Plan Ecophyto : tout comprendre aux annonces du gouvernement

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Pour comprendre ce qui se joue à travers les indicateurs Ecophyto défendus par les uns ou les autres, il faut d’abord définir de quoi on parle.
USAID Egypt / Flickr, CC BY-NC

Corentin Barbu, Inrae; Alexis Aulagnier, Sciences Po Bordeaux; Anne-Sophie Walker, Inrae; Baptiste Labeyrie, Centre Technique Interprofessionnel des Fruits et Légumes (CTFIL); Emilie Maugin, Astredhor (Institut technique de l’horticulture); Fabrice Le Bellec, Cirad; François Omnes; Freddie-Jeanne Richard, Université de Poitiers; Harry Ozier-Lafontaine, Inrae; Jean-Noël Aubertot, Inrae; Marc Gallien, DREETS de Normandie; Maxime Garnault, Inrae et Véronique Gouy Boussada, Inrae

Face aux manifestations des agriculteurs début 2024, le gouvernement français a annoncé une « mise à l’arrêt » du plan Ecophyto jusqu’au salon de l’Agriculture fin février. Cette pause devait permettre de revoir les indicateurs utilisés pour évaluer la baisse de l’utilisation des produits phytopharmaceutiques (pesticides appliqués sur les cultures) en France.

Certains indicateurs développés au niveau européen étaient fortement mis en avant avec le soutien de certains syndicats d’agriculteurs. À l’inverse, des organisations de défense de l’environnement et de la santé défendaient l’indicateur NoDU, indicateur actuel du plan Ecophyto. Le gouvernement a finalement tranché le 21 février, avec l’annonce par Gabriel Attal de l’abandon du NoDU, au profit de l’indicateur européen HRI-1.

Comment s’y retrouver dans cette jungle d’acronymes ?

En tant que membres du Comité Scientifique et Technique du plan Ecophyto, comité indépendant des pilotes du plan, nous avons notamment pour mission de guider le choix des indicateurs. Dans ce texte, nous souhaitons préciser la nature de ces derniers et en clarifier les enjeux.

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Progettare la lotta politica per la sanità pubblica (prima parte)

Riprendiamo da  Dinamopress questo importante saggio che contribuisce a capire meglio la storia, gli assalti esterni e le criticità  interne del SSN da affrontare per invertirne  la rotta  di destrutturazione e declino. Ringraziamo Dinamopress e l’autore  Luca Negrogno  .  

Fonte Dinamopress 

Autore: Luca Negrogno

In occasione del centenario della nascita di Giulio Maccacaro, medico tra i fondatori di Medicina Democratica, pubblichiamo la prima parte di questo saggio sulle prospettive politiche delle lotte sociali e il Servizio Sanitario Nazionale

Osservare il Servizio Sanitario Nazionale nel rapporto con le lotte sociali permette di considerarne la nascita, le funzioni e le trasformazioni all’interno di un framework complesso, capace di illuminare le dimensioni materiali, culturali e istituzionali sulle quali è maggiormente necessario intervenire per invertire la rotta della sua destrutturazione. Oggi che «il Ssn si trova al centro della più perfetta delle tempeste, la più grave dalla sua istituzione», come scrivono Chiara Giorgi e Francesco Taroni, la ricerca sul quadro storico e concettuale in cui si sono svolte le lotte necessarie per la sua istituzione, sui controversi processi della sua gestione istituzionale e sugli “assalti” reazionari orientati alla sua distruzione (così li ha recentemente indicati Nerina Dirindin – e noi accettiamo solo momentaneamente tale definizione in quanto rischia di porne l’origine esclusivamente all’esterno del sistema, oscurando quanta parte della destrutturazione reazionaria sia emersa dalle stesse contraddizioni interne della sua lacunosa gestione istituzionale) risulta necessario in primo luogo per evitare che la crisi di questa fondamentale istituzione di civiltà venga avvertita come una imponderabile fatalità, rispetto alla quale sia impossibile, inutile o insensato opporsi.

Obiettivo delle lotte attuali dovrebbe essere infatti rivitalizzare la pensabilità e la credibilità dell’ipotesi di un Servizio Sanitario Nazionale di fronte alle avversità date sia dalla modificazione delle caratteristiche strutturali del contesto sociale (epidemiologiche, demografiche, tecnologiche), sia dalla situazione geopolitica e dalle trasformazioni della governance sovranazionale – con le loro significative conseguenze sulle condizioni macroeconomiche e culturali su cui la possibilità di un servizio sanitario universalistico si basa (la caduta in disgrazia della redistribuzione della ricchezza verso il basso e della tassazione progressiva dei redditi, in primo luogo).

Osservato da una visuale che voglia coglierne l’incrocio strutturale con le lotte sociali, il Servizio Sanitario Nazionale appare come un’istituzione il cui senso è inscritto nelle logiche dell’azione pubblica e risente delle sue trasformazioni. Esso va letto cioè sul terreno di una costante dialettica tra spinte dal basso, rivolte alla socializzazione del lavoro riproduttivo, e tentativi di appropriazione privatistici, la cui interazione e il cui relativo equilibrio danno luogo a processi costituenti –- da cui derivano specifiche configurazioni istituzionali – costantemente contesi tra innovazioni progressiste e resistenze reazionarie. Come hanno messo in luce i recenti lavori di Chiara Giorgi (20212023), il modo in cui si sono evolute la struttura, le funzioni e le articolazioni del servizio sanitario stesso, le diverse composizioni delle soggettività che vi hanno agito, anche all’interno di una dialettica conflittuale, le sintesi momentanee, gli accomodamenti e le divaricazioni venute in essere tra loro, i risultati e i limiti della loro azione (nella mutevolezza dei contesti storici: vale a dire lungo le diverse fasi della sua istituzione, del suo malgoverno, dei suoi svariati tentativi di razionalizzazione) costituiscono un oggetto d’analisi che è necessario delineare unitariamente, al fine di osservare efficacemente gli attuali elementi di crisi e le possibilità di contribuire al loro superamento con l’azione politica.

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Il cambiamento climatico aumenta le malattie infettive in tutto il mondo

Fonte  Climate & Capitalism  che ringraziamo 

di Neha Pathak
Yale Climate Connections, 22 febbraio 2023

Ondate di calore, inondazioni, siccità e temperature in aumento alimentate dai cambiamenti climatici hanno reso il mondo più vulnerabile alle epidemie e alla diffusione di un’ampia varietà di agenti patogeni, da batteri e virus a funghi e protozoi.

Il cambiamento climatico ha già aumentato il rischio di quasi il 60% di tutte le malattie infettive conosciute, comprese le malattie trasmesse da zecche e zanzare – come la malattia di Lyme e la dengue – e varie infezioni trasmesse da cibo e acqua, secondo un’analisi pubblicata sulla  rivista  Nature Climate Cambia .

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La tragedia Eternit e il bisogno di giustizia

di  Claudio Carrer

Fonte:  areaonline.ch  che ringraziamo

«Comunque vada a finire, con questo processo si scrive una pagina di storia, non solo per i cittadini di Casale Monferrato, ma per tutto il mondo». Non possiamo che condividere e rilanciare da queste colonne le parole pronunciate lunedì scorso a Novara dal Pubblico ministero Gianfranco Colace al processo Eternit che si sta celebrando davanti alla Corte di Assise e che vede imputato il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, con l’accusa di omicidio plurimo intenzionale in relazione alla morte di 392 persone uccise dalle polveri di amianto della sua fabbrica (cliccare qui per maggiori dettagli). Un processo difficile e dall’esito tutt’altro che scontato, ma che in ogni caso ha già dato un contributo fondamentale alla ricerca della verità su una tragedia di portata mondiale e nella quale Schmidheiny e la sua famiglia sono stati attori di primo piano a livello internazionale per oltre cent’anni. E che per decenni ha visto la Svizzera fungere da centrale di comando della potente industria mondiale del cemento-amianto e di tutte le nefandezze che emergono inequivocabili nei tribunali italiani, soprattutto grazie all’eccezionale indagine della Procura di Torino che portò nel 2009 all’apertura del primo maxi-processo per disastro ambientale e successivamente (dopo che nel 2014 la Cassazione annullò per intervenuta prescrizione la condanna di Schmidheiny a 18 anni) all’avvio di altri procedimenti per omicidio tuttora in corso.

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Il Ministero della salute pubblica il documento “Politica dei co-benefici sanitari della mitigazione del cambiamento climatico”

Politica dei co-benefici sanitari della mitigazione del cambiamento climatico

A cura di Consiglio Superiore di Sanità – Sezione I

Anno 2022

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Health Action Zones (HAZ) per l’equità: un nuovo strumento per il PRP piemontese

 

Fonte : Disuguaglianze di salute   che ringraziamo

Nell’ambito delle attività preparatorie all’individuazione dei territori regionali sui quali implementare a livello locale gli interventi e le azioni previste dalle linee progettuali del Piano regionale di prevenzione (PRP), la regione Piemonte si è dotata di un nuovo strumento che aiuta gli operatori coinvolti nelle attività di piano ad individuare le aree oggetto degli interventi in ottica di equità.

A partire dalle esperienze maturate dal National Health Service (NHS) anglosassone degli anni 2000, lo strumento si pone due obiettivi fondamentali:

  1. individuare e costruire degli aggregati territoriali sufficientemente piccoli per catturare la variabilità e l’eterogeneità dei fenomeni che l’indice si propone di rappresentare, restituendo un’informazioni contestuale a livello di piccola area;
  2. individuare e mettere insieme disagio sociale e bisogno di salute espressi dalle popolazioni residenti in questi territori attraverso alcuni indici compositi.

Rispetto al primo punto, il lavoro ha utilizzato alcuni sistemi di classificazione geografica disponibili nel patrimonio informativo territoriale regionale che, opportunamente combinati tra loro, hanno consentito di costruire 323 Health Action Zones (HAZ) con una popolazione media di circa 13.000 abitanti a copertura regionale e a livello di granularità territoriale sub distrettuale. I sistemi di classificazione in questione fanno riferimento alle unioni montane e collinari, alle zone omogenee dell’area metropolitana torinese, ai grandi comuni dell’area metropolitana con popolazione superiore ai 20.000 abitanti, ad alcune ex unioni socio-sanitarie locali (USSL) e per i capoluoghi di provincia, per tenere conto della variabilità intra cittadina dei grandi centri, a zone statistiche, quartieri e circoscrizioni. L’idea di fondo è che questi aggregati territoriali così ragionati consentano di catturare e discriminare meglio che dimensioni strettamente amministrative (comuni, distretti sanitari, ASL…), disagio sociale e bisogno di salute espressi dai territori piemontesi.

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A rischio l’udito di un miliardo di giovani, serve prevenzione

Fonte : SMIPS.ORG

OMS, ANSA, DOTTNET | 17/11/2022 16:53

Le cause sono di diverso tipo, tra cui un’esposizione eccessiva ai rumori, ma anche infezioni e malattie congenite

Cuffie con musica a tutto volume nelle orecchie, serate in discoteca o ai concerti. Oltre un miliardo di giovani tra 12 e 35 anni, nel mondo, sono a rischio di danni all’udito per un ascolto prolungato di suoni a volumi eccessivi. A fare il punto su come proteggerli, rilanciando l’importanza di portare l’educazione all’ascolto anche nelle scuole, è stato uno speciale AnsaIncontra, andato in onda su Ansa.it. “La riduzione dell’udito professionali – è un problema che riguarda oltre 430 milioni di persone nel mondo, pari a circa il 5% della popolazione. E si stimano intorno ai 980 miliardi di dollari l’anno di spese connesse. Le cause sono di diverso tipo, tra cui un’esposizione eccessiva ai rumori, ma anche infezioni e malattie congenite.

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OMS. Vite sane e prospere per tutti in Italia

Nota di Editor

Prendiamo dalla newsletter della Organizzazione Mondiale della Sanità ( WHO ) questo articolo che riporta in sintesi i contenuti del Rapporto ” Italian Health Equity Status Report Initiative (IHESRi)”. Lo studio è stato effettuato prima del cambio di governo. Molte indicazioni contenute nel Rapporto hanno un valore molto importante per il miglioramento delle condizioni di salute della popolazione nel medio periodo. Il superamento delle diseguaglianze sanitarie richiederebbe un superamento delle diseguaglianze sociali che stanno invece accentuandosi.La traduzione in italiano è stata effettuata, per facilitare la lettura con google translator. Per un uso professionale del testo si raccomanda  la versione originale in lingua inglese 

7 novembre 2022

Comunicato stampa
Tempo di lettura: 3 min (864 parole)
Il nuovo rapporto dell’Italian Health Equity Status Report Initiative (IHESRi), “Vite sane e prospere per tutti in Italia”, esplora ciò che impedisce alle persone di essere in buona salute e fornisce raccomandazioni chiave per ridurre le disuguaglianze sanitarie. IHESRi ribadisce l’impegno dell’OMS/Europa e del Ministero della Salute italiano per migliorare la salute e l’equità sanitaria nel Paese, senza lasciare indietro nessuno.
Il rapporto raccomanda di garantire la sostenibilità e la resilienza del sistema sanitario, ridurre la povertà e costruire economie più solide e stabili, nelle regioni e a livello nazionale. Inoltre, la piattaforma Italian Health Equity Dataset, lanciata da OMS/Europa, consente agli utenti di esplorare i dati alla base del rapporto e analizzare chi è in ritardo per problemi di salute, nonché valutare quali lacune nelle politiche e nei servizi sono fondamentali per l’equità sanitaria dal dai primi anni alla fine della vita.
“Attuando le raccomandazioni di questo rapporto, l’Italia potrebbe aumentare del 4,2% il prodotto interno lordo nazionale. Con queste raccomandazioni potremmo migliorare, in 4 anni, la vita di 150 mila italiani”, ha sottolineato Chris Brown, capo dell’Ufficio europeo per gli investimenti per la salute e lo sviluppo dell’Oms, con sede a Venezia.
Il governo italiano ha adottato una serie di misure per migliorare l’equità sanitaria, inclusa l’integrazione di un approccio di equità nell’attuale Piano nazionale di prevenzione 2020-2025. Investire nella salute e nelle riforme per ridurre le disparità tra regioni, generazioni e genere sono anche le principali priorità del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Inoltre, nel 2019, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), ha istituito un’unità sulle disuguaglianze di salute, che promuove azioni concrete per ridurre le disuguaglianze di salute.

Un manuale TNI .Dalla crisi alla trasformazione Cos’è la giusta transizione?

 

Fonte TNI  che ringraziamo

Questo manuale cerca di esplorare perché è imperativo orientare noi stessi e i nostri movimenti sociali verso una transizione giusta e come possiamo allontanarci consapevolmente e deliberatamente dai sistemi disfunzionali e distruttivi che ci stanno portando verso l’estinzione. Come possiamo avanzare verso nuovi sistemi di relazioni sociali che ci aiutino a sopravvivere e superare la crisi climatica e a invertire la sesta estinzione di massa del pianeta?

introduzione

Stiamo vivendo un’epoca di profonda transizione. Lo sconvolgimento politico è all’ordine del giorno. La disuguaglianza economica è in aumento. Le persone in tutto il mondo sono sfollate a causa di conflitti ed emergenze climatiche. In aumento il razzismo, la xenofobia e l’intolleranza religiosa. La pandemia di COVID-19 ha gettato nuova luce sulle ingiustizie e irrazionalità dei nostri attuali sistemi economici e sociali.

Le crisi che affrontiamo oggi sono sociali e politiche, ma sono più profonde. I sistemi vitali della terra sono minacciati a causa del sistema di produzione che è stato imposto al mondo negli ultimi 250 anni. Alimentato dai prodotti petrolchimici, guidato dal profitto e basato sull’iper-sfruttamento sia dei lavoratori che dei sistemi naturali, questo modo di produzione ha sovraccaricato e interrotto molti dei cicli che hanno mantenuto in equilibrio l’ecosistema globale, compresi i cicli del carbonio.

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Gruppo Energia per l’Italia DECALOGO per le elezioni del 25 settembre 2022

DECALOGO-2022-wo-Intro

Per scaricare il file .pdf clicca QUI

Questo Documento è tratto dal sito Energiaperlitalia.it promosso dal Gruppo di ricercatori  coordinato dal Prof. Vincenzo Balzani .

Il gruppo di ricercatori “Energia per l’Italia” si rivolge alle elettrici e agli elettori, chiamati al voto in un momento critico per il futuro del Paese. Siamo in una “tempesta perfetta” nella quale le difficoltà sociali ed economiche della pandemia non ancora risolta si sommano all’emergenza climatica e alla crisi energetica, resa ancor più drammatica dalla guerra scatenata dalla Russia nel cuore dell’Europa. In questo momento nel quale le italiane e gli italiani sono ancora preoccupati per la propria salute fisica, ma ancor più per le bollette di gas e luce e per i rincari del cibo, nel quale gli agricoltori vedono sparire i raccolti e le aziende energivore sono costrette a fermare gli impianti, nel quale i giovani vedono sfumare il loro futuro, siamo chiamati a votare avendo ben chiari i programmi dei partiti che si candidano a governare.

Invitiamo elettori e politici a ragionare sulle seguenti proposte:

1) Transizione energetica, dalle fonti fossili all’efficienza e alle fonti rinnovabili

2) Democrazia energetica, energia come bene comune

3) Basta con i sussidi alle fonti fossili

4) L’energia nucleare non è la risposta giusta alla crisi

5) Edifici e trasporti puliti, efficienti e sostenibili

6) Attivare subito il piano nazionale di adattamento al nuovo clima

7) Formazione per una cittadinanza consapevole e ricerca finalizzata a risolvere le crisi

8) Agricoltura sostenibile, conservazione del suolo e protezione delle foreste

9) Proteggere la salute dall’inquinamento dell’aria

10) Più equità sociale in Italia e negoziare per la pace in Europa

Per la descrizione dettagliata dei dieci punti, si veda DECALOGO

 

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Ucraina, sei mesi dopo: l’impatto della guerra sulla salute

Fonte : Scienza in rete che ringraziamo 

 

Qual è l’impatto complessivo della guerra in Ucraina a sei mesi dal suo inizio? Sul Lancet, lo storico Ed Holt descrive uno scenario che va al di là delle persone morte e ferite e un sistema sanitario sottoposto a uno stress pesantissimo, sebbene in molti casi gli operatori sanitari siano riusciti a mantenere attivi i servizi, mentre l’Oms ha avvertito del rischio di focolai di malattie infettive.

Crediti immagine: Daniele Franchi/Unsplash

Dall’inizio dell’invasione russa il sistema sanitario ucraino, già fragile, è stato sottoposto a pesanti attacchi e stress e la salute delle persone minacciata. Le conseguenze si manterranno a lungo anche dopo la fine della guerra.

«A sei mesi dall’invasione russa del Paese, il 24 febbraio, il sistema sanitario ucraino sta lottando per continuare a fornire servizi a una popolazione sempre più traumatizzata dalla guerra in corso. Secondo le Nazioni Unite al 15 agosto erano 5.514 i civili uccisi e 7.698 i feriti confermati, ma le stesse Nazioni Unite affermano che la cifra reale potrebbe essere molto più alta». Lo scrive lo storico Ed Holt su Lancet nella rubrica World Report del 27 agosto.

Lo scenario complessivo dell’impatto della guerra, tuttavia, va ben al di là del numero delle persone uccise o ferite dal conflitto: bisogna infatti considerare i 7 milioni di sfollati all’interno dell’Ucraina (circa un terzo della popolazione è stata costretta a lasciare la propria casa), i quasi 6 milioni di profughi accolti in Europa (in Italia circa 150.000), ma anche i 13 milioni di persone che, al contrario, sono rimaste bloccate nelle aree colpite. «I danni alle infrastrutture si calcolano in circa 110 miliardi di dollari, comprese le strutture sanitarie deliberatamente prese di mira dalle truppe degli invasori: l’Organizzazione mondiale della sanità ha registrato 445 attacchi alle strutture sanitarie a partire dall’11 agosto, attacchi che hanno causato 86 morti e 105 feriti», continua Holt. Il giovane storico inglese, autore di diversi rapporti sulla situazione dell’Ucraina a partire dall’invasione russa, descrive come i combattimenti hanno devastato l’offerta sanitaria: paesi e città sono rimasti senza ospedali o strutture di assistenza primaria, i medici sono pochi e sovraccarichi di lavoro, c’è carenza di medicinali, molte farmacie sono chiuse in modo permanente e servizi di pronto intervento lottano per raggiungere i pazienti attraverso strade e ponti bombardati.

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La portaerei brasiliana Sao Paulo, dismessa dalla marina, piena d’amianto e altre sostanze tossiche in viaggio dal 4 agosto dal Brasile alla Turchia attraverso l’Atlantico

Fonte SHIPBREKINGPLATFORM 

 

La portaerei Sao Paulo ( fonte wikipedia )

Numerose proteste e appelli di organizzazioni ambientaliste che lanciano l’allarme per i rischi che comporta questo viaggio verso i cantieri turchi dove sarà smantellata.

Le vecchie navi debbono essere smantellate per il riciclaggio dei materiali, ma queste operazioni debbono essere svolte in sicurezza. Lo smantellamento delle navi deve essere fatto con modalità organizzative e strutturali che non mettano a rischio gli addetti a queste operazioni. Lo stesso trasporto per 6000 miglia in mare deve avvenire in sicurezza per evitare danni catastrofici all’ambiente marino.
Pare che questa operazione di esportazione della nave sia avvenuta in contrasto con una ingiunzione della 16a Corte Federale che ordinava di restituire la nave a Rio de Janeiro.
Questo piano di trasferimento di questa potenziale “bomba” ambientale, con assicurazioni scadute, avverrebbe scavalcando le procedure previste di notifica agli stati nelle cui acque territoriali il pericoloso carico passa.
La nave da demolire è costituita, secondo alcuni esperti, da 760 tonnellate di amianto,PCB altre sostanze tossiche. Grande preoccupazione in Turchia al porto di Aliaga dove la nave, partita il giorno 4 agosto dovrebbe arrivare nel cantiere per la demolizione. La vicenda mette in luce la situazione drammatica dei lavoratori dei cantieri di demolizione presenti in Turchia, India e altri paesi asiatici. Secondo le normative internazionali la nave dovrebbe essere riportata nel paese esportatore, il Brasile.

“L’esportazione prevista di questa massiccia nave da guerra tossica ad Aliaga ha innescato una forte reazione da parte di gruppi sindacali e ambientalisti in tutta la Turchia. Chiediamo che la nave venga immediatamente restituita in Brasile. Le leggi ambientali globali che vietano il commercio di rifiuti pericolosi non devono essere aggirate così facilmente. Fino a quando questa nave non potrà essere demolita legalmente e in sicurezza, proprio come sarebbe stata realizzata in Francia, dove è stata costruita, la nostra risposta è un chiaro NO”.
Asli Odman – Academic – Istanbul Health and Safety Labor Watch

 

Per maggiori informazioni vedi il sito NGOSHIPBREAKINGPLATFORM  che descrive le condizioni infernali di lavoro nei cantieri di demolizione .

AIE. Lettera aperta al governo Italiano

Prendiamo dal sito della Associazione Italiana di Epidemiologia AIE il testo di questa lettera aperta al governo italiano per dare un contributo alla massima diffusione del messaggio che condividiamo. la Redazione

AIE. Lettera aperta al governo Italiano

sull’urgenza di proteggere l’Italia e il mondo dalla minaccia nucleare e sulla priorità di aderire al Trattato di proibizione delle armi nucleari (TPNW)

 


Il conflitto in corso in Ucraina conferma come guerre e conflitti armati siano una seria minaccia, alla salute pubblica e all’integrità ambientale in Europa, così come nel resto del mondo.

Come persone appartenenti all’area biomedica desideriamo sottolineare che qualsiasi ragionamento su giuste cause di una guerra perda ogni ipotetico senso residuale se confrontato con il potenziale distruttivo della moderna tecnologia nucleare, il cui uso diventa più che mai possibile e temibile nello sviluppo della guerra ucraina.

Le armi nucleari provocano danni immediati in termini di morti e feriti, che superano di gran lunga la capacità di assistenza sanitaria anche in contesti ben organizzati. Le nostre infrastrutture sanitarie non sono e non possono essere preparate per la catastrofe umanitaria che risulterebbe dall’esplosione anche di una sola bomba atomica in una delle nostre città.

A questi danni immediati vanno sommati i danni a lungo termine sulla salute della popolazione e sull’ambiente. Impatti devastanti e ingovernabili che superano le capacità di recupero non solo di singoli paesi o territori ma del mondo intero. Finché queste armi di distruzione di massa continueranno ad esistere l’umanità sarà minacciata nella propria sopravvivenza.

Di fronte al potenziale distruttivo delle armi nucleari non esistono motivi che ne giustifichino l’uso, così come non sono sensate le strategie che le impiegano a fini di deterrenza. Lo stesso concetto di “difesa” non è applicabile al ricorso alle armi nucleari che, palesemente e per loro stessa natura, violano tutti i principi della proporzionalità e della protezione dei civili, della distinzione tra combattenti e non combattenti, sanciti dal diritto internazionale attraverso i protocolli delle Convenzioni di Ginevra.

L’Italia è uno dei cinque membri dell’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (NATO) ad ospitare armi nucleari statunitensi sul suo territorio come parte di un accordo di condivisione nucleare. L’Italia ospita non meno di 40 bombe nucleari B61, stoccate presumibilmente nelle basi di Aviano e di Ghedi[1].

Il 7 luglio 2017 è stato adottato un accordo globale storico per la messa al bando delle armi nucleari, noto come il Trattato delle Nazioni Unite sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW)[2]. Esso è entrato in vigore il 22 gennaio 2021, riempiendo un vuoto significativo nel diritto internazionale.

Il Trattato proibisce alle nazioni di sviluppare, testare, produrre, fabbricare, trasferire, possedere, immagazzinare, usare o minacciare l’uso di armi nucleari, o permettere che armi nucleari siano posizionate sul proprio territorio.

Un paese che, come l’Italia, ospita le armi nucleari di un altro stato sul suo territorio può aderire al TPNW, a patto che accetti di rimuoverle entro una scadenza specifica.

Ad oggi l’Italia non ha ancora firmato il TPNW, tuttavia nel settembre 2017, il parlamento italiano ha adottato una risoluzione che incaricava il governo di “esplorare la possibilità” di diventare uno stato parte del trattato1. Nell’ottobre 2017, Luigi Di Maio, prima di assumere la carica di ministro degli Esteri, si è impegnato insieme ad altri 246 parlamentari a lavorare per la firma e la ratifica del trattato[3]. L’ex Presidente del Consiglio italiano Enrico Letta e l’ex ministro degli Esteri Franco Frattini hanno firmato una lettera aperta[4] nel settembre 2020 chiedendo ai leader attuali di “mostrare coraggio e audacia e aderire al trattato”.

Noi riteniamo che l’adesione dell’Italia al trattato sia un atto necessario e urgente. Ogni giorno di guerra in Ucraina aumenta il rischio che il conflitto si estenda e si ricorra all’arma nucleare. La firma del TPNW non solo è necessaria per garantire la sicurezza dell’Italia, ma lancerebbe anche un segnale internazionale di distensione e de-escalation.

Dal 21 al 23 giugno si svolgerà a Vienna la prima riunione degli stati sul TPNW[5]. L’evento è organizzato da ICAN (premio Nobel 2017), la International Campaign for the Abolition of Nuclear weapons, un’organizzazione che si aggiunge all’ International Physicians for the Prevention of Nuclear War (IPPNW, premio Nobel 1985).

Il 18 maggio 2022 la commissione Esteri della Camera dei deputati ha approvato una risoluzione[6] che impegna il Governo “a valutare la partecipazione dell’Italia come «Paese osservatore» alla Prima Riunione degli Stati Parti del Trattato di proibizione delle armi nucleari (TPNW)”.

In qualità di persone impegnate nella ricerca, nella tutela e nella promozione della salute globale, esortiamo il governo italiano a partecipare senza esitazioni a questa riunione, con il fine ultimo di firmare e ratificare il trattato il prima possibile, in coerenza con le dichiarazioni d’intenti espresse in precedenza.

Il conflitto in Ucraina ha messo in chiaro che la guerra nucleare potrebbe essere più che mai vicina. L’unica soluzione è dare priorità al disarmo nucleare. Questa è a nostro parere la sola scelta coerente per un governo impegnato nel raggiungimento degli obiettivi dello sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Certi che le motivazioni alla base del nostro appello saranno comprese, ci auspichiamo che verranno fatti passi importanti nella direzione suggerita.

Il Consiglio direttivo dell’Associazione Italiana di Epidemiologia (AIE)
Il Gruppo di lavoro AIE-Pace


[1] ICAN: How is your country doing? Italy, https://www.icanw.org/italy

[2] ICAN, Full text of the Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons, https://www.icanw.org/tpnw_full_text

[3] ICAN, Full list of pledge takers, https://pledge.icanw.org/full_list_of_pledge_takers

[4] Open Letter in Support of the Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons, https://d3n8a8pro7vhmx.cloudfront.net/ican/pages/1712/attachments/original/1600645499/TPNW_Open_Letter_-_English.pdf

[5] ICAN, First Meeting of Nuclear Weapons Ban Treaty set for June, https://www.icanw.org/tpnw_first_meeting_of_states_parties_june_2022

[6]   http://documenti.camera.it/leg18/resoconti/commissioni/bollettini/html/2022/04/21/03/allegato.htm#

I firmatari

Scarica la lettera in .pdf ITA / ENG DEU

Senato. Inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati

Bozza

SENATO DELLA REPUBBLICA
XVIII LEGISLATURA

COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SULLE CONDIZIONI DI LAVORO IN ITALIA, SULLO SFRUTTAMENTO E SULLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO PUBBLICI E PRIVATI

(Istituita con deliberazione del Senato della Repubblica il 31 ottobre 2019)

(composta dai senatori: Bressa, Presidente,
Romano, Vice Presidente,
Maffoni, Vice Presidente,
Causin, Segretario,
Doria, Segretario,
Caligiuri, Carbone, De Vecchis, Di Girolamo, Di Nicola, Floris, Grassi, Laforgia, Laus, Montevecchi, Pisani, Pittella, Romagnoli, Ruotolo e Stabile)

RELAZIONE INTERMEDIA SULL’ATTIVITÀ SVOLTA

approvata dalla Commissione nella seduta del 20 aprile 2022
(Relatore: senatore BRESSA)

Comunicata alla Presidenza il 21 aprile 2022

Doc_XXII-bis_n9

Per scaricare il file pdf del documento CLICCA QUI 

 

Save the date : 8 aprile 2022 – 14-18,30 – III° modulo del Convegno SMIPS – DISEGUAGLIANZE SOCIO-ECONOMICHE E SALUTE

 

SMIPS

Organizzazione di volontariato del “Terzo settore”

con il Patrocinio del Comune di Bologna

III° MODULO venerdì 8 aprile 2022 h. 14-18,30
DISEGUAGLIANZE SOCIO-ECONOMICHE E SALUTE

PALAZZO D’ACCURSIO – SALA “CAPPELLA FARNESE”
PIAZZA MAGGIORE – BOLOGNA
18 aprile (14,00-18,30)

COORDINANO: R.TOSI, I. TUMSCITZ

• L’ACCESSO INEGUALE A PREVENZIONE E CURA NELLA SALUTE MENTALE, F.NANNI

• LE VACCINAZIONI NELLA SANITA’ PUBBLICA, D. GORI

• POVERTÀ E ATTESA DI VITA, F. ANDERLINI

• ALIMENTAZIONE, ATTIVITÀ MOTORIA, MALATTIE METABOLICHE,
G. MARCHESINI REGGIANI

• INVECCHIAMENTO E LONGEVITÀ IN UNA PROSPETTIVA ECOLOGICA ED
EVOLUZIONISTICA, C. FRANCESCHI

• QUESTIONI DI GENERE TRA DIFFERENTI BISOGNI E PERSISTENTI
DISUGUAGLIANZE, E. GUERRA

• IL LAVORO CHE CAMBIA: PROSPETTIVE PER SICUREZZA E SALUTE,
G. RUBINI

• DIGNITÀ DEL LAVORO, TRASFORMAZIONI PRODUTTIVE, DIRITTO A SICUREZZA E SALUTE, S. SCARPONI

Partecipazione libera e gratuita: in presenza con Green-Pass e
mascherina, in diretta streaming a questo link

https://www.facebook.com/groups/960878214738454

Russian shelling caused a fire at a Ukrainian nuclear power plant – how close did we actually come to disaster?

AP

Tony Irwin, Australian National University

It sounds like a nightmare come true. During a military offensive as part of Russia’s invasion of Ukraine, fire broke out at Europe’s largest nuclear power station, the Zaporizhzhia power plant in the southern city of Enerhodar.

From what we understand of the situation, Russian troops were shelling the area during a battle for control of the facility, which supplies 25% of Ukraine’s electricity.

The plant has six large 950-megawatt reactors, built between 1980 and 1986 – crucially to a different design to the notorious and now decommissioned Chernobyl power station.

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Francia.INRS. Iperconnessione. Impatto dell’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC)

Fonte INRS 

Sensazione di urgenza, sovraccarico di informazioni, trabocco di lavoro nella sfera personale… Molti dipendenti possono essere esposti a difficoltà legate all’uso di strumenti digitali come la posta elettronica. In occasione della pubblicazione di un articolo sulla rivista Hygiène & sécurité du travail, tre domande per Vincent Grosjean, capo degli studi e coautore di questa riflessione.

Qual è l’origine della domanda dell’INRS sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC)?

Nel 2015, l’INRS ha avviato una ricerca sulle pratiche digitali, in particolare sulla messaggistica elettronica, di fronte alla comparsa di problemi di salute legati all’uso di questi strumenti in un contesto professionale. Vari rapporti hanno rivelato l’emergere di una norma implicita di connessione permanente per alcuni dirigenti e dipendenti, il moltiplicarsi di strumenti senza gerarchia o strategia di utilizzo, una tendenza a cancellare i confini tra vita privata e vita lavorativa, un carico di informazioni inflazionistiche per molti dipendenti.

Lo scopo del lavoro svolto dall’INRS era di andare oltre queste osservazioni, per esplorare strade per la prevenzione.

Il contesto sanitario ha accentuato la comparsa di alcuni rischi legati all’uso delle TIC?

Da 2 anni la crisi sanitaria legata al Covid-19 porta ad un aumento “di emergenza” del lavoro a distanza. A ciò si è accompagnato il proliferare degli incontri in videoconferenza e un aumento della comunicazione mediata (messaggistica, telefono, ecc.), a scapito degli scambi faccia a faccia. Questi sviluppi amplificano le preoccupazioni circa la disintegrazione dei gruppi di lavoro, la sensazione di isolamento, l’interruzione dei confini tra la vita lavorativa e la vita al di fuori del lavoro. Sottolineano inoltre l’importanza delle relazioni di lavoro informali e del supporto sociale per il benessere dei dipendenti, nonché per l’efficienza dei collettivi a lungo termine. Queste circostanze rendono più importante costruire una vera strategia di utilizzo digitale per l’azienda. Gli obiettivi sono mantenere le prestazioni.

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Dove va la sanità lombarda?

Intervento della Dott.ssa Susanna Cantoni
Martedì 25 gennaio 2022 ore 18.00
Iniziativa pubblica a cura del Movimento culturale per la difesa e il miglioramento del Servizio Sanitario Nazionale (SSN)
Dove va la sanità lombarda?

Cantoni Casa Cultura 25-1-2022 (1)

Per scaricare il file dell’articolo clicca QUI  

Grecia: il nuovo programma di polizia biometrica mina i diritti

 

Fonte Human Rights Watch che ringraziamo

Rischio di profilazione razziale illegale e altri abusi

(Atene) – La Grecia sta pianificando un nuovo programma di polizia per scansionare i volti e le impronte digitali delle persone che non è coerente con gli standard internazionali sui diritti umani sulla privacy e che potrebbe amplificare la discriminazione in corso, hanno affermato oggi Human Rights Watch e Homo Digitalis. Nell’ambito del programma finanziato dall’UE, la polizia utilizzerà dispositivi portatili per raccogliere informazioni biometriche dalle persone su vasta scala e confrontarle con i database della polizia, dell’immigrazione e del settore privato principalmente a fini di immigrazione.

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Salute Sicurezza sul Lavoro : una presa di posizione importante della FP CGIL di Piacenza

ORDINE DEL GIORNO DELL’ASSEMBLEA GENERALE FP CGIL PIACENZA DEL 21.12.2021

L’ordine del giorno votato all’unanimità dall’Assemblea Generale FP Cgil di Piacenza rappresenta un punto di riferimento per un’analisi corretta degli impatti che il D.L 146, ora convertito in legge, produrrà  sulla organizzazione della vigilanza per quanto attiene la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Un documento da leggere con attenzione.

IL TESTO DEL DOCUMENTO 

“SE ATENE PIANGE SPARTA NON RIDE” . SI PRIVILEGI IL DIALOGO 

  Fonte Smips.org 

 

 

di Francesco Domenico Capizzi*

La contrapposizione aperta fra cittadini no-vax, da una parte, e Istituzioni politiche e scientifiche, sostenute da una larga maggioranza di cittadini, dall’altra, rischia di concludersi con quanto la sapienza antica ha mirabilmente voluto rappresentare nell’espressione “se Atene piange Sparta non ride”: qualunque sarà l’esito della tensione crescente le conseguenze socio-sanitarie della pandemia danneggeranno, comunque, ambedue i contendenti, compresa la frazione, anche se maggioritaria, che prevarrà. Tali saranno i guasti prodotti sul piano sociale da poterli assimilare agli effetti di una guerra, anche se vinta. Vi saranno innumerevoli “morti e feriti” ed uno sconquasso sociale assimilabile al periodo post-bellico che ricadrà su tutti indistintamente e irrimediabilmente.

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La quarta ondata

Autore : Gavino Maciocco che ringraziamo 

Fonte: Saluteinternazionale.info

La quarta ondata della pandemia sta confermando l’incapacità dell’occidente nel difendere la salute della popolazione, con alcune differenze sostanziali tra paesi. L’arrivo di una nuova variante dal Sudafrica dimostra ancora una volta che nessuno si salva se non si salvano tutti.

La prima ondata della pandemia di Sars-CoV-2 originata dalla Cina si abbatté come uno tsunami prima in Europa e poi nel resto del mondo a partire da gennaio/febbraio 2020. Dure e prolungate misure di lockdown consentirono di ridurre al minimo la circolazione del virus all’arrivo della stagione estiva. In Europa (perché le ondate di cui stiamo parlando si applicano soprattutto in questa area) ad agosto 2020 sembrava che la pandemia avesse esaurito il suo corso. Sembrava, ma così non era. La ripresa delle attività sociali, lavorative e scolastiche, l’allentamento (o l’abbandono) delle misure di contenimento e di controllo, l’arrivo della stagione autunnale (con l’aumento della vita al chiuso) produssero una rapida, drammatica riaccensione della pandemia.

La seconda ondata ebbe effetti più gravi della prima perché nella circolazione epidemica il virus originario di Wuhan fu sostituito da varianti che provenivano da Sudafrica, Brasile e soprattutto dalla Gran Bretagna. La variante inglese del coronavirus, dotata di una trasmissibilità superiore del 37% rispetto ai ceppi non varianti, divenne rapidamente predominante provocando per questo un forte incremento dei casi di contagio e di decesso.

In Europa il picco dei casi della seconda ondata si registra nei mesi di novembre e dicembre 2020/gennaio 202, quando prende il via la vaccinazione anti-COVID dapprima in Israele e in USA e subito dopo in gran parte dei paesi europei. Anche grazie all’avvio delle vaccinazioni si registra una riduzione nella circolazione della variante inglese (e dei casi e dei decessi), ma la copertura vaccinale nei primi mesi del 2021 è ancora troppo bassa per impedire lo sviluppo di una nuova variante, proveniente dell’India, denominata “Delta” che sosterrà la comparsa della terza ondata.

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Omicron è il nuovo COVID arrivato: cinque passi da evitare, dieci da fare subito

Omicron is the new COVID kid on the block: five steps to avoid, ten to take immediately

What not to do: ban travel. Scenes at South Africa’s OR Tambo International airport after the first flight bans were announced.
Phill Magakoe / AFP via Getty Images

Shabir A. Madhi, University of the Witwatersrand

South Africa reacted with outrage to travel bans, first triggered by the UK, imposed on it in the wake of the news that its genomics surveillance team had detected a new variant of the SARS-CoV-2 virus. The Network for Genomics Surveillance in South Africa has been monitoring changes in SARS-CoV-2 since the pandemic first broke out.

The new variant – identified as B.1.1.529 has been declared a variant of concern by the World Health Organisation and assigned the name Omicron.

The mutations identified in Omicron provide theoretical concerns that the variant could be slightly more transmissible than the Delta variant and have reduced sensitivity to antibody activity induced by past infection or vaccines compared to how well the antibody neutralises ancestry virus.

As vaccines differ in the magnitude of neutralising antibody induced, the extent to which vaccines are compromised in preventing infections due to Omicron will likely differ, as was the case for the Beta variant.

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E’ disponibile il numero di novembre 2021 di Lavoro e Salute .

Prime note sui provvedimenti su salute e sicurezza sul lavoro inserite nel cosiddetto Decreto fiscale di Mauro Valiani

 

Diario Prevenzione mette a disposizione uno spazio dedicato agli approfondimenti e al confronto sui provvedimenti su salute e sicurezza inseriti dal Governo contenuti nel cosiddetto decreto fiscale Pubblichiamo come primo contributo queste note che ci ha inviato Mauro Valiani. Invitiamo gli Operatori dei Servizi delle ASL, Ispettori del Lavoro, sindacalisti , RLS e Rlst e quanti lo vorranno a inviarci approfondimenti, commenti, riflessioni sullo stato dell’arte e sugli effetti che avranno questi provvedimenti. I files degli articoli in formato doc o pdf vanno inviati al seguente indirizzo: praxis.mailbox@gmail.com

 

 

Concordo con il commento di Gino Rubini (“Un cambiamento denso di significati e di preoccupanti interrogativi per chi si occupa di salute e sicurezza nel lavoro”, ). Ritenendo necessario lo sviluppo di un approfondimento sul tema, aggiungo qualche ulteriore osservazione. >>> segue

Per scaricare il file pdf dell’articolo di Mauro Valiani clicca QUI 

nota_valiani201021

 

Il Decreto “Rafforzamento della disciplina in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”

Primi appunti e … diverse  perplessità

Il Decreto si propone di semplificare una materia complessa con molti soggetti in campo.

Il primo aspetto che si avverte nella lettura di questo Decreto è  l’assenza totale di una ricerca e di una riflessione sulle cause profonde delle ragioni per cui la sequenza di incidenti gravi e mortali, tipici degli anni 50 del secolo scorso per le modalità con le quali avvengono, in gran parte evitabili, continuano ad accadere anche oggi, nel 2021. Ma su questo aspetto torneremo con un articolo specifico.

Nei fatti, oltre all’appesantimento delle sanzioni e delle misure interdittive, l’operazione proposta nel Decreto è l’accentramento del comando posto in capo all’Ispettorato nazionale del lavoro.

Da quanto risulta da diverse fonti la elaborazione del decreto dal quale dovrebbe scaturire un maggiore coordinamento degli Enti preposti alla vigilanza sarebbe avvenuta senza la consultazione delle Regioni e con l’assenza del Ministero della salute.

Le stesse assunzioni per rafforzare il sistema di vigilanza sono previste nella misura di 1024 unità destinate all’Ispettorato nazionale del Lavoro e il passaggio da 570 a 660 unità dei carabinieri preposti ai controlli in materia. Non conosciamo i requisiti delle figure professionali previste dai  futuri bandi di assunzione degli ispettori, temiamo che prevalgano le competenze giuridiche rispetto a quelle tecniche, sanitarie ed ergonomiche.

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#Infortuni sul lavoro, che fare ? Podcast Diario Prevenzione 13 ottobre 2021 – puntata n° 90

 

a cura di Gino Rubini

In questo numero parliamo di:

– Incidenti su lavoro, che fare ? L’intervento in Commissione del ministro Orlando. Un percorso per ricostruire la rete dei Servizi territoriali e un coordinamento nazionale efficace e adeguato al lavoro di quest’epoca.
– Il numero di ottobre della Rivista Lavoro e Salute
– Ecoscienza numero 4 del 2021- La bonifica dei siti contaminati.
– Il vaccino contro la malaria, un passo avanti molto importante
– Travail et securitè: Il Dossier sulle radiazioni ionizzanti.
– Lunghe ore di lavoro uccidono più degli infortuni

No-vax, no-greenpass: “Libertarismo indeterminista”

di Francesco Domenico Capizzi *

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti, stabilisce il primo articolo della Dichiarazione del 10 dicembre del 1948. Anche di commettere errori, in buona fede, s’intende? Sì, perché, continua l’articolo, tutti gli esseri umani sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza, e perché l’articolo 21 della nostra Costituzione stabilisce che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Da aggiungere il postulato cartesiano del libero arbitrio, inteso come diritto al dubbio e alla ricerca della verità da parte di ogni essere umano.

Dunque, una società di liberi pensatori! Anche se vengono commesse e sostenute involontarie distorsioni interpretative della realtà ed errori nelle azioni, a parte le facinorose, che meritano rispetto ed ascolto in nome dei vincoli irrinunciabili della solidarietà e della tolleranza che sorreggono l’intera vita civile.

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Crumiri di ieri, crumiri di oggi

Pubblichiamo con vero piacere questa riflessione di Gianni Marchetto, già operaio alla Fiat , delegato Fiom e leader nelle lotte per la salute in Fiat negli anni ’60 ‘ 70 e oltre. Quelle lotte contro le nocività in fabbrica si trasformarono in esperienze e divennero cultura e capacità diffusa di fare prevenzione e di contrattare migliori condizioni di vita nel lavoro. Gianni forte di questa cultura ci offre una interpretazione su quello che accade ora con la pandemia. Una lettura importante che fa riflettere. gierre

crumiri_di_ieri_oggi

Puoi scaricare il file .pdf , clicca qui 

 

 

Morire di lavoro. Qualcosa che ho imparato

Ho terminato il mio impegno sociale e la mia esperienza professionale sulle questioni della salute e della sicurezza dei lavoratori nel 2015. Da allora le mie fonti di informazione sono state gli organi di informazione quotidiani e le conversazioni con lavoratrici e lavoratori incontrati dove vivo, nella bassa valle di Susa. Le mie considerazioni sono quindi necessariamente frammentate e, in buona parte, superficiali, più che considerazioni sono delle sensazioni, delle reazioni alla informazione del giorno che leggo o ascolto. Ho tentato di approfondire le mie conoscenze andando a cercare dati e informazioni sul sito dell’Inail e in particolare sulla sezione “Informo” (infor-mo, analisi degli infortuni mortali a seguito delle indagini dei servizi territoriali di vigilanza delle Asl) per scoprire che anche su questo piano l’informazione è regredita e la collaborazione tra servizi di prevenzione e Inail è venuta via via scemando.

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