà ma fanno solo consegne, alle agenzie di Cleaning che ti vengono a ripulire casa o ancora peggi oalla commistione di piattaforme tipo Air B&B con piattaforme di Concierge. Tutte persone che vengono pagate poco sfruttate da un padrone digitale che non si fa vedere come ‘Frank’, un algoritmo che decide se domani lavoro oppure no.
Che ne pensi della nuova legge?
E’ confusa e frammentata e viene da vent’anni di leggi sul lavoro che almeno a mio parere non si possono accettare è l’ennesima accezione al ribasso dei diritti. La legge farà esplodere tutte le contraddizioni di un sistema che riguarda 850mila persone, noi i Riders siamo solo il 3% di questa grande platea, ma almeno noi sappiamo chi ci sfrutta, ce lo abbiamo scritto sulle spalle mentre pedaliamo in giro per le città
Ti sei esposto di persona in questa lotta, pentito?
Io sono figlio di una generazione che vive un malessere generalizzato per mancanza di sicurezza sociale, pochi riescono a percepirlo e ancor meno sanno come aiutarci. Io sono figlio di un epoca in cui ti devi accontentare, specialmente se vieni dal Sud, di vivere per pochi spicci. Non riesco a contestare i miei fratelli, i miei compagni che lavorano 7 ore per 60euro ancora senza diritti, che rischiano la pelle sulle strade e non hanno nessun diritto; ma quanto è bello sentirli a un certo punto capire cosa significa avere diritti e sentirli lottare per quei diritti.
Solo un lavoratore su tre nell’UE le cui attività quotidiane sono gravemente o in qualche modo limitate da una malattia cronica riferisce che il posto di lavoro è stato adattato per soddisfare il loro problema di salute. Ciò significa che la maggior parte dei lavoratori in Europa con una condizione sanitaria limitante non viene supportata in termini di adattamento sul posto di lavoro.
La nuova sintesi politica di Eurofound su come rispondere ai problemi di salute cronica sul luogo di lavoro combina l’indagine europea sulle condizioni di lavoro e altri dati a livello nazionale e dell’UE per esaminare la prevalenza e l’impatto delle malattie croniche sul lavoro. Sottolinea che i problemi sanitari di lunga data tra i lavoratori diventeranno un problema sempre più significativo per l’Europa nei prossimi decenni.
L’Europa ha una forza lavoro che invecchia e un quarto della popolazione attiva dell’UE riferisce già di avere una malattia cronica. Questa percentuale è aumentata di 8 punti percentuali tra il 2010 e il 2017. I lavoratori di età superiore ai 50 anni hanno una probabilità doppia di avere una malattia cronica rispetto ai lavoratori di età inferiore ai 35 anni; ma anche tra i lavoratori più giovani la percentuale di malattie croniche è in aumento – dall’11% nel 2010 al 18% nel 2017 per i minori di 30 anni. Alcune delle condizioni croniche più comuni riportate comprendono disturbi muscoloscheletrici, condizioni di salute mentale e malattie cardiovascolari. Continua a leggere “Eurofound: Solo un lavoratore su tre con limitazioni da malattie croniche lavora in luoghi di lavoro adattati”
( Traduzione dall’inglese assistita da Google Translator )
Questo nuovo rapporto “Nuove forme di lavoro tra i giovani – Implicazioni per l’ambiente di lavoro”, pubblicato dal Consiglio nordico dei ministri, evidenzia nuove forme di lavoro. Basato su interviste con giovani dipendenti, il rapporto mostra esempi di nuovi ambienti di lavoro, come lavorare nel settore dei giochi, su piattaforme digitali, con i social media e in accordi di lavoro flessibili o temporanei.
I cambiamenti nel lavoro segnati a livello globale e nei paesi nordici comportano nuove forme di lavoro e occupazione atipica tra i giovani lavoratori. Una percentuale significativa di giovani lavoratori è in posizione temporanea, lavora irregolarmente e lavora a tempo parziale. I quattordici ritratti di giovani che lavorano in forme nuove e atipiche di lavoro nei paesi nordici in questo rapporto mostrano che la maggior parte di questi giovani ha diversi lavori o redditi contemporaneamente o un numero di lavori / redditi diversi per brevi periodi.
Stanno lavorando su piattaforme online come giocatori di e-sport, YouTuber o Influencer, per spostarsi così nella zona di confine dei significati che di solito attribuiamo alle categorie “lavoro” e “ambiente di lavoro”. Questi sviluppi si applicano anche alle professioni tradizionali, come i lavori di falegnameria o di servizio, ma il nuovo aspetto è che il lavoro è mediato attraverso piattaforme online, il che sembra influenzare l’ambiente di lavoro di quei giovani lavoratori. È importante conoscere meglio le nuove forme di lavoro se vogliamo migliorare l’ambiente di lavoro tra questi giovani lavoratori.
Il gruppo del progetto era composto da partecipanti provenienti da quattro paesi nordici: Danimarca, Svezia, Norvegia e Islanda. Il capo del progetto era Johnny Dyreborg, Ph.D. del Centro nazionale di ricerca per l’ambiente di lavoro, Danimarca.
Il rapporto può essere scaricato come file PDF o ePUB o letto online qui .
Un altro giovane lavoratore precario ha perso la vita cadendo durante la riparazione di un tetto di un’azienda di Castelfiorentino.
Dolore infinito della famiglia e amici. Fa nuovamente pena leggere queste notizie. E fa riflettere. Un aspetto che molto colpisce e che dovrebbe veramente collocare appieno questo ‘evento’ nella ‘storia’ della zona empolese-valdelsa e della Toscana – pur terra di grandi e gloriose conquiste del lavoro nei decenni passati – è apprendere che è avvenuta una ripetizione dello stesso infortunio, nello stesso luogo, con la morte di un altro lavoratore, alcuni anni fa.
Non valgono nulla i protocolli d’intesa, non valgono nulla le discussioni politiche su chi fa il capo di che cosa, non valgono nulla le discussioni sullo sviluppo locale, non valgono nulla i dibattiti esoterici sull’industria 4.0, non valgono nulla le ‘magnificenze’ sull’alternanza scuola-lavoro.
Non valgono nulla se non denunciamo tutti i giorni il declino, il degrado complessivo delle condizioni di lavoro. Ma come abbiamo fatto a permettere che tanto lavoro diventasse in questi anni sempre più penoso, come, ad es., quando in molti luoghi di lavoro, a parità di mansione, ci sono differenti trattamenti di paga e diritti?
Troppi sono i lavoratori, soprattutto del mondo della microimpresa, che pur di avere un lavoro devono adattarsi ad ogni condizione.
Pezzi di ‘nuda vita’, individui che si arrangiano a tirare avanti, ai margini e spesso all’esterno di ogni contrattazione collettiva, lontanissimi da ogni rappresentanza e istituzione.
Morta di fatica. Paola Clemente è morta di fatica. Nel 2015, il 13 luglio. Esattamente quattro anni fa. Nelle campagne di Andria, contrada Zagaria. Mentre era intenta all’acinellatura dell’uva, un’attività massacrante, che costringeva questa signora di 49 anni a stare per ore con le braccia tese e il capo rivolto verso l’alto, per individuare e scartare i chicchi più piccoli, perché sulle nostre tavole arrivassero dei bei grappoli dagli acini omogenei. 40 gradi all’ombra, fuori, in quell’estate maledetta. Molto più caldo dentro, sotto ai tendoni dove questo lavoro si compie, con l’effetto serra che moltiplica a dismisura la percezione del calore. È morta di fatica, Paola. È morta di sfruttamento. È morta di necessità. Perché quei pochi euro al giorno che riceveva dopo aver affrontato una sveglia in piena notte, un lungo viaggio in pullman, una giornata massacrante di lavoro, e il lungo viaggio in pullman per tornare a casa, alla sua famiglia servivano per tirare avanti. È morta stritolata dal sistema infame del caporalato, che lucra sulla disperazione e sul bisogno. Paola è morta di fatica. Non era certo la prima. E purtroppo non è stata neanche l’ultima.
Le costrittività della organizzazione del lavoro e, spesso, la mancanza di servizi adeguati portano lavoratori di diversi settori a “procrastinare” evacuazioni e minzioni con danno per la salute e malessere fisico. Da diverse ricerche anche in anni recenti i guidatori di autobus di grandi città, ad esempio, denunciavano questi disagi che “risolvevano” con l’espediente di trattenersi dal bere e questo anche nei mesi estivi… In alcuni casi la soluzione era quella della dotazione di cabine water come quelle dei cantieri mobili… La denuncia del sindacato inglese Unite che pubblichiamo descrive una problematica che abbiamo anche in Italia… (editor)
Unite, il più grande sindacato del Regno Unito e dell’Irlanda, ha fatto eco ai risultati di un rapporto della Royal Society for Public Health (RSPH), alle preoccupazioni dell’opinione pubblica circa la mancanza di servizi igienici pubblici e ha evidenziato come questo influenzi anche i lavoratori.
Il rapporto RSPH ha rilevato che il 74% degli adulti ritiene che nella propria zona non ci siano abbastanza bagni pubblici. Tuttavia, Unite riconosce che questo è anche un importante problema sul posto di lavoro in quanto molti lavoratori tra cui conducenti di autobus, spazzini, autisti di camion, conducenti di spedizioni, tassisti e spazzini si affidano spesso all’utilizzo di servizi igienici pubblici quando devono liberarsi durante la giornata lavorativa.
La mancanza di accesso ai servizi igienici costringe spesso i lavoratori a ridurre ciò che bevono o “tengono duro”, entrambi i quali possono avere gravi conseguenze per la salute. Anche le condizioni di salute specifiche, la gravidanza e la dignità del periodo devono essere riconosciute.
L’assistente del segretario generale Diana Holland ha detto: “Il rapporto RSPH evidenzia ancora una volta l’effetto che la mancanza di servizi igienici pubblici ha sul pubblico in generale, ma dobbiamo riconoscere che questo è anche un importante problema sul posto di lavoro.
“I consigli stanno chiudendo i bagni pubblici senza prendere in considerazione il modo in cui influisce sui lavoratori che fanno affidamento su di essi – chiediamo anche ai datori di lavoro di garantire che le strutture siano protette. Questa è una questione vitale di salute, dignità e uguaglianza. I requisiti di base di nessun lavoratore come essere umano dovrebbero essere ignorati o trascurati in questo modo.
“In alcuni casi questo ha portato i lavoratori con condizioni mediche a essere costretti a lasciare il lavoro.
“Sperare che i lavoratori possano invece utilizzare un negozio o un supermercato locale è del tutto inadeguato.
“È essenziale che i datori di lavoro si assicurino che vengano forniti provvedimenti adeguati per i loro lavoratori, quelli che non devono essere tenuti in considerazione”.
Unite ha lanciato una campagna per la dignità del gabinetto per garantire che i lavoratori abbiano accesso a servizi igienici decenti e non abbiano piccole restrizioni a sfruttarli.
[ Fonte Equaltime . traduzione assistita dal francese con google translator ]
L’AFL-CIO sta lavorando all’organizzazione della Giornata internazionale del lavoro. Questo sindacato, il più grande negli Stati Uniti e in Canada, non dimenticò il 1 ° maggio 1886. Due anni di intensi lavori organizzativi avevano portato a uno sciopero di 350.000 lavoratori (più di 5.000 piante) a Chicago, New York, Detroit e Cincinnati. Titoli di giornali locali pubblicati ” Per otto ore ” o ” Il grande giorno del lavoro “, in riferimento al giorno storico.
Da allora, molto è cambiato in questo paese, che ha 126 milioni di impiegati a tempo pieno. Solo l’11,9% è sindacalizzato e il numero di scioperi è diminuito costantemente dal 1981. Oggi non ce ne sono quasi nessuno. Perché questo declino? Il governo di Ronald Reagan ” con le sue politiche pubbliche anti-operaio “, ” attacchi e modifiche alle leggi e ai regolamenti sul lavoro ” e ” ostacoli alla sindacalizzazione sul posto di lavoro e alla contrattazione collettiva“, afferma Gonzalo Salvador, portavoce dell’AFL-CIO, a Equal Times . L’industria del fast food, in cui ogni marchio è considerato ” indipendente “ E non come settore, è solo un esempio tra tanti.
La classificazione dei posti di lavoro è un’altra trappola. Pertanto, i lavoratori domestici o tutti i lavoratori della piccola economia (” gig economy “) sono considerati ” appaltatori indipendenti “. Questi rappresentano già il 32% della forza lavoro degli Stati Uniti , e lo stesso Bureau of Labor Statistics degli Stati Uniti riconosce che mancano di sociale calendario .
Un altro elemento chiave per Salvador è il fatto che gli amministratori – supervisori e dirigenti inclusi – non possono votare per un sindacato in un’elezione: ” Se in un’azienda di 100 dipendenti, durante la campagna, il datore di lavoro stima che 53 i lavoratori voteranno per il sindacato, promuoverà cinque dipendenti per la posizione di supervisore e si assicurerà che non vi sia una maggioranza a favore dell’unione .
In Europa, anche le controversie sul lavoro stanno diminuendo. Un’infografica del Sindacato Istituto europeo (ETUI) mostra. Nell’Europa orientale, gli scioperi sono quasi inesistenti o non esistono dati per gli ultimi anni. Nei paesi in cui sono state applicate politiche di austerità, lo sviluppo è stato irregolare: in Irlanda e Spagna il numero di scioperi è diminuito considerevolmente, mentre in Grecia – ancor prima della crisi – ea Cipro – dopo – c’è stato un forte aumento. Nel Regno Unito, culla della rivoluzione industriale, il declino ha un’origine politica, afferma Neville Kirk, ricercatore e professore emerito di storia sociale e lavoro presso la Metropolitan University di Manchester. Continua a leggere “Lo sciopero nel XX secolo non scompare, si trasforma ….”
Quasi duecentomila persone muoiono ogni anno nell’Unione europea a causa di malattie, malattie e incidenti sul posto di lavoro.
La realtà è molto peggiore: i datori di lavoro hanno un enorme numero di segnalazioni e quando un lavoratore viene ucciso dal proprio lavoro nuoce a intere famiglie.
La CES chiede che l’Unione europea – in particolare il nuovo Parlamento europeo da eleggere a maggio e la nuova Commissione europea da nominare in seguito alle elezioni – a
• Stabilire un obiettivo di zero sul posto di lavoro e come passo verso tale obiettivo fissato “limiti di esposizione professionale vincolante” per almeno 50 sostanze cancerogene (24 sono state concordate dall’attuale Parlamento e Commissione);
• Introdurre una direttiva sullo stress sul lavoro per consentire a tutti i datori di lavoro di adottare iniziative per identificare e prevenire lo stress e le procedure per affrontare lo stress;
• Introdurre una direttiva per affrontare il dolore alla schiena, al ginocchio e alle articolazioni delle dita (e altri disturbi muscoloscheletrici) durante il lavoro;
ISTAT pubblica il report “La soddisfazione dei cittadini per le condizioni di vita” che elabora i dati riferiti all’anno 2018, la soddisfazione dei cittadini mostra segnali di crescita dopo la stasi registrata nel 2017 riportandosi sui livelli del 2016. Alla domanda “Attualmente, quanto si ritiene soddisfatto della sua vita nel complesso?” in base a un punteggio da 0 a 10 le persone danno in media un voto pari a sette.
Nei primi mesi del 2018, la soddisfazione dei cittadini per le condizioni di vita riprende a crescere leggermente dopo la stasi registrata nel 2017.
La stima della quota di persone di 14 anni e più che esprimono una elevata soddisfazione per la propria vita nel complesso passa dal 39,6% del 2017 al 41,4% dell’anno successivo.
In aumento anche la quota di persone soddisfatte della propria situazione economica, che raggiunge il 53,0% dal 50,5% del 2017.
La soddisfazione per la dimensione lavorativa è stabile: il 76,7% degli occupati si dichiara molto o abbastanza soddisfatto, sostanzialmente come nel 2017. Sono più soddisfatte del lavoro le donne (77,6%) rispetto agli uomini (76,1%).
Nel 2018, aumenta la quota di famiglie che giudicano la propria situazione economica stabile (dal 59,5% del 2017 al 62,5%) o migliorata (dal 7,4% all’ 8,1%).
Anche il giudizio sull’adeguatezza delle risorse economiche familiari mostra segnali di miglioramento: la quota di famiglie che le valuta adeguate sale dal 57,3% del 2017 al 59,0% del 2018.
Le relazioni familiari confermano i più alti livelli di apprezzamento: nel 2018 il 90,1% delle persone si ritiene soddisfatto. Elevata e in leggero aumento la quota di individui molto o abbastanza soddisfatti per le relazioni amicali (dall’81,7% del 2017 all’ 82,5%).
È stabile e su livelli alti anche la soddisfazione per il proprio stato di salute (80,7% delle persone di 14 anni e più) e per il tempo libero (66,2%).