Il capitalismo climatico non ci salverà

Fonte: Antropocene.org che ringraziamo

Nicolas Beuret Peter Bloom

Traduzione a cura della Redazione di Antropocene.org

I populisti autoritari, da Trump a Modi, stanno guadagnando terreno a livello globale, spesso con un fervente sostegno ai combustibili fossili e una retorica anti-ambientalista. C’è una chiara componente ideologica in questo insipido “fascismo fossile”. Si basa sul timore della destra che il “programma woke net zero” sia responsabile degli alti prezzi dell’energia e della stagnazione economica globale

L’economia di “transizione” verde si contrappone a questo emergente fascismo dei combustibili fossili, con politici e aziende che dichiarano con sicurezza che le tecnologie verdi e l’Intelligenza Artificiale creeranno posti di lavoro e stimoleranno la crescita. 


Fortune

Ma questi politici e queste aziende indeboliscono anche le loro politiche e i loro impegni ambientali, apparentemente spaventati da una possibile reazione negativa a tutto ciò che è green.

Presumere che il “capitalismo verde” sia più progressista del suo concorrente fossile sarebbe un grave errore. Entrambi condividono caratteristiche cruciali e una traiettoria politica comune, che si allontana dalla democrazia liberale verso un futuro decisamente meno democratico e molto più “caldo”.

«Il concetto di riscaldamento globale è stato creato dai cinesi e per i cinesi, allo scopo di rendere non competitiva la produzione manifatturiera statunitense», scriveva Donald Trump su Twitter (ora X) nel 2012.

Sia le politiche sul clima che le reazioni negative ad esse si basano sulla necessità di superare le tendenze alla stagnazione dell’economia globale. Mentre Trump & Co. ritengono che i combustibili fossili e la produzione manifatturiera a basso costo siano fondamentali per la ripresa delle fortune economiche nazionali, da oltre un decennio le industrie verdi sono tra i pochi settori a registrare tassi di crescita significativi e ad attrarre investimenti.


Guidate dalle tecnologie

Il capitalismo verde promuove l’idea che la crescita economica possa essere “svincolata” dal danno ambientale, rendendola una situazione vantaggiosa per l’economia e per l’ambiente. L’Intelligenza Artificiale viene sempre più venduta come componente fondamentale di questo disaccoppiamento, accelerando l’efficienza e trasformando la nostra “stupida” economia basata sui fossili in un’economia intelligente e verde.

Ma l’idea che l’impatto ambientale e la crescita economica possano essere disaccoppiati è stata smentita in modo convincente. I dati dimostrano che un disaccoppiamento assoluto su scala globale rimane altamente improbabile e che molte cosiddette innovazioni verdi si basano su catene di approvvigionamento estrattive e su un elevato consumo di energia.

Le innovazioni tecnologiche, soprattutto nell’Intelligenza Artificiale, raramente sono pulite. La formazione di modelli di Intelligenza Artificiale su larga scala richiede enormi quantità di energia, spesso derivante da reti ad alta intensità di carbonio, e si basa su un’infrastruttura di estrazione globale. L’economia digitale non è post-materiale; è iper-materiale. La transizione verso un capitalismo “verde” spesso implica l’esternalizzazione di emissioni, rifiuti e danni estrattivi nelle regioni periferiche, pur mantenendo l’illusione di sostenibilità nelle economie principali.

Le strategie di transizione verde basate sulla tecnologia spesso espandono l’economia informale, in particolare nel Sud globale, rafforzando sistemi in cui i lavoratori sono privi di tutele lavorative, normative ambientali e accesso all’assistenza sociale


Comunità

La maggior parte dei cosiddetti lavori verdi non sono lavori nel settore manifatturiero, bensì lavori di installazione in cui i componenti, prodotti in condizioni difficili nelle fabbriche del Sud-Est asiatico, vengono assemblati o installati nel Nord del mondo. Questo cambiamento rischia di consolidare un’economia duale, divisa sia a livello nazionale che internazionale in una minoranza di ruoli professionali sicuri e una maggioranza di lavori contrattuali precari, non regolamentati e usa e getta. Proprio come le BigTech sfruttano la nostra attenzione e il nostro comportamento per ricavare dati che possono essere utilizzati per vendere spazi pubblicitari o addestrare l’Intelligenza Artificiale, anche le industrie verdi si espandono attraverso processi di estrazione e recinzione. 

Ognuna delle centinaia di nuove miniere, in gran parte nel Sud globale, necessarie per l’espansione delle tecnologie verdi, alimenterà violenti spostamenti, repressione e reclusione. In tutto il Nord del mondo, sia i sostenitori dell’industria verde sia i politici del MAGA [1]  stanno prendendo di mira le proteste ambientaliste e le campagne comunitarie per garantire che i “NIMBY” [2]  e gli “eco-terroristi” come XR o Soulèvements de la Terre non possano bloccare il progresso “verde”.


Disciplina

Mentre la retorica della trasformazione verde si intensifica, l’economia estrattivista globale si espande. Le infrastrutture per l’energia pulita dipendono ancora dalle catene di approvvigionamento coloniali. Le compensazioni di carbonio spostano le comunità indigene. La retorica dell’economia circolare maschera l’aumento della produzione di materiali. La crescita “verde” continua ad alimentare la crisi climatica.

Ciò che distingue il capitalismo verde odierno è la sua fusione con la tecnologia digitale. Le reti intelligenti, l’agricoltura ottimizzata dall’Intelligenza Artificiale e gli incentivi comportamentali vengono presentati come strumenti efficienti e sostenibili. Ma in questa visione c’è una crescente dipendenza dalla sorveglianza e dalla governance algoritmica.

Sta emergendo un nuovo capitalismo, in cui il profitto non è più guidato principalmente dalla produzione o dal consumo, ma dalla gestione dell’insicurezza, del rischio e del controllo. Questa formazione può essere intesa come un “complesso autoritario-finanziario” che unisce la sorveglianza digitale e la speculazione finanziaria con la governance coercitiva. All’interno di questo sistema, tecnologie come l’Intelligenza Artificiale, l’analisi predittiva e la biometria vengono impiegate non solo per estrarre valore dal comportamento e dai dati, ma anche per governare le popolazioni attraverso il monitoraggio e la disciplina automatizzati. 


Disastri

La nostra resistenza e protesta diventano per la sicurezza privata e la fintech [3] un’opportunità per realizzare profitti consistenti, il tutto reprimendo il dissenso. Questa dinamica è sempre più evidente nella transizione verde.

Le nuove tecnologie digitali vengono mobilitate in modo antidemocratico su due fronti. Il primo è accelerare e intensificare le misure anti-protesta e di sicurezza, dalla sorveglianza automatizzata alle azioni di polizia preventive, in modo simile a come vengono già impiegate negli Stati Uniti contro i manifestanti anti-genocidio e gli attivisti per i migranti. Vengono utilizzate anche dalla sicurezza privata per monitorare e ostacolare gruppi comunitari e campagne popolari, nonché per automatizzare la disinformazione e seminare il dissenso complottista. 

Il secondo aspetto riguarda il loro utilizzo all’interno dei sistemi finanziari. L’Intelligenza Artificiale viene già utilizzata per delimitare alcune aree e gruppi demografici come non assicurabili o non bancarizzabili, [4]  escludendo di fatto interi territori e comunità dall’accesso alla finanza, ai servizi bancari e assicurativi.  L’automazione di servizi cruciali, tra cui welfare e servizi sociali, rischia di creare barriere di accesso ancora più forti per le comunità vulnerabili, in un periodo in cui le persone già faticano ad accedere agli aiuti finanziari dopo le catastrofi. Combinate, le nuove tecnologie digitali contribuiscono a “svincolare” il capitalismo verde da richieste e rifiuti pubblici.


Transizioni

L’ascesa del populismo autoritario rappresenta una minaccia reale. Ma lo è anche l’autoritarismo soft e apparentemente progressista del capitalismo verde. Entrambi offrono delle modalità di controllo: una attraverso la negazione, l’altra attraverso la pacificazione tecnocratica. Uno brucia palesemente il pianeta; l’altro lo fa dietro una cortina di innovazione e inclusione.

Dobbiamo rifiutare questo falso binario. Una giusta transizione climatica non può essere raggiunta intensificando la sorveglianza, rafforzando le multinazionali o mantenendo sistemi di saccheggio globale, indipendentemente dal fatto che questi sistemi siano o meno dipinti di verde. 

La scelta non è tra il negazionismo populista e il greenwashing tecnocratico. La vera scelta è tra una profonda trasformazione o il collasso ecologico e sociale. Se vogliamo evitare qualcosa di peggio, dobbiamo costruire il potere dal basso, sfidare la logica dell’accumulazione e rivendicare l’azione per il clima come un progetto di emancipazione, non di controllo.

In tutto il mondo, i movimenti di base stanno già sfidando le false soluzioni del capitalismo verde. Dai difensori delle terre indigene alla resistenza al debito climatico, dalle comunità per le energie rinnovabili alle campagne per la decrescita, questi movimenti denunciano il fallimento delle transizioni guidate dalle élites e chiedono un cambiamento strutturale.


Trasformazione

Rifiutano l’approccio di una mera “gestione” delle emissioni attraverso i mercati e chiedono la fine dell’estrazione di combustibili fossili. Invece di ottimizzare i consumi attraverso le app, chiedono un ripensamento collettivo di ciò che costituisce una buona vita. Invece di affidarsi a soluzioni tecnologiche, enfatizzano la cura, il ripristino e la ridistribuzione.

Ciò è in linea con l’ecosocialismo, che sostiene che nessuna soluzione ecologica è possibile all’interno di un sistema basato sul profitto e sulla gerarchia. La logica del capitalismo – crescita infinita, accumulazione e mercificazione della natura – aggrava inevitabilmente sia la disuguaglianza che il collasso ambientale. Le riforme verdi agiscono sugli aspetti marginali, preservando al contempo le strutture che alimentano la crisi. 

L’ecosocialismo richiede una trasformazione più profonda: proprietà collettiva, controllo democratico e un passaggio dall’estrazione alla cura, dalla competizione alla solidarietà. La sostenibilità, in quest’ottica, non è un risultato di mercato, ma una lotta politica per un mondo giusto e vivibile.


Note

[1] N.d.T. Maga (Make America Great Again).

[2] «L’acronimo NIMBY (inglese per Not In My Back Yard, “Non nel mio cortile”) indica la protesta da parte di membri di una comunità locale contro la realizzazione di opere pubbliche con impatto rilevante (ad esempio grandi vie di comunicazione, cave, sviluppi insediativi o industriali, termovalorizzatori, discariche, depositi di sostanze pericolose, centrali elettriche e simili) in un territorio che viene da loro avvertito come vicino ai loro interessi quotidiani, ma che non si opporrebbero alla realizzazione di tali opere in un altro luogo per loro meno importante». (N.d.T. Fonte: Wikipedia)

[3] «La tecnofinanza o tecnologia finanziaria (in inglese financial technology o fintech) è la fornitura di prodotti e servizi finanziari attraverso le più avanzate tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT)».(N.d.T. Fonte: Wikipedia)

[4] “Bancarizzabile” è un aggettivo che si riferisce a una persona o entità che può avere accesso ai servizi bancari, come un conto corrente, e può quindi operare attraverso il sistema bancario. (N.d.T.)


Nicolas Beuret Peter Bloom

Traduzione a cura della Redazione di Antropocene.org

Fonte: The Ecologist 09.06.2025

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