Ogni giorno dei lavoratori muoiono o sono mortificati nel proprio corpo come se si trattasse di un sacrificio dovuto, accettabile. I morti e i mutilati per il lavoro risultano “necessari”, diventano delle vittime sacrificali con diseconomie che ricadono sulla comunità, contraddicendo la previsione secondo la quale il costo della sicurezza, ed anche gli effetti della carenza di queste misure, debbano essere a carico di chi usa la forza lavoro. Per contrastare questo stato di cose occorre consentire che l’attenzione dei lavoratori, e quindi il loro antagonismo, possa indirizzarsi verso il riconoscimento delle cattive condizioni di lavoro. Un buon indicatore di una tale tendenza deve essere visto nella libertà che il singolo lavoratore deve possedere per autotutelarsi e nel potere che detiene nel far valere questa sua opzione. In sostanza chi lavora deve potere agire con propri strumenti di valutazione e quindi potersi rifiutare di svolgere dei lavori non sicuri. In questo modo il lavoratore può supplire alle carenze del datore di lavoro ed anche dei controlli, e intervenire sugli elementi che caratterizzano il rapporto tra benessere individuale e sfruttamento.
Francesco Carnevale
Francesco Carnevale è stato assistente presso l’Istituto di Medicina del Lavoro dell’Università di Padova e poi di Verona dal 1969 al 1986, nonché dirigente di medicina del lavoro nell’Azienda Sanitaria di Firenze; è stato docente presso la Scuola di Specializzazione in Medicina del Lavoro dell’Università di Verona e di Firenze; attualmente è cultore di storia della salute dei lavoratori.
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